a) RITRATTO DELLA BESTEMMIA
Dire che la bestemmia è una gravissima offesa al Nome santo di Dio
è dare una definizione esatta, ma un po’ fredda, arida, scheletrica che
non riesce ad esprimere a sufficienza la drammaticità e la
gravità mostruosa di questo fenomeno diabolico.
Come non ci sono parole che possano esprimere fino in fondo la grandezza e la maestà infinita di Dio, così non ci sono parole che possano esprimere fino in fondo l’abisso di malizia e di miseria morale che è racchiuso nella bestemmia.
Ogni
definizione, per quanto precisa, dirà sempre troppo poco: la realtà
dell’offesa a Dio è sempre molto più grande di quanto si
possa esprimere. Si può e si deve comunque cercar di dare della
bestemmia un’idea che sia il più vicina possibile alla realtà.
Tentiamo allora, con poche pennellate, di tratteggiarne il ritratto.
La bestemmia è l’urlo rabbioso di Satana che esce dalla bocca di un uomo
per cercar di sporcare la gloria di Dio. Non è a caso che S. Caterina
da Siena ha definito il bestemmiatore un “demonio incarnato”.
La bestemmia è il frutto più velenoso che può scaturire da un lampo di follia.
C’è una forma di pazzia stabilizzata e cronica e c’è una forma di
follia che va a sprazzi e rende l’uomo capace di manifestare in un
attimo abissi di stoltezza.
La bestemmia è il segno più palese dell’odio e del disprezzo verso Dio, e questo al di là delle intenzioni di chi vomita quell’espressione blasfema.
La bestemmia è il supremo atto di superbia che un uomo possa compiere,
perché lui, così piccolo, sporco e impotente, tenta di mettersi sotto i
piedi il Signore Dio, infinitamente grande, infinitamente santo e
onnipotente, quel Dio che, se solo lo volesse, potrebbe stritolarlo in
un attimo e con ottime ragioni.
La bestemmia è il più grande atto di stupidità, perché fa dell’uomo un nemico di Colui che vorrebbe essergli amico, padre, benefattore e salvatore.
La
bestemmia è anche il segno rivelatore di un animo bovino, è
manifestazione di volgarità, di grossolanità e di poca intelligenza,
perché una persona fine, intelligente e perciò non volgare, sa trovare
altri modi leciti per far sbollire un momento di tensione.
La bestemmia è una barriera innalzata tra il bestemmiatore e tutti quelli che si sentono offesi dal linguaggio blasfemo, vedendo colpito quel Dio in cui credono e che amano come Padre.
“La bestemmia - ha detto qualcuno - è il cancro dell’anima”.
Come il cancro infatti invade tutto l’organismo fino a portare alla
morte, così la bestemmia quanto meno annebbia, ma quasi sempre paralizza
tutte le facoltà dell’anima e uccide in essa il gusto delle cose di
Dio.
La bestemmia è anche, quasi sempre, una malattia contagiosa che infetta altri.
Nessuno mai infatti ha cominciato a bestemmiare per il gusto di
bestemmiare, ma tutti i bestemmiatori sono diventati tali sotto la
spinta del cattivo esempio ricevuto, e cioè perché infettati da
collaudati bestemmiatori che sono stati i loro maestri di vizio e di
imbecillità.
La bestemmia è “un’offesa diretta a Dio, offesa che sarebbe qualcosa di inconcepibile se non fosse una tristissima realtà” (+ Costantino Caminada).
b) IL CONTRARIO DEL NOSTRO DOVERE
Dopo
aver creato l’uomo. Dio non lo ha condannato all’isolamento,
prigioniero della terra, ma lo ha invitato al dialogo, a librarsi verso
il Cielo, a ricambiare il suo amore, a vivere nel conforto di un pieno
abbandono e di una piena fiducia in Lui.
In questo dialogo, in questo rapporto di amore a cui Dio ci chiama, dobbiamo prima di tutto lodare il Signore: “Benedetto sei tu, Signore... Benedetto il tuo nome glorioso e santo, degno di lode e di gloria nei secoli”
(Dn 3,52-53). Per migliaia di volte Dio ci invita nella Bibbia a lodare
il Suo nome: in particolare i Salmi straripano di lodi al Signore. E
tutta la vita di Gesù, di sua madre Maria e dei Santi è stata un cantico
di lode al nostro Creatore e Padre.
Se
Dio è così grande da meritare ogni lode possibile, tanto che gli stessi
angeli lo adorano (cfr.: Eb 1, 6), e noi così piccoli, ne deriva come
logica conseguenza e come segno di umiltà, il dovere che abbiamo di coltivare un profondo spirito di adorazione: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto” (Mt 4, 10).
Poi il Signore ci esorta alla riconoscenza per i molti, moltissimi beni che ci ha offerto in dono: “In ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio” (ITs 5, 18).
Amandoci come Padre, e come il migliore dei padri, il Signore ci invita inoltre a chiedergli tutto ciò di cui abbiamo bisogno: “In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste” (Fil 4, 6).
E infine, essendo noi peccatori, il Signore ci insegna a chiedere perdono, con umiltà e con fiducia, per il cattivo uso che abbiamo fatto dei suoi doni: “Rimetti a noi i nostri debiti” (Mt 6, 12).
Ebbene, se a tutto questo siamo invitati da Dio, con la bestemmia si fa l’esatto contrario.
Dio ci invita alla preghiera di lode, ma con la bestemmia lo si disprezza e si cerca di sprofondarlo nella fogna del disonore.
Dio ci invita alla preghiera di adorazione,
ma con la bestemmia invece di riconoscere la sua infinita grandezza e
la sua superiorità nei nostri confronti, si tenta di abbassarlo sotto il
livello delle bestie.
Dio ci invita alla preghiera di ringraziamento, ma con la bestemmia lo si ricambia con la peggiore ingratitudine.
Dio ci invita alla preghiera di richiesta, ma con la bestemmia ci si mette in condizione di non poter ricevere i suoi doni.
Dio ci invita alla preghiera per avere il perdono, ma con la bestemmia si pongono le basi per attirare su di sé e sul mondo intero non il perdono, ma i più tremendi castighi.
Che cosa resta di cristiano in un cristiano che bestemmia? Più nulla.
E
che cosa resta di umano in un uomo che offende chi l’ha creato? Solo
una pallida ombra di umanità, un rottame di umanità e nulla più.
Immagina
che un grande pittore porti un amico in visita a un musi in cui sono
esposte le sue opere perché veda i suoi capolavori e quell’amico, invece
di ammirare quelle opere e lodare chi le ha fatte, comincia a dire
parole di disprezzo verso l’artista. Un comportamento assurdo! Una
delusione completa!
Ancora
più grave è la responsabilità e la colpa di chi offende il migliore
degli artisti, il Signore Dio, il Creatore di ogni cosa, la fonte di
ogni bellezza, il datore di ogni dono. Non è esagerato dire che il bestemmiatore ha fatto di se stesso un mostro!
c) VARI TIPI DI BESTEMMIA
La
più grave forma di bestemmia è quella che unisce al Nome santo di Dio
(o di Gesù, o dell’Ostia Santa, o del SS.mo Sacramento) parole cariche
di disprezzo. Non è il caso di fare esempi, anche perché purtroppo ne
abbiamo fatto più volte amara esperienza sentendo alcune di queste
mostruosità sulla bocca di qualche persona.
E’
bestemmia anche dire contro Dio parole che non portano il marchio del
disprezzo, ma che comunque il Signore non merita. Quante volte mi è
capitato di sentire qualcuno che nel momento del dolore manifesta la sua
delusione o la sua rabbia dicendo: “Dio è crudele”, o “Dio e ingiusto”! Espressioni come queste, o altre simili, che negano delle verità di fede riguardo a Dio, sono dette bestemmie eretiche.
E quante volte capita di sentire il nome “Cristo” senza alcun titolo, ma pronunciato con una tale carica di rabbia che, per la violenza del tono, rasenta la bestemmia!
Vera e propria bestemmia è anche l’offesa che colpisce i Santi, e in particolare la Madonna,
o persone (ad es.: il Papa) che per la loro sacralità sono un riflesso
di Dio nel mondo. Pur non essendo Dio il bersaglio diretto, colpendo la
santità o la sacralità si colpisce Dio, che è fonte tanto dell’una
quanto dell’altra.
Giovanni Paolo II, parlando del disprezzo rivolto contro il Nome di Dio, elenca, dopo la bestemmia, gli “spettacoli dissacranti” e le “pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso”
(21 marzo 1993). Potremmo definirle bestemmie a mezzo stampa,
bestemmie cinematografiche, bestemmie teatrali. Basti qui citare il
“gran maestro” della dissacrazione, Dario Fo che, nel suo “Mistero buffo”, ha deriso Gesù, la Madonna e altri personaggi del Vangelo.
Queste
bestemmie, a differenza della bestemmia comunemente intesa, che può
avere l’attenuante di sfuggire in un attimo, in un lampo quasi senza
accorgersene, sono bestemmie ragionate, meditate, volute infiocchettate
col fascino dell’arte e quindi con un potere devastante per il
linguaggio suggestivo con cui sono confezionate e per l’altissimo numero
di lettori o di spettatori che raggiungono.
Non si può parlare invece di bestemmia quando il Nome di viene nominato invano, senza un serio e ragionevole motivo, ma a senza alcun titolo offensivo. Ma di questo parleremo più avanti.
Non è raro, infine, sentire qualcuno che pronuncia il nome “zio”
(qualcosa di simile, e subito vi aggiunge una parolaccia come quelle
che altri affibbiano al Nome di Dio. L’espressione che ne risulta non è
bestemmia, ma è molto facile che come tale venga avvertita da chi la
sente. Perciò, anche se non c’è la bestemmia, può esserci lo scandalo.
In ogni caso, chi parla in questo modo, oltre ad essere ambiguo e
ipocrita (una ipocrisia alla rovescia!), perché vuol apparire
bestemmiatore senza esserlo, contribuisce a diffondere un tipo di
linguaggio che favorisce l’espandersi della bestemmia.
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