venerdì 14 febbraio 2014

Gesù era pieno di gioia: pieno di gioia


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Nella consueta riflessione mattutina in Santa Marta, Papa Francesco pone l’accento sul tema della gioia della Chiesa, dono di Gesù: la Chiesa è gioia! Spesso ce ne dimentichiamo e non tendiamo a mettere la gioia nella sua corretta dimensione: eppure “Gesù era pieno di gioia: pieno di gioia“. 
Nel pensare a Gesù, riflette il Vescovo di Roma, non siamo abituati a focalizzarci sulla sua gioia: solitamente pensiamo alla sua predicazione, ai momenti in cui effettuava guarigioni o ancora a quando camminava o andava per le strade. Difficilmente però pensiamo ai tanti momenti di gioia che sono presenti nel Vangelo: questo perché – dice il Pontefice – “non siamo tanto abituati a pensare a Gesù sorridente, gioioso“.
Eppure la gioia di Gesù è proprio uno dei doni che Egli dà a noi: non si tratta di euforia, spensieratezza o ilarità ma del ”mistero interno di Gesù, quel rapporto con il Padre nello Spirito. – continua il Santo Padre – E’ la sua gioia interna, la sua gioia interiore che Lui dà a noi“.
La Chiesa dunque vive di questa gioia interiore che Gesù le dona ed è proprio grazie a questa gioia che la Chiesa, sposa di Cristo, diventa madre e genera figli. “La gioia della Chiesa è proprio questo – aggiunge Papa Francesco – annunciare il nome di Gesù.”
Andare avanti, parlare del suo Sposo, evangelizzare: così si manifesta la gioia della Chiesa ma soprattutto essa trasmette “questa gioia ai figli che lei fa nascere, che lei fa crescere“.
Nella sua vedovanza dunque, perché la Chiesa è vedova del suo Sposo ed è in attesa che Lui torni, “la Chiesa è gioiosa nella speranza“.
Questa gioia che Gesù dona alla Chiesa, Lui – attraverso la Chiesa stessa – la dona anche ad ognuno di noi e la percepiamo nel nostro intimo quando lodiamo il Padre nello Spirito, quando ci rendiamo parte della Chiesa tutta nell’annunciare il suo Sposo.

Viviamo con gioia la lode di Cristo


papa francesco

E’ tutto gioia, la gioia che è festa



“Lei che è qui a Messa, lei loda Dio o soltanto chiede a Dio e ringrazia Dio? Ma loda Dio?” ci domanda Papa Francesco.
Lodare Dio é il modo con il quale il cristiano professa la sua Fede. La lode a Cristo non é solo un fatto intimo ma é rendersi portatori della Sua parola ed é per questo sacrificio.
Riporta la Lettera agli Ebrei “Per mezzo di lui, dunque, offriamo del continuo a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra confessanti il suo nome!” La lode quale confessione del nome di Cristo. Confessione nel significato vero del termine, nel suo senso latino di cum fatéri ossia di dichiarare spontaneamente. La lode a Dio é dunque il dichiarare spontaneamente il Suo nome facendo sacrificio di noi stessi, sacrificio che Papa Francesco ci spiega essere il “perdere del tempo lodando.
Ma questo sacrificio, ed é questo forse l’elemento chiave del messaggio del Papa di oggi, non deve essere fatto con atteggiamento funebre. “Non si può portare avanti il Vangelo con cristiani tristi, sfiduciati, scoraggiati. Non si può.”
Perdere del tempo lodando Dio ”E’ tutto gioia, la gioia che è festa.” dice Papa Francesco. E come non ricordare il libro dei Salmi dunque “Alleluia. Cantate all’Eterno un nuovo cantico, cantate la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Lodino il suo nome con danze, gli salmeggino col timpano e la cetra, perché l’Eterno prende piacere nel suo popolo, egli adorna di salvezza gli umili. Esultino i fedeli adorni di gloria, cantino di gioia sui loro letti”
E’ questa la gioia del cristiano che compie il sacrificio di lode a Cristo, confessando il Suo nome.
E da dove nasce questa gioia? E’ l’azione dello Spirito Santo, dice Papa Francesco “chi ci dà la gioia è lo Spirito Santo. E’ proprio lo Spirito che ci guida: Lui è l’autore della gioia, il Creatore della gioia. E questa gioia nello Spirito, ci dà la vera libertà cristiana. Senza gioia, noi cristiani non possiamo diventare liberi, diventiamo schiavi delle nostre tristezze…Questa gioia ci fa liberi.
Perdiamo dunque un poco del nostro tempo, con gioia lodando Dio!

La preghiera di lode

Index
PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
La preghiera di lode

Difficile giustificare chi prova vergogna nel cantare la lode del Signore, mentre poi si lascia andare a grida di esultanza per il gol segnato dalla squadra del cuore. Questo il senso della riflessione proposta da Papa Francesco nella mattina di martedì 28 gennaio, durante l’omelia della messa celebrata nella cappella di Santa Marta.
Papa Francesco si è soffermato sulla descrizione della festa improvvisata da Davide per il rientro dell’arca dell’alleanza così come è raccontata nella prima lettura della liturgia del giorno (2 Samuele, 6, 12-15 .17-19).
«Il re Davide — ha ricordato il Pontefice — immolò sacrifici in onore di Dio; pregò. Poi la sua preghiera è diventata esultante... era una preghiera di lode, di gioia. E incominciò a danzare. Dice la Bibbia: “Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore”». E Davide era tanto gioioso nel rivolgere questa preghiera di lode che uscì «da ogni compostezza» e cominciò «a danzare davanti al Signore, ma con tutte le forze». Ecco, ha insistito il Papa, quella era «proprio la preghiera di lode».
Di fronte a questo episodio «ho pensato subito — ha confidato il Vescovo di Roma — a quella parola di Sara dopo aver partorito Isacco: “Il Signore mi ha fatto ballare di gioia”. Questa anziana di 90 anni ha ballato di gioia». Davide era giovane, ha ripetuto, ma anche lui «ballava, danzava davanti al Signore. Questo è un esempio di preghiera di lode».
Che è qualcosa di diverso dalla preghiera che, ha spiegato il Pontefice, solitamente eleviamo «per chiedere una cosa al Signore» o anche soltanto «per ringraziare il Signore», così come non è tanto difficile capire il senso della preghiera di adorazione.
Ma «la preghiera di lode — ha notato il Santo Padre — la lasciamo da parte». Per noi non è così spontanea. Alcuni, ha aggiunto, potrebbero pensare che si tratta di una preghiera «per quelli del rinnovamento dello spirito, non per tutti i cristiani. La preghiera di lode è una preghiera cristiana per tutti noi. Nella messa, tutti i giorni, quando cantiamo ripetendo “Santo, Santo...”, questa è una preghiera di lode, lodiamo Dio per la sua grandezza perché è grande. E gli diciamo cose belle, perché a noi piace che sia così». E non importa essere buoni cantanti. Infatti, ha spiegato Papa Francesco, non è possibile pensare che «sei capace di gridare quando la tua squadra segna un gol e non sei capace di cantare le lodi al Signore, di uscire un po’ dal tuo contegno per cantare questo».
Lodare Dio «è totalmente gratuito» ha quindi proseguito. «Non chiediamo, non ringraziamo. Lodiamo: tu sei grande. “Gloria al Padre, al Figlio allo Spirito santo...”. Con tutto il cuore diciamo questo. È un atto anche di giustizia, perché lui è grande, è il nostro Dio. Pensiamo a una bella domanda che noi possiamo farci oggi: “Come va la mia preghiera di lode? Io so lodare il Signore? O quando prego il Gloria o il Sanctus lo faccio soltanto con la bocca e non con tutto il cuore? Cosa mi dice Davide danzando? e Sara che balla di gioia? Quando Davide entra in città, incomincia un’altra cosa: una festa. La gioia della lode ci porta alla gioia della festa». Festa che poi si allarga alla famiglia, «ognuno — è l’immagine proposta dal Pontefice — in casa sua a mangiare il pane, a festeggiare». Ma quando Davide rientra nel Palazzo, deve affrontare il rimprovero e il disprezzo di Michal, la figlia del re Saul: «“Ma tu non hai vergogna di fare quello che hai fatto? Come fare questa cosa, ballare davanti a tutti, tu il re? Non hai vergogna?”. Io mi domando quante volte noi disprezziamo nei nostri cuori persone buone, gente buona che loda il Signore» così in modo spontaneo, così come le viene, senza seguire atteggiamenti formali. Ma nella Bibbia, ha ricordato il Papa, si legge che «Michal è rimasta sterile per tutta la vita per questo. Cosa vuol dire la Parola di Dio qui? Che la gioia, che la preghiera di lode ci fa fecondi. Sara ballava nel momento grande della sua fecondità a novant’anni! La fecondità dà la lode al Signore». L’uomo o la donna che lodano il Signore, che pregano lodando il Signore — e quando lo fanno sono felici di dirlo — e si rallegrano «quando cantano il Sanctus nella messa» sono un uomo o una donna fecondi. Invece, ha aggiunto il Pontefice, quelli che «si chiudono nella formalità di una preghiera fredda, misurata, così, forse finiscono come Michal, nella sterilità della sua formalità. Pensiamo e immaginiamo Davide che danza con tutte le forze davanti al Signore. Pensiamo che bello è fare le preghiere di lode. Forse ci farà bene ripetere oggi le parole del salmo che abbiamo pregato, il 23: Alzate o porte la vostra fronte, alzatevi soglie antiche ed entri il re della gloria, il Signore forte e valoroso è il re della gloria. Alzate o porte la vostra fronte. Chi è mai questo re della gloria? È il Signore degli eserciti, il Signore della vittoria». Questa deve essere la nostra preghiera di lode e, ha concluso, quando la eleviamo al Signore dobbiamo «dire al nostro cuore: “Alzati cuore, perché stai davanti al re della gloria”».

Papa Francesco: Dio è gioia, il Vangelo non si porta avanti con i cristiani sfiduciati



Lo Spirito Santo è “l’autore” della gioia cristiana e per annunciare il Vangelo è necessario avere nel cuore la gioia che dona lo Spirito di Dio. Papa Francesco lo ha ripetuto durante la Messa del mattino celebrata a Casa S. Marta. Con lui sull’altare, vi erano il cardinale Jozef Tomko, l’arcivescovo di Faridabad-Delhi, Kuriakose Bharanikulangara, e quello di Belo Horizonte, Walmor Oliveira de Azevedo. Tra i partecipanti alla Messa, un gruppo di dipendenti dei Servizi economici del Vaticano, con il direttore Sabatino Napolitano, e collaboratori delle Guardie Svizzere. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3 Con le facce da funerale non si può annunciare Gesù. Papa Francesco traccia una linea di demarcazione rispetto a un certo modo di intendere la vita cristiana, improntato alla tristezza. A suggerire questa riflessione sono le due letture del mattino. La prima, del profeta Sofonia, riporta l’esclamazione “Rallegrati! Grida di gioia, il Signore è in mezzo a te!”. La seconda, tratta dal Vangelo, racconta di Elisabetta e del figlio che le “esulta di gioia” nel grembo all’udire le parole di Maria – di cui il Papa, come domenica scorsa, sottolinea ancora la “fretta” con la quale si è recata in aiuto dalla cugina. Dunque, osserva Papa Francesco, “è tutto gioia, la gioia che è festa”. Eppure, prosegue, “noi cristiani non siamo tanto abituati a parlare di gioia, di allegria”, “credo che tante volte ci piacciano più le lamentele”. E invece, chi “ci dà la gioia è lo Spirito Santo”: “E’ proprio lo Spirito che ci guida: Lui è l’autore della gioia, il Creatore della gioia. E questa gioia nello Spirito, ci dà la vera libertà cristiana. Senza gioia, noi cristiani non possiamo diventare liberi, diventiamo schiavi delle nostre tristezze. Il grande Paolo VI diceva che non si può portare avanti il Vangelo con cristiani tristi, sfiduciati, scoraggiati. Non si può. Questo atteggiamento un po’ funebre, eh? Tante volte i cristiani hanno la faccia di andare più a un corteo funebre che di andare a lodare Dio, no? E da questa gioia viene la lode, questa lode di Maria, questa lode che dice Sofonia, questa lode di Simeone, di Anna: la lode di Dio!” E come si loda Dio? Si loda uscendo da se stessi, “gratuitamente, com’è gratuita la grazia che Lui ci dà”, spiega Papa Francesco. Il quale stimola un esame di coscienza sui modi di pregare Dio rivolgendo a chi lo ascolta questa domanda: “’Lei che è qui a Messa, lei loda Dio o soltanto chiede a Dio e ringrazia Dio? Ma loda Dio?’. E’ una cosa nuova quella, nuova nella nostra vita spirituale. Lodare Dio, uscire da noi stessi per lodare; perdere del tempo lodando. ‘Questa Messa, che lunga s’è fatta!’. Se tu non lodi Dio, non sai quella gratuità di perdere il tempo lodando a Dio, è lunga la Messa. Ma se tu vai su questo atteggiamento della gioia, della lode a Dio, quello è bello! L’eternità sarà quello: lodare Dio! E quello non sarà noioso: sarà bellissimo! Questa gioia ci fa liberi”. Il modello di questa lode, e di questa gioia, è ancora una volta la Madre di Gesù. “La Chiesa – ricorda Papa Francesco – la chiama “causa della nostra gioia”, Causa Nostrae Letitiae. Perché? Perché porta la gioia più grande che è Gesù”: “Dobbiamo pregare la Madonna, perché portando Gesù ci dia la grazia della gioia, della libertà della gioia. Ci dia la grazia di lodare, di lodare con una preghiera di lode gratuita, di lode, perché Lui è degno di lode sempre. Pregare la Madonna e dirle come le dice la Chiesa: Veni, Precelsa Domina, Maria, tu nos visita, Signora, tu che sei tanto grande, visita noi e donaci la gioia!”.

La Preghiera carismatica

>>Padre Matteo La Grua<<   >>I Laici e i Carismi<< 

>>Il ministero dell'animazione della preghiera<<

 

 La Preghiera carismatica

Braccia elevate e protese, lodi spontanee e sincere a Gesù, invocazioni ardenti allo Spirito Santo, canti, un suggestivo balbettio che sale di tono per poi dolcemente spegnersi come per incanto; queste sono alcune delle manifestazioni che un osservatore potrà cogliere tutta le volte che si imbatte in gruppo di preghiera del Rinnovamento Carismatico.⿨Le riunioni di preghiera sono riflesso e proiezione delle riunioni delle prime comunità cristiane, pertanto non rappresentano alcuna novità nella Chiesa. La Chiesa stessa, del resto, nacque proprio durante una riunione di preghiera nel giorno di Pentecoste.⿨Nel libro degli Atti leggiamo che i primi cristiani “"erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli dell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere"” (At 2,42). Secondo questa testimonianza, quattro erano gli elementi che caratterizzavano questa comunità ideale.⿨Perciò, nel Rinnovamento Carismatico, "le riunioni comuni" sono una parte dei suoi elementi caratteristici.⿨I fratelli che hanno ricevuto l'effusione dello Spirito, come quelli che la desiderano, si riuniscono in assemblee formando una vera "comunione di amore fraterno" sincera e affettuosa, il cui fine è "pregare insieme" e il cui centro è il Signore Gesù, che opera attivamente nella comunità e la presiede.⿨Il principio attivo che crea questa comunità orante è lo Spirito Santo, dono di Dio e forza dall'alto, che abita nell'assemblea cristiana come in un santuario consacrato (cfr. 1Cor 3,16); e abita in ciascuno dei credenti come nel suo proprio tempio (cfr. 1Cor 6,19).⿨Abbandonati all'azione dello Spirito e in unione con Cristo, i membri della comunità sono guidati, nella loro qualità di figli di Dio, dallo stesso Spirito che animavi gli Apostoli ed i cristiani dei primi tempi.⿨Queste riunioni di preghiera ripropongono il modello delle assemblee dei fedeli di Corinto a cui le lettere di Paolo erano indirizzate (cfr. 1Cor 14,26; Col 3,16-17; Ef 5,18-21; ecc.).⿨Perciò, nelle riunioni di preghiera, i fedeli, sotto l'impulso dello Spirito, innalzano, incessantemente, parole di lode e di ringraziamento al Padre celeste, celebrando il suo amore infinito rivelato nel Suo figlio Gesù, la Sua misericordia illuminata e la Sua bontà incommensurabile.⿨La riunione di preghiera è una comunità che offre adorazione e glorificazione al suo Dio; infatti la preghiera di lode e di ringraziamento a Dio Padre è posta in primo piano. Il modello di questa preghiera lo troviamo nei Salmi, nei quali l'uomo, estasiato per le meraviglie del creatore, prorompe in canti di adorazione e inni di lode (cfr Es 15,1-13; Dt 32,1-2; Dn 3; Tb 1-10; ecc.).⿨Durante la lode, l'uomo diviene simile agli Angeli che in cielo cantano incessantemente onori a Dio. Il Signore si abbassa fino a noi misere creature e ci trasporta alle altezze della sua gloria.⿨La lode attira, su colui che la fa, il grande amore di Dio che si manifesterà con opere concrete e meravigliose. Molti che avevano problemi di salute, familiari, di lavoro, sociali, vizi, dopo aver lodato Dio con sincerità di cuore hanno ricevuto grande pace interiore e, sovente, la soluzione dei loro problemi. La lode provoca la manifestazione della potenza guaritrice e liberatrice di Dio ed è capace di sciogliere da qualsiasi potere malefico che possa dominarci sia esso un influsso negativo, un' ossessione, un' oppressione e perfino una fattura.
Un'altra nota caratteristica della preghiera del Rinnovamento è la preghiera di acclamazione, quando nell'assemblea, tutti allo stesso tempo e ognuno per conto suo, alzano spontaneamente la voce per benedire il Signore e lodarlo dicendo: "Lode e gloria a te, Signore Gesù! Benedetto sei Tu! Lode, onore, gloria e potenza a Te! Benedetto è il nome del Signore! A Te l'onore e il potere! A Te la gloria per tutti i secoli! Amen! Alleluia!".⿨Anche se la lode e il rendimento di grazie predominano nelle riunioni di preghiera, senza dubbio anche le preghiere di intercessione sono alquanto frequenti. Infatti chiunque nella propria vita ha bisogno di ricorrere al Signore per implorare il suo aiuto e la sua protezione nelle afflizioni, nelle sofferenze, nel dolore e in tante altre necessità. Necessità spirituali o corporali, nei dolori propri o altri, nelle tribolazioni grandi o piccole, o nei dolori fisici o morali.⿨Gesù aveva promesso ai suoi discepoli che avrebbe fatto qualunque cosa avessero chiesto nel Suo nome: “"Se chiederete qualche cosa al Padre mio nel mio nome, Egli ve la darà"”. Se, dunque, i discepoli chiederanno al Padre qualcosa nel nome di Gesù, il Padre la concederà perché vedrà in loro non una persona estranea ma il suo stesso figlio Gesù.⿨L'espressione "nel mio nome" presuppone che il credente faccia le veci di Gesù, che Gesù viva in lui, che fra i due esista una unione tanto stretta da formare un tutt'uno, in tal modo la richiesta del credente diventa la stessa richiesta di Gesù.⿨Durante la preghiera non mancano frequenti invocazioni allo Spirito Santo, inni e canti in suo onore, lodi e manifestazioni di gratitudine, dopotutto è Lui che opera in ognuno dei fedeli e produce la conoscenza del Padre e di Gesù.⿨E anche lo stesso Spirito Santo che, abitando nel cuore dei credenti, edifica la comunità mediante le sue ispirazioni carismatiche: ispira un fedele perché glorifichi Dio cantando in lingue; un altro, perché trasmetta un messaggio profetico; un altro ancora affinché manifesti una rivelazione, o perché pronunci parole di scienza o sapienza: (cfr. Cor 12,7-10; 14,26; Col 3,16-17; Ef 5,18b-21).⿨Lo Spirito Santo è, perciò, l'anima della riunione, unita nell'amore più autentico, del quale Lui stesso è la fonte inesauribile. Possiamo affermare che la preghiera della comunità è opera dello Spirito Santo.
Anche Maria è sempre presente in tutte le riunioni di preghiera e ciò è normale ed è necessario. Infatti così come partecipò intimamente al mistero di Gesù: nell'incarnazione durante la sua vita pubblica, ai piedi della croce e all'effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, così perpetua la sua presenza quando si tratta di continuare a costruire il corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. In tali occasioni le si riconosce la sua presenza materna e si sperimenta la sua potente intercessione.⿨Si constata inoltre che una così forte presenza dello Spirito Santo e di Maria, provoca non di rado la manifestazione degli spiriti maligni che magari da anni ed in maniera silente, tormentavano alcune persone. Le reazioni possono essere quelle già descritte nella sezione relativa all'azione di Satana. Come conseguenza a ciò si verificano spesso liberazioni e guarigioni di ogni tipo, che suggellano in maniera inequivocabili la potente e premurosa assistenza di Dio durante la preghiera.⿨Le preghiere sono intercalate di tanto in tanto da inni e cantici, a volte pieni di gioia e di allegria, altre volte pieni di unzione e profondità.⿨Frequenti sono anche i momenti di silenzio profondo intesi ad ascoltare quello che Dio ci rivela nel profondo del cuore. Allo stesso modo, spesso, durante la preghiera, si ascoltano brevi letture dalla Bibbia: ora un salmo, ora un passo evangelico; alcune volte si tratta di un'esortazione apostolica, altre volte di una parola dei profeti.⿨L'uso frequente della Bibbia e una grande devozione alla Sacra Scrittura è una caratteristica del Rinnovamento Carismatico.⿨In ogni riunione di preghiera che, normalmente dura circa due ore, vi è inserito anche uno spazio di tempo dedicato ad un insegnamento progressivo che, generalmente, viene dato da chi presiede la preghiera. Mediante questa comunicazione della parola autorizzata, la comunità si edifica, cresce e si sviluppa.⿨Un altro elemento che completa la preghiera è la narrazione semplice e spontanea di esperienze individuali. Rendere partecipi gli altri, mediante una testimonianza personale, delle meraviglie che il Padre celeste, il Signore Gesù e lo Spirito Santo hanno operato in noi o nei nostri fratelli nella fede, ed è sempre motivo di solida edificazione spirituale.⿨Però, la riunione di preghiera raggiunge il suo apice e la sua espressione più perfetta, nella celebrazione della Santa Messa. Infatti, durante la cena Eucaristica, grazie alle parole “"Questo è il mio Corpo...questo è il mio Sangue..."” che Gesù ordinò di ripetere in sua memoria, sappiamo, che per mezzo della fede, che Gesù si fa presente in mezzo a noi realmente e sostanzialmente.⿨Partecipando alla comunione, di questo Corpo e di questo Sangue, si è partecipi di una comunione più perfetta con Gesù e, per mezzo suo con il Padre e lo Spirito Santo, e allora che ci viene comunicata la pienezza della Sua vita divina come Gesù stesso affermò (cfr. Gv 6,54-57).⿨Perciò, nel Rinnovamento nello Spirito, le riunioni di preghiera sono un mezzo di notevole efficacia per camminare nello Spirito; la comunità cristiana, nata dal soffio dello Spirito, va crescendo e maturando a poco a poco sotto l'influsso dello Spirito divino.
Durante le riunioni si svolgono generalmente i seguenti punti:
• - Preghiere di lode e acclamazione al Signore (fatta da tutti assieme e molto frequentemente);
• - preghiere (spontanee e generali);
• - preghiere di intercessione (richiesta di grazie per se stessi o per gli altri);
• - inni e canti (alternando fra "allegri" o più "soavi" secondo l'ispirazione dello Spirito).
• - il dono delle lingue (che può essere usato sotto forma di canto o di preghiera);
• - le profezie (che possono essere formulate a parole o in lingue);
• - l'insegnamento (dato da chi ne ha il dono riconosciuto);
• - momenti di silenzio (da farsi spesso per ottenere un contatto intimo e profondo con Cristo che è realmente presente);
• - letture tratte dalla Bibbia;
• - testimonianze (racconto di un esperienza della propria vita in cui si è particolarmente manifestata la potenza di Dio);
• - l'Eucarestia (se possibile).
Affinché le riunioni producano frutto è necessario:
• - parteciparvi assiduamente;
• - che esse siano espressioni di comunione di sincero amore fraterno;
• - che l'anima e il principio attivo sia lo Spirito Santo (i partecipanti non si affannino per voler entusiasmare gli altri con sforzi personali, ma implorino lo Spirito Santo affinché animi la comunità con il suo ardore);
• - che il centro delle riunioni sia Cristo Gesù (il ruolo del responsabile è di iniziare, terminare e assicurare che tutto proceda con ordine. Egli si guardi bene dal manipolare il gruppo come se fosse cosa sua).
• - che sia di una conveniente durata (non superiore alle due ore ne inferiore ad un'ora).
E' bene inoltre ricordarsi di alcuni aspetti:
1. Lo Spirito di Dio ha creato dal nulla ogni cosa che esiste, dando a ciascuna delle varietà tali da non trovarne due uguali (ciò ci suggerisce la libertà, la grandezza e la totale indefinibilità di Dio).⿨Nonostante l'originalità della creazione, ogni cosa ha qualche attinenza con la propria specie: l'essenza. Tutti gli uomini hanno un naso ma nessun naso è uguale ad un altro; tutti hanno le dita ma non esistono due impronte digitali uguali. Dio è infinito.⿨Questa infinità di Dio, che si vede nelle cose naturali, si percepisce ancora di più nelle cose spirituali. Pertanto non si troverà, nell'ambito del Rinnovamento Carismatico, un gruppo uguale ad un altro eccetto che nell'essenza. Dunque tutti i gruppi di preghiera del Rinnovamento Carismatico, nonostante la varietà dei carismi e la libertà dello Spirito, devono rispettare un determinato "scheletro" che li identifichi come tali.⿨Così nei gruppi di preghiera i segni esteriori possono essere innumerevoli e diversi (a volte possono sembrare anche strani), ma lo Spirito è unico ed è lo stesso, il Signore (cfr. 1Cor 12,4-6).
2. Se in un certo senso abbiamo "paura" dei doni spirituali, è perché, solitamente, non riusciamo a capire il piano di Dio che, in sintesi, si può esprimere così: "Egli vuole formare il suo popolo" e per questo ci chiama e ci riunisce. Noi siamo solo collaboratori della sua opera, strumenti della sua potenza.⿨La manifestazione dei carismi, rara o frequente che sia, può essere considerata come il progetto di Dio che sta formando ed edificando il suo popolo. Il rifiuto dei doni, di tutti o solo di alcuni, è un voler quasi respingere, anche con le intenzioni migliori, la manifestazione della potenza Dio.⿨La presenza dello Spirito in una comunità, permette a questa di manifestare tutta l'immensa ricchezza di carismi che sono il corredo di ogni battezzato. Certamente ciò comporta anche dei rischi ed alcuni se ne preoccupano, spesso, eccessivamente. È bene ricordare che, proprio perché la costruzione della Chiesa continui a realizzarsi in maniera "bene ordinata", lo Spirito concede, ad alcuni fratelli o sorelle, il carisma del discernimento degli spiriti, perché ogni cosa “"sia esaminata e si ritenga ciò che è buono"” (1Tm 5,21).⿨Il timore eccessivo, talvolta, sopprime i doni ed estingue lo Spirito.
3. La gioia, a volte esplosiva, a volte pacata e profonda, è un' altra delle note distintive delle riunioni di preghiera. Sicuramente esistono momenti di solennità e di tranquillità ma mai aleggia la tristezza.⿨I canti, le lodi e perfino il silenzio possono ritenersi quali espressioni di esultanza e di allegria.⿨E' comprensibile che, chi prende parte per la prima volta a tali incontri, possa essere sorpreso di fronte a queste manifestazioni di allegria. Essi, tuttavia, non avranno mai l'impressione che stia regnando la noia.⿨Questo particolare stato d'animo, è bene sottolinearlo, non è dato da una forma di esaltazione collettiva, è piuttosto l'allegria quale frutto della presenza dello Spirito. Si tratta di una serena, pura giocondità che dà tono e clima a tutto l'incontro di preghiera ed alle relazioni fraterne.⿨Alcuni, per lo più coloro non hanno mai frequentato alcun gruppo di preghiera o se lo hanno fatto non hanno voluto deporre prima ogni forma di prevenzione, trovano nelle manifestazioni di gioia un ampio campo di critica. Essi parlano di emozionalismo, isterismo e fanatismo collettivo. Una cosa sono questi tre stati psicologici ed altro invece è il clima di gioia, pace, serenità che si può ampiamente e concretamente riscontrare nei gruppi di preghiera del Rinnovamento. Talvolta, in particolari circostanze, si potrebbe anche passare dallo Spirito alla carne e dunque parlare di una certa esuberanza, ma questi casi sono da analizzarsi singolarmente e da attribuirsi al mancato "polso" del responsabile. Non deve mai mancare il necessario discernimento in ogni manifestazione.⿨Chi crede che tale gioia possa essere causata dai canti, dal battere delle mani o da qualsiasi altro fattore emotivo, cade in errore; quella gioia è solo esteriore e non può durare, fa sì che molte persone, partecipando ad un gruppo di preghiera, in esso e con i membri del gruppo siano allegre e contente, ma poi, al di fuori e con i propri familiari, sono aride e tristi. Chi possiede la vera gioia non si comporta così.⿨La vera gioia è quella che, come afferma il Manzoni, “"il mondo irride ma rapir non può"”. Non può essere "rapita" perché è scolpita nell'intimo dell'uomo e vi si scolpisce nel contatto reale che si ha con Dio.⿨Per un cristiano la gioia è parte integrante della. fede. È la manifestazione estrinseca dell'intrinseca unione con Dio.⿨Per questo S. Paolo, rivolgendosi ai Tessalonicesi, esorta: “"Siate sempre allegri"” (cfr. 1Ts 5,16). Ancora, con più forza ed insistenza, rivolge la stessa esortazione ai Filippesi: "Siate sempre lieti nel Signore" (Fil 4,3); qui specifica che la gioia deve essere solo nel Signore e non su altri fattori. Per dare enfasi e forza alla sua esortazione ripete: “"Siate lieti"”. È necessario, per S. Paolo, che un cristiano possegga la gioia, essendo essa, un frutto dello Spirito Santo (cfr. Gal 5,22).⿨Molti pensano e sostengono che la gioia debba essere interna e personale. S. Paolo non condivide questa idea ed esplicitamente asserisce: “"La vostra letizia sia nota a tutti gli uomini"” (Fil 4,5).⿨Tanto è importante la gioia in un cammino spirituale che, Gesù stesso, ha voluto sottolinearne la presenza con parole veramente singolari: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11).
4. Può accadere che, durante il corso della riunione, si avvertano all'improvviso, senza un motivo apparentemente plausibile, sensazioni di tristezza, turbamento, freddezza e apprensione.⿨In alcune rare circostanze, la sensazione di freddezza, può anche dipendere da colui che guida la preghiera ma, nella maggioranza dei casi, ciò è da escludere.⿨In alcuni casi, il senso di "malessere", è causato da motivi strettamente personali di disagio fisico o spirituale. Se avremo cura di esaminarci sinceramente, nella grande maggioranza dei casi, ci accorgeremo che siamo bloccati solo da noi stessi per un vecchio rancore che affiora all'improvviso, una distrazione che abbiamo assecondato, un problema della vita quotidiana che non siamo riusciti a mettere da parte durante la preghiera, un banale mal di testa e così via.⿨In altri casi, questo disagio può anche derivare da una o più persone inserite nel gruppo e, ipotesi da non scartare alla leggera, persino da persone che vivono ed operano al di fuori del gruppo ma che sono unite a noi spiritualmente.⿨Tutti noi credenti siamo parte dell'unico corpo mistico di Cristo e tutti siamo in comunione tra di noi formando così, la comunione dei Santi (cfr 1Cor 12,12-26).⿨Se camminando, urto con il piede una pietra fratturandomi un dito, il dolore non resta solo nel punto colpito ma, essendo il piede parte del corpo, si propaga per tutto il nostro essere. Ancora: se con un martello, invece di battere un chiodo colpisco un dito della mia mano, il dolore si ripercuote per tutto il corpo. Se un membro si infetta, prima o poi ne sarà contagiato tutto il corpo...⿨Nell'ambito del Corpo mistico: se un fratello è malato spiritualmente ne risentirà nella mente e nel cuore coinvolgendo, nella stessa malattia, la mente ed il cuore degli altri. È un influsso negativo che parte da questo fratello e raggiunge i diversi membri.⿨Nel corpo fisico sappiamo che, quando un organo si ammala, influisce su tutto l'organismo, pertanto, gli organi sani non restano passivi all'evento ma a cominciare dalla mente, tutti collaborano per curare quello malato.⿨La mente pensa di chiamare il dottore o di prendere questa o quella medicina, la mano porta la medicina alla bocca, la bocca la mastica e la ingerisce, lo stomaco la digerisce ecc. In un certo senso questo si verifica anche nel Corpo mistico.⿨Lo Spirito percepisce l'infermità spirituale di un fratello membro del Corpo; per ottenerne la guarigione comunica il malessere ai diversi membri che più gli sono vicini affinché questi si attivino per soccorrere e curare il membro malato.⿨Avverto, improvvisamente, turbamento ed apprensione: questo mi dice che qualche battaglia, più crudele e più decisiva, si sta svolgendo nelle anime. Forse qualcuno ha tradito il Signore, qualche anima è stata strappata da Gesù ed agonizza nel peccato.⿨Mi sento freddo, stordito, assonnato, legato nelle mie facoltà, come imbavagliato e impedito di pregare, mi sembra superfluo sforzarmi. Questo può significare che qualcuno dei miei fratelli è assediato e assalito dal nemico ed altri demoni mi impediscono di soccorrerlo.⿨Così possiamo percepire lo stato d'animo e le tentazioni di alcuni fratelli o dell'intero gruppo, o addirittura, la presenza di malefici o fatture nelle case o sulle persone.⿨Come per il corpo si ricorre al medico per recuperare la salute, così per lo spirito è necessario ricorrere al medico divino, Gesù, per ottenere la guarigione spirituale.⿨Dobbiamo evitare che la nostra mente cerchi di individuare chi possa essere la causa e finire per giudicare i nostri fratelli. Sta scritto: “"Non giudicare per non essere giudicato"” (Mt 7,1).⿨Dobbiamo piuttosto stimare il fratello anche quando è nel peccato o sotto l'influsso delle tentazioni perché egli è un possibile santo futuro (cfr. Mt 21,31).⿨Per grazia di Dio, le sensazioni negative sono piuttosto rare. Più frequenti, invece, sono stati d'animo e sensazioni completamente opposte che si manifestano con ondate di gioia contagiosa. Sono sensazioni che ci rasserenano, ci esaltano, ci infervorano gratificando il nostro cuore con una dolcezza indescrivibile. La gioia è prodotta dalla consapevolezza e realizzazione di essere, grazie alla comunione dei Santi, partecipi del giubilo di tante anime che cantano vittoria e del canto degli Angeli che esultano in Dio.

Meditazione del 14/02/2014

Santi Cirillo monaco e Metodio vescovo, Patroni d'Europa, festa
Meditazione del giorno
Benedetto XVI, papa dal 2005 al 2013
Udienza generale del 17.06.2009 

Gli apostoli degli slavi
 
    Oggi vorrei parlare dei Santi Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e nella fede, detti apostoli degli slavi. [Sono nati] a Tessalonica … [ma]   furono inviati in Moravia dall’imperatore Michele III, al quale il principe moravo Ratislao aveva rivolto una precisa richiesta: “Il nostro popolo da quando ha respinto il paganesimo, osserva la legge cristiana; però non abbiamo un maestro che sia in grado di spiegarci la vera fede nella nostra lingua”. La missione ebbe ben presto un successo insolito. …

    Questo, però, suscitò nei loro confronti l’ostilità del clero franco, che era arrivato in precedenza in Moravia … Per giustificarsi, nell’867 i due fratelli si recarono a Roma. Durante il viaggio si fermarono a Venezia, dove ebbe luogo un’animata discussione con … coloro che ritenevano che vi fossero solo tre lingue in cui si poteva lecitamente lodare Dio: l’ebraica, la greca e la latina. Ovviamente, a ciò i due fratelli si opposero con forza. A Roma… il Papa aveva anche compreso la grande importanza della loro eccezionale missione. Dalla metà del primo millennio, infatti, gli slavi si erano installati numerosissimi in quei territori posti tra le due parti dell’Impero Romano, l’orientale e l’occidentale, che erano già in tensione tra loro. Il Papa intuì che i popoli slavi avrebbero potuto giocare il ruolo di ponte, contribuendo così a conservare l’unione tra i cristiani dell’una e dell’altra parte dell’Impero. Egli quindi non esitò ad approvare la missione dei due Fratelli nella Grande Moravia, accogliendo e approvando l’uso della lingua slava nella liturgia. …

    In effetti, Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine “inculturazione”: ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio. Questo suppone un lavoro di “traduzione” molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata. Di ciò i due santi Fratelli hanno lasciato una testimonianza quanto mai significativa, alla quale la Chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione ed orientamento.

La parola del giorno 14/02/2014

Santi Cirillo monaco e Metodio vescovo, Patroni d'Europa, festa

Primo libro dei Re 11,29-32.12,19.
In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna.
Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.
Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù.
A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele.
Israele si ribellò alla casa di Davide fino ad oggi.


Salmi 81(80),10-11ab.12-13.14-15.
Non ci sia in mezzo a te un altro dio
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore tuo Dio,
che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto.

Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito.
L'ho abbandonato alla durezza del suo cuore,
che seguisse il proprio consiglio.

Se il mio popolo mi ascoltasse,
se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari porterei la mia mano.



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 7,31-37.
Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano
e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Vangelo secondo Matteo

Capitolo 18 

2. DISCORSO ECCLESIASTICO

Chi è il più grande

[1]In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». [2]Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: [3]«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. [4]Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.

Lo scandalo

[5]E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.
[6]Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. [7]Guai al mondo per gli scandali! E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!
[8]Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. [9]E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.
[10]Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. [11]E' venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto].

La pecora smarrita

[12]Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? [13]Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. [14]Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.

Correzione fraterna

[15]Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; [16]se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. [17]Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. [18]In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

Preghiera in comune

[19]In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. [20]Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».

Perdono delle offese

[21]Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». [22]E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

Parabola del servo spietato

[23]A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. [24]Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. [25]Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. [26]Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. [27]Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. [28]Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! [29]Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. [30]Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
[31]Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. [32]Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. [33]Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? [34]E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. [35]Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

SALMO 18

1 Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul. 2Disse dunque:
Ti amo, Signore, mia forza,
3 Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
4 Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5 Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti infernali;
6 già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7 Nell’angoscia invocai il Signore,
nell’angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido.
8 La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era adirato.
9 Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10 Abbassò i cieli e discese,
una nube oscura sotto i suoi piedi.
11 Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12 Si avvolgeva di tenebre come di un velo,
di acque oscure e di nubi come di una tenda.
13 Davanti al suo fulgore passarono le nubi,
con grandine e carboni ardenti.
14 Il Signore tuonò dal cielo,
l’Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15 Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16 Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17 Stese la mano dall’alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18 mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed erano più forti di me.
19 Mi assalirono nel giorno della mia sventura,
ma il Signore fu il mio sostegno;
20 mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21 Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l’innocenza delle mie mani,
22 perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato come un empio il mio Dio.
23 I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24 ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25 Il Signore mi ha ripagato secondo la mia giustizia,
secondo l’innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26 Con l’uomo buono tu sei buono,
con l’uomo integro tu sei integro,
27 con l’uomo puro tu sei puro
e dal perverso non ti fai ingannare.
28 Perché tu salvi il popolo dei poveri,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29 Signore, tu dai luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30 Con te mi getterò nella mischia,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31 La via di Dio è perfetta,
la parola del Signore è purificata nel fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32 Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è roccia, se non il nostro Dio?
33 Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino,
34 mi ha dato agilità come di cerve
e sulle alture mi ha fatto stare saldo,
35 ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tendere l’arco di bronzo.
36 Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
mi hai esaudito e mi hai fatto crescere.
37 Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38 Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39 Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40 Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41 Dei nemici mi hai mostrato le spalle:
quelli che mi odiavano, li ho distrutti.
42 Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
hanno gridato al Signore, ma non ha risposto.
43 Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44 Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo di nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45 all’udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46 impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47 Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48 Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49 mi salvi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall’uomo violento.
50 Per questo, Signore, ti loderò tra le genti
e canterò inni al tuo nome.
51 Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.

La frase del giorno 14 Febbraio

L'amore non è cieco. Ha invece un 
occhio spirituale in più che vede il
bene e le possibilità che gli altri non
riescono a vedere.