giovedì 20 marzo 2014
Briciole di vita
Le orme di Dio
Un
beduino Tuareg stava accompagnando un esploratore francese lungo le
piste del Sahara. E ogni mattina quel musulmano si prostrava a terra per
adorare e pregare Dio. Un giorno il francese gli disse: "Sei proprio un
ingenuo: Dio non esiste, e tu non l´hai mai visto né toccato". L´arabo
non rispose. Poco dopo, il francese notò sulla sabbia delle orme di
cammello e, rivolto al suo accompagnatore, esclamò: "Guarda, di qui è
passato un cammello". E l´arabo rispose:"Signore, lei è un ingenuo, il
cammello lei non l´ha né visto né toccato". "Sei uno sciocco - gli
rispose l´esploratore -, si vedono le orme!". Allora l´arabo, puntando
il dito verso il sole, disse: "Ecco, alza gli occhi e vedrai le orme del
Creatore. Dio c´è".
La corsa del fiume
Un
fiume, che stava facendo la sua tranquilla corsa verso il mare, giunse
di fronte a un deserto e si fermò. Improvvisamente vide davanti a sé
solo rocce e dune di sabbia. Il fiume si sentì attanagliato dalla
paura:"E´ la mia fine. Non riuscirò mai ad attraversare questo deserto.
La sabbia assorbirà la mia acqua e io sparirò. Non arriverò mai al mare.
Ho fallito" si disperò. Lentamente le sue acque cominciarono a
intorpidirsi. Il fiume stava diventando palude. Ma il vento decise di
salvarlo. "Lasciati scaldare dal sole, salirai in cielo sotto forma di
vapore acqueo. Al resto penserò io". Il fiume ebbe ancora più paura:" Io
sono fatto per scorrere fra due rive di terra. Non sono fatto per
volare". Ma il vento aggiunse:" Non temere. Quando salirai in cielo,
diventerai nuvola. Ti porterò oltre il deserto e potrai cadere di nuovo
sulla terra sotto forma di pioggia, tornerai fiume e arriverai al
mare". Ma il fiume aveva troppa paura e fu divorato dal deserto. Molti
esseri umani hanno dimenticato che c´è un modo solo per superare gli
improvvisi deserti dello spirito che sbarrano il fluire della vita.
Occorre dare ossigeno alla vita spirituale e permettere al sole di
trasformarla. Ma è un rischio che pochi accettano di correre.
Se Dio rimane in superficie
Un
grande maestro spirituale amava raccontare una storia di fine saggezza.
Un giorno, mentre se ne stava a meditare lungo la riva di un ruscello,
la sua curiosità fu attratta da un sasso rotondo completamente immerso
nell´acqua, ma ben visibile per la trasparenza del torrente. Pensava tra
sé e sé: "Chissà da quanto tempo quel sasso viene bagnato, lavato e
inumidito dall´acqua... forse da dieci, da trenta, da cento anni,
eppure, l´acqua pur avendolo un po´ levigato nella sua parte
superficiale, non è per niente riuscita a penetrare all´interno di quel
sasso". E aggiungeva: "Se io spaccassi quella pietra, al suo interno la
troverei asciutta". Così è di coloro che sembrano vivere immersi in Dio,
ma in realtà non si lasciano minimamente toccare nella loro intimità.
Dio rimane alla superficie della loro esistenza, non li può trasformare
perché non sono disponibili a lasciarsi penetrare in alcun modo
dall´amore di Dio.
Sei proprio tu?
Ho
sognato di intervistare Dio. "Vorrei intervistarti - dissi a Dio - se
hai del tempo". Dio sorrise e disse: "Il mio tempo è l´eternità. Quali
domande mi vuoi fare?". "Vorrei chiederti, anzitutto, cosa ti sorprende
maggiormente dell´umanità". Dio rispose: "Mi meraviglia che si annoia
nell´infanzia, cresce in fretta e, poi, vuole tornare bambina; perde la
salute per far soldi e, poi, perde i soldi per recuperarla; pensa con
ansia al futuro, finendo per non vivere né presente né futuro; vive come
se non dovesse morire, muore come se non fosse vissuta". Rimanemmo in
silenzio per un po´. Poi chiesi a Dio; "Come Padre, quali lezioni di
vita vorresti che i tuoi figli imparassero?". Rispose: "Non possono
costringere nessuno ad amarli, non è utile far confronti, devono
imparare a perdonare perché l´odio apre profonde ferite in coloro che
amiamo, e occorrono anni per risanarle; ricco non è colui che possiede
tante cose, ma chi non ne avverte la necessità, infine occorre anche
perdonare non solo gli altri, ma anche se stessi". "Grazie per il tuo
tempo - gli dissi -. C´è qualcos´altro che vorresti dire ai tuoi
figli?". Dio sorrise e disse "Soltanto che io sono qui, sempre".
La carta d´identità dei figli di Dio
Mentre si arrampicava su una vetta, un alpinista scorse un nido di aquila. Si avvicinò e al suo interno trovò un uovo. Lo avvolse con il maglione, lo portò a casa e lo pose sotto le ali della chioccia. Dopo qualche giorno l´uovo si schiuse. L´aquilotto crebbe con i pulcini e per tutta la vita fece quello che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro. Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni e l´aquila invecchiò. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava maestoso in mezzo alle forti correnti, muovendo appena le robuste ali dorate. La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita. "Chi è quello?" chiese. "E´ l´aquila, il re degli uccelli - rispose il suo vicino - appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo dei polli". Così, l´aquila visse e morì, convinta di essere soltanto un pollo.
(Anthony De Mello)
In attesa dell´alba
Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt 24,42).
La
grande guerra è finalmente finita. A Bereznik, un villaggio russo sul
Volga, giunge notizia del rientro dei soldati dal fronte: "Domani, alle
17.12, sul binario 3 della stazione, arriveranno i reduci della guerra".
In ogni casa fervono i preparativi e , all´indomani, il piccolo scalo
ferroviario è gremito. C´è anche una vedova, che vive appena fuori
paese. Attende il figlio Nicolaj, partito tre anni prima per il fronte, e
del quale non ha notizie da tempo. Finalmente il treno, salutato da
applausi, lacrime, spintoni, ma di Nicolaj neppure l´ombra. Mentre torna
a casa sola e avvilita, la donna prende la decisione di porre una
lanterna alla finestra di casa, come segno di attesa. Ogni sera rinnova
il gesto, passando notti e notti insonni. Dopo sette mesi e dodici
giorni, una notte sente bussare alla porta. Non è il vento né le foglie.
E´ Nicolaj, finalmente tornato a casa.
"Via crucis" e "via lucis"
A
quella ragazza pareva non mancare niente: bellezza, danaro, successo.
Ci incontrammo casualmente sul treno. Stava davanti a me con la testa
china. Alla mia domanda: "Che c´è?" rispose con un torrente di lacrime.
"Invidio la sua serenità, forse lei ha trovato un
senso alla vita. Io
no: vorrei scendere da questa vita da schifo, anche se pare non mi
manchi niente. Ho molto viaggiato per trovare la felicità e il risultato
è stato la nausea. Ma da dove viene la sua serenità?". Risposi: Ho
seguito sempre una sola via, Gesù, via difficile, ma emozionante.
Talvolta era "Via crucis", altre volte "via lucis", ma, nonostante le
mie fragilità, sono serena. Amo camminare su questa via, dove trovo
verità e vita. Chiamala illusione se vuoi, ma non credo perché le
illusioni durano come le nuvole. A volte la vera gioia è accompagnata
dalle ombre della sofferenza, ma il sole non manca mai, e poi, so che
cammino verso l´eternità. Mi ascoltò con stupore; poi mi disse: "Mi
aiuti a conoscere Gesù e a trovare la via per uscire dalla solitudine".
La ritrovai, quella creatura, qualche tempo dopo, dove credevo non fosse
possibile trovarla, nella foresteria di un convento ad assaporare la
gioia di avere trovato Cristo. Mi disse solo: "Grazie, aveva ragione!".
"Non possiamo mai perdere la speranza"
La speranza, virtù forse meno conosciuta della fede e della carità, non va mai confusa con l'ottimismo umano, che è un atteggiamento più umorale. Lo ha detto il Papa nella omelia della messa a Santa Marta, ricordando che per un cristiano, la speranza è Gesù in persona, è la sua forza di liberare e rifare nuova ogni vita. E ha commentato che è «un po' triste» trovare «preti senza speranza», mentre il popolo «ha bisogno che noi preti diamo questo segno di speranza in Gesù che rinnova tutto".
Speranza, ha spiegato papa Bergoglio, non è quella di chi di solito guarda al «bicchiere mezzo pieno»: quello è semplicemente «ottimismo», e «l'ottimismo è un atteggiamento umano che dipende da tante cose». «Ma la speranza è un'altra cosa, non è ottimismo. La speranza è un dono, è un regalo dello Spirito Santo e per questo Paolo dirà: `Mai delude´. La speranza mai delude, perché? Perché è un dono che ci ha dato lo Spirito Santo. Ma Paolo ci dice che la speranza ha un nome. La speranza è Gesù''.
«Gesù, la speranza, rifà tutto. È un
miracolo costante. Non solo - osserva il Papa - ha fatto miracoli di
guarigione, tante cose: quelli erano soltanto segni, segnali di quello
che sta facendo adesso, nella Chiesa. Il miracolo di rifare tutto:
quello che fa nella mia vita, nella tua vita, nella nostra vita.
Rifare. E questo che rifà Lui è proprio il motivo della nostra
speranza. È Cristo che rifà tutte le cose più meravigliosamente della
Creazione, è il motivo della nostra speranza. E questa speranza non
delude, perché Lui è fedele. Non può rinnegare se stesso. Questa è la
virtù della speranza». E qui, Papa Francesco rivolge uno sguardo in
particolare ai preti.
«È un po' triste - ammette quando uno trova un prete senza speranza», mentre è bello trovarne uno che arriva alla fine della vita «non con l'ottimismo ma con la speranza». «Questo prete - continua - è attaccato a Gesù Cristo, e il popolo di Dio ha bisogno che noi preti diamo questo segno di speranza, viviamo questa speranza in Gesù che rifà tutto».
«È un po' triste - ammette quando uno trova un prete senza speranza», mentre è bello trovarne uno che arriva alla fine della vita «non con l'ottimismo ma con la speranza». «Questo prete - continua - è attaccato a Gesù Cristo, e il popolo di Dio ha bisogno che noi preti diamo questo segno di speranza, viviamo questa speranza in Gesù che rifà tutto».
Camminare con Dio è un'avventura.
La più grande avventura sulla Terra.
ln quanto cristiano, hai la possibilità di ricominciare, di iniziare una nuova vita spirituale. Dio svilupperà nuove qualità in te mentre tu lo conoscerai meglio.
“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura. Le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove!” (2 Corinzi 5:17)

Quale differenza fa Gesù?
Gesù disse che quando viviamo una vita di fede in Lui, la nostra
gioia sarà completa (Giovanni 16:4). Ecco qui cinque motivi per cui i
cristiani possono trovare la gioia in tutte le circostanze della vita:1. Ha perdonato i nostri peccati
“In Cristo, attraverso il suo sangue versato per
noi, abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati, secondo la ricchezza
della grazia di Dio.” (Efesini 1:7)
Tutti i tuoi peccati, da quelli che hai commesso quando eri
giovane a quelli degli ultimi giorni, e anche quelli che non hai ancora
commesso, sono stati perdonati per mezzo della morte e resurrezione di
Gesù.2. Ti ha reso Figlio di Dio
“Ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha
dato l'autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel
suo nome, i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da
volontà di uomo, ma sono nati da Dio.” (Giovanni 1:12-13)
Sei un membro della famiglia di Dio. La fede in Cristo ti include
automaticamente nella famiglia. Appartieni a questa famiglia, in modo
ancora più completo di quanto tu appartenga alla tua famiglia umana,
perché Dio non ti trascurerà e non ti dimenticherà mai.3. È entrato nella tua vita e non ti lascerà mai
“Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente.” (Matteo 28:20)
Gesù ha promesso che non ti lascerà mai. Non ti abbandonerà mai.
Camminerà con te in tutte le cose. Ma questo non significa che la vita
sarà facile. I cristiani hanno affrontato sfide e difficoltà di ogni
genere -- anche la morte -- solo per la loro fede in Cristo. Gesù non ha
promesso che non dovrai mai combattere, ma solo che Lui sarà sempre con
te in qualsiasi battaglia tu combatterai. Questa è un'immensa fonte di
gioia e di pace nelle situazioni più impegnative.4. Ti ha dato la vita eterna
“E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la
vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio, ha la
vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. Ho scritto queste
cose a voi che credete nel nome del Figlio di Dio, affinché sappiate che
avete la vita eterna e affinché continuiate a credere nel nome del
Figlio di Dio.” (1 Giovanni 5:11-13)
La vita eterna è iniziata nel momento stesso in cui sei diventato
cristiano. In quel momento Dio è divenuto parte della tua vita per
sempre. Se tu morissi oggi, passeresti l'eternità con Dio. Questa vita
non è qualcosa che hai guadagnato facendo delle cose o provando ad
accontentare Dio. È un dono gratuito, offerto da Dio semplicemente per
mezzo della tua fede in Gesù.Continuando a camminare con Gesù, svilupperai sempre più pace, gioia, pazienza, e amore per il prossimo. Queste qualità crescono in te per mezzo dell'opera di Dio nella tua vita, mentre leggi la Sua Parola, preghi, e vivi una vita di fede.
“Ma il frutto dello Spirito è: amore gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.” (Galati 5:22-23)
LA CROCE DI CRISTO RIVELA L’AMORE DI DIO PER IL MONDO
Dio ci ama, non solo a parole ma con i fatti!
La Parola che abbiamo ascoltato non solo
afferma che Dio ci ama, ma ce ne dà anche due prove che danno certezza:
l’incarnazione del Figlio di Dio (Vangelo
di Giovanni) e il fatto che Egli ha dato la
Sua vita per noi uomini: il fatto della Croce (Paolo
ai Romani).
David nel salmo 102 ha cantato la misericordia
di Dio, la misericordia che è conseguenza dell’amore. "Egli perdona tutte le
tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita…
Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre
colpe". E dal salmista prorompe alto l’invito a "benedire il Signore" (Salmo
102, 3-4, 8, 10, 20-22).
Il Salmo 102 è la giusta risposta dell’uomo
(ispirata da Dio) al Suo Amore Misericordioso.
E nelle tre letture abbiamo ascoltato:
― Dio che rivela il Suo Amore (Isaia);― Cristo che rivela l’amore del Padre (Vangelo di Giovanni);― l’Apostolo che rivela l’Amore di Cristo (Lettera di S. Paolo ai Romani).
Il brano di Isaia è tanto bello e, per me,
particolarmente caro per il motivo che ora esporrò. Quando sei anni e mezzo
fa morì mia madre dovetti affrontare il più grande dolore della mia vita. E
spettò a me scegliere le letture per le celebrazioni funebri ad Orvieto ed a
Todi, che io stesso presiedetti. Mi restò difficile trovare un testo che
esprimesse bene questa mia situazione triste. Finalmente trovai Isaia 49,
14-16. Il lamento di Sion trovava un’eco profonda nel mio cuore: "Il Signore
mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato!". E la risposta di Dio: "Si
dimentica forse una donna del suo bambino?... Anche se queste donne si
dimenticassero, io non ti dimenticherò mai" (Is. 49, 14-15).
L’amore materno – il più grande – è preso da
Dio per manifestare il Suo Amore: c’è l’affermazione che l’Amore di Dio è
più grande, più stabile, più sicuro di quello della mamma. E’ un passo della
Sacra Scrittura al quale, da allora, sono particolarmente affezionato. Esso
oggi ancora a noi tutti dà speranza e conforto.
Dio con la Parola annuncia il Suo Amore per
l’uomo.
Gesù, Figlio di Dio Padre, rivela a Nicodemo ed
a noi un fatto di Amore. Al dottore della Legge, che era rimasto colpito, ma
incredulo, dinanzi all’annuncio della "rinascita", Gesù rivela la prova dell’Amore di Dio. «Dio…
ha tanto amato il mondo (qui il termine ha il senso di "umanità") da dare il
suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la
vita eterna» (Gv. 3, 16). E il termine "dato" che potrebbe riferirsi solo
all’Incarnazione è completato nei versetti precedenti dalla relazione tra il
serpente innalzato da Mosé nel deserto e il Figlio dell’Uomo "innalzato",
cioè crocifisso perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna. Dio
dimostra con i fatti di amare l’uomo: e i fatti sono il Suo Figlio unigenito
incarnato e crocifisso per noi.
L’apostolo Paolo come testimone della
Risurrezione di Gesù, annuncia ai Romani ed a noi l’amore di Gesù per
l’uomo: è Amore anche questo come quello del Padre, non di parole ma di
fatti. «A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto… ma Dio
dimostra il Suo Amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi» (Rom. 5, 7-8).
Il peccato presente nell’uomo prova l’infinita
grandezza dell’Amore Misericordioso di Dio: la Croce di Cristo è per uomini
peccatori, non per uomini giusti. Dio ama anche chi non lo conosce, ama
anche chi lo conosce ma non lo ama, ama anche chi lo conosce e lo offende.
Il nostro cuore è commosso per queste
riflessioni.
E sentiamo il bisogno di ricambiare: amore con
amor si paga.
Se Dio ama così tanto l’uomo, ogni uomo deve
amarlo sopra ogni cosa; ma ciascuno di noi deve amare anche gli altri. Il
precetto dell’amore del prossimo non è separato né separabile da quello
dell’Amore di Dio, essendone la necessaria conseguenza.
Noi stiamo compiendo una celebrazione
ecumenica, cui partecipano cristiani che si amano, ma non sono in piena
comunione ecclesiale tra loro.
L’invito che ci viene dalla Parola di Dio, nel
momento in cui ci rivela il Suo infinito Amore, è un invito forte, doloroso,
pressante all’unità piena. Senza testardaggine, allontanando ogni superbia,
ma anche senza faciloneria, nell’umiltà e nella verità, rispondiamo
all’Amore di Dio con uno sforzo sincero perché si faccia "un solo gregge e
un solo Pastore" (Gv. 10, 16). Gesù dice quale è la strada: «Ascoltare la
Sua Voce» (ib.) e ci assicura che l’unità si realizzerà sicuramente: «diventeranno
un solo gregge e un solo Pastore» (ib). E noi cosa siamo disposti ad
offrire? Egli ha dato la Sua vita per raggiungere questo traguardo (Gv. 10,
15). Non basterebbe, da parte nostra, un po’ di generica buona volontà!
All’inizio di questa celebrazione i diaconi ci
hanno indicato la strada di un retto ecumenismo cristiano: «Noi dobbiamo più
vivere per noi stessi» (2 Cor. 5, 15). Per darci la forza di seguire questa
difficile strada, Gesù ha dato Se Stesso, morendo in Croce per noi.
Rinneghiamo dunque noi stessi e prendiamo la
Croce di Cristo!
Ci aiuti a ci sostenga Maria Santissima, che
l’Oriente e l’Occidente cristiano invoca come la Theotocos, la Madre di Dio;
essa fu, dopo il Signore, la protagonista dei fatti di Amore che sono
l’Incarnazione e la Croce. Invochiamola con devozione filiale per ascoltare
anche noi il Suo invito a fare ciò che Gesù ci dice. E così sia!
Meditazione del giorno 20/03/2014
Giovedì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giornoSant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Nord Africa) e dottore della Chiesa
Discorsi sui salmi, Sal 85 ; CCL 39 (Nuova Biblioteca Agostiniana)
“Il Signore guarda il cuore” (1Sam 16,7)
Forse quel povero venne preso dagli angeli a causa della sua
miseria, e quel ricco venne gettato ai supplizi per colpa delle sue
ricchezze? Dobbiamo comprendere che in quel povero venne premiata
l'umiltà, come in quel ricco venne condannata la superbia.
Brevemente vi dimostro che non le ricchezze ma la superbia fu punita in quel ricco. Di quel povero si dice che fu sollevato nel seno di Abramo; ma Abramo, secondo la Scrittura, possedeva lui stesso grande quantità d'oro e d'argento ed era stato ricco in terra (Gen 13,2). Se chi è ricco viene gettato fra i tormenti, in qual modo Abramo poté precedere il povero, tanto da accoglierlo nel suo seno? Ma Abramo, pur in mezzo alle ricchezze, era povero, umile, ossequiente a ogni comandamento [divino] e obbediente. A tal segno disprezzava le ricchezze, da immolare, per ordine del Signore, anche il suo figlio, per il quale teneva in serbo le ricchezze (Gen 22,4).
Imparate dunque ad essere poveri ed indigenti: sia che possediate qualcosa in questo mondo sia che non ne possediate. Puoi trovare, infatti, anche dei mendicanti superbi, come puoi trovare umile un uomo pieno di ricchezze. “Dio resiste ai superbi”, tanto se vestiti di seta quanto se coperti di stracci; “agli umili invece dà la sua grazia” (Gc 4,6), sia che posseggano ricchezze in questo secolo sia che non ne posseggano. Dio guarda nell'intimo; ivi pesa, ivi scruta.
Brevemente vi dimostro che non le ricchezze ma la superbia fu punita in quel ricco. Di quel povero si dice che fu sollevato nel seno di Abramo; ma Abramo, secondo la Scrittura, possedeva lui stesso grande quantità d'oro e d'argento ed era stato ricco in terra (Gen 13,2). Se chi è ricco viene gettato fra i tormenti, in qual modo Abramo poté precedere il povero, tanto da accoglierlo nel suo seno? Ma Abramo, pur in mezzo alle ricchezze, era povero, umile, ossequiente a ogni comandamento [divino] e obbediente. A tal segno disprezzava le ricchezze, da immolare, per ordine del Signore, anche il suo figlio, per il quale teneva in serbo le ricchezze (Gen 22,4).
Imparate dunque ad essere poveri ed indigenti: sia che possediate qualcosa in questo mondo sia che non ne possediate. Puoi trovare, infatti, anche dei mendicanti superbi, come puoi trovare umile un uomo pieno di ricchezze. “Dio resiste ai superbi”, tanto se vestiti di seta quanto se coperti di stracci; “agli umili invece dà la sua grazia” (Gc 4,6), sia che posseggano ricchezze in questo secolo sia che non ne posseggano. Dio guarda nell'intimo; ivi pesa, ivi scruta.
La parola del giorno 20/03/2014
Giovedì della II settimana di Quaresima
Libro di Geremia 17,5-10.
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore.
Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti.
Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile; chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni.
Salmi 1,1-2.3.4.6.
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,19-31.
C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
"Maledetto l'uomo che confida nell'uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore.
Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti.
Più fallace di ogni altra cosa è il cuore e difficilmente guaribile; chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per rendere a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni.
Salmi 1,1-2.3.4.6.
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,19-31.
C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.
Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.
E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre,
perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.
Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.
E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.
Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
Vangelo secondo Luca
Capitolo 8
Il seguito femminile di Gesù
[1]In
seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e
annunziando la buona novella del regno di Dio. [2]C'erano con lui
i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da
infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, [3]Giovanna,
moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li
assistevano con i loro beni.
Parabola del seminatore
[4]Poiché
una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse
con una parabola: [5]«Il seminatore uscì a seminare la sua
semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e
gli uccelli del cielo la divorarono. [6]Un'altra parte cadde
sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. [7]Un'altra
cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la
soffocarono. [8]Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e
fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi
per intendere, intenda!».
Perché Gesù parla in parabole
[9]I
suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. [10]Ed
egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma
agli altri solo in parabole, perchè
vedendo
non vedano
e udendo non intendano.
e udendo non intendano.
Spiegazione della parabola del seminatore
[11]Il
significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. [12]I
semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi
viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non
credano e così siano salvati. [13]Quelli sulla pietra sono
coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non
hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione
vengono meno. [14]Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro
che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle
preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono
a maturazione. [15]Il seme caduto sulla terra buona sono coloro
che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la
custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
Come ricevere e trasmettere l'insegnamento di Gesù
[16]Nessuno
accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la
pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. [17]Non
c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di
segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. [18]Fate
attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a
chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere».
I veri parenti di Gesù
[19]Un
giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano
avvicinarlo a causa della folla. [20]Gli fu annunziato: «Tua
madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». [21]Ma
egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la
parola di Dio e la mettono in pratica».
La tempesta sedata
[22]Un
giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: «Passiamo
all'altra riva del lago». Presero il largo. [23]Ora, mentre
navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbattè sul
lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. [24]Accostatisi a
lui, lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». E
lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e
si fece bonaccia. [25]Allora disse loro: «Dov'è la vostra fede?».
Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque
costui che dà ordini ai venti e all'acqua e gli obbediscono?».
L'indemoniato geraseno
[26]Approdarono
nella regione dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. [27]Era
appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città
posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava
in casa, ma nei sepolcri. [28]Alla vista di Gesù gli si gettò
ai piedi urlando e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio
del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». [29]Gesù
infatti stava ordinando allo spirito immondo di uscire da quell'uomo.
Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con
catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva
spinto dal demonio in luoghi deserti. [30]Gesù gli domandò: «Qual
è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano
entrati in lui. [31]E lo supplicavano che non ordinasse loro di
andarsene nell'abisso.
[32]Vi
era là un numeroso branco di porci che pascolavano sul monte. Lo
pregarono che concedesse loro di entrare nei porci; ed egli lo permise. [33]I
demòni uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e quel branco corse a
gettarsi a precipizio dalla rupe nel lago e annegò. [34]Quando
videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la
notizia nella città e nei villaggi. [35]La gente uscì per
vedere l'accaduto, arrivarono da Gesù e trovarono l'uomo dal quale
erano usciti i demòni vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di
Gesù; e furono presi da spavento. [36]Quelli che erano stati
spettatori riferirono come l'indemoniato era stato guarito. [37]Allora
tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si
allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una
barca, tornò indietro. [38]L'uomo dal quale erano usciti i demòni
gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo: [39]«Torna
a casa tua e racconta quello che Dio ti ha fatto». L'uomo se ne andò,
proclamando per tutta la città quello che Gesù gli aveva fatto.
Guarigione di un'emorroissa e risurrezione della figlia di Giairo
[40]Al
suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, poiché tutti erano in attesa
di lui. [41]Ed ecco venne un uomo di nome Giàiro, che era capo
della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a
casa sua, [42]perché aveva un'unica figlia, di circa dodici
anni, che stava per morire. Durante il cammino, le folle gli si
accalcavano attorno. [43]Una donna che soffriva di emorragia da
dodici anni, e che nessuno era riuscito a guarire, [44]gli si
avvicinò alle spalle e gli toccò il lembo del mantello e subito il
flusso di sangue si arrestò. [45]Gesù disse: «Chi mi ha
toccato?». Mentre tutti negavano, Pietro disse: «Maestro, la folla ti
stringe da ogni parte e ti schiaccia». [46]Ma Gesù disse: «Qualcuno
mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». [47]Allora
la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti
tremando e, gettatasi ai suoi piedi, dichiarò davanti a tutto il popolo
il motivo per cui l'aveva toccato, e come era stata subito guarita. [48]Egli
le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata, và in pace!».
[49]Stava
ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a
dirgli: «Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro». [50]Ma
Gesù che aveva udito rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà
salvata». [51]Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con
sé, all'infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre
della fanciulla. [52]Tutti piangevano e facevano il lamento su di
lei. Gesù disse: «Non piangete, perché non è morta, ma dorme». [53]Essi
lo deridevano, sapendo che era morta, [54]ma egli, prendendole la
mano, disse ad alta voce: «Fanciulla, alzati!». [55]Il suo
spirito ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Egli ordinò di
darle da mangiare. [56]I genitori ne furono sbalorditi, ma egli
raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
SALMO 52
1 Al maestro del coro. Maskil. Di Davide.
2 Quando l’idumeo Doeg andò da Saul per informarlo e dirgli: «Davide è entrato in casa di Achimèlec».
3 Perché ti vanti del male, o prepotente?
Dio è fedele ogni giorno.
4 Tu escogiti insidie;
la tua lingua è come lama affilata,
o artefice d’inganni!
5 Tu ami il male invece del bene,
la menzogna invece della giustizia.
6 Tu ami ogni parola che distrugge,
o lingua d’inganno.
7 Perciò Dio ti demolirà per sempre,
ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda
e ti sradicherà dalla terra dei viventi.
8 I giusti vedranno e avranno timore
e di lui rideranno:
9 «Ecco l’uomo che non ha posto Dio come sua fortezza,
ma ha confidato nella sua grande ricchezza
e si è fatto forte delle sue insidie».
10 Ma io, come olivo verdeggiante nella casa di Dio,
confido nella fedeltà di Dio
in eterno e per sempre.
11 Voglio renderti grazie in eterno
per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono,
davanti ai tuoi fedeli.
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