venerdì 24 gennaio 2014

La pace si fa cercando di vedere nell’altro l’immagine di Dio



La pace si fa così: con l’umiltà, l’umiliazione, cercando sempre di vedere nell’altro l’immagine di Dio” con queste parole Papa Francesco ha spiegato come non sia facile costruire il dialogo con gli altri, a maggior ragione quando tendiamo a creare muri di rancore al posto che strade di ascolto e riconciliazione come invece ha insegnato Gesù.
Prendendo spunto dalle scritture del giorno, che narrano dello sconto tra Saul e Davide, il Pontefice ha focalizzato la sua attenzione su quella che egli definisce ”un’altra strada” ovvero “la strada di avvicinarsi, di chiarire la situazione, di spiegarsi. La strada del dialogo per fare la pace“.
Non è questo un cammino facile, continua Bergoglio “per dialogare è necessaria la mitezza, senza gridare” ma questo non basta, per dialogare è “necessario anche pensare che l’altra persona ha qualcosa di più di me“.
Umiltà, mitezza, farsi tutto a tutti e anche – però non è scritto nella Bibbia –” ha in modo schietto aggiunto il Pontefice “ingoiare tanti rospi“. La via che conduce alla pace non passa per l’avere ragione o per l’essere nel giusto, ma invece passa per l’umiliazione. “Ma, dobbiamo farlo, perché la pace si fa così – ha chiarito Papa Francesco – con l’umiltà, l’umiliazione, cercando sempre di vedere nell’altro l’immagine di Dio“.
E il fatto è che più passa il tempo, senza dialogo, ognuno nelle sue posizioni più le cose peggiorano: “il tempo fa crescere il muro, come fa crescere l’erba cattiva che impedisce la crescita del grano”. Il cristiano deve farsi ponte, deve trasformarsi in un ponte di unione e non in un muro di divisione “Non è facile. Non è facile - ha ammesso Bergoglio - Gesù lo ha fatto: si è umiliato fino alla fine, ci ha fatto vedere la strada”.
Capita che nella vita volino piatti, aveva già detto Papa Francesco, ma subito “dopo che è passata la tormenta” bisogna “avvicinarsi al dialogo” affinché proprio nelle famiglie che sono la prima culla della pace non si creino muri di divisione. “Io ho paura di questi muri, di questi muri - ha quindi concluso il Pontefice - che crescono ogni giorno e favoriscono i risentimenti. Anche l’odio“.

Preghiera nelle persecuzioni


Preghiamo che ci sia presto restituita la pace,
che presto possiamo uscire dai nostri
nascondigli ed avere aiuto nei pericoli;
che si compia quanto il Signore si è degnato
di annunziare ai suoi servi: la restaurazione
della Chiesa, la sicurezza della nostra salute,
il sereno dopo la pioggla, la luce dopo
le tenebre, la calma tranquilla dopo le
tempeste e l'uragano, l'aiuto premuroso del
suo amore paterno, le consuete grandezze
della divina maestà per cui siano rintuzzate
le bestemmie dei persecutori, sia più sincera
la penitenza dl coloro che caddero e sia
glorificata la fede forte ed incrollabile
di coloro che perseverarono.

Il regno di Dio o quello del denaro?



Una delle preghiere recitate più sovente nel mondo cristiano è il “Padre nostro”. Contiene questa richesta: “Venga il tuo regno!” Si fa fatica a credere che esprima il desiderio sincero del nostro povero mondo, quando lo si vede correre verso un tutt’altro regno: quello del denaro.
L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori. (1 Timoteo 6:10)
Guadagnare, speculare, lavorare per produrre di più, accrescere i profitti per poter consumare di più e concedersi sempre più piaceri.
Gesù, guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!» I discepoli si stupirono di queste sue parole. E Gesù replicò loro: «Figlioli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». Ed essi sempre più stupiti dicevano tra di loro: «Chi dunque può essere salvato?» Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio». (Marco 10:23-27)
In altre parole, uno dei più grandi ostacoli per accettare la salvezza, è proprio l’attrazione delle ricchezze cha affascinano l’uomo.
Esaminiamoci sinceramente. Che cosa primeggia nei nostri desideri? E’ veramente il regno di Dio, vale a dire il pieno riconoscimento della sua autorità? Non solo sul pianeta per stabilirvi finalmente la giustizia e la pace – il che avrà luogo – ma sopratutto nel nostro cuore, fin da oggi.

Il gregge del Signore



Davanti a noi un grande gregge di pecore stava attraversando la valle: il pastore camminava a passo lento, ma il suo cane, attivo e ben addestrato, correva da un lato all’altro per radunare le disperse. Eravamo affascinati dai suoi interventi continui e coraggiosi.
A quel punto mio padre, che afferrava tali occasioni per darci degli insegnamenti, mi chiese: “Enrico, se tu dovessi costituire un piccolo gregge, come sceglieresti le pecore?”
- Eliminerei quelle che zoppicano, poi le deboli e quelle che hanno tendenza a smarrirsi, poi terrei conto della qualità della loro lana.
- Selezionandole così, otteresti certamente un buon gregge. Ma sai come fa Gesù, il buon pastore, per formare il suo gregge che è la sua Chiesa? Chiama tutti gli uomini, sopratutto i deboli, quelli che sono stanchi e affaticati, straziati dalla vita, i diseredati, i disprezzati. Poi si fa carico di quelli che si confidano in lui e gli obbediscono, perché li ama così come sono”.
Io stesso pascerò le mie pecore e le farò riposare», dice il Signore, l’Eterno. «Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata ma distruggerò la grassa e la forte; le pascerò con giustizia. (Ezechiele 34:15-16)
E’ lo stesso per la Chiesa del Signore, composta da quelli che hanno riconosciuto la loro debolezza e colpevolezza davanti a Dio, ma che hanno accettato Gesù Cristo. Allora hanno ricevuto una nobiltà divina, quella di essere figli di Dio. Sono tutti uniti tra loro per l’eternità da uno stesso Spirito e formano “la Sposa di Cristo”.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. (Giovanni 10:27-28)

Quanto è bello amare il Signore!



Gloria a Dio. Quanto e’ bello amare il Signore. Amici, Gesu’ lascio’ il suo trono celeste, per venire in cerca dell’uomo, come la chioccia va in cerca dei suoi pulcini, e ci trovo’ immersi in un fango peccaminoso, lacerati da satana. E Gesu’ si venne a prendere cura di noi, e con tutto cio’ l’uomo e’ disinteressato quando Gesu’ gli parla, perche’ satana lo abbaglia con una falsa luce, luce d’inganno che porta l’uomo lontano da Dio. Amici, Gesu’ venne a dividere il male dal bene. Luca 11: 52 dice. “Guai a voi, dottori della legge, perche’ avete portato via la chiave della scienza! Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare lo avete impedito.” Gloria a Dio. Percio’ amici, Gesu’ venne nel mondo per aprire la via del cielo. Amici, queste persone che si chiamavano maestri, satana li aveva sopraffatti con bugie, illuminandoli con una falsa luce, ma Gesu’ non temette di dire loro quello che stavano per fare. Amici, Gesu’ porto’ liberta’ ad ogni cuore disposto, come fu disposto Paolo alla chiamata di Gesu’. Amico, ripeto, ascolta la voce di Dio, gloria al nome glorioso di Gesu’.

ATTO DI CONSACRAZIONE DEL GENERE UMANO A CRISTO RE

« O Gesù dolcissimo, o Redentore del genere umano, riguarda a noi umilmente prostrati innanzi a te. Noi siamo tuoi, e tuoi vogliamo essere; e per vivere a te più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi, oggi spontaneamente si consacra al tuo sacratissimo Cuore. 

« Molti, purtroppo, non ti conobbero mai; molti, disprezzando i tuoi comandamenti, ti ripudiarono. O benignissimo Ge­sù, abbi misericordia e degli uni e degli altri e tutti quanti attira al tuo sacratissimo Cuore. 

« O Signore, sii il Re non solo dei fe­deli, che non si allontanarono mai da te, ma anche di quei figli prodighi che ti abbandonarono; fa' che questi, quanto prima, ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame. Sii il Re di coloro, che vivono nell'inganno e nell'errore, o per discordia da te separati: ri­chiamali al porto della verità, all'unità della fede, affinché in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. 

« Largisci, o Signore, incolumità e liber­tà sicura alla tua Chiesa, concedi a tutti i popoli la tranquillità dell'ordine: fa' che da un capo all'altro della terra risuoni quest'unica voce: Sia lode a quel Cuore divino, da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen ». 

Frammenti di Cielo

S. Ignazio di Loyola ha detto:

"Pregare è seguire Cristo che va tra gli uomini, quasi accompagnandolo".

Il Dio che guarisce










Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l’un l’altro;
il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il SIGNORE
e rispettano il suo nome. (Malachia 3:16)
Quanti problemi, quante difficoltà di vario genere incontriamo nel nostro cammino, e quanti motivi per scoraggiarci!
Allora pensiamo con rispetto al Suo nome, il nome di un Dio che vede la nostra situazione e che, secondo le Sue promesse, i Suoi progetti per noi e la Sua misericordia, interverrà per aiutarci.
Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce. (Esodo 15:26)
Dio si definisce così quando, nella prima tappa del viaggio nel deserto, gli istraeliti assetati trovano una sorgente di acqua imbevibile. Dio, con un miracolo, rese quelle acque potabili.
Ognuno di noi quand’è malato desidera la guarigione, ma a volte questo non avviene. Dio non ci ha promesso che guariremo sempre da ogni nostro male, ma ci assicura che nella prova sarà con noi per aiutarci a sopportarla. E su questa promessa possiamo contare.
Beato l’uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell’Onnipotente; perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono. (Giobbe 5:17-18)
Forse la guarigione può essere un cambiamento che si produce in noi, un progresso spirituale, una riflessione che porta a confessare un peccato nascosto, un contatto col Signore che accresce la nostra comunione e la nostra conoscenza del suo amore.
Tutte quello che Dio fa è sempre per il nostro bene.

I Quattro Vangeli: Perché sono il Cuore della fede cristiana?


CHE COSA SIGNIFICA LA PAROLA VANGELO? 

  • "Vangelo" è una parola d'origine greca, εÚαγγέλιον (evangelion), che arriva all'italiano attraverso il latino evangelium e significa letteralmente lieto annuncio, buona notizia. Tale lieto annuncio riguarda la vita e la predicazione di Gesù Cristo, il Figlio Unigenito di Dio fatto uomo.
  • “Il termine 'vangelo', ai tempi di Gesù, era usato dagli imperatori romani per i loro proclami. Indipendentemente dal contenuto, essi erano definiti 'buone novelle', cioè annunci di salvezza, perché l'imperatore era considerato come il signore del mondo ed ogni suo editto come foriero di bene. Applicare questa parola alla predicazione di Gesù ebbe dunque un senso fortemente critico, come dire: Dio, non l'imperatore, è il Signore del mondo, e il vero Vangelo è quello di Gesù Cristo" (Benedetto XVI, Angelus, 27-1-08).



QUANTI E QUALI SONO I VANGELI?
Sono 4: vangelo di Matteo (Mt), Marco (Mc), Luca (Lc), Giovanni (Gv). Essi fanno parte della Sacra Scrittura, e in particolare del Nuovo Testamento. Appartengono pertanto al cànone delle Scritture, che "è l'elenco completo degli scritti sacri, che la Tradizione Apostolica ha fatto discernere alla Chiesa. Tale cànone comprende 46 scritti dell' Antico Testamento e 27 del Nuovo" (Compendio del CCC, 20).



QUANDO SONO STATI SCRITTI?
I 4 Vangeli sono stati scritti tra il 60 e il 100 d. C.



PERCHE' SONO SOLO QUATTRO?
  • Sono soltanto 4, in quanto è stata la Tradizione Apostolica a far discernere alla Chiesa che questi quattro e solo questi quattro vangeli dovessero essere compresi nell'elenco dei Libri Sacri.
  • Sant'Ireneo, Vescovo di Lione e martire, afferma, alla fine del II secolo, in un celebre passo che “poiché il mondo ha quattro regioni e quattro sono i venti principali [...] il Verbo creatore di ogni cosa [...] rivelandosi agli uomini, ci ha dato un Vangelo quadruplice, ma unificato da un unico Spirito” (Contro le eresie III 11, 8).



CHE COS'È LA TRADIZIONE APOSTOLICA?
"La Tradizione Apostolica è la trasmissione del messaggio di Cristo compiuta, sin dalle origini del cristianesimo, mediante la predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto, gli scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i Vescovi, e, attraverso questi, a tutte le generazioni fino alla fine dei tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e appreso dallo Spirito Santo.



IN QUALI MODI SI REALIZZA LA TRADIZIONE APOSTOLICA?
La Tradizione Apostolica si realizza in due modi: con la trasmissione viva della Parola di Dio (detta anche semplicemente la Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che è lo stesso annuncio della salvezza messo per iscritto.



QUALE RAPPORTO ESISTE FRA LA TRADIZIONE E LA SACRA SCRITTURA?
La Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Ambedue rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo e scaturiscono dalla stessa sorgente divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da cui la Chiesa attinge la propria certezza su tutte le verità rivelate.



QUALE RELAZIONE ESISTE TRA SCRITTURA, TRADIZIONE E MAGISTERO?
Essi sono tra loro così strettamente uniti, che nessuno di loro esiste senza gli altri. Insieme contribuiscono efficacemente, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione dello Spirito Santo, alla salvezza degli uomini" (Compendio del CCC , 12-14.17).



CHE COSA SAPPIAMO CIRCA GLI AUTORI DEI QUATTRO VANGELI?
Secondo la tradizione, circa gli autori dei quattro Vangeli sappiamo che:
  • Marco:
    • viene spesso identificato col "giovinetto vestito di un lenzuolo" che tentò di seguire Gesù dopo il suo arresto (Mc 14, 51-52). Successivamente fu discepolo di San Pietro; seguì anche San Paolo in uno dei suoi viaggi missionari;
  • Matteo:
    • chiamato anche Levi, fu uno degli apostoli. Era pubblicano, cioè esattore delle tasse: Gesù lo chiamò mentre sedeva al banco delle imposte;
  • Luca:
    • discepolo di San Paolo, lo seguì in alcuni dei suoi viaggi. È ritenuto anche l'autore degli Atti degli Apostoli. Era medico, probabilmente di Antiochia. Secondo la tradizione, dipinse anche un ritratto della Madonna;
  • Giovanni:
    • fu uno degli apostoli più vicini a Gesù. Nel suo Vangelo spesso indica se stesso con l'espressione "il discepolo che Gesù amava". È ritenuto anche l'autore di tre Lettere Apostoliche e dell' Apocalisse.



QUALE IMPORTANZA HANNO I VANGELI PER I CRISTIANI?
"I quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Gesù, costituiscono il cuore di tutte le Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa" (Compendio del CCC , 22).



COME SI SONO FORMATI I VANGELI?
Nella formazione dei Vangeli si possono distinguere tre tappe:
  • La vita e l'insegnamento di Gesù: Gesù non ha lasciato nulla di scritto. Egli ha predicato e insegnato, si è scelto e formato dei discepoli, in particolare i Dodici Apostoli. Questi hanno ascoltato per tre anni la sua parola. C'è da rilevare a questo riguardo che l'esigenza di predicare e insegnare a memoria era una abitudine costante del tempo, e nasce dal fatto che la scrittura era impraticabile in condizioni normali.
  • La tradizione orale: «Gli Apostoli poi, dopo l'ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano» (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 19). Gli Apostoli hanno attuato pertanto quanto Gesù aveva loro ordinato: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19). Dunque, essi, adempiendo a tale comando di Cristo, hanno annunciato a viva voce gli episodi di cui erano stati testimoni durante la loro vita con Gesù, ripetendo, in particolare a chi non l'aveva conosciuto, le sue parole e i suoi insegnamenti. Così lentamente i ricordi ed i racconti su Gesù, come pure le sue parole e i suoi miracoli, tramandati in modo costante e fedele, assunsero una forma letteraria ben precisa. Ad esempio, già subito dopo la Morte e la Risurrezione di Gesù, quindi intorno agli anni 40 d.C., la Chiesa così cantava nel famoso inno contenuto nella lettera di San Paolo ai Filippesi: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio" (Fil 12, 6).
    Circa tale predicazione, va rilevato che:
    • la comunità cristiana non crea il contenuto della predicazione, ma ne elabora la forma letteraria;
    • tale contenuto si basa sulla testimonianza autorevole dei testimoni oculari;
    • è strettamente controllato dalla comunità apostolica di Gerusalemme, la quale ha la preoccupazione e la convinzione di essere fedele alla memoria di Gesù.
  • I Vangeli scritti. Gli insegnamenti apostolici su Gesù non rimasero puro insegnamento orale, ma ben presto, gradualmente, furono messi per iscritto. E questo avvenne tra il 60 e il 100 d.C. «Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere» (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 19). Il motivo di questo mettere per iscritto quanto annunciavano oralmente va cercato in alcune esigenze delle prime comunità cristiane:
    • la celebrazione della liturgia: per celebrare occorrono testi da leggere;
    • la catechesi, la formazione dei credenti: i catechisti avevano bisogno di testi di riferimento sui quali basare il proprio insegnamento;
    • l'attività missionaria di annuncio ai non credenti, per la quale era necessario avere tra le mani perlomeno dei promemoria contenenti gli insegnamenti e le parole significative dette da Gesù;
    • la determinazione del comportamento morale, pratico dei cristiani nell'incontro con culture e stili di vita diversi;
    • la difesa contro accuse, calunnie e fraintendimenti, a cui le comunità erano soggette, sia da parte ebraica che pagana.
  • Esiste una continuità tra la predicazione di Gesù, la predicazione apostolica e la loro redazione evangelica.
  • Nella narrazione dei Vangeli esiste un legame molto stretto con gli avvenimenti realmente accaduti: «Per la fede biblica – spiega il card. RATZINGER – è fondamentale il riferimento a eventi storici reali. Essa non racconta la storia come un insieme di simboli di verità storiche, ma si fonda sulla storia che è accaduta sulla superficie di questa terra (…)L’attività di Gesù non è da considerare inserita in un mitico prima-o-poi, che può significare insieme sempre e mai; è un avvenimento storico precisamente databile con tutta la serietà della storia umana realmente accaduta» (Gesù di Nazaret, 2007).
  • Il tutto avvenne sotto la guida dello Spirito Santo, come aveva assicurato Gesù stesso durante la sua vita terrena: «Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14, 25-26). «Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà» (Gv 16, 14).



COME VENGONO TRASMESSI I VANGELI LUNGO I SECOLI?
  • C'è anzitutto la trasmissione manoscritta (dal 60 d.C.) in greco biblico (un tipo di lingua greca popolare, comune in quel tempo). I più antichi manoscritti dei Vangeli, come pure di tutto il Nuovo Testamento, ci sono pervenuti in greco. In seguito nel II - III secolo i Vangeli vengono tradotti dal greco in latino (la vetus latina), e poi successivamente con l'invenzione della stampa (dal 1516) si passò dalla trasmissione manoscritta a quella stampata.
  • Già nella seconda metà del II sec. San Giustino nello scrivere nel 160 la sua Apologia afferma che le memorie degli Apostoli vengono chiamate Vangeli. E' la prima testimonianza in cui si passa dal Vangelo come annuncio predicato al Vangelo come testo scritto.



I VANGELI SONO DI ORIGINE APOSTOLICA?
La Chiesa afferma come dato di fede che i Vangeli derivano dagli Apostoli. «La Chiesa ha sempre e in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro Vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli Apostoli per mandato di Cristo predicarono, dopo, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini della loro cerchia tramandato in scritti, come fondamento della fede" (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 18).



IN CHE SENSO I VANGELI SONO STORICI?
  • I Vangeli sono storici, in quanto riportano fedelmente le opere e le parole di Gesù, alla luce della sua Morte e Risurrezione sotto l'influsso dello Spirito Santo. «La Santa Madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e costanza massima, che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza alcuna esitanza la storicità, trasmettono fedelmente quanto GesùFiglio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo» (CONCILIO VATICANO II, Dei Verbum, 19).
  • Occorre tener presente che i Vangeli sono stati scritti in un periodo storico (il I secolo d.C.), in cui:
    • gli Apostoli e molte persone, che avevano conosciuto, ascoltato e vissuto con Gesù;
    • come pure persone che avevano conosciuto e vissuto con gli Apostoli erano ancora viventi, e perciò erano in grado di verificare se quanto veniva predicato e scritto corrispondeva a verità oppure no. E non va neppure dimenticato a tale riguardo che molte di queste persone hanno accettato il martirio piuttosto che rinnegare la loro fedeltà a Cristo (cfr. ad esempio la persecuzione subita da molti cristiani nell'anno 64 d.C. a causa di Nerone).
  • Per garantire la storicità dei fatti come tali, esistono anche vari criteri complementari (come il criterio della molteplice attestazione, della non-contraddizione, della continuità e della discontinuità, della conformità, ecc.), che possono fornire una certezza morale di storicità per la maggior parte dei fatti narrati nei Vangeli.


QUALI SONO I CRITERI DELL'AUTENTICITA' DEI VANGELI?
  • Criterio fondamentale: il riconoscimento della Chiesa divinamente assistita dallo Spirito Santo. Tale riconoscimento è stato anzitutto dato dalla prima Comunità ecclesiale nel I secolo d. C., ed è stato sempre riconfermato dalla Chiesa nei secoli successivi fino ad oggi.
  • Criteri oggettivi:
    • la loro origine apostolica;
    • l'assoluta fedeltà a quanto Gesù ha detto e fatto;
    • la testimonianza di coloro che furono testimoni oculari.



IN CHE SENSO I VANGELI SONO LlBRI ISPIRATI?
"Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20, 31; 2 Tm 3, 16); hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa per la composizione dei libri sacri. Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che egli voleva fossero scritte" (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 11).



PERCHÉ I VANGELI INSEGNANO LA VERITÀ?
Perché Dio stesso è il loro autore. Perciò insegnano senza errore quelle verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. "Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, bisogna ritenere, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle Sacre Scritture. Pertanto ogni Scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia perfetto, addestrato ad ogni opera buona" (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 11).



QUALI SONO ALCUNE DELLE CARATTERISTICHE DEI SINGOLI VANGELI?
  • Vangelo secondo Marco:è ritenuto il più antico dei quattro Vangeli: risale all'anno 64 d.C. , ovvero 34 anni dopo la data probabile della morte di Gesù. Ha un tono più narrativo: ricco di particolari, dipinge efficacemente la Palestina dell'epoca di Gesù. I destinatari dell'opera erano i cristiani non ebrei, probabilmente quelli di Roma. L'autore è il Marco conosciuto da Pietro, che più tardi ha accompagnato Paolo e Barnaba. Il vangelo di Marco è contrassegnato dalla 'via': il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, verso l'adempimento del mistero pasquale.
  • Vangelo secondo Matteo: era destinato ad un pubblico di origine ebraica. Lo si evince dalla frequenza con cui sono riportate le citazioni dall' Antico Testamento. Secondo la tradizione cristiana, l'autore sarebbe uno dei dodici Apostoli, in certi passi chiamato Matteo (l'esattore delle tasse), in altri Levi. Questo Vangelo, ricco di parabole e di 5 grandi discorsi di Gesù, tra cui il celeberrimo discorso della montagna (5,1-7, 29), è generalmente considerato come il testo più ricco di valore morale e che per secoli ha ispirato genti di ogni cultura e religione.
  • Vangelo secondo Luca: è un tutt'uno con gli Atti degli Apostoli. Scritti dallo stesso autore, presentano il medesimo stile e hanno lo stesso destinatario, un certo Teofilo, del quale non si hanno ulteriori notizie (il nome, in greco, significa Amico di Dio). Secondo la tradizione, l'autore è Luca, compagno di San Paolo in alcuni dei suoi viaggi. Il cuore dell'opera è l'attività di Gesù a Gerusalemme, la predicazione dell'inizio di una nuova era, il riscatto degli uomini e l'amore per i poveri.
  • Vangelo secondo Giovanni: è molto diverso, anche stilisticamente, rispetto agli altri. Ci sono molte meno parabole, meno miracoli, non vi è accenno all'istituzione dell'Eucaristia, al Padre nostro, alle beatitudini. Compaiono invece nuove espressioni per indicare Gesù (ad es. Verbo di Dio). Secondo la tradizione l'autore è l'Apostolo Giovanni, quello prediletto da Gesù, autore anche dell' Apocalisse. Un grande scrittore cristiano del III secolo, Origene, definiva così il quarto Vangelo: «il fiore di tutta la Sacra Scrittura è il Vangelo e il fiore del Vangelo è quello trasmesso a noi da Giovanni, il cui senso profondo e riposto nessuno mai potrà pienamente cogliere».


QUALI CARATTERISTICHE PRESENTANO I VANGELI NEL LORO INSIEME?
  • Circa le Fonti, occorre rilevare:
    • l'accurata ricerca di fatti storici. Così si esprime al riguardo Luca all'inizio del suo Vangelo: "Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto" (1, 1-4);
    • la testimonianza oculare e l'esperienza sorprendente, nuova, di alcune persone che hanno vissuto con Gesù.
  • Circa il Contenuto:
    • i Vangeli si completano a vicenda, evidenziando ciascuno alcuni aspetti particolari dell'insegnamento e dell'operato di Cristo. Le differenziazioni che ci sono tra un Vangelo e l’altro non intaccano la sostanziale storicità della persona di Gesù, di quanto egli ha detto e fatto;
    • non solo contengono la Parola di Dio, ma sono essi stessi Parola di Dio: Parola di Dio in parola umana. In quanto opera umana, i Vangeli vanno studiati con criteri scientifici (di critica letteraria e storica), ma in quanto Parola di Dio, vanno letti anche e soprattutto con criteri di fede;
    • Gesù Cristo è il contenuto centrale, il dato primordiale e permanente, il centro stabile che unifica, dà solidità ai Vangeli, i quali sono l'eco fedele di quanto Gesù ha detto e fatto. I Vangeli sono un libro solo e quest'unico libro è Cristo. Egli è il rivelatore definitivo del Padre con il suo stesso essere, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua Morte e Risurrezione, con il dono dello Spirito Santo;
    • la fede cristiana non è «una religione del Libro», ma della Parola di Dio, che non è «una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di Chiaravalle);
    • c'è un contenuto comune nel presentare i fatti principali della vita di Gesù: Gesù vien presentato nei suoi lineamenti principali, nelle costanti del suo insegnamento e comportamento, nei momenti fondamentali della sua vita pubblica, nella sua assoluta novità e originalità: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità" (Gv 1, 14).
  • Circa l'Interpretazione degli eventi: essa viene fatta alla luce della Risurrezione di Gesù e messa a servizio della vita dei credenti e della Chiesa. I Vangeli furono scritti nella certezza che Gesù morto sulla croce è risorto, quindi è sempre vivo e presente nella Chiesa. Ora per conoscere il Risorto occorre rivolgersi alla vita e all'insegnamento passati di Gesù, ma non semplicemente in quanto passati, ma per illuminare con questo passato Cristo attualmente vivo.
  • Circa la Finalità, i Vangeli:
    • non si prefiggono di offrirci una biografia di Gesù. Gli autori sacri, come già la tradizione prima di essi, non hanno interesse a conoscere in dettaglio la descrizione degli eventi della vita di Gesù. I dettagli presenti nel testo non servono alla descrizione cronistica del fatto;
    • neppure offrono risposte a problemi di storia o di scienza: la verità che Gesù comunica è per la nostra salvezza. I Vangeli riportano fatti e detti di Gesù, ritenuti importanti per il loro significato salvifico;
    • si propongono invece di esprimere e suscitare la fede nel Signore Gesù. Essendo trasmessa da credenti per suscitare e nutrire la fede, la tradizione evangelica porta l'attenzione al significato che hanno per la fede questi eventi. Quindi la verità di un racconto non sta nell'esatto resoconto di un fatto, ma nel cogliere il senso, il valore, la lezione contenuta nel fatto.



QUALE UNITÀ ESISTE FRA ANTICO E NUOVO TESTAMENTO?
"La Scrittura è una, in quanto unica è la Parola di Dio, unico il progetto salvifico di Dio, unica l'ispirazione divina di entrambi i Testamenti. L'Antico Testamento prepara il Nuovo e il Nuovo dà compimento all' Antico: i due si illuminano a vicenda.



QUALE FUNZIONE HA LA SACRA SCRITTURA NELLA VITA DELLA CHIESA?
La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore alla vita della Chiesa. È, per i suoi figli, saldezza della fede, cibo e sorgente di vita spirituale. È l'anima della teologia e della predicazione pastorale. Dice il Salmista: essa è «lampada per i miei passi, luce sul mio cammino» (Sal 119, 105). La Chiesa esorta perciò alla frequente lettura della Sacra Scrittura, perché «l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (San Girolamo)" (Compendio del CCC , 23-24).



CHE COSA SONO I VANGELI APOCRIFI?
  • Dal II secolo in avanti (quindi a distanza di tempo dagli eventi narrati) nascono altri vangeli, detti apocrifi (come il Vangelo di Tommaso, di Filippo, di Pietro, il Protovangelo di Giacomo…). Essi:
    • nascono (ad es. i vangeli gnostici) nel contesto di correnti teologiche giudicate eretiche dalla Chiesa del tempo;
    • alcuni contengono delle verità, altri presentano amplificazioni fantasiose rispetto ai Vangeli canonici e un gusto teatrale proprio di un cristianesimo popolare;
    • in molti casi, si prefiggono di colmare i silenzi dei 4 Vangeli su certi periodi della vita di Gesù (in particolare dei suoi primi trent'anni), dando largo spazio alla fantasia e all'invenzione;
    • mostrano un interesse particolare per gli aspetti strepitosi dei miracoli, per l'infanzia di Gesù, per le vicende degli Apostoli non menzionati nel libro degli Atti degli Apostoli ;
    • alcuni di essi addirittura non parlano della Morte e Risurrezione di Cristo.
  • Per questi motivi, a differenza dei quattro vangeli canonici, non sono stati riconosciuti come ispirati dalla Chiesa, la quale, appena furono scritti, li ha rifiutati giudicandoli come inattendibili e anzi dannosi.
  • Ciò nonostante, hanno avuto una certa influenza nella tradizione e nell'iconografia: ad esempio la presenza del bue e dell'asinello nella grotta della Natività e il nome dei genitori di Maria (Gioacchino e Anna) ci giungono proprio dal protovangelo di Giacomo, il più famoso. Altri testi apocrifi sono venuti recentemente alla luce, come il vangelo di Didimo Giuda Tommaso.
  • E' necessario ricordare che i 4 Vangeli autentici sono precedenti ai vangeli apocrifi. Il Vangelo di Giovanni, che è l'ultimo dei quattro, fu composto verso il 90-95, molti decenni prima che alcuni autori scrivessero i vangeli apocrifi.



ESISTONO TESTIMONIANZE EXTRABIBLICHE CHE AVVALORANO IL CONTENUTO DEI VANGELI?
Ne esistono varie:
  • La prima è quella di Plinio il Giovane, che fu proconsole della Bitinia negli anni 111-113 d.C., e che in una delle epistole inviate all’imperatore Traiano scrive che i cristiani erano “soliti riunirsi prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio”. Quindi, afferma che erano convinti della divinità del Cristo.
  • Svetonio, invece, nella sua opera “Vita dei dodici Cesari”, riferendo un fatto accaduto intorno al 50 d.C., afferma che Claudio “espulse da Roma i Giudei che per istigazione di Cresto erano continua causa di disordine” (Vita Claudii XXIII, 4). Svetonio scrisse “Chrestus” in luogo di “Christus”, non conoscendo la differenza tra giudei e cristiani, e per la somiglianza tra Chrestòs, che era un nome greco molto comune, e Christòs che voleva dire l' “unto”, il “Messia”. Quindi esistevano a Roma giudeo cristiani e – direi – ebrei non convertiti che disputavano fra di loro su Cristo e che potevano apparire agli occhi dell’autorità romana come causa di disordine pubblico.
  • C'è poi la testimonianza dello storico romano Tacito che negli Annali narra dell'incendio scoppiato a Roma nel 64 d.C., di cui fu accusato l'imperatore Nerone, il quale fece di tutto “per far cessare tale diceria”, e per questo “si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani”. Tacito afferma inoltre che l'“origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso” (Ann. XV, 44). 



QUALI SONO I CRITERI DI LETTURA DEI VANGELI?
  • Occorre anzitutto "ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole. Per comprendere l'intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei «generi letterari» allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca" (CCC, 109-110).
  • Essendo i Vangeli ispirati, c'è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe «lettera morta»: «La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 12). Il Concilio Vaticano II indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l'ha ispirata: 1) attenzione al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella Tradizione viva della Chiesa; 3) rispetto dell'analogia della fede, cioè della coesione delle verità della fede tra di loro.
  • I Vangeli vanno interpretati sotto la guida del Magistero della Chiesa, al quale spetta interpretare autenticamente il deposito della fede. "L'interpretazione autentica di tale deposito compete al solo Magistero vivente della Chiesa, e cioè al Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con lui. Al Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo della verità, spetta anche definire i dogmi, che sono formulazioni delle verità contenute nella Rivelazione divina. Tale autorità si estende anche alle verità necessariamente collegate con la Rivelazione" (Compendio del CCC , 16).
  • I Vangeli vanno letti tenendo presente l'unità globale del progetto divino, che si attua nella storia e che Dio ha rivelato in maniera piena e definitiva nel Suo Figlio Unigenito Gesù Cristo.


IN QUALE MODO LEGGERE I VANGELI?
  • Anzitutto una citazione evangelica va letta così:
    Mt 3, 1-4 significa: libro di Matteo, capitolo 3, dal versetto 1 al versetto 4.
  • La lettura dei Vangeli può essere compiuta in modo individuale o comunitario, di uno o più passi, di una o più pagine. Tale lettura va fatta con attenzione, senza sorvolare ciò che sembra secondario, interpretando correttamente il senso del testo biblico. E si sviluppa, grazie all'aiuto dello Spirito, in meditazione, contemplazione e preghiera.
    • Meditazione (Meditatio): ciò che è stato letto va confrontato con i passi biblici paralleli e applicato alla vita personale, prendendo un impegno concreto;
    • Contemplazione (Contemplatio): è il momento della riflessione, del silenzio e dell'adorazione, fino ad avvertire la viva presenza di Dio;
    • Preghiera (Oratio): è il momento della lode e dell'intercessione. Il discepolo condivide con altri fratelli la sua fede e prega secondo quanto l'incontro con Dio in quel brano della Scrittura gli ha suggerito. Tutto questo può avvenire anche in un contesto di una sobria celebrazione comunitaria. "La lettura della sacra Scrittura dev'essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l'uomo"(Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 25).
  • E' necessario anche tener presenti alcune esigenze per leggere bene i Vangeli:
    • conoscenza del linguaggio evangelico e attenzione al senso letterale, individuando anche lo scopo, l'argomento e la disposizione del testo. A tal fine è necessario ricorrere agli strumenti di una corretta esegesi, per non cadere in interpretazioni arbitrarie;
    • lettura e rilettura incessante del testo evangelico per acquisire una certa familiarità con il suo orizzonte complessivo. A tal fine è utile confrontare un brano con altri testi della Bibbia. L'unità della S. Scrittura, che rappresenta l'unità del disegno salvifico, chiede che un singolo brano sia letto nel contesto di altri, confrontato con altri; che l'Antico Testamento sia letto alla luce del Nuovo, ma anche il Nuovo Testamento sia letto alla luce dell'Antico per riconoscere la "pedagogia di Dio", in quanto esso non può essere compreso al di fuori di una stretta relazione con l'Antico Testamento e con la tradizione ebraica che lo trasmetteva;
    • lettura attualizzante: è necessario attualizzare il testo biblico nel nostro tempo. Attraverso la lettura del passato, lo Spirito ci aiuta a discernere il senso che egli stesso va donando ai problemi e avvenimenti del nostro tempo, abilitandoci a leggere la Bibbia con la vita e la vita con la Bibbia;
    • attenzione ai sensi della S. Scrittura, e quindi dei Vangeli.

QUALI SONO I SENSI DELLA SCRITTURA?
"Secondo un'antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso quest'ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza.
  • Il senso letterale. È quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraverso l' esegesi che segue le regole della retta interpretazione. «Omnes [Sacrae Scripturae] sensus fundentur super unum, scilicet litteralem - Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello letterale».
  • Il senso spirituale. Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni. Esso comprende:
    • Il senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e quindi del Battesimo;
    • Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati scritti «per ammonimento nostro» (1 Cor 10, 11);
    • Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci conduce verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme celeste.
  • Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensi: la lettera insegna i fatti, l'allegoria che cosa credere, il senso morale che cosa fare, e l'anagogia dove tendere (Littera gesta docet, quid credas allegoria. Moralis quid agas, quo tendas anagogia)" (CCC, 115-118).
Il Primicerio
della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma
Monsignor Raffaello Martinelli

Gocce di vita

"L’uomo pio è scomparso dalla terra,
non c’è più un giusto fra gli uomini:

tutti stanno in agguato
per spargere sangue;
ognuno dà la caccia al fratello".
(Michea 7,1)

La frase del giorno 24 Gennaio


Il successo con la gente comincia
con l'amore per la gente.

La parola del giorno 24/01/2014

♥ Antifona d'ingresso____________
Darò a voi dei pastori secondo il mio cuore,
essi vi guideranno con sapienza e dottrina. (Ger 3,15)



† Lettura____________________ 1Sam 24,3-21
Non stenderò la mano su di lui, perché egli è il consacrato del Signore.

Dal primo libro di Samuèle

In quei giorni, Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c’era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna.
Gli uomini di Davide gli dissero: «Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: “Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi”». Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. Poi disse ai suoi uomini: «Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore». Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via.
Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: «O re, mio signore!». Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Davide disse a Saul: «Perché ascolti la voce di chi dice: “Ecco, Davide cerca il tuo male”? Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: “Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore”. Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te. Come dice il proverbio antico:
“Dai malvagi esce il male,
ma la mia mano non sarà contro di te”.
Contro chi è uscito il re d’Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e difenda la mia causa e mi liberi dalla tua mano».
Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Saul alzò la voce e pianse. Poi continuò rivolto a Davide: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d’Israele».

Parola di Dio


† Il Vangelo del giorno (Daily Gospel)_________________
Mc 3,13-19
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Parola del Signore


† Salmo______________________
Sal 56
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te si rifugia l’anima mia;
all’ombra delle tue ali mi rifugio
finché l’insidia sia passata.

Invocherò Dio, l’Altissimo,
Dio che fa tutto per me.
Mandi dal cielo a salvarmi,
confonda chi vuole inghiottirmi;
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà.

Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
Grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.  


Commento: San Francesco di Sales ha reso amabile la Chiesa in un tempo di lotte; è un esempio di dolcezza e ha saputo mostrare che il giogo del Signore è facile da portare e il suo carico leggero, attirando così molte anime.
E un vero riposo per l'anima contemplare questo santo, leggere i suoi scritti, tale è la carità, la pazienza, l'ottimismo profondo che da essi si sprigiona. Qual è la sorgente di questa dolcezza? Essa viene da una grandissima speranza in Dio. Nella vita di san Francesco di Sales si racconta che nella sua giovinezza visse un periodo di prove terribili in cui si sentiva respinto da Dio e perdeva la speranza di salvarsi. Pregò, fu definitivamente liberato e da allora fu purificato dall'orgoglio e preparato a quella dolcezza che lo contraddistinse. Non faceva conto su di sé: aveva sentito con chiarezza quanto fosse capace di perdersi, come da solo non potesse giungere alla perfezione, all'amore, alla salvezza e questa consapevolezza lo rendeva dolce e accogliente verso tutti. Ma più ancora dell'umiltà quella prova gli insegnò la bontà del Signore, che ci ama, che effonde il suo amore nel nostro cuore.
San Francesco esultava di gioia al pensiero che tutta la legge si riassume nel comandamento dell'amore e che nell'amare non dobbiamo temere nessun eccesso. Scrisse un lungo Trattato dell'amore di Dio e anche un libro più semplice, ma delizioso: Introduzione alla vita devota. Quest'ultimo lo compose capitolo per capitolo scrivendo lettere ad una giovane donna attirata da Dio. Parlandone a santa Giovanna de Chantal che già conosceva diceva di aver scoperto un'anima che era "tutta d'oro" e che egli cercava di guidare nella vita spirituale.
E veramente meraviglioso vedere con quale semplicità e anche con quale ricchezza di immagini, di stile, questo vescovo sovraccarico di cure e di preoccupazioni trovava il tempo di esprimersi per rendere amabile la devozione ("La vera devozione diceva non danneggia niente e perfeziona tutto"), per mostrare che Dio non è un padrone duro, ma un Padre pieno di bontà, che quando trova un cuore ben disposto lo riempie di pace, di gioia, di soavità, lo introduce veramente in un paese dove scorrono latte e miele come dice la Scrittura. E proprio l'impressione che si prova leggendo san Francesco di Sales.
La sua dolcezza non è debolezza, mancanza di energia: egli si donò sempre con vigore straordinario. Prima di essere vescovo aveva già esercitato il ministero nella regione dello Chablais che era tutta passata al protestantesimo ed era riuscito, con fatiche enormi anche fisiche, nei gelidi inverni alpini, superando tutte le difficoltà, a riportare quegli abitanti alla Chiesa cattolica: fu una delle grandi gioie della sua vita.
Non riuscì però ad estendere il suo apostolato come avrebbe voluto. Non potè mai risiedere a Ginevra sua città episcopale, diventata roccaforte dei calvinisti che gliene proibirono l'accesso sotto pena di morte. Tentò una volta a rischio della vita ma inutilmente. Avrebbe potuto provare dispetto e amarezza di fronte a questo ostacolo insormontabile, ma la sua fiducia e il suo amore lo mantennero nella profonda pace di chi compie l'opera di Dio secondo le proprie possibilità. Anche questo è un trionfo della pazienza e della mitezza: non irrigidirsi, non amareggiarsi davanti a difficoltà che non si riesce a vincere ma continuare a vedere dovunque la grazia del Signore e a rendere amabili le sue vie.
Domandiamo al Signore che ci faccia assomigliare a questo santo nella sua pazienza, dolcezza, semplicità, fiducia, che lo resero così simile a Gesù mite e umile di cuore.