lunedì 19 maggio 2014

Papa Francesco: accettiamo il dolore con fiducia sull'esempio del Beato ...

Papa Francesco: La sofferenza è verifica della fede, segno che Dio è Amore, fedele, misericordioso, consolatore

La sofferenza è verifica della fede, segno che Dio è Amore, fedele, misericordioso, consolatore
Papa Francesco ha incontrato i membri dell’Associazione Silenziosi Operai della Croce – Centri Volontari della Sofferenza, istituzione creata dal beato Luigi Novarese, e che ancora oggi porta avanti la sua missione di educazione dei “malati e dei disabili a valorizzare le loro sofferenze all’interno di un’azione apostolica portata avanti con fede e amore per gli altri“.
Esistono vari modi di vivere la sofferenza, alcuni dei quali non sono propri del cristiano: così, ad esempio, sopportare passivamente il dolore – come gli stoici – non è cristiano! Neppure vivere il dolore ribellandosi a questo e non accettandolo è proprio del cristiano: è dall’imitazione di Gesù stesso che dobbiamo lasciarci condurre e in questo modo riusciremo a comprendere nella sua giusta dimensione la realtà del dolore e come viverla.
Gesù ha sperimentato in questo mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una” ha commentato il Santo Padre, aggiungendo inoltre che proprio Gesù “ha conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso“.
Gesù non ha vissuto il dolore “in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi” né tanto meno ha risposto al dolore con “la reazione della ribellione e del rifiuto“: “Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza” ha chiarito Bergoglio “mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: é l’amore che trasforma ogni cosa“.
La sofferenza non è un valore in sé stessa” ha dunque precisato Papa Francesco “ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto“. Tutti nella nostra vita sperimentiamo il dolore: “c’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso” ha spiegato il Pontefice “I motivi della sofferenza sono tanti!” ma includendo nelle beatitudini il “beati quelli che sono nel pianto“ ha ulteriormente espresso Bergoglio “Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita“.
Egli ci insegna che “una persona ammalata, disabile“, un sofferente come lo è stato Gesù stesso nella passione “può diventare sostegno e luce per altri sofferenti, trasformando così l’ambiente in cui vive“.
Con questo carisma voi siete un dono per la Chiesa” ha quindi concluso Papa Francesco rivolgendosi ai cinquemila presenti in Aula Paolo VI, di cui 350 disabili motori, e molti altri disabili psichici e fisici: ”Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore“.

Papa Francesco: com’è il nostro cuore, fisso nello Spirito o ballerino?

 
Il cristiano abbia un cuore fisso nello Spirito Santo, non un cuore ballerino che va da una parte all’altra. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha incentrato la sua omelia su San Paolo che, ha detto, fu capace di evangelizzare senza sosta perché il suo cuore riceveva fermezza dallo Spirito Santo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Com’è il nostro cuore? Papa Francesco ha svolto la sua omelia sul binomio “movimento-fermezza” nel cuore dei cristiani. Il Papa ha preso spunto dalla Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, dove possiamo ammirare l’impegno per l’evangelizzazione di San Paolo, che ha “cuore fermo ma in continuo movimento”. L’Apostolo delle Genti viene, infatti, da Icònio dove hanno tentato di ucciderlo, ma non si lamenta per questo. Va avanti ad evangelizzare nella zona della Licaònia e, nel nome del Signore, guarisce un paralitico. Succede così che i pagani, avendo visto questo miracolo, pensano che Paolo e Barnaba, che lo accompagna, siano degli dei scesi sulla terra, siano Zeus ed Hermes. Paolo, ha osservato il Pontefice, “ha fatto fatica per convincerli che loro erano uomini”. Queste, ha proseguito, “sono le vicende umane nelle quali Paolo viveva”:
“E noi ne abbiamo tante, tutti noi; noi siamo fra tante vicende, che ci muovono da una parte all’altra. Ma abbiamo chiesto la grazia di avere il cuore fisso, come lo aveva Paolo: per non lamentarsi di quella persecuzione andò a cercare in un’altra città; incominciare a predicare lì; guarire un malato; rendersene conto che quell’uomo aveva la fede sufficiente per essere guarito; poi, calmare questa gente entusiasta che voleva fargli un sacrificio; poi, proclamare che c’è un solo Dio, con il linguaggio culturale loro. Ma, una cosa dietro l’altra... E questo soltanto viene da un cuore fisso”.
“Dove aveva il cuore Paolo – è la domanda di Francesco – per fare tanti cambiamenti in poco tempo e venire incontro alle situazioni in un modo adeguato?” Nel Vangelo, ha affermato il Papa, Gesù ci dice che lo Spirito Santo, inviato dal Padre, “insegnerà ogni cosa” e “ricorderà tutto ciò” che Lui aveva detto. Il cuore di San Paolo, dunque, “è fisso nello Spirito Santo”, questo “dono che Gesù ci ha mandato”. E tutti noi, ha avvertito, “se vogliamo trovare fermezza nella nostra vita” dobbiamo “andare da Lui. Lui è nel nostro cuore, lo abbiamo ricevuto nel Battesimo”. Lo Spirito Santo, ha riaffermato, “ci dà forza, ci dà questa fermezza per andare avanti nella vita fra tante vicende”. E Gesù, ha soggiunto, ci dice “due cose” dello Spirito Santo: “Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò”. Ed è proprio quello che accade con San Paolo: “gli insegna e gli ricorda” il “messaggio di salvezza”. E’ lo Spirito Santo che dà fermezza al suo cuore:
“Con questo esempio, possiamo oggi chiederci: com’è il mio cuore? E’ un cuore che sembra un ballerino, che va da una parte all’altra, che sembra una farfalla, che oggi piace questo..., che va sempre in movimento; è un cuore che si spaventa delle vicende della vita, e si nasconde e ha paura di dare testimonianza di Gesù Cristo; è un cuore coraggioso o è un cuore che ha tanto timore e cerca sempre di nascondersi? Di che cosa ha cura il nostro cuore? Qual è il tesoro al quale il nostro cuore è attaccato? E’ un cuore fisso nelle creature, nei problemi che tutti abbiamo? E’ un cuore fisso negli dei di tutti i giorni o è un cuore fisso nello Spirito Santo?”
Il Papa ha affermato che ci farà bene domandarci “dov’è la fermezza del nostro cuore”. E anche “fare memoria di tante vicende che noi abbiamo ogni giorno: a casa, nel lavoro, con i figli, con la gente che abita con noi, con i compagni di lavoro, con tutti”:
“Io mi lascio portare da ognuna o vado a queste vicende col cuore fisso, che sa dove è? E l’unico che dà fermezza al nostro cuore è lo Spirito Santo. Ci farà bene pensare che noi abbiamo un bel dono, che ci ha lasciato Gesù, questo Spirito di fortezza, di consiglio, che ci aiuta ad andare avanti in mezzo, andare avanti fra le vicende di tutti i giorni. Facciamo questo esercizio, oggi, di domandarci com’è il nostro cuore: è fermo o no? E se è fermo, dove si ferma? Nelle cose o nello Spirito Santo? Ci farà bene!”