venerdì 31 gennaio 2014

Meditazione del giorno 31/01/2014

Venerdì della III settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorso 98 ; CCL 24A, 602

 
“Fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”
    Come dice Cristo il Regno di Dio è simile ad un granello di senape… Cristo è il Regno : come un granello di senape è stato gettato in un giardino, il corpo della vergine. E’ cresciuto ed è diventato l’albero della croce che copre la terra intera…  Cristo è il Regno, poiché in lui sta tutta la gloria del suo regno. E il Cristo è uomo, poiché tutto l’uomo è rinnovato in lui. Cristo è il granello di senape, lo strumento di cui Dio si serve per fare discendere tutta la sua grandezza nella infinita piccolezza dell’uomo. Lui stesso è divenuto ogni cosa per rinnovare tutti gli uomini in lui. In quanto uomo, Cristo ha ricevuto il granello di senape che è il Regno di Dio…; mentre, in quanto Dio, lo possedeva da sempre. Ha gettato il seme nel suo giardino…

    Il giardino è la terra coltivata che si è estesa al mondo intero, lavorato dall’aratro della Buona Novella, recintato dalla sapienza; gli apostoli hanno penato a togliere da esso tutte le erbe cattive. Che bello contemplare i giovani germogli dei credenti, i gigli delle vergini e le rose dei martiri; molti fiori vi esalano in continuazione il loro profumo.

    Cristo dunque ha seminato nel suo giardino il granello di senape, che ha messo radici quando ha promesso il suo Regno ai patriarchi, è nato coi profeti, è cresciuto con gli apostoli ed è diventato l’albero immenso che stende i suoi innumerevoli rami sulla Chiesa ed elargisce i suoi doni… Prendi le ali d’argento della colomba di cui parla il profeta (Sal 68,14)… Vola per gioire di un riposo senza fine, ormai libero dal laccio del cacciatore (Sal 91,3), in mezzo a così tanti magnifici rami. Sii sufficientemente forte da prendere il volo e va ad abitare sicuro in questa vasta dimora.

La parola del giorno 31/01/2014

Venerdì della III settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Secondo libro di Samuele 11,1-4a.5-10a.13-17.
L'anno dopo, al tempo in cui i re sogliono andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a devastare il paese degli Ammoniti; posero l'assedio a Rabbà mentre Davide rimaneva a Gerusalemme.
Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella terrazza egli vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella di aspetto.
Davide mandò a informarsi chi fosse la donna. Gli fu detto: "È Betsabea figlia di Eliàm, moglie di Uria l'Hittita".
Allora Davide mandò messaggeri a prenderla. Essa andò da lui ed egli giacque con lei, che si era appena purificata dalla immondezza. Poi essa tornò a casa.
La donna concepì e fece sapere a Davide: "Sono incinta".
Allora Davide mandò a dire a Ioab: "Mandami Uria l'Hittita". Ioab mandò Uria da Davide.
Arrivato Uria, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra.
Poi Davide disse a Uria: "Scendi a casa tua e làvati i piedi". Uria uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una portata della tavola del re.
Ma Uria dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La cosa fu riferita a Davide e gli fu detto: "Uria non è sceso a casa sua". Allora Davide disse a Uria: "Non vieni forse da un viaggio? Perché dunque non sei sceso a casa tua?".
Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Uria uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria.
Nella lettera aveva scritto così: "Ponete Uria in prima fila, dove più ferve la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia".
Allora Ioab, che assediava la città, pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva uomini valorosi.
Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; parecchi della truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l'Hittita.


Salmi 51(50),3-4.5-6a.6bc-7.10-11.
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; 

perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.

Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 4,26-34.
Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.
Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?
Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;
ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.
Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

   

Vangelo secondo Matteo

4. LA TENTAZZIONE DI GESU'

1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:
a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
16Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 24La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. 25Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
 

Il “pinnacolo del tempio” (4,5). Il termine greco pterughion (“piccola ala”) può significare l’ala di una costruzione o il punto più elevato. Qui forse si allude all’angolo sud-est della cinta esterna del Tempio di Gerusalemme, dove si congiungevano il portico di Salomone e il portico regio, su uno strapiombo di più di 100 metri nella valle del Cedron. Da lì venivano gettati i bestemmiatori




(Foto: Le tentazioni, Bassorilievo, scuola di Niccolò da Ferrara, secolo XII.Duomo di Piacenza)
“Il regno dei cieli” (5,3). Fedele alla tradizione ebraica, che evita di pronunziare il nome sacro JHWH (vedi Esodo 20,7), Matteo sostituisce l’espressione: “regno di Dio” con “regno dei cieli”. Altre volte ricorre alla forma passiva del verbo: “Avete inteso che fu detto agli antichi...” (5,21). Anche nella lettura dell’Antico Testamento il nome divino viene sostituito con Adonai (“il Signore”). Il regno non indica il luogo del dominio di Dio, ma la sua paternità e la sua premura verso tutti. Nazara, Siria e Decapoli. In Matteo 4,13 (e in Luca 4,16) la città di Nazaret è chiamata con il nome più arcaico: “Nazara”. Con il termine Siria si indica in 4,24 la zona settentrionale della Galilea. Infatti la Galilea (che in ebraico significa “distretto”) confina con la Siria. Decapoli (4,25) in greco significa “dieci” (deka) “città” (poleis). Esse costituivano una lega di città libere, sotto l’amministrazione del legato della provincia romana di Siria. Lo scrittore latino Plinio il Vecchio le elenca così: Damasco, Filadelfia, Rafana, Scitopoli, Gadara, Hippos, Dion, Pella, Gerasa e Chanata.

SALMO 4

4. PREGHIERA DELLA SERA  


1  Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Davide.
 2  Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!    Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
   pietà di me, ascolta la mia preghiera.
 3  Fino a quando, voi uomini, calpesterete il mio onore,
   amerete cose vane e cercherete la menzogna?
 4  Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
   il Signore mi ascolta quando lo invoco.
 5  Tremate e più non peccate,
   nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore.
 6  Offrite sacrifici legittimi
   e confidate nel Signore.
 7  Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
   se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».
 8  Hai messo più gioia nel mio cuore
   di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza.
 9  In pace mi corico e subito mi addormento,
   perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.



“Pausa” (4,3). Il significato di questo termine (in ebraico, selah), frequente nei Salmi, è sconosciuto. Alcune traduzioni moderne lo omettono. Nell'antica versione greca detta dei “Settanta” è espresso con “interludio” o “pausa”, mentre in quella latina detta “Volgata” è reso con “sempre”. Molto probabilmente si tratta di un'espressione liturgica, strettamente connessa con la recita o il canto dei Salmi.

GOCCE DI VITA

[...] Io sono il pane della vita; 
chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!  
(Vangelo secondo Giovanni, 6, 35)

Sono parole di Gesù. Significano che chi crede in Lui avrà la vita eterna.

La frase del giorno 31 Gennaio

Non limitarti a vedere una
persona così com'è oggi;
immagina quello che potrebbe
diventare domani.

Frammenti di cielo

Charles de Focauld ha detto:

"Bisogna lodare Dio. Lodare è esprimere la propria ammirazione e nello stesso tempo il proprio amore, perchè l'amore è inseparabilmente unito ad un'ammirazione senza riserve.
Dunque, lodare significa struggersi ai suoi piedi in parole di ammirazione e d'amore. Significa ripe-tergli che Egli è infinitamente perfetto, infinitamente amabile, infinitamente amato.
Significa dirgli che Egli è buono e che l'amiamo".