domenica 26 gennaio 2014

III Domenica del Tempo Ordinario: Convertitevi, il regno dei cieli è vicino


 

Con la terza domenica del tempo ordinario riprendiamo la lettura continua del Vangelo secondo Matteo. Matt. 4,12-23 è l'inizio del ministero di Gesù ma ne è, al tempo stesso, una mirabile sintesi perché ne comprende tutti gli elementi essenziali.
Matteo comincia col darci le indicazioni storiche e geografiche in cui si colloca il ministero di Gesù ma ci dice pure che nella concretezza degli eventi che accadono nel tempo e nello spazio, si "compie" il progetto di Dio. Così ci rivela la prospettiva nella quale egli interpreta l'evento di Gesù: è il "compimento" che avviene in modo inatteso della fede e della speranza di Israele. E' il "compimento" della rivelazione di Dio, il "Dio con noi": Gesù è il "Dio con noi" perché condivide l'umanità in tutto, sino alla morte. Proprio perché "compimento" ha la dimensione universale per la quale Israele è stato scelto: per essere "luce delle genti". Ma perché il modo è "inatteso", chiede di essere accolto spogliandosi di tutte le precomprensioni con cui l'uomo attende l'intervento di Dio. Gesù è il "compimento" perché è la rivelazione di un Dio che per amare si abbassa sino ad annientarsi.
Ed è questo il motivo per il quale, "quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò in Galilea, lasciò Nazaret e andò ad abitare a Cafarnao": non è per paura che Gesù inverte il suo cammino verso Gerusalemme, ma perché la città, i capi religiosi e i capi del popolo, chiusi nelle loro sicurezze, non accolgono e non testimoniano la luce, ma strumentalizzano la Legge per farne strumento di potere. Gesù non si lascia rinchiudere dai centri del potere, ma comincia il suo cammino di "annientamento" e di amore: "si ritira" in Galilea, "lascia anche Nazaret e si stabilisce a Cafarnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali". Matteo non dice il motivo per il quale Gesù lascia Nazaret, il suo paese: più tardi (Matt.13) ci parlerà dell'incredulità trovata nella sua patria e nella sua casa. Ma in tutto ciò che accade, Matteo vede "il compimento di ciò che era stato detto per mezzo del profeta": le regioni che erano state umiliate dal re dell'Assiria e che continuano a non godere di buona fama, diventano il luogo dell'esperienza della salvezza, coloro che erano considerati non-popolo, accolgono la presenza di Gesù che "si ritrae" per poter stare con loro, perché coloro che lo cercano lo possano trovare, non dentro gli spazi chiusi del sacro o del potere, ma nella Galilea, dove gli uomini vivono la loro vita quotidiana.
"Da quel momento", dalla Galilea, da una regione che Gerusalemme giudicava terra di tenebra, dalla riva del mare, perché possa varcare ogni limite, comincia a risplendere la luce: "Gesù cominciò ad annunciare": è l'annuncio che da quel momento iniziale continua a risuonare nel mondo, è l'annuncio che oggi è affidato a noi perché lo gridiamo al mondo. "Convertitevi, è vicino infatti il regno dei cieli". E' singolare il fatto che l'annuncio di Gesù è identico a quello del Battista: eppure sulle labbra di Gesù ha un senso radicalmente nuovo. Se per il Battista la conversione ha un senso morale, e la vicinanza del regno è l'annuncio dell'ormai prossimo intervento di Dio giudice per porre fine alla infedeltà del suo popolo, per Gesù la conversione è l'invito ad un radicale cambiamento nel modo di vedere Dio, che non guarda più all'uomo per condannarlo, ma che si abbassa per amarlo. Convertirsi, per Gesù, significa incontrare ed entrare in relazione personale con lui, lasciarsi amare da lui, sperimentando con lui che lo rivela, l'amore di Dio. Convertirsi significa quindi lasciarsi amare da Dio; significa, con Gesù, liberati dalla paura, entrare nella relazione filiale con Dio e fraterna con gli altri uomini e di conseguenza cominciare a vivere una vita nuova. Tutto il Vangelo descriverà "il regno dei cieli" che con Gesù si è fatto vicino perché ogni uomo possa farne l'esperienza.
Adesso Matteo continua a mostrarci che cosa significhi l'invito di Gesù alla conversione, che oggi è rivolto a noi perché comprendiamo che la vita cristiana, nella sua essenza, è tutta un cammino di conversione, un percorso quotidiano di sequela, e lo fa presentandoci la chiamata dei primi quattro discepoli, quattro pescatori del lago di Tiberiade: Simone (Pietro) e suo fratello Andrea, Giacomo e suo fratello Giovanni. Il testo si presenta come un dittico quasi perfetto, formato di tre elementi: l'incontro di due fratelli pescatori; la chiamata; il cammino delle persone chiamate. E' Gesù il soggetto che dà inizio all'incontro: è lui che passando, vede due persone precise (con il loro nome); le vede nella concretezza della loro quotidianità, con la loro vita impostata, con il lavoro che risolve il loro problema; le chiama: "Venite dietro a me: vi farò pescatori di uomini". Gesù parla, entra in relazione con loro e propone loro di entrare in relazione con lui: l'essenziale della proposta di Gesù consiste precisamente in questa relazione personale. Anche per questo, il Vangelo mostrerà tutta la preoccupazione di Gesù di far capire, educare i suoi discepoli ad entrare, approfondire, rimanere in relazione con lui. Qui Gesù dice che andare dietro lui significa spostare l'asse portante dell'esistenza dalle preoccupazioni immediate per la propria vita, alla passione per tutti gli uomini, per tutto ciò che è umano. E Matteo ci descrive la risposta dei primi chiamati: "Ed essi, subito, lasciarono le reti (la barca e il loro padre) e lo seguirono". La loro vita è completamente ristrutturata: non più attorno alle loro cose (l'avere) e ai loro affetti (l'essere), ma con lui, nella libertà da tutto ciò che li tratteneva, per essere con una persona che li proietta in un orizzonte nuovo e sconfinato. L'incontro con Gesù avviene "mentre camminava lungo il mare di Galilea": ritorna in Matteo il simbolismo del mare. Tutto parte da Cafarnao: sulla riva del mare, la via del mare, e Gesù cammina sulla riva del mare. Matteo ormai vede l'esperienza affascinante della libertà che Gesù propone, diffondersi sulle acque e oltre le acque del mare: il mare è il simbolo dello spazio e degli ostacoli che i discepoli dovranno affrontare per portare il messaggio a tutte le nazioni. Conosceranno le tempeste e la barca dei discepoli troverà pericoli mortali ma i pescatori di Galilea "seguono Gesù" il pescatore per eccellenza: è lui che vuole raccogliere gli uomini, essi agiscono perché sono e rimangono con lui.
Gli ultimi versetti descrivono Gesù che cammina, annuncia il vangelo, opera nella Galilea: i tempi dei verbi usati da Matteo, all'imperfetto, ci invitano a vedere, in trasparenza, in Gesù che cammina nella Galilea, la Chiesa che cammina nel mondo oggi, "insegnando e annunciando il vangelo del regno", mostrando che oggi, nella nostra storia complessa Dio è vicino, con il suo amore, leggendo i segni della sua presenza; "guarendo ogni sorta di malattia e infermità nel popolo" rendendo visibile il volto di un Dio non che condanna, che impone dei pesi, ma che com-patisce, infonde serenità, nuova speranza e gioia.
Omelia di mons. Gianfranco Poma 

La chiamata di Dio rivolta a ciascuno
Il Vangelo comincia con una citazione presa dal profeta Isaia che abbiamo ascoltato anche nella prima lettura. Come abbiamo sentito ci sono dei nomi a noi poco conosciuti: Zabulon, Neftali, Galilea delle genti. a noi sconosciuti, ma importanti da conoscere. Zabulon e Neftali sono due dei dodici figli di Giacobbe, uno dei patriarchi del popolo di Israele. Questi dodici figli, stabilitisi in Egitto crescendo di numero, fecero paura al popolo Egiziano e così il faraone li rese schiavi. Dio intervenne e li liberò dalla schiavitù per mezzo del suo servo Mosè e donò loro la terra che aveva promessa ad Abramo. Questa terra fu divisa come in tante regioni, e ogni "figlio-tribù" andò ad abitare nella parte a lui assegnata. Le "regioni" presero il nome del capostipite della tribù. In questo caso noi abbiamo Zabulon e Neftali che abitavano una parte della Palestina vicina al mare. Questo luogo era di passaggio e tanti stranieri si fermarono ad abitare lì. "Galilea delle genti" è una espressione per dire territori dei gentili, cioè degli stranieri. In più questa terra molto fertile, veniva dominata da altri popoli potenti.
Quando un popolo con la forza, occupa il territorio di un altro popolo è come se in quella terra il sole non brillasse più.
In quella situazione di oppressione, di "notte", c'è la profezia del profeta Isaia, profezia di speranza, che annuncia la grande luce che arriverà su questa terra. Luce che porterà pace, fratellanza, benessere. La grande luce è Gesù! Ricordiamo che anche san Giovanni nella prima pagina del suo Vangelo ci parla di Gesù come luce che viene a illuminare ogni uomo, luce che le tenebre non possono vincere. Gesù è luce, e chi lo accoglie, diventa luce come lui. "Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino" sono le prime parole che pronuncia. Convertirsi vuol dire cambiare, lasciare ciò che è sbagliato e incominciare a vivere e a cercare sempre il bene.
Chi ascolta la Parola del Signore, ascolta una bella notizia: "il regno dei cieli è vicino", cioè Dio sta vicino a te, cammina con te, ti apre la strada! Se tu vuoi puoi somigliargli e allontanare le tenebre insieme a lui. In concreto cosa bisogna fare?
Bisogna fare come questi quattro giovani: Gesù passa vicino a loro. Stanno lavorando, ma il lavoro non impedisce di ascoltare la sua parola: "Seguitemi!" Ed essi, dice il vangelo, subito, lasciarono tutto e lo seguirono.
Potremmo dire: ma come hanno potuto lasciare un lavoro sicuro, tutti i beni per Gesù? Solo chi ascolta con il cuore può cogliere nelle parole di Gesù un bel progetto di vita e di speranza non solo per se stesso ma per tutti gli uomini.
Oggi Gesù è qui e chiama anche noi a seguirlo, nelle varie situazioni che ci presenta. Potremmo avere la tentazione di presentare tutti i nostri motivi, le nostre scuse, di rimandare più avanti, in altra occasione... E' oggi invece che siamo chiamati a dare una risposta perché lui ci chiama.
Proviamo a fidarci del suo amore per noi, del suo progetto di bellezza su di ciascuno di noi. Il suo progetto ci porta sulle strade del mondo e ci rende capaci di essere fratelli e amici di tutti, ci aiuta ad essere costruttori di pace, di giustizia, di perdono, di solidarietà. Ci aiuta ad essere capaci di verità e a riconoscere i nostri errori. Ci sostiene nel nostro impegno a servizio di quanti hanno bisogno. Ci apre il cuore alla preghiera, al dialogo con Dio, all'impegno a dare alla nostra vita un alto significato, sempre, a qualunque età, in qualunque situazione.
Omelia di don Roberto Rossi
 
Si converte l'uomo che scopre di essere amato da Dio
La parola inaugurale di Gesù, premessa a tutto il Vangelo è: convertitevi. E subito il «perché» della con­versione: perché il regno si è fatto vicino. Ovvero: Dio si è fatto vicino, vicinissimo a te, ti avvolge, è dentro di te. Allora «convértiti» significa: gìrati verso la luce, perché la luce è già qui. La conversione non è la causa ma l'effetto della tua «notte toccata dall'allegria del­la luce» (Maria Zambrano).
Immaginavo la conversione come un fare penitenza del passato, come una condizione imposta da Dio per il perdono, pensavo di trovare Dio come risultato e ricompensa all'im­pegno. Ma che buona notizia sarebbe un Dio che dà secon­do le prestazioni? Gesù viene a rivelarci che il movimento è e­sattamente l'inverso: è Lui che mi incontra, che mi raggiun­ge, mi abita. Gratuitamente. Prima che io faccia qualcosa, prima che io sia buono, Lui mi è venuto vicino. Allora io cam­bio vita, cambio luce, cambio il modo di intendere le cose. Scrive padre Vannucci: «la verità è che noi siamo immersi in un mare d'amore e non ce ne rendiamo conto». Quando fi­nalmente me ne rendo conto, comincia la conversione. Ca­de il velo dagli occhi, come a Paolo a Damasco. Abbandono le barche come i quattro pescatori, lascio le piccole reti per qualcosa di ben più grande.
Gesù passando vide... Due cop­pie di fratelli, due barche, un lavoro?
No, vede molto di più: in Si­mone vede Kefa', Pie­tro, la roccia su cui fondare la sua chiesa; in Giovanni intui­sce il discepolo dalla più fol­gorante definizione di Dio: Dio è amore; Giacomo sarà «figlio del tuono», uno che ha dentro la vibrazione e la potenza del tuono. Lo sguardo di Gesù è u­no sguardo creatore, una pro­fezia. Mi guarda, e vede in me un tesoro sepolto, nel mio in­verno vede grano che matura, una generosità che non sape­vo di avere, strade nel sole. Nel suo sguardo vedo per me la lu­ce di orizzonti più grandi.
Venite dietro a me: vi farò pe­scatori di uomini. Raccogliere­mo uomini per la vita. Li por­teremo dalla vita sepolta alla vita nel sole. Risponderemo al­la loro fame di libertà, amore, felicità.
I quattro pescatori lo seguono subito, senza sapere dove li condurrà, senza neppure do­mandarselo: hanno dentro or­mai le strade del mondo e il cuore di Dio.
Gesù camminava per la Galilea e annunciava la buona novel­la, camminava e guariva la vi­ta.
La bella notizia è che Dio cammina con te, senza condi­zioni, per guarire ogni male, per curare le ferite che la vita ti ha inferto, e i tuoi sbagli d'a­more. Dio è con te e guarisce. Dio è con te, con amore: la so­la cosa che guarisce la vita.
Questo è il Vangelo di Gesù: Dio con voi, con amore.
Omelia di padre Ermes Ronchi

Non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 1Cor 1,10
Paolo scrive ai cristiani di Corinto dove egli stesso aveva fondato la chiesa: una chiesa vivace, ma dove presto serpeggiò la divisione. C'era chi si era fatto discepolo di Apollo, un giudeo-alessandrino della scuola di Filone; c'erano dei giudei-cristiani provenienti dalla Palestina che volevano far riferimento solo a Pietro; altri si vantavano di essere di Paolo: Perfino era sorto un partito di Cristo! Ma Paolo reagisce con forza: "Cristo è stato forse diviso? Paolo è stato crocifisso per voi?"
Nell'invito a bandire ogni divisione pervenendo a una "perfetta unione di pensiero e di sentire" è la consapevolezza profonda che aprirsi al Regno di Dio e alla sua giustizia vuol dire scoprire una relazionalità positiva. Essa è fatta di rapporti che ci uniscono gli uni agli altri e che, proprio dentro questo tessuto unitivo, esprimono anche agli altri che il Regno di Dio è lì: Lui stesso è presente dove i fratelli si amano. Non è antichissimo il canto "Ubi caritas et amor Deus ibi est"? 
In questo ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani, quanto è propizio questo invito che Paolo rivolge anche a noi oggi! 
Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò in me ciò che crea divisioni o tendenze rigide all'uniformità più che all'unità. Chiederò al Fuoco dello Spirito Santo di fondere in me ciò oppone e divide.
Signore, manda il fuoco del tuo Santo Spirito dentro il mio cuore, purifica, distruggi tutto quello che non è pace in me e con gli altri.
La voce del cardinale Walter Kasper
Noi siamo abituati a parlare della conversione degli altri. Ma la conversione deve iniziare in noi stessi. Non dobbiamo osservare la pagliuzza nell'occhio del fratello mentre non ci accorgiamo della trave che abbiamo nel nostro occhio (cfr Mt 7, 3). L'ecumenismo ci incoraggia ad esercitare autocritica. Non gli altri devono convertirsi, noi tutti dobbiamo convertirci a Cristo.
Omelia a  cura dell'Eremo San Biagio

Il Giorno della Memoria


27 gennaio 2014 - XIV Giornata della Memoria per le vittime dell'olocausto


Una data unica per ricordare nel mondo le vittime del nazifascismo e dell’Olocausto e onorare il nome di chi agì per salvare i perseguitati mettendo a rischio la propria vita.
In ogni città si svolgono eventi per discutere, o semplicemente ricordare, una tragedia umana  eternamente attuale,  impossibile da archiviare. Un viaggio nel tempo che è doveroso compiere ogni anno.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Si celebra in Italia, come in molti altri Paesi dell'Unione Europea, in commemorazione delle vittime del fascismo e del nazismo, nonchè dell'Olocausto e ricorda la liberazione dei sopravvissuti del campo di sterminio nazista di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio del 1945: tale liberazione è infatti ormai assunta a  simbolo dell’immane tragedia della Shoah.
Da due anni ha assunto rilevanza mondiale, in seguito alla risoluzione approvata dall’ONU il 1° novembre 2005 che ha accolto un’iniziativa promossa da Israele.


Istituita 14 anni fa, è una data simbolica per non dimenticare le sofferenze e le persecuzioni patite dal popolo ebraico ad opera del regime nazista e gli effetti abnormi che l’odio dell’uomo contro l’uomo ha determinato e può determinare.
La giornata è dedicata anche a coloro i quali a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati: gli 8 “Giusti fra le nazioni” ovvero i non-ebrei che eroicamente hanno rischiato la vita per salvare quellla anche di un solo ebreo perseguitato.
Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, raggiunsero la città polacca di Auschwitz, venendo a conoascenza del suo famoso campo di sterminio e potendo quindi liberare i pochi superstiti. Questa triste scoperta e le testimonianze dei pochi sopravvissuti rivelarono per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio dei nazisti.
Auschwitz non fu comunque il primo campo di concentramento scoperto dalle truppe sovietiche durante l'ascesa vero Berlino, in realta precedentemente vennero liberati i campi a Chelmno e Belzec, ma questi detti più comunemente di "annientamento" erano veri e propri mattatoi all'interno dei quali prigionieri e deportati venivano immediatamente gasati.
L'apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, mostrò al mondo oltre ai sopravvissuti alla tragedia, anche gli strumenti di tortura e di annientamento presenti nei lager in tutta la loro crudezza.

Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria, istituito dal Parlamento italiano con la legge n.211 del 20 luglio 2000. La data è stata scelta, come ricorda la legge stessa, quale anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, in ricordo della Shoah, lo sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico, per “conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.
Numerosi eventi sono in programma, anche quest’anno, in tutta Italia, ed è possibile trovare una lista completa dei principali eventi, visitando il sito internet dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. (UCEI).
 
Sul piano normativo assume anche per questo particolare pregnanza la recente approvazione, nell’ambito dell’ultima legge finanziaria (all’art. «658-bis. Alla legge 17 aprile 2003, n. 91, art. 658-bis), l’istituzione, a Ferrara, del “Museo Nazionale della cultura e dell’Ebraismo Italiano” quale testimonianza delle vicende che hanno caratterizzato la bimillenaria presenza ebraica in Italia". Il Museo - che opererà sotto l’egida del Ministero per i Beni culturali e si avvarrà prioritariamente della collaborazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) - ha i seguenti compiti: far conoscere la storia, il pensiero e la cultura dell’ebraismo italiano, con una specifica attenzione alle testimonianze delle persecuzioni razziali e alla Shoah in Italia; promuovere attività didattiche, organizzare manifestazioni, incontri nazionali ed internazionali, convegni, mostre permanenti e temporanee, proiezioni di film e di spettacoli “sui temi della pace e della fratellanza tra i popoli e dell’incontro tra culture e religioni diverse".

Il giorno della Memoria è diventato LEGGE
La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il testo della legge 20 Luglio 2000 n. 211 che istituisce il "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. Il testo della legge è il seguente:
Art. 1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, sì sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’art.1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinchè simili eventi non possano mai più accadere.

La parola del giorno 26/01/2014

♥ Antifona d'ingresso____________
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà dinanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario. (Sal 96,1.6)




† Lettura____________________ Is 8,23-9,3
Nella Galilea delle genti, il popolo vide una grande luce.

Dal libro del profeta Isaìa

In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Mádian.

Parola di Dio


† Il Vangelo del giorno (Daily Gospel)_________________
Mt 4,12-23
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa.
+ Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore.



† Salmo______________________

Sal 26
Il Signore è mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. 


Commento: L’evangelista Matteo, riprendendo un’immagine del libro di Isaia, ci dice quello che è Gesù per noi: la luce. Nella nostra vita, vediamo spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano davanti a noi come un’enorme montagna, problemi con i figli, o gli amici, con la solitudine, il lavoro non gradito...
È tra tutte queste esperienze penose che ci raggiunge la buona parola: non vedete solo le tenebre, guardate anche la luce con cui Dio rischiara la vostra vita. Egli ha mandato Gesù per condividere con voi le vostre pene. Voi potete contare su di lui che è al vostro fianco, luce nell’oscurità.
Non siamo noi che diamo alla nostra vita il suo senso ultimo. È lui. Non è né il nostro lavoro, né il nostro sapere, né il nostro successo. È lui, e la luce che ci distribuisce. Perché il valore della nostra vita non si basa su quello che facciamo, né sulla considerazione o l’influenza che acquistiamo. Essa prende tutto il suo valore perché Dio ci guarda, si volta verso di noi, senza condizioni, e qualsiasi sia il nostro merito. La sua luce penetra nelle nostre tenebre più profonde, anche là dove ci sentiamo radicalmente rimessi in causa, essa penetra nel nostro errore. Possiamo fidarci proprio quando sentiamo i limiti della nostra vita, quando questa ci pesa e il suo senso sembra sfuggirci. Il popolo immenso nelle tenebre ha visto una luce luminosa; una luce è apparsa a coloro che erano nel buio regno della morte!
 
 

Non andare via Signore


Signore, se la porta del mio cuore dovesse restare chiusa un giorno, abbattila ed entra, non andare via. Se le corde del mio cuore, non dovessero cantare il tuo nome un giorno, ti prego aspetta, non andare via. Se non dovessi svegliarmi al tuo richiamo un giorno, svegliami con la tua pena..non andare via. Se un altro sul tuo trono io dovessi porre un giorno, tu, mio Signore eterno, non andare via.

Frammenti di Cielo

S. Giovanni Crisostomo ha detto:

"L'uomo che prega ha le mani sul timone della storia".

La frase del giorno 26 gennaio

Cosa può fare un essere umano che
nessun altra creatura vivente può fare?-

Sorridere. IL sorriso è uno dei doni speciali
di Dio per l'umanità.

Gocce di vita

"Uomo, ti è stato insegnato
ciò che è buono e ciò che
richiede il Signore da te:
praticare la giustizia,
amare la pietà,
camminare umilmente
con il tuo Dio".
(Michea 6,8)