martedì 25 febbraio 2014

La salvezza è tornare a casa con Gesù nella Chiesa


La salvezza è tornare a casa con Gesù nella Chiesa

Gesù quando guarisce, quando va tra la gente e guarisce una persona” ha detto Papa Francesco nel corso dell’omelia odierna in Casa Santa Marta “mai la lascia sola“. Possiamo vedere questo nei tanti gesti di Gesù: egli non è un guaritore che ti cura e poi ti lascia al tuo cammino; Gesù segue ogni persona anche dopo la guarigione per ridarle il posto che le appartiene.
Gesù sa che il Padre ha pensato a un progetto per ogni persona e sa quanto è importante che ogni persona trovi il suo posto nel creato. Gesù stesso, del resto, continua Papa Francesco “non è venuto dal Cielo solo“: Egli “è figlio di un popolo; Gesù è la promessa fatta a un popolo” ha chiarito Bergoglio “e la sua identità è anche appartenenza a quel popolo, che da Abramo cammina verso la promessa“.
Ed è proprio questo, quanto Gesù fa nel momento in cui guarisce una persona: lo riporta dentro il popolo di Dio, dentro quel popolo di cui Egli è figlio, dentro la Chiesa.
Così nelle scritture del giorno troviamo la storia di un uomo il cui figlio era posseduto da uno spirito. Gesù, impietosito dalla fede del padre, scaccia lo spirito dal corpo del figlio ma non si ferma qui: si china sul ragazzo, lo prende per mano e lo fa alzare fino a che non si regge in piedi da solo.
Gesù dona a quel ragazzo non solo la salute, ma il suo posto: Gesù “ad ognuno lo fa tornare al suo posto, non lo lascia per strada. E sono gesti bellissimi del Signore“.
Questi gesti di Gesù ci insegnano che ogni guarigione, ogni perdono – ha quindi terminato Papa Francesco – sempre ci fanno tornare al nostro popolo, che è la Chiesa“. Questo perché “se ognuno di noi ha la possibilità e la realtà di andarsene da casa per un peccato, uno sbaglio – Dio sa – la salvezza è tornare a casa, con Gesù nella Chiesa“.

Meditazione del giorno 25/02/2014

Martedì della VII settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa
Omelia per la Pasqua; PG 36, 624

« L’ultimo di tutti e il servo di tutti »
 

    A coloro che piombano nel dubbio di fronte alle stimmate nel corpo di Cristo alla Passione e chiedono “Chi è questo re della gloria?” (Sal 24,8), rispondi che è il Cristo “forte e potente” (ibid.) in tutto quanto ha fatto e continua a fare…

    E’ piccolo perché si è fatto umile a causa tua? E’ da disprezzare perché, offrendo la sua vita per il gregge da Buon Pastore, è venuto a cercare la pecora smarrita e trovatala la riporta sulle spalle che per essa hanno portato la croce, e dopo averla condotta alla vita di lassù l’ha posta fra le pecore fedeli che sono rimaste nell’ovile? (Gv 10,11; Lc 15,4) Lo disprezzi perché ha acceso una lampada, la sua stessa carne, ed ha spazzato la casa, purificando il mondo dal peccato, per cercare la dramma perduta, perdendo la bellezza della sua effige regale con la sua Passione? (Lc 15,8ss; Mc 12,16)…

    Lo giudichi meno grande perché si è cinto di una veste per lavare i piedi ai discepoli, mostrando che il mezzo migliore per elevarsi è abbassarsi? (Gv 13,4 ss) Ti lagni con Dio perché Cristo si abbassa, inchinando l’anima fino a terra, per sollevare con lui coloro che sono schiacciati dal peso del peccato? (Mt 11,28) Gli rimproveri d’aver mangiato coi pubblicani e i peccatori … per salvarli? (Mt 9,10) Come si può chiamare in giudizio un medico che si china sulle sofferenze e le piaghe dei malati per dar loro la guarigione?

"Evangelii gaudium" Francesco e la Chiesa povera per i poveri


Papa Francesco nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» disegna come programma l’«annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo»; sogna una Chiesa dalle porte aperte, povera per i poveri, che cammina alla luce di Cristo che «ci invia a portare la gioia del Vangelo al mondo»; si rivolge a vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici; recupera una visione positiva della realtà; invita a guardare avanti e a fare della croce e risurrezione di Cristo «il vessillo della vittoria».

Papa Francesco
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che incontrano Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù sempre nasce e rinasce la gioia. Invito i fedeli cristiani a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia».
Papa Francesco nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» disegna come programma l’«annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo»; sogna una Chiesa dalle porte aperte, povera per i poveri, che cammina alla luce di Cristo che «ci invia a portare la gioia del Vangelo al mondo»; si rivolge a vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici; recupera una visione positiva della realtà; invita a guardare avanti e a fare della croce e risurrezione di Cristo «il vessillo della vittoria».
Documento-chiave del pontificato con il respiro, i contenuti e lo slancio dei grandi manifesti del Concilio - la costituzione sulla liturgia «Sacrosanctum Concilium», promulgata da Papa Paolo VI e dai padri conciliari cinquant’anni fa il 4 dicembre 1963, «Lumen gentium» (1964) e «Gaudium et spes» (1965) – e delle grandi encicliche dei Papi conciliari: «Pacem in terris» (1963) di Giovanni XXIII, «Populorum progressio» (1967) di Paolo VI, «Redemptor hominis» (1979) di Giovanni Paolo II.
Testi citati, insieme al «Documento di Aparecida» (Brasile 2007, V conferenza dell’episcopato latinoamericano) e alle proposte del Sinodo 2012 «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede».
Datato 24 novembre 2013, solennità di Cristo re, reso pubblico il 26 novembre, è un documento di ampio respiro (oltre 200 pagine e 217 note), solido nei ragionamenti, incisivo e moderno nel linguaggio. Il titolo richiama l’esortazione apostolica di Paolo VI «Evangelii nuntiandi» (1975) sul Sinodo 1974 «L’evangelizzazione del mondo contemporaneo» e la «Gaudium et spes».
SALUTARE DECENTRALIZZAZIONE
In questo percorso «non è opportuno che il Papa sostituisca gli episcopati nel discernimento delle problematiche. Avverto la necessità di una salutare decentralizzazione. Non ci serve una semplice amministrazione ma uno stato permanente di missione». Il criterio guida è «una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino canale adeguato per l’evangelizzazione, non di autopreservazione». Anche il papato ha bisogno di «conversione per renderlo più fedele al significato che Gesù intese dargli e alle necessità dell’evangelizzazione».
BRACCIA E PORTE APERTE
La Chiesa deve presentarsi al mondo come «una madre con le braccia aperte» con le chiese dalle «porte aperte», ma «nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere: l’Eucaristia non è il premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli». Preferisce «una Chiesa ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto a una Chiesa rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. La Chiesa non è una dogana ma la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa». Le tentazioni degli operatori pastorali si chiamano: individualismo; crisi d’identità; calo del fervore; «grigio pragmatismo nel quale tutto apparentemente procede nella normalità mentre in realtà la fede si va logorando»; pessimismo sterile; spiritualità del benessere; mondanità spirituale; sentirsi «superiori perché irremovibilmente fedeli a uno stile cattolico del passato»; «cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, senza preoccuparsi del reale inserimento del Vangelo: questa è una tremenda corruzione. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali».
SEGNI DI SPERANZA
Invece bisogna essere segni di speranza; attuare «la rivoluzione della tenerezza»; far crescere i laici, emarginati dal clericalismo; allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva. Di qui l’esigenza di riformulare l’annuncio evangelico rinunciando all’intervento ecclesial-mediatico sulle questioni morali perché «il messaggio corre il rischio di apparire mutilato e ridotto ad aspetti secondari» in quanto una pastorale missionaria «non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere».
I precetti dati da Cristo e dagli apostoli «sono pochissimi» e «il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore». La fede non si identifica in nessuna cultura, neanche con quelle «che sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo. Non possiamo pretendere che tutti i popoli di tutti i continenti imitino le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento perché la fede non può chiudersi dentro i confini di una cultura».
OMELIE BREVI
Francesco dedica 8 pagine e 23 paragrafi all’omelia «perché molti sono i reclami su questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie. Deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione, deve saper dire parole che fanno ardere i cuori, rifuggendo da una predicazione moralista o indottrinante. Un predicatore che non si prepara non è spirituale, è disonesto e irresponsabile. Una buona omelia deve contenere un’idea, un sentimento, un’immagine».
ECONOMIA CHE UCCIDE
Ribadisce con forza ed efficacia l’opzione preferenziale per i poveri, una «preferenza divina che ha conseguenze nella vita». Con giudizi taglienti come lame affilate, denuncia il sistema economico «ingiusto alla radice, economia che uccide perché prevale la legge del più forte.
Nella cultura dello scarto gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi. Viviamo la nuova tirannia invisibile del mercato divinizzato dove regnano speculazione finanziaria, corruzione ramificata, evasione fiscale egoista». L’economia speculativa produce povertà e le scelte economiche sono presentate come «rimedi» e invece sono «un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando nuovi esclusi». Come colpi di cannone risuonano i no di Papa Bergoglio: «No all’economia dell’esclusione; no alla nuova idolatria del denaro; no al denaro che governa anziché servire; no all’inequità che genera violenza».
I NASCITURI E LE DONNE
È lungo l’elenco dei poveri: indifesi, esclusi, deboli, senzatetto, tossicodipendenti, rifugiati, popoli indigeni, anziani, migranti, vittime della tratta delle persone, nuove schiave: «Nelle nostre città si è impiantato il crimine mafioso e aberrante e molti hanno le mani che grondano sangue.
Doppiamente povere sono le donne che soffrono esclusione, maltrattamento e violenza». Tra questi deboli i nascituri sono i più indifesi e innocenti, la Chiesa non cambia posizione: «Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Ma abbiamo fatto poco per accompagnare le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta come una rapida soluzione alle profonde angustie».
LIBERTA RELIGIOSA
Le vie dell’evangelizzazione sono: il dialogo con tutte le realtà politiche, sociali, religiose, culturali; l’ecumenismo: «Quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri nel dialogo con i fratelli ortodossi»; l’amicizia con i figli d’Israele; il dialogo interreligioso condizione necessaria per la pace. Implora «umilmente che i Paesi islamici assicurino la libertà religiosa ai cristiani, anche tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei Paesi occidentali» e ricorda che «il vero Islam e il Corano si oppongono a ogni violenza».
L’esortazione si conclude con una preghiera a Maria stella e madre dell’evangelizzazione.

Discorso del Papa al Convegno sulla Nuova Evangelizzazione

Signori Cardinali, papa
venerati Fratelli nell’Episcopato,
Cari amici!
 
Ho accolto volentieri l’invito del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione ad essere presente con tutti voi, stasera, almeno per un breve momento, e soprattutto domani per la Celebrazione Eucaristica. Ringrazio Mons. Fisichella per le parole di saluto che mi ha rivolto a nome vostro, e mi rallegro di vedervi così numerosi.


So che siete qui in rappresentanza di tanti altri che, come voi, si impegnano nel non facile compito della nuova evangelizzazione. Saluto anche quanti stanno seguendo questo evento attraverso i mezzi di comunicazione che permettono a tanti nuovi evangelizzatori di essere collegati contemporaneamente, pur se sparsi nelle diverse parti del mondo.
Avete scelto come frase-guida per la vostra riflessione di oggi l’espressione: “La Parola di Dio cresce e si diffonde”.
Più volte l’evangelista Luca utilizza questa formula nel Libro degli Atti degli Apostoli; in varie circostanze, egli afferma, infatti, che “la Parola di Dio cresceva e si diffondeva” (cfr At 6,7; 12,24). Ma nel tema di questa giornata voi avete modificato il tempo dei due verbi per evidenziare un aspetto importante della fede: la certezza consapevole che la Parola di Dio è sempre viva, in ogni momento della storia, fino ai nostri giorni, perché la Chiesa la attualizza attraverso la sua fedele trasmissione, la celebrazione dei Sacramenti e la testimonianza dei credenti. Per questo la nostra storia è in piena continuità con quella della prima Comunità cristiana, vive della stessa linfa vitale.
Ma che terreno incontra la Parola di Dio? Come allora, anche oggi può incontrare chiusura e rifiuto, modi di pensare e di vivere che sono lontani dalla ricerca di Dio e della verità. L’uomo contemporaneo è spesso confuso e non riesce a trovare risposta a tanti interrogativi che agitano la sua mente in riferimento al senso della vita e alle questioni che albergano nel profondo del suo cuore. L’uomo non può eludere queste domande che toccano il significato di sé e della realtà, non può vivere in una sola dimensione! Invece, non di rado, viene allontanato dalla ricerca dell’essenziale nella vita, mentre gli viene proposta una felicità effimera, che accontenta per un momento, ma lascia, ben presto, tristezza e insoddisfazione.
Eppure, nonostante questa condizione dell’uomo contemporaneo, possiamo ancora affermare con certezza, come agli inizi del Cristianesimo, che la Parola di Dio continua a crescere e a diffondersi. Perché? Vorrei accennare ad almeno tre motivi. Il primo è che la forza della Parola non dipende anzitutto dalla nostra azione, dai nostri mezzi, dal nostro “fare”, ma da Dio, che nasconde la sua potenza sotto i segni della debolezza, che si rende presente nella brezza leggera del mattino (cfr 1Re 19,12), che si rivela sul legno della Croce. Dobbiamo sempre credere nell’umile potenza della Parola di Dio e lasciare che Dio agisca!
Il secondo motivo è perché il seme della Parola, come narra la parabola evangelica del Seminatore, cade ancora in un terreno buono che la accoglie e produce frutto (cfr Mt 13,3-9). E i nuovi evangelizzatori sono parte di questo campo che consente al Vangelo di crescere in abbondanza e di trasformare la propria vita e quella di altri. Nel mondo, anche se il male fa più rumore, continua ad esserci il terreno buono. Il terzo motivo è che l’annuncio del Vangelo è veramente giunto fino ai confini del mondo e, anche in mezzo a indifferenza, incomprensione e persecuzione, molti continuano anche oggi, con coraggio, ad aprire il cuore e la mente per accogliere l’invito di Cristo ad incontrarLo e diventare suoi discepoli. Non fanno rumore, ma sono come il granellino di senape che diventa albero, il lievito che fermenta la pasta, il chicco di grano che si spezza per dare origine alla spiga. Tutto questo, se da una parte porta consolazione e speranza perché mostra l’incessante fermento missionario che anima la Chiesa, dall’altra deve riempire tutti di un rinnovato senso di responsabilità verso la Parola di Dio e la diffusione del Vangelo.
Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ho istituito lo scorso anno, è uno strumento prezioso per identificare le grandi questioni che si agitano nei diversi settori della società e della cultura contemporanea. Esso è chiamato ad offrire un aiuto particolare alla Chiesa nella sua missione soprattutto all’interno di quei Paesi di antica tradizione cristiana che sembrano diventati indifferenti, se non addirittura ostili alla Parola di Dio.
Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera.
Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con la sua sofferenza e la sua morte.
La legge del chicco di grano che muore nella terra vale anche oggi; non possiamo dare vita ad altri, senza dare la nostra vita: “chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”, ci dice il Signore (Mc 8,35). Vedendo tutti voi e conoscendo il grande impegno che ognuno pone al servizio della missione, sono convinto che i nuovi evangelizzatori si moltiplicheranno sempre di più per dare vita a una vera trasformazione di cui il mondo di oggi ha bisogno. Solo attraverso uomini e donne plasmati dalla presenza di Dio, la Parola di Dio continuerà il suo cammino nel mondo portando i suoi frutti.
Cari amici, essere evangelizzatori non è un privilegio, ma un impegno che proviene dalla fede. Alla domanda che il Signore rivolge ai cristiani: “Chi manderò e chi andrà per me?”, rispondete con lo stesso coraggio e la stessa fiducia del Profeta: “Ecco, Signore, manda me” (Is 6,8).
Vi chiedo di lasciarvi plasmare dalla grazia di Dio e di corrispondere docilmente all’azione dello Spirito del Risorto. Siate segni di speranza, capaci di guardare al futuro con la certezza che proviene dal Signore Gesù, il quale ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna. Comunicate a tutti la gioia della fede con l’entusiasmo che proviene dall’essere mossi dallo Spirito Santo, perché Lui rende nuove tutte le cose (cfr Ap 21.5), confidando nella promessa fatta da Gesù alla Chiesa: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
Al termine di questa giornata chiediamo anche la protezione della Vergine Maria, Stella della nuova evangelizzazione, mentre accompagno di cuore ciascuno di voi e il vostro impegno con la Benedizione Apostolica. Grazie!

La gioia del Vangelo - Pubblicata l’esortazione apostolica di Papa Francesco

L’Osservatore Romano

Papa Francesco ha «un sogno». Quello di una Chiesa incamminata senza indugio sulla strada della «conversione pastorale e missionaria»: un atteggiamento personale e comunitario «capace di trasformare» nel profondo consuetudini, stili, linguaggio, strutture, orientandoli verso l’evangelizzazione piuttosto che verso «l’autopreservazione».
Quel «sogno» è al centro dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, presentata questa mattina, martedì 26 novembre, nella Sala Stampa della Santa Sede. Un documento di 224 pagine, suddiviso in cinque capitoli, che raccoglie i frutti del Sinodo dei vescovi su «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede» svoltosi in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012. Ma è evidente che l’intenzione del Pontefice va ben al di là della semplice recezione delle indicazioni dei padri sinodali. Perché quello che viene offerto all’intera comunità cristiana è un testo denso e impegnativo, che — sottolineatura di non poco conto — «ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti».
«Desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani — scrive Papa Francesco — per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni». Al Pontefice sta a cuore che ogni battezzato porti agli altri con nuovo dinamismo l’amore di Gesù, vivendo in «stato permanente di missione».
Questo invito a «recuperare la freschezza originale del Vangelo» coinvolge ogni fedele, perché «il sogno missionario» del vescovo di Roma è «arrivare a tutti». E «dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri — puntualizza — devo anche pensare a una conversione del papato», perché sia «più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione». È necessaria, in questo senso,  «una salutare decentralizzazione», finalizzata anche a uno statuto delle Conferenze episcopali «che le concepisca come soggetti di attribuzioni concrete, includendo una qualche autentica autorità dottrinale». In ogni caso, non bisogna aver paura di rivedere consuetudini della Chiesa «non direttamente legate al nucleo del Vangelo», anche qualora risultassero «molto radicate nel corso della storia». L’appello è a essere sempre «audaci e creativi», abbandonando una volta per tutte «il comodo criterio pastorale del “si è sempre fatto così”».
A partire da queste premesse il documento propone le linee di un percorso dove si ritrovano molti dei temi più cari al magistero pastorale di Papa Bergoglio. Tra questi, l’invito a riscoprire la misericordia come «la più grande di tutte le virtù», evitando che nella predicazione «alcuni accenti dottrinali o morali»  oscurino eccessivamente il messaggio di amore del Vangelo. E la necessità di aprire le porte della Chiesa per «uscire verso gli altri» e raggiungere «le periferie umane» del nostro tempo.
Tagliente è il giudizio del Pontefice sugli attuali assetti economico-finanziari mondiali, che moltiplicano diseguaglianze ed esclusione sociale: «questa economia uccide» denuncia, puntando nuovamente il dito contro «la cultura dello scarto» e «l’idolatria del denaro». Non a caso un intero capitolo si sofferma sulla «dimensione sociale dell’evangelizzazione», con penetranti sottolineature sulla necessità dello sviluppo integrale dei più bisognosi — «per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica, prima che culturale, sociologica, politica o filosofica» ricorda — e della promozione del dialogo e della pace.
Il nucleo centrale del documento è dedicato espressamente a quanti nella Chiesa lavorano al servizio dell’annuncio evangelico. Per evidenziarne potenzialità e iniziativa, ma anche per metterli in guardia dalle «tentazioni» ricorrenti dell’«accidia egoistica», del «pessimismo sterile», della «mondanità spirituale». In questo senso, grande importanza il Papa attribuisce alla «forza evangelizzatrice della pietà popolare» e alla cura della predicazione da parte dei sacerdoti.

NUOVA EVANGELIZZAZIONE

Cos'è la Nuova Evangelizzazione?  La gioia del Vangelo   Discorso del Papa

La Chiesa povera per i poveri   Percheè è necessario annunciare Gesù Cristo?

Papa Francesco: una Chiesa dalle porte aperte 

“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”: inizia così l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, pubblicata martedì, con cui Papa Francesco sviluppa il tema dell’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, raccogliendo, tra l’altro, il contributo dei lavori del Sinodo che si è svolto in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede”. La sintesi di questo importante documento nel servizio di Sergio Centofanti:

Con questa Esortazione, il Papa indica alcune "vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni”. Ne segnaliamo cinque. Innanzitutto, intende avviare “una nuova tappa evangelizzatrice” caratterizzata dalla gioia. E’ un accorato appello a tutti i battezzati perché con nuovo fervore e dinamismo portino agli altri l’amore di Gesù che sperimentano nella loro vita, la gioia e la bellezza della sua amicizia, in uno “stato permanente di missione”. I cristiani sono chiamati ad essere “evangelizzatori con Spirito” che “pregano e lavorano”: sulla loro bocca deve risuonare il primo annuncio o ‘kerygma’: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”.

Secondo punto: rinnovamento con creatività e audacia, a partire dal recupero della “freschezza originale del Vangelo”. Occorre “una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno”, e una “riforma delle strutture” ecclesiali perché “diventino tutte più missionarie”. Il Pontefice pensa anche ad “una conversione del papato” sulla via di una maggiore collegialità e di una “salutare decentralizzazione”. Bisogna trovare “nuove strade” e “metodi creativi”, non avere paura di rivedere consuetudini e norme della Chiesa che non sono “direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia”. Sottolinea la necessità di far crescere la responsabilità dei laici, tenuti “al margine delle decisioni” da “un eccessivo clericalismo”, e di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”, in particolare “nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti”.

Terzo punto: una Chiesa aperta, accogliente e misericordiosa. Il Papa invita la Chiesa ad avere “le porte aperte”. La Chiesa è il luogo della misericordia non della condanna, perché Dio non si stanca mai di perdonare. “Nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi”. Così, l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. La Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Papa Francesco ribadisce di preferire una Chiesa “ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa … rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci … è che tanti nostri fratelli vivono” senza l’amicizia di Gesù. L’annuncio del Vangelo deve avere caratteristiche positive: vicinanza, rispetto, compassione, pazienza per la fatica di un cammino di maturazione. Anche le omelie dei sacerdoti devono rifuggire da una “predicazione puramente moralista o indottrinante” ed essere positive per non lasciare “prigionieri della negatività”, ma offrire “sempre speranza”, riuscendo a dire “parole che fanno ardere i cuori”.

Quarto punto. Il dialogo e l’incontro: con gli altri cristiani (l’ecumenismo è “una via imprescindibile dell’evangelizzazione”), con le altre religioni (“condizione necessaria per la pace nel mondo”) e con i non credenti. Il dialogo va condotto “con un’identità chiara e gioiosa”: non oscura l’evangelizzazione. In particolare, il Papa osserva che “in quest’epoca acquista notevole importanza la relazione” con i musulmani. Implora “umilmente” i Paesi di tradizione islamica perché garantiscano la libertà religiosa ai cristiani, anche “tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei Paesi occidentali!”. Contro il tentativo di privatizzare le religioni, afferma che “il rispetto dovuto alle minoranze di agnostici o di non credenti” non deve mettere “a tacere le convinzioni di maggioranze credenti”.

Quinto punto. La Chiesa sia voce profetica, capace di parlare “con audacia … anche controcorrente”. Ribadisce l’opzione della Chiesa per i poveri. Il Papa chiede “una Chiesa povera per i poveri”. Denuncia l’attuale sistema economico che “è ingiusto alla radice”. “Questa economia uccide” perché prevale la “legge del più forte”. L’attuale cultura dello “scarto” ha creato “qualcosa di nuovo”: “gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti, ‘avanzi’”.“Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!". Le comunità cristiane che si dimenticano dei poveri sono destinate alla dissoluzione. “Tra questi deboli di cui la Chiesa vuole prendersi cura” ci sono “i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti … Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana”. La famiglia – prosegue il Papa – “attraversa una crisi culturale profonda” che “favorisce uno stile di vita … che snatura i vincoli familiari”. Denuncia le “nuove situazioni di persecuzione dei cristiani”.

L’Esortazione si conclude con una preghiera a Maria “Madre dell’Evangelizzazione”. Guardando alla Madre di Dio “torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”.





La parola del giorno 25/02/2014


Martedì della VII settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Lettera di san Giacomo 4,1-10.
Carissimi, da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra?
Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete;
chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri.
Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio.
O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi?
Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice: Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia.
Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi.
Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti.
Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza.
Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.


Salmi 55(54),7-8.9-10a.10b-11a.23.
"Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano, abiterei nel deserto.
Riposerei in un luogo di riparo
dalla furia del vento e dell'uragano".

Disperdili, Signore, confondi le loro lingue:
ho visto nella città violenza e contese.
Giorno e notte si aggirano sulle sue mura.


Getta sul Signore il tuo affanno
ed egli ti darà sostegno,
mai permetterà che il giusto vacilli.
 

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 9,30-37.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.
Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Vangelo secondo Marco


Capitolo 1

I. LA PREPARAZIONE DEL MINISTERO DI GESU'

Predicazione di Giovanni Battista

[1]Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. [2]Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
[3]Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri,
[4]si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. [5]Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. [6]Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico [7]e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. [8]Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

Battesimo di Gesù

[9]In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. [10]E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. [11]E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».

Tentazione nel deserto

[12]Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto [13]e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.

II. IL MINISTERO DI GESU' IN GALILEA

Gesù inaugura la sua predicazione

[14]Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: [15]«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo».

Chiamata dei primi quattro discepoli

[16]Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. [17]Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». [18]E subito, lasciate le reti, lo seguirono. [19]Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. [20]Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

Gesù insegna a Cafarnao e guarisce un indemoniato

[21]Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. [22]Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. [23]Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: [24]«Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». [25]E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». [26]E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. [27]Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». [28]La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

Guarigione della suocera di Simone

[29]E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. [30]La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. [31]Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.

Molte guarigioni

[32]Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. [33]Tutta la città era riunita davanti alla porta. [34]Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Gesù abbandona in segreto Cafarnao e percorre la Galilea

[35]Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. [36]Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce [37]e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». [38]Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». [39]E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Guarigione di un lebbroso

[40]Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». [41]Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». [42]Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. [43]E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: [44]«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». [45]Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

SALMO 29


1 Salmo. Di Davide.
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
2 Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
3 La voce del Signore è sopra le acque,
tuona il Dio della gloria,
il Signore sulle grandi acque.
4 La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.
5 La voce del Signore schianta i cedri,
schianta il Signore i cedri del Libano.
6 Fa balzare come un vitello il Libano,
e il monte Sirion come un giovane bufalo.
7 La voce del Signore saetta fiamme di fuoco,
8 la voce del Signore scuote il deserto,
scuote il Signore il deserto di Kades.
9 La voce del Signore provoca le doglie alle cerve
e affretta il parto delle capre.
Nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
10 Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.
11 Il Signore darà potenza al suo popolo,
il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

La Frase del giorno 25 Febbraio

Solo grazie ad un programma di 
esercizio intenso gli atleti sono in 
grado di sviluppare il loro pieno
potenziale. Solo grazie alle avversità
noi possiamo sviluppare la nostra 
forza interiore.