venerdì 28 marzo 2014

Il Cantico delle Creature

“Il Cantico delle Creature”, conosciuto anche come “Il cantico di Frate sole e Sorella Luna” è la prima poesia scritta in italiano. Il suo autore è Francesco d’Assisi che l’ha composta nel 1226. La poesia è una lode a Dio, alla vita e alla natura che viene vista in tutta la sua bellezza e complessità. Oltre al testo originale abbiamo aggiunto una versione in italiano moderno.


Cantico delle Creature


Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

In italiano moderno:

Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono la lode, la gloria, l’onore ed ogni benedizione.
A te solo Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome.
Tu sia lodato, mio Signore, insieme a tutte le creature specialmente il fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu attraverso di lui ci illumini.
Ed esso è bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia te, Altissimo.
Tu sia lodato, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.
Tu sia lodato, mio Signore, per fratello vento,e per l’aria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno e ogni tempo
tramite il quale dai sostentamento alle creature.
Tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.
Tu sia lodato, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. E’ bello, giocondo, robusto e forte.
Tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento, ci mantiene e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba.
Tu sia lodato, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore e sopportano malattie e sofferenze.
Beati quelli che le sopporteranno in pace, perchè saranno incoronati.
Tu sia lodato, mio Signore, per la nostra morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scappare:
guai a quelli che moriranno mentre sono in situazione di peccato mortale.
Beati quelli che la troveranno mentre stanno rispettando le tue volontà,
perché la seconda morte, non farà loro male.
Lodate e benedicete il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.

Papa Francesco: Il Signore è in cammino con noi per ammorbidire il nostro cuore

Il Signore è in cammino con noi per ammorbidire il nostro cuore
La salvezza non si compra, non si vende: si regala. È gratuita” ha dichiarato Papa Francesco nel corso della riflessione mattutina in Casa Santa Marta spiegando che la salvezza è la meta di quel cammino che il Signore compie con ognuno di noi.
Il Signore è in cammino con noi” dicono le Letture, per un fine specifico, aggiunge il Pontefice, quello di “ammorbidire il nostro cuore“. La seduzione di Satana, infatti, ci spinge verso una “superbia sufficiente” che ci fa credere di poterci salvare da soli, facendoci come Dio ma ottenendo in verità l’allontanamento da Dio, come ricorda l’icona di Adamo ed Eva che per effetto del loro comportamento vengono allontanati dal Paradiso.
Tuttavia, nonostante l’uomo si ponga da solo su questo cammino che lo allontana da Dio, non viene abbandonato da Signore, che anzi interviene stringendo un patto con il suo Popolo, facendo una promessa di redenzione e camminando assieme allo stesso. Così quel “cammino che è incominciato con una disobbedienza” ha detto il Papa “finisce con una obbedienza” ovvero con il sì di Maria all’Annuncio dell’angelo.
La presenza costante e continua di Dio lungo questo cammino non è un caso: il Signore stesso dice, nelle Letture, che “è in cammino con il suo popolo… per ammorbidire il nostro cuore“. Ma perché il Signore fa questo? Egli ci offre la possibilità di “ammorbidire il nostro cuore per ricevere quella promessa che aveva fatto nel Paradiso. Per un uomo è entrato il peccato, per un altro uomo viene la salvezza – ha spiegato il Pontefice - E questo cammino tanto lungo aiutò tutti noi ad avere un cuore più umano, più vicino a Dio, non tanto superbo, non tanto sufficiente“.
È proprio questo che impariamo dal leggere la storia del Popolo di Dio: “la salvezza non si compra, non si vende: si regala. E’ gratuita. – ha concluso Bergoglio - Noi non possiamo salvarci da noi stessi: la salvezza è un regalo, totalmente gratuito“.
Non si compra con il sangue né di tori né di capre: non si può comprare.” ha quindi precisato il Vescovo di Roma “Soltanto, per entrare in noi questa salvezza chiede un cuore umile, un cuore docile, un cuore obbediente. Come quello di Maria“.

VERSO DEL 28.03.2014

«Osanna! Benedetto Colui che viene nel Nome del Signore, il Re d’Israele!»

Giovanni 12:13
Lettura biblica: Giovanni 12:12-19

IL RE

Quello a favore dell'umanità peccatrice è un piano santo, poiché Colui che lo ha disposto è Santo.

Gesù Cristo che ebbe dal Padre l'incarico di adempierlo, ricevette da Dio stesso l'unzione, la potenza e la gloria.

Gesù, durante il tempo in cui svolse il ministerio affidatogli, guarì gli infermi, resuscitò i morti, moltiplicò vivande, ma che ben diverso trattamento ricevette dall'umanità beneficata: persecuzioni, sofferenze, flagellazioni ed infine la morte sulla croce.

Tutto questo era già stato annunciato nell'Antico Testamento, e, adempiendo le profezie, il Salvatore montò un asinello e fece il Suo ingresso trionfale a Gerusalemme.

I discepoli e quelli che erano stati testimoni delle opere potenti gridavano lodando il Signore, riconoscendo in Lui il re d'Israele che veniva nel nome dell'Iddio vivente.

Una grossa parte dei presenti si rese però conto del significato di quell'evento solo dopo che Gesù fu glorificato.

In quella circostanza non potevano certo mancare i Farisei, coloro che avevano avversato duramente il ministerio di Cristo, mirando a screditare la Sua fama. Essi cercavano di insinuare nelle masse il sospetto che Gesù fosse posseduto dal demonio, solo per questo motivo infatti, spiegavano alla gente, riusciva a cacciare gli spiriti immondi.

Ma in questa circostanza dovettero constatare che, nonostante le accuse, non avevano ottenuto alcun risultato poiché il popolo continuava a seguire il divino Signore.

Quelli che non accettano Gesù, scopriranno, anche se tardivamente, di aver perduto ogni cosa, ma coloro che Lo accettano, avranno il privilegio di appartenere alla schiera di quanti Lo riconoscono e Lo acclamano Re e Signore della loro vita.

Meditazione del giorno 28/03/2014

Venerdì della III settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Sant’Antonio di Padova (circa 1195 – 1231), francescano, dottore della Chiesa
Discorsi per la domenica e le feste dei santi
« Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore »
 
    “Amerai il Signore Dio tuo”. Dio ‘tuo’, viene detto; e questo è un motivo per amarlo maggiormente; amiamo infatti molto di più ciò che è nostro di ciò che ci è estraneo. Certo che il Signore Dio tuo merita di essere amato; si è fatto tuo servo, perché tu gli appartenessi e non diventassi rosso nel servirlo... Per trent’anni, il tuo Dio si è fatto tuo servo, a causa dei tuoi peccati, per strapparti alla schiavitù del diavolo. Amerai dunque il Signore Dio tuo. Colui che ti ha creato si è fatto tuo servo, per causa tua; a te ha dato se stesso interamente affinché tu potessi darti a te stesso. Quando eri infelice, ha ricreato la tua felicità, si è dato a te per renderti a te stesso.
    Amerai dunque il Signore Dio tuo “con tutto il tuo cuore”. ‘Tutto’: non puoi tenere per te alcuna parte di te. Egli vuole l’offerta di tutto te stesso. Ha riscattato tutto in te, con tutta la sua persona, per possedere tutto intero te, lui solo. Amerai dunque il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore. Non tenere, come Ananià e Saffira, una parte di te, poiché allora potresti perire come loro (At 5,1ss). Ama dunque totalmente e non in parte. Dio infatti non ha diverse parti; è tutto in tutto. Non vuole nessuna divisione nel tuo essere, colui che è tutto intero nel suo Essere. Se ti riservi una parte di te, sei tuo, e non suo.

    Vuoi dunque possedere tutto? Dagli ciò che sei e ti darà ciò che è. Non avrai più nulla di tuo; ma avrai in pienezza sia Lui che te.

La parola del giorno 28/03/2014


 

Venerdì della III settimana di Quaresima

Libro di Osea 14,2-10.
Così dice il Signore: « Torna dunque, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità.
Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: "Togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene e ti offriremo il frutto delle nostre labbra.
Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, nè chiameremo più dio nostro l'opera delle nostre mani, poiché presso di te l'orfano trova misericordia".
Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò di vero cuore, poiché la mia ira si è allontanata da loro.
Sarò come rugiada per Israele; esso fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano,
si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell'olivo e la fragranza del Libano.
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano.
Efraim, che ha ancora in comune con gl'idoli? Io l'esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me si trova frutto.
Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v'inciampano ».


Salmi 81(80),6c-8a.8bc-9.10-11ab.14.17.
Un linguaggio mai inteso io sento:
"Ho liberato dal peso la sua spalla,
le sue mani hanno deposto la cesta.
Hai gridato a me nell'angoscia e io ti ho liberato.

Avvolto nella nube ti ho dato risposta,
ti ho messo alla prova alle acque di Meriba.
Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire;
Israele, se tu mi ascoltassi!

Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto.

Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
Li nutrirei con fiore di frumento,
li sazierei con miele di roccia".



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,28b-34.
In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore;
amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi».
Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui;
amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Vangelo secondo Luca



Capitolo 16 

L'amministratore fedele

[1]Diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.[2]Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore.[3]L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. [4]So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. [5]Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: [6]Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. [7]Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. [8]Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Il buon uso del denaro

[9]Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
[10]Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
[11]Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? [12]E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
[13]Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».

Contro i farisei, amici del denaro

[14]I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. [15]Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio.

All'assalto del regno

[16]La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi.

Perennità della Legge

[17]E' più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.

Indissolubilità del matrimonio

[18]Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.

Il ricco cattivo e il povero Lazzaro

[19]C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. [20]Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, [21]bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.[22]Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. [23]Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. [24]Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. [25]Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. [26]Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. [27]E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, [28]perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. [29]Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. [30]E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. [31]Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».

SALMO 60



1 Al maestro del coro. Su «Il giglio della testimonianza». Miktam. Di Davide. Da insegnare.
2 Quando uscì contro Aram Naharàim e contro Aram Soba e quando Ioab, nel ritorno, sconfisse gli Edomiti nella valle del Sale: dodicimila uomini.
3 Dio, tu ci hai respinti, ci hai messi in rotta,
ti sei sdegnato: ritorna a noi.
4 Hai fatto tremare la terra, l’hai squarciata:
risana le sue crepe, perché essa vacilla.
5 Hai messo a dura prova il tuo popolo,
ci hai fatto bere vino che stordisce.
6 Hai dato un segnale a quelli che ti temono,
perché fuggano lontano dagli archi.
7 Perché siano liberati i tuoi amici,
salvaci con la tua destra e rispondici!
8 Dio ha parlato nel suo santuario:
«Esulto e divido Sichem,
spartisco la valle di Succot.
9 Mio è Gàlaad, mio è Manasse,
Èfraim è l’elmo del mio capo,
Giuda lo scettro del mio comando.
10 Moab è il catino per lavarmi,
su Edom getterò i miei sandali,
il mio grido di vittoria sulla Filistea!».
11 Chi mi condurrà alla città fortificata,
chi potrà guidarmi fino al paese di Edom,
12 se non tu, o Dio, che ci hai respinti
e più non esci, o Dio, con le nostre schiere?
13 Nell’oppressione vieni in nostro aiuto,
perché vana è la salvezza dell’uomo.
14 Con Dio noi faremo prodezze,
egli calpesterà i nostri nemici.

La frase del giorno 28 Marzo

Dio è  uno specialista dell'impossibile.
Ha fatto questo mondo dal nulla.
(Niente male questo vecchio mondo,
non trovi?) Lo ha sospeso nel nulla.
(Si regge in piedi piuttosto bene, non 
credi? Niente è troppo difficile per lui!