martedì 7 gennaio 2014

Prendere la propria croce


 


"Allora Gesù disse ai suoi discepoli: Se uno vuol venire dietro me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo 16:24).

Prendere la propria croce è parte del prezzo da pagare se si vuol essere discepoli di Gesù.
A volte sembra che siamo proprio noi predicatori a non far comprendere bene cosa significa essere un vero cristiano. Si tende troppo a semplificare, a sostituire la sostanza con l'apparenza, a far leva sulle emozioni passeggere invece di puntare a scelte ponderate, anche dolorose, ma durature.
A volte capita di udire qualche predicatore che dice: "Se ti alzi e vieni avanti, io pregherò il Signore perché tu sia salvato". Certo rispondere ad un appello può essere il primo passo, ma non è sufficiente per essere salvati né è sufficiente la preghiera di un predicatore per nascere di nuovo.
Gesù continua ad affermare in modo categorico e serio quali sono le condizioni per appartenergli e per essere eredi con Lui nel regno dei cieli: "Non chiunque dice: Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Matteo 7:21), e ancora: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo 16:24).
Certo nessuno di noi può guadagnarsi la salvezza perché essa è il dono di Dio, ma molti di noi possono perderla non comprendendo quella che è la volontà di Dio per la nostra vita.

Essere cristiani non è la decisione di un momento, ma la scelta di una vita. Non sto parlando di perfezione, so molto bene che siamo lacunosi in molti modi, ma so anche bene che bisogna scegliere da che parte stare: con Dio, condividendo la Sua volontà, o con il mondo seguendo l'andazzo del presente secolo.
Oggi la Parola di Dio ci dice che se vogliamo essere Suoi discepoli, dobbiamo fare delle scelte, dobbiamo prendere la nostra croce.

Prendere la nostra croce significa morire al mondo
Noi cantiamo: Il mondo non è più per me! Ma è veramente così per ciascuno di noi?
Morire al mondo richiede un atto di fede definitivo, che risulta da un atteggiamento ben chiaro nei confronti della vecchia natura. Noi dobbiamo vedere la vecchia natura, quello che eravamo, come Dio la vede, cioè crocifissa con Cristo.
Il primo passo in un cammino di santità pratica è riconoscere la crocifissione "dell'uomo vecchio".
La crocifissione era una delle forme di esecuzione più orrende mai concepite dall'uomo. Era la più ignobile delle morti riservate ai ribelli, agli assassini. Cicerone la definì "la pena capitale suprema, la più dolorosa, terribile e ripugnante".
Non esisteva sofferenza ed umiliazione più grande.
La Parola di Dio ci dice, che avendo creduto nel Signore ed avendo accettato la Sua salvezza, il nostro "vecchio uomo" è stato crocifisso. Cosa significa ciò?

Significa che il nostro "vecchio uomo" è morto
Colui che veniva crocifisso, stava andando a morire, diceva "addio" a questo mondo. E' troppo facile sembrare religiosi e santi. E' troppo facile usare termini devoti e pii. Ma quanti di noi hanno veramente crocifisso il "vecchio uomo"? Quanti di noi possono dire in verità: "Signore non la mia volontà ma la Tua volontà sia fatta" - qualunque sarà la volontà di Dio?
Seguire Cristo portando la croce significa morire a noi stessi e vivere per Lui.
Gesù volle ancora rendere più chiaro questo concetto dicendo che "se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, sua moglie, i fratelli , le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo" (Luca 14:26). Il prezioso Maestro non sta qui parlando di "odio" nel senso negativo del termine, sta volendo dare una scala di priorità alla cima della quale deve esserci Lui, mentre per tutto e tutti gli altri ci deve essere un amore minore rispetto a quello che siamo chiamati ad avere per Lui. Come può affermare di aver preso la sua croce e di stare seguendo il Maestro colui che pensa più d'ogni altra cosa alla sua carriera, alla sua vita, ai propri affetti, a soddisfare i propri desideri?
Chi è morto al mondo non ha sogni che riguardano solo lui, ma il suo sogno sarà soddisfare pienamente il Signore e per quest'alta vocazione vivrà la propria vita. Portare la croce e morire al mondo è l'unico modo per vivere godendo della completa libertà che è propria dei figli di Dio.

"Perchè chi vorrà salvare la propria vita, la perderà: ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà" (Matteo 16:25).
Prendere la nostra croce significa morire al peccato
L'apostolo Paolo aveva ben chiaro ciò che voleva intendere Gesù ed era per questo che esortava i credenti di Roma, dicendo: "Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto è libero dal peccato" (Romani 6:6,7).
Il vero discepolo di Cristo non ha più alcun diritto di peccare. Ciò significa che abbiamo chiuso con il peccato, perché un uomo morto non pecca più. E' la vecchia natura che è peccaminosa, quindi avendola crocifissa, la concupiscenza e le passioni carnali diventano una cosa del passato. Il ladro crocifisso non poteva rubare più. L'assassino crocifisso non poteva uccidere più. I piaceri peccaminosi erano finiti per sempre.
La "carne" era stata inchiodata sul legno. Questo è quello che è accaduto a noi avendo crocifisso "l'uomo vecchio", e quindi essendo morti al peccato (Romani 6:6,7). Prima di andare avanti è bene accertarsi se veramente si è morti al peccato. Non voglio chiederti se continui ad uccidere, rapinare, a commettere adulterio o altre cose terribili che sicuramente hai allontanato dalla tua vita e ti guardi bene dal ritornare a conviverci. Ci sono però dei peccati che sfuggono alla coscienza o che vengono giustificati inconsciamente e razionalmente in tanti modi. Essere morti al peccato significa essere morti ad ogni forma di peccato.

"Adiratevi e non peccate" (Efesini 4:26). L'ira: che peccato comune! Risentimenti che ardono lentamente; irritazioni nascoste; malignità coltivate nella mente; collere che all'improvviso scoppiano. Tutti peccati che vengono tollerati con grande pazienza. Adirarsi e non peccare è possibile quando, come Gesù, ci si adira contro il peccato e le ipocrisie e non contro i peccatori e gli ipocriti.

"Chi rubava non rubi più" (Efesini 4:28). Menzogna, collera e furto sono peccati assai comuni e sono spesso condonati. Chi si converte a Cristo, deve abbandonare la condotta della vecchia vita. Alcuni credenti del ventesimo secolo, sarebbero inclini a trascurare tale comandamento come se non li riguardasse, non essendosi mai macchiati di furto, di prevaricazioni o crimini di questo genere. Ma forse abbiamo bisogno di considerare il furto sotto un altro punto di vista. Tutti saranno d'accordo nel convenire che ottenere qualcosa ingiustamente, con la frode o con la forza significa rubare.Il modello di assoluta santità di Dio và molto più lontano e pone nella categoria del furto anche ogni sorta di profitto illecito, di sotterfugio, di cattivo uso del denaro, di parassitaggio, di rifiuto di pagare i debiti. Rubare può essere anche togliere a Dio ciò che dovrebbe essergli dato (Mal. 3:8). Sei veramente morto al peccato? Giudichi il peccato che è attorno a te con lo stesso ardore con cui lo faceva Gesù, oppure ti sei abituato a conviverci? Pensi anche tu che tanto il mondo va così per questo non c'è nulla da fare? La Parola ha degli ordini ben precisi per coloro che vogliono essere discepoli di Cristo: "Fate dunque morire ciò che in voi è terreno, fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. Per queste cose viene l'ira di Dio sui figli ribelli. E così camminaste un tempo anche voi, quando vivevate in esse. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene. Non mentite gli uni agli altri, perché vi siete spogliate dell'uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo, che si va rinnovando in conoscenza a immagine di colui che l'ha creato" (Col. 3:5-10).

Prendere la propria croce significa identificarsi con Cristo
Chi è il tuo eroe? A chi vorresti assomigliare? Chi vorresti essere?
L'apostolo Paolo non aveva dubbi e per questo poteva affermare: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!" (Gal. 2:20). Ecco chi era l'eroe di Paolo: Cristo Gesù, il Signore!
Noi come discepoli siamo chiamati ad assomigliare al Maestro, ad identificarci con Lui, con i Suoi atti, con le Sue parole, con la Sua visione.

Identificarsi con Cristo significa:
Avere i suoi desideri. Non un cuore che batte per le cose del mondo ma che aspira alla realizzazione del regno di Dio sulla terra e alla gloria, nel cielo.
Avere i suoi scopi. Non vivere per noi stessi ma vivere per la salvezza dei peccatori e per l'edificazione del corpo di Cristo.
Essere disposti a patire le Sue sofferenze. Vogliamo seguirlo sempre, sia quando si tratta di entrare con Lui trionfanti in Gerusalemme, sia quando si tratta di seguirlo nel Getsemani e finanche alla croce.
Avere il Suo cuore. Un cuore che batte per tutti, che ama tutti disinteressatamente, che vede in ogni creatura un potenziale figlio di Dio e una reale persona per la quale Cristo è morto.
Odiare il peccato. Pur amando i peccatori, come Cristo, siamo chiamati ad odiare il peccato e a giudicarlo come la Parola di Dio lo giudica. Siamo chiamati ad identificarci con Cristo, portando la nostra croce.

Sei veramente discepolo di Gesù Cristo? Non c'è discepolato senza la rinuncia a se stesso e senza prendere la propria croce. Se abbiamo pagato questo prezzo siamo a buon punto. Dio ci darà forza e grazia di risultargli sempre più graditi.
Essere discepoli di Cristo è qualcosa in più che frequentare un locale di culto o avere qualche incarico nella chiesa di cui fai parte. Essere discepoli di Cristo significa appartenergli.

PENSIERI DI SAN PIO DA PIETRELCINA


San Giovanni Rotondo
(A cura di Padre Gerardo Di Flumeri)
GENNAIO
1. Noi per divina grazia siamo all'alba di un nuovo anno; quest'anno, di cui solo Dio sa se vedremo la fine, deve essere tutto impiegato a riparare per il passato, a proporre per l'avvenire; e a pari passo coi buoni propositi vadano le sante operazioni.
2. Diciamo a noi stessi con la piena convinzione di dire la verità: anima mia, incomincia oggi ad operare il bene, ché nulla hai fatto fin qui. Facciamo sì che ci muoviamo alla presenza di Dio. Dio mi vede, ripetiamo spesso a noi stessi, e nell'atto ch'egli mi vede, mi giudica pure. Facciamo sì che egli non veda in noi se non sempre il solo bene.
3. Chi ha tempo non aspetti tempo. Non rimandiamo al domani ciò che oggi possiamo fare. Del bene di poi sono riboccanti le fosse...; e poi chi dice a noi che domani vivremo? Ascoltiamo la voce della nostra coscienza, la voce del real profeta: «Oggi se udirete la voce del Signore, non vogliate otturare il vostro orecchio». Sorgiamo e tesoreggiamo, ché solo l'istante che fugge è in nostro dominio. Non frapponiamo tempo fra istante ed istante, ché questo non è in nostro possesso.
4. Oh quanto è prezioso il tempo! Beati coloro che se ne sanno bene approfittare, perché tutti, il giorno del giudizio, ne dovranno rendere uno strettissimo conto al supremo Giudice. Oh se tutti arrivassero a comprendere la preziosità del tempo, certamente ognuno si sforzerebbe di spenderlo lodevolmente!
5. «Incominciamo oggi, o fratelli, a fare il bene, ché nulla fin qui abbiamo fatto». Queste parole che il serafico padre san Francesco nella sua umiltà applicava a se stesso, rendiamole nostre all'inizio di questo nuovo anno. Veramente nulla abbiamo fatto fino ad oggi o, se non altro, ben poco; gli anni si sono susseguiti nel sorgere e nel tramontare senza che noi ci domandassimo come li avevamo impiegati; se niente vi era da riparare, da aggiungere, da togliere nella nostra condotta. Abbiamo vissuto all'impensata, come se un giorno l'eterno giudice non dovesse chiamarci a sé e chiederci conto del nostro operato, del come abbiamo speso il nostro tempo.
Eppure di ogni minuto dovremo rendere strettissimo conto, di ogni movimento della grazia, di ogni santa ispirazione, di ogni occasione che ci si presentava di fare il bene. La più lieve trasgressione della legge santa di Dio sarà presa in considerazione!
6. L'amore non soffre dilazione ed i magi appena giunti non risparmiano fatiche per far conoscere ed amare Colui che con l'influsso della grazia aveva conquistato i loro cuori, ferendoli di quella carità che ama spandersi, perché il cuore nella sua piccola mole non può contenere ed ama comunicare ciò che lo riempie.
7. Bisogna sempre tenere salde queste due virtù, la dolcezza col prossimo e la santa umiltà con Dio.
8. La bestemmia è la via più sicura per andare all'inferno.
9. Una volta mostrai al Padre un bellissimo ramo di biancospino fiorito e mostrando al Padre i bei fiori bianchissimi esclamai: «Quanto son belli!...». «Sì, disse il Padre, ma più dei fiori son belli i frutti». E mi fece capire che più dei santi desideri sono belle le opere.
10. Non vi spaventino le molte insidie di questa bestia infernale: Gesù, che è sempre con voi e che combatterà con voi e per voi, non permetterà giammai che voi possiate venire contraffatta e vinta.
11. Non ti arrestare nella ricerca della verità, nell'acquisto del sommo Bene. Sii docile agli impulsi della grazia, assecondando le sue ispirazioni e le sue attrattive. Non ti arrossire di Cristo e della sua dottrina.
12. Quando l'anima geme e teme di offendere Dio, non l'offende ed è lontanissima dal far peccato.
13. L'essere tentato è segno che l'anima è bene accetta al Signore.
14. Non vi abbandonate mai a voi stessa. Ogni fiducia ponetela in Dio solo.
15. Sento sempre piu il grande bisogno di abbandonarmi con più fiducia alla divina misericordia e riporre in Dio solo l'unica mia speranza.
16. Terribile è la giustizia di Dio. Ma non scordiamo che anche la sua misericordia è infinita.
17. Cerchiamo di servire il Signore con tutto il cuore e con tutta la volontà.
Ci darà sempre più di quanto meritiamo.
18. Dai soltanto a Dio la lode e non agli uomini, onora il Creatore e non la creatura.
Durante la tua esistenza sappi tu sostenere le amarezze per poter partecipare alle sofferenze di Cristo.
19. Solo un generale sa quando e come adoperare un suo soldato. Aspetta; giungerà anche il tuo turno.
20. Staccati dal mondo. Ascoltami: una persona si annega in alto mare, una si affoga in un bicchier d'acqua. Che differenza trovi tra questi due; non sono egualmente morti?
21. Pensa sempre che Dio vede tutto!
22. Nella vita spirituale più si corre e meno si sente fatica; anzi, la pace, preludio all'eterno gaudio, s'impossesserà di noi e saremo felici e forti a misura che vivendo in questo studio, faremo vivere Gesù in noi, mortificando noi stessi.
23. Non veniamo mai meno ai disegni della divina provvidenza, che, miscens gaudia fletibus, alternando nella vita dell'individuo e delle nazioni le gioie e le lacrime, li conduce al conseguimento del nostro ultimo fine. Guardiamo, dietro la mano dell'uomo che così si manifesta, la mano di Dio che si occulta.
24. Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare, quanto spargere il seme in un buon campo, e quando questo seme diventerà pianta, ci stia molto a cuore di vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle.
25. In tutti gli umani eventi imparate a riconoscere e ad adorare la divina volontà.
26. Bisogna sempre andare avanti e mai indietreggiare nella vita spirituale; sennò succede come alla barca, la quale se invece di avanzare si ferma, il vento la rimanda indietro.
27. Ricordati che una madre insegna sui primi tempi al proprio bambino a camminare sostenendolo, ma questi però in seguito deve camminare da sé; tu quindi devi ragionare con la tua testa.
28. «Finché hai paura non peccherai».
«Sarà, padre, ma soffro tanto».
«Sicuro che si soffre, però bisogna confidare, vi è il timore di Dio e il timore di Giuda.
La troppa paura ci fa operare senza l'amore, e la troppa confidenza non ci fa considerare e temere il pericolo che dobbiamo superare.
L'una deve dare la mano all'altra e andare insieme come due sorelle. Così bisogna sempre fare, poiché se ci accorgiamo di aver paura o di temere troppo dobbiamo allora ricorrere alla confidenza, se confidiamo eccessivamente, dobbiamo invece avere un po' di timore, perché l'amore tende all'oggetto amato, ma nell'avanzare è cieco, non vede, ma la santa paura lo illumina».
29. Non si perviene a salvezza senza attraversare il burrascoso mare, sempre minacciante rovina. Il Calvario è il monte dei santi; ma di là si passa ad un altro monte, che denominasi Tabor.
30. Io non altro desidero se non che o morire o amare Dio: o la morte, o l'amore; giacché la vita senza quest'amore è peggiore della morte: per me sarebbe piu insostenibile di quella che l'è presentemente.
31. Non debbo poi far passare il primo mese dell'anno senza portare alla tua anima, o mia carissima figliuola, il saluto della mia ed assicurarti sempre più dell'affetto che il mio cuore nutre per il tuo, al quale non cesso mai di desiderare ogni sorta di benedizione e di felicità spirituale. Ma, mia buona figliuola, cotesto tuo povero cuore io te lo raccomando vivamente: abbi cura di renderlo di giorno in giorno grato sempre più al nostro dolcissimo Salvatore, e fare in modo che il presente anno sia più fertile di quello scorso in buone opere, giacché a misura che gli anni scorrono e che l'eternità si appressa, bisogna raddoppiare il coraggio ed innalzare il nostro spirito a Dio, servendolo con maggior diligenza in tutto ciò che la nostra vocazione e professione cristiana ci obbliga.
FEBBRAIO
1. La preghiera è l'effusione del nostro cuore in quello di Dio... Quando essa è fatta bene, commuove il Cuore divino e lo invita sempre più ad esaudirci. Cerchiamo di effondere tutto l'animo nostro quando ci mettiamo a pregare Iddio. Egli rimane avvinto dalle nostre preghiere per poterci venire in aiuto.
2. Voglio essere soltanto un povero frate che prega... Dio vede le macchie anche negli angeli, figuriamoci in me!
3. Prega e spera; non agitarti. L'agitazione non giova a nulla. Iddio è misericordioso e ascolterà la tua preghiera.
4. La preghiera è la migliore arma che abbiamo; è una chiave che apre il cuore di Dio. Devi parlare a Gesù anche col cuore, oltre che col labbro; anzi, in certi contingenti, devi parlargli soltanto col cuore.
5. Mediante lo studio dei libri si cerca Dio, con la meditazione lo si trova.
6. Siate assidui nella preghiera e nella meditazione. Voi già mi avete detto di aver incominciato. Oh, Dio che questa è grande consolazione per un padre che vi ama al pari dell'anima propria! Continuate a progredir sempre nel santo esercizio dell'amore verso Iddio. Filate ogni giorno qualche poco: sia di notte, alla fioca luce della lampada e tra le impotenze e la sterilità dello spirito; sia di giorno, nel gaudio e nell'abbagliante illuminazione dell'anima.
7. Se puoi parlare al Signore nell'orazione, parlagli, lodalo; se non puoi parlare per essere rozza, non ti dispiacere, nelle vie del Signore, fermati in camera a guisa dei cortigiani e fagli riverenza. Egli che vedrà, gradirà la tua presenza, favorirà il tuo silenzio, ed in un'altra volta rimarrai consolata quando egli ti prenderà per mano.
8. Questo modo di stare alla presenza di Dio solamente per protestare con la nostra volontà di riconoscersi per suoi servi, è santissimo, eccellentissimo, purissimo e di grandissima perfezione.
9. Quando tu ti troverai appresso Dio nell'orazione, considera la tua verità; parlagli se puoi, e se non puoi, fermati, fatti vedere e non ti pigliare altro fastidio.
10. Le mie preghiere, delle quali mi fai istanza, non ti mancano mai, perché non mi posso dimenticare di te che mi costi tanti sacrifici.
Ti ho partorito a Dio nell'estremo dolore del cuore. Confido nella carità che nelle tue preghiere non ti dimentichi di chi porta la croce per tutti.
11. Il miglior conforto è quello che viene dalla preghiera.
12. Salvare le anime, pregando sempre.
13. La preghiera dev'essere insistente, in quanto l'insistenza denota la fede.
14. Le preghiere dei santi nel cielo e delle anime giuste in terra sono profumo che non andrà mai perduto.
15. Io non mi stancherò di pregare Gesù. È vero che le mie preghiere sono degne piuttosto di castigo che di premio, perché troppo ho disgustato Gesù con i miei innumerevoli peccati; ma alla fine Gesù si muoverà a pietà di me.
16. Tutte le preghiere sono buone, quando queste siano accompagnate dalla retta intenzione e dalla buona volontà.
17. Riflettete ed abbiate sempre innanzi all'occhio della mente la grande umiltà della Madre di Dio e nostra, la quale, a misura che in lei crescevano i doni celesti, sempre più si sprofondava nell'umiltà.
18. Come le api, che senza esitare attraversan talvolta le ampie distese dei campi, pur di raggiungere l'aiuola prediletta, e poi stanche, ma soddisfatte e cariche di polline, tornano al favo per ivi compiere in feconda opera silenziosa la sapiente trasformazione del nettare dei fiori in nettare di vita: così voi, dopo averla raccolta, tenete ben chiusa nel vostro cuore la parola di Dio; tornate all'alveare, cioè meditatela con attenzione, scanditene gli elementi, ricercatene il significato profondo. Essa vi apparirà allora nel suo luminoso splendore, acquisterà la potenza di annientare le vostre naturali inclinazioni verso la materia, avrà la virtù di trasformarle in ascensioni pure e sublimi dello spirito, di avvincere sempre più strettamente il vostro al Cuore divino del vostro Signore.
19. L'anima cristiana non fa passare mai giorno senza meditare la passione di Gesù Cristo.
20. Affinché l'imitazione si dia, è necessaria la quotidiana meditazione e l'assidua riflessione sulla vita di Gesù; dal meditare e dal riflettere nasce la stima dei suoi atti, e dalla stima il desiderio ed il conforto dell'imitazione.
21. Abbi pazienza nel perseverare in questo santo esercizio del meditare e contentati di cominciare a piccoli passi, finché abbi gambe per correre, e meglio ali per volare; contentati di fare l'ubbidienza, la quale non è mai una piccola cosa per un'anima, la quale ha scelto Dio per sua porzione e rassegnati di essere per ora una piccola ape di nido che ben presto diventerà una grande ape abile a fabbricare il miele.
Umiliati sempre ed amorosamente davanti a Dio e agli uomini, perché Dio parla veramente a chi tiene il suo cuore umile dinanzi a Lui.
22. Non posso, poi, affatto credere e quindi dispensarti dal meditare solo perché a te sembra di non ricavarne nulla. Il sacro dono dell'orazione, mia buona figliuola, sta posto nella mano destra del Salvatore, ed a misura che tu sarai vuota di te stessa, cioè dell'amore del corpo e della tua propria volontà, e che ti andrai ben radicando nella santa umiltà, il Signore lo andrà comunicando al tuo cuore.
23. La ragione vera per cui non sempre riesci a far bene le tue meditazioni, io la rinvengo in questo e non mi sbaglio.
Tu ti accosti a meditare con una certa specie di alterazione, congiunta con una grande ansietà, di trovare qualche oggetto che possa far rimanere contento e consolato il tuo spirito; e questo basta per far che tu non trovi mai quel che cerchi e non posi la tua mente nella verità che mediti.
Figlia mia, sappi che quando uno cerca con gran fretta ed avidità una cosa perduta, la toccherà con le mani, la vedrà con gli occhi cento volte, e non se ne accorgerà mai.
Da questa vana ed inutile ansietà non ti può derivare altro che una grande stanchezza di spirito ed impossibilità di mente, di fermarsi sull'oggetto che tiene presente; e da questo, poi, come da sua propria causa, una certa freddezza e stupidità dell'anima specificatamente nella parte affettiva.
Non conosco altro rimedio al riguardo all'infuori di questo: uscire da questa ansietà, perché essa è uno dei maggiori traditori che la vera virtù e la soda devozione possa mai avere; finge di riscaldarsi al ben operare, ma non lo fa se non per raffreddarsi e ci fa correre per farci inciampare.
24. Chi non medita può fare come colui che non si specchia mai, e che quindi non si cura di uscire ordinato, poiché può essere imbrattato senza saperlo.
La persona che medita e rivolge il suo pensiero a Dio, che è lo specchio della sua anima, cerca di conoscere i suoi difetti, tenta di correggerli, si modera negli impulsi, e rimette la sua coscienza a posto.
25. Non so poi affatto compatirti né perdonarti quel tuo modo di tralasciare con facilità la comunione nonché la santa meditazione. Ricordati, figlia mia, che non si perviene a salute se non per la preghiera; che non si vince la battaglia se non per la preghiera. A te dunque la scelta.
26. In quanto poi a ciò che mi dite di sentire quando fate la meditazione, sappiate che l'artificio è diabolico. Perciò state attenta e siate vigilante. Non tralasciate la meditazione giammai per questo, altrimenti persuadetevi che rimarrete sconfitta in seguito su tutta la linea.
27. Tu intanto non ti affliggere fino al punto di perdere la pace interna. Prega con perseveranza, con fiducia e con mente calma e serena.
28. Pregate per i perfidi, pregate per i fervorosi, pregate per il sommo Pontefice, per tutti i bisogni spirituali e temporali della santa Chiesa, nostra tenerissima madre; e una preghiera speciale per tutti coloro che lavorano per la salute delle anime e per la gloria del celeste Padre.
29. Dopo l'amore di nostro Signore, ti raccomando, o figliuola, quello della Chiesa, sua Sposa, di questa cara e dolce colomba, che sola può far le uova e far nascere i colombini e le colombine dello Sposo.
Ringrazia Dio continuamente di essere figliuola della Chiesa, ad esempio di tante anime che ci hanno preceduto nel felice passaggio.
Abbi gran compassione di tutti i pastori, predicatori e guidatori di anime, e vedi come sono sparsi su tutta la faccia della terra, poiché non vi è al mondo provincia dove non ve ne siano molti. Prega Dio per essi, acciocché salvando loro medesimi, procurino fruttuosamente la salute delle anime.
MARZO
1. Padre, tu ami ciò che io temo. — Risposta: Io non amo la sofferenza in se stessa; la chiedo a Dio, la bramo per i frutti che mi dà: dà gloria a Dio, mi salva i fratelli di questo esilio, libera le anime dal fuoco del purgatorio, e che voglio di più?
— Padre, che cos'è la sofferenza? — Risposta: Espiazione.
E per voi che cos'è?
— Il mio pane quotidiano, la mia delizia!
2. Non vogliamo persuaderci che la sofferenza è necessaria all'anima nostra; che la croce deve essere il nostro pane quotidiano.
Come il corpo ha bisogno di nutrimento, così l'anima ha bisogno della croce, giorno per giorno, per purificarsi e distaccarsi dalle creature.
Non vogliamo comprendere che Dio non vuole, non può salvarci né santificarci senza la croce e più egli attira a sé un'anima, più la purifica per mezzo della croce.
3. Su questa terra ognuno ha la sua croce; ma dobbiamo fare in modo di non essere il cattivo ladrone, bensì il buon ladrone.
4. Il Signore non può darmi un cireneo. Devo fare soltanto la volontà di Dio e, se piacerò a lui, il resto non conta.
5. Gesù nella vita non ti chiede di portare con lui la pesante croce, ma un piccolo pezzo della sua croce; pezzo che si compendia nei dolori umani.
6. In primo luogo tengo a dirti che Gesù ha bisogno di chi gema con lui per l'umana empietà, e per questo ti conduce per le vie dolorose di cui mi tieni parola nella tua. Ma sia sempre benedetta la sua carità, che sa mescolare il dolce con l'amaro e convertire in premio eterno le pene transitorie della vita.
7. Dunque non temere affatto, ma stimati fortunatissima per essere stata fatta degna e partecipe ai dolori dell'Uomo-Dio. Non è abbandono, dunque, cotesto, ma amore e amore grande che Dio ti va dimostrando. Non è punizione cotesto stato, ma amore ed amore finissimo. Benedicine perciò il Signore e rassegnati a bere al calice del Getsemani.
8. Sono ben compreso, figliuola mia, che il tuo Calvario ti si fa sempre più doloroso. Ma pensa che sul Calvario Gesù ha operato la nostra redenzione e sul Calvario deve compiersi la salvezza delle anime redente.
9. Lo so che soffri molto, ma non sono forse questi i gioielli dello Sposo?
10. Il Signore talvolta ti fa sentire il peso della croce. Questo peso ti sembra intollerabile, ma tu lo porti perché il Signore nel suo amore e nella sua misericordia ti stende la mano e ti dà la forza.
11. Certe dolcezze interiori sono roba da bambini! Non sono segno di perfezione. Non dolcezze, dolore ci vuole. Le aridità, la svogliatezza, l'impotenza, questi sono i segni di un amore vero. Il dolore è piacevole. L'esilio è bello, perché si soffre e possiamo così dare a Dio qualche cosa. Il dono del nostro dolore, delle nostre sofferenze è una gran cosa, che non possiamo fare in paradiso.
12. Preferirei mille croci, anzi ogni croce mi sarebbe dolce e leggera, se non avessi questa prova, di sentirmi cioè sempre nell'incertezza di piacere al Signore nelle mie operazioni... È doloroso vivere così...
Mi rassegno, ma la rassegnazione, il mio fiat mi sembra così freddo, vano!... Che mistero! Gesù deve pensarci lui solo.
13. Ama Gesù; amalo tanto; ma per questo, ama di più il sacrificio.
14. Il cuore buono è sempre forte; egli soffre, ma cela le sue lacrime e si consola sacrificandosi per il prossimo e per Dio.
15. Chi comincia ad amare deve essere pronto a soffrire.
16. Non temere le avversità perché esse mettono l'anima ai piedi della croce e la croce la mette alle porte del cielo, dove troverà colui che è il trionfatore della morte, che la introdurrà negli eterni gaudi.
17. Se soffri con rassegnazione al suo volere tu non l'offendi ma lo ami. E il tuo cuore avrà grande conforto se pensi che nell'ora del dolore Gesù stesso soffre in te e per te. Egli non ti ha abbandonato quando fuggivi da lui; perché dovrebbe abbandonarti ora che nel martirio dell'anima tua gli dai prove d'amore?
18. Saliamo con generosità il Calvario per amore di colui che s'immolò per nostro amore e siamo pazienti, certi di spiccare il volo per il Tabor.
19. Tieniti fortemente e costantemente a Dio unita, consacrandogli tutti i tuoi affetti, tutti i tuoi travagli, tutta te stessa, attendendo con pazienza il ritorno del bel sole, allorquando piacerà allo sposo visitarti con la prova delle aridità, delle desolazioni e dei bui di spirito.
20. Sì, io amo la croce, la croce sola; l'amo perché la vedo sempre alle spalle di Gesù.
21. I veri servi di Dio hanno sempre più stimato l'avversità, come più conforme alla strada che percorse il nostro Capo, il quale operò la nostra salute a mezzo della croce e degli obbrobri.
22. La sorte delle anime elette è il patire; è la sofferenza sopportata cristianamente condizione a cui Dio, autore di ogni grazia e di ogni dono conducente a salute, ha stabilito di darci la gloria.
23. Sii sempre amante del dolore il quale, oltre ad essere l'opera della divina sapienza, ci rivela, meglio ancora, l'opera del suo amore.
24. Lasciate pure che la natura si risenta dinanzi al soffrire, poiché niente vi è in questo di più naturale all'infuori del peccato; la vostra volontà, col divino aiuto, sarà sempre superiore ed il divino amore non verrà mai meno nel vostro spirito, se non tralasciate la preghiera.
25. Vorrei volare per invitare le creature tutte di amare Gesù, di amare Maria.
26. La vita è un Calvario; ma conviene salire allegramente. Le croci sono i monili dello Sposo ed io ne sono geloso. Le mie sofferenze sono piacevoli. Soffro solo quando non soffro.
27. Il Dio dei cristiani è il Dio della metamorfosi; voi gettate nel suo seno il dolore e ne ritraete la pace; voi gettate la disperazione e vedrete galleggiare la speranza.
28. Gli angeli di una cosa sola sono invidiosi di noi: non poter soffrire per Iddio. Soltanto il dolore permette ad un'anima di dire con certezza: Mio Dio, vedete bene che io vi amo!
29. La sofferenza dei mali fisici e morali è la più degna offerta che puoi fare a colui che ci ha salvato soffrendo.
30. Godo immensamente nel sentire che il Signore è sempre prodigo delle sue carezze con la tua anima. Lo so che soffri, ma la sofferenza non è forse il segno certo che Dio ti ama? Lo so che soffri, ma non è forse questa sofferenza il distintivo di ogni anima che ha scelto per sua porzione ed eredità un Dio ed un Dio crocifisso? Lo so che il tuo spirito è sempre avvolto nelle tenebre della prova, ma ti basti, mia buona figliuola, il sapere che Gesù è con te ed in te.
31. Accetta ogni dolore ed incomprensione che viene dall'Alto. Così ti perfezionerai e ti santificherai.
APRILE
1. Non ci dice forse lo Spirito Santo che come l'anima si accosta a Dio deve prepararsi alla tentazione? Su, dunque, coraggio, mia buona figliuola; combatti da forte e ne avrai il premio riservato alle anime forti.
2. Bisogna essere forti per diventare grandi: ecco il nostro dovere. La vita è una lotta dalla quale non possiamo ritrarci, ma bisogna trionfarvi.
3. Guai a coloro che non si mantengono onesti! Essi non solo perdono ogni rispetto umano, ma quanto non possono occupare nessuna carica civile... Perciò siamo sempre onesti, scacciando ogni cattivo pensiero dalla nostra mente, e stiamo col cuore sempre rivolto a Dio, il quale ci ha creati e posti sulla terra per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e poi goderlo eternamente nell'altra.
4. So che il Signore permette questi assalti al demonio perché la sua misericordia vi rende a sé care e vuole che voi pure lo rassomigliate nelle angosce del deserto, dell'orto, della croce; ma vi dovete difendere allontanandolo e disprezzando le sue maligne insinuazioni in nome di Dio e della santa ubbidienza.
5. Osserva bene: sempre che la tentazione ti dispiacerà, non vi è cosa da temere. Ma perché ti dispiace ella, se non perché non vorresti sentirla?
Queste tentazioni sì importune vengono dalla malizia del demonio, ma il dispiacere e la sofferenza che ne risentiamo vengono dalla misericordia di Dio, il quale, contro la volontà del nemico nostro, ritrae dalla sua malizia la santa tribolazione, per mezzo della quale egli purifica l'oro che vuol mettere nei suoi tesori.
Dico ancora: le tue tentazioni sono del demonio e dell'inferno, ma le tue pene ed afflizioni son di Dio e del paradiso; le madri sono di Babilonia, ma le figlie sono di Gerusalemme. Disprezza le tentazioni ed abbraccia le tribolazioni.
No, no, mia figliuola, lascia soffiare il vento e non pensare che lo squillo delle foglie sia il rumore delle armi.
6. Non vi sforzate di vincere le vostre tentazioni perché questo sforzo le fortificherebbe; disprezzatele e non vi ci trattenete sopra; rappresentate nelle vostre immaginazioni Gesù Cristo crocifisso tra le vostre braccia e sopra i vostri petti, e dite baciando più volte il suo costato: Ecco la mia speranza, ecco la viva sorgente della mia felicità! io vi terrò stretto, o mio Gesù, e non vi lascerò finché non mi abbiate posto in luogo di sicurezza.
7. Finiscila con queste vane apprensioni. Ricordati che non è il sentimento che costituisce la colpa ma il consenso a siffatti sentimenti. La sola volontà libera è capace di bene o di male. Ma quando la volontà geme sotto la prova del tentatore e non vuole ciò che le viene presentato, non solo non vi è colpa, ma vi è la virtù.
8. Le tentazioni non ti sgomentino; sono la prova dell'anima che Dio vuole sperimentare quando la vede nelle forze necessarie a sostenere il combattimento ed intessersi con le proprie mani il serto della gloria.
Finora la tua vita fu d'infante; adesso il Signore vuole trattarti da adulta. E poiché le prove della vita adulta sono molto superiori a quella di chi è infante, ecco perché ti trovi in principio disorganizzata; ma la vita dell'anima acquisterà la sua calma e la tua calma ritornerà, non tarderà. Abbi pazienza ancora un poco; tutto andrà per il tuo meglio.
9. Le tentazioni contro la fede e la purità è merce offerta dal nemico, ma non temerlo se non con il disprezzo. Finché egli strepita è segno che non ancora si è impossessato della volontà.
Tu non ti disturbare per ciò che vai sperimentando da parte di quest'angelo ribelle; la volonta sia sempre contraria alle sue suggestioni, e vivi tranquilla, ché non vi è colpa, ma bensì vi è il compiacimento di Dio ed il guadagno per l'anima tua.
10. A lui devi far ricorso negli assalti del nemico, in lui devi sperare e da lui ti devi aspettare ogni bene. Non ti fermare volontariamente su ciò che il nemico ti presenta. Ricordati che vince chi fugge; e tu devi ai primi movimenti di avversione contro di quelle persone ritrarne il pensiero e far ricorso a Dio. Davanti a lui piega il tuo ginocchio e con umiltà grandissima ripeti questa breve preghiera: «Abbi misericordia di me, che sono una povera inferma». Di poi alzati e con santa indifferenza prosegui le tue faccende.
11. Tieni per fermo che quanto più crescono gli assalti del nemico, tanto più Dio è vicino all'anima. Pensa e compenetrati bene di questa grande e confortante verità.
12. Fatti animo e non temere le fosche ire di Lucifero. Rammentati per sempre di questo: che è buon segno allorché il nemico strepita e ruggisce all'intorno della tua volontà, poiché questo dimostra che egli non è al di dentro.
Coraggio, mia dilettissima figliuola! Proferisco questa parola con un grande sentimento ed, in Gesù, coraggio, dico: non bisogna temere, mentre che possiamo dire con risoluzione, sebbene senza sentimento: Viva Gesù!
13. Tieni per fermo che quanto più un'anima è a Dio gradita, tanto più dovrà essere provata. Perciò coraggio ed avanti sempre.
14. Comprendo che le tentazioni sembrano piuttosto macchiare che purificare lo spirito, ma sentiamo qual è il linguaggio dei santi, e a tal proposito vi basti sapere, fra tanti, quello che dice san Francesco di Sales: che le tentazioni sono come il sapone, il quale diffuso sui panni sembra imbrattarli ed in verità li purifica.
15. Confidenza torno ad inculcarvi sempre; nulla può temere un'anima che confida nel suo Signore ed in lui pone la propria speranza. Il nemico della nostra salute è pur anche sempre intorno a noi per strapparci dal nostro cuore l'ancora che deve condurci a salvezza, voglio dire la confidenza in Dio nostro Padre; teniamo stretta, stretta quest'ancora, non permettiamo giammai che ci abbandoni un solo istante, altrimenti tutto sarebbe perduto.
16. Oh, che felicità nelle battaglie spirituali! Basta voler sapere sempre combattere per uscirne certamente vittorioso.
17. Stai attenta a non scoraggiarti mai nel vederti circondata da infermità spirituale.
Se Iddio ti lascia cadere in qualche debolezza, non è per abbandonarti, ma solo per stabilirti in umiltà e renderti più attenta per l'avvenire.
18. Camminate con semplicità nella via del Signore e non tormentate il vostro spirito.
Bisogna che odiate i vostri difetti, ma con odio tranquillo e non già fastidioso ed inquieto.
19. La confessione, che è lavacro dell'anima, bisogna farla il più tardi ogni otto giorni; io non mi sento tenere le anime lontane dalla confessione più di otto giorni.
20. Il demonio ha un'unica porta per entrare nell'animo nostro: la volontà; delle porte segrete non ve ne sono.
Nessun peccato è tale, se non è stato commesso con la volontà. Quando non c'entra la volontà, non c'entra il peccato, ma debolezza umana.
21. Il demonio è come un cane rabbioso alla catena; oltre il limite della catena egli non può azzannare alcuno.
E tu allora stattene lontano. Se ti avvicini troppo, ti fai prendere.
22. Non abbandonate l'anima vostra alla tentazione, dice lo Spirito Santo, poiché la gioia del cuore è la vita dell'anima, è un tesoro inesauribile di santità; mentre la tristezza è la morte lenta dell'anima e non è utile a nulla.
23. Il nemico nostro, congiurato ai nostri danni, si fa forte con i deboli, ma con chi l'affronta con l'arma in pugno diventa un vigliacco.
24. Se riuscite a vincere la tentazione, questa fa l'effetto che la liscivia fa sulla biancheria sudicia.
25. Subirei infinite volte la morte, innanzi di offendere il Signore ad occhi aperti.
26. Col pensiero e nella confessione non si deve tornare sulle colpe accusate nelle confessioni precedenti. Per la nostra contrizione Gesù le ha perdonate al tribunale di penitenza. Là egli si è trovato dinanzi a noi e alle nostre miserie come un creditore di fronte a un debitore insolvibile. Con un gesto d'infinita generosità ha lacerato, ha distrutto le cambiali da noi sottoscritte peccando, e che non avremmo certo potuto pagare senza il soccorso della sua clemenza divina. Tornare su quelle colpe, volerle riesumare soltanto per averne ancora il perdono, soltanto per il dubbio che non siano state realmente e largamente rimesse, non sarebbe forse da considerare come un atto di diffidenza verso la bontà della quale aveva dato prova, lacerando egli stesso ogni titolo del debito da noi contratto col peccare?... Torni, se ciò può esser motivo di conforto alle anime nostre, torni pure il pensiero alle offese arrecate alla giustizia, alla sapienza, all'infinita misericordia di Dio: ma solo per piangere su di esse le lacrime redentrici del pentimento e dell'amore.
27. Nel tumultuar delle passioni e delle avverse vicende ci sorregga la cara speranza della sua inesauribile misericordia: corriamo fidenti al tribunale di penitenza, ove egli con ansia di padre in ogni istante ci attende; e, pur consapevoli della nostra insolvibilità dinanzi a lui, non dubitiamo del perdono solennemente pronunziato sui nostri errori. Poniamo su di essi, come c'è l'ha posta il Signore, una pietra sepolcrale!
28. Le tenebre che a volte circondano il cielo delle anime vostre sono luce: per esse voi vi credete nel buio, ed avete l'impressione di trovarvi nel mezzo di un roveto ardente. Infatti quando il roveto brucia, l'aria intorno si riempie di nembo e lo spirito smarrito teme di non vedere, di non comprendere più nulla. Ma è allora che Iddio parla ed è presente all'anima: che ode, intende, ama e trema.
Non aspettate dunque il Tabor per vedere Iddio quando già lo contemplaste sul Sinai!
29. Cammina allegramente e con un cuore sincero ed aperto più che puoi, e quando non si possa mantenere sempre questa santa allegrezza, almeno non ti perdere mai di coraggio e di confidenza in Dio.
30. Le prove a cui il Signore vi sottopone e vi sottoporrà sono tutti contrassegni della divina dilezione e gemme per l'anima. Passerà, mie care, l'inverno e verrà l'interminabile primavera tanto più ricca di bellezze, quanto furono più dure le tempeste.
MAGGIO
1. Quando si passa dinanzi a un'immagine della Madonna bisogna dire:
«Ti saluto, o Maria.
Saluta Gesù
da parte mia».
2. Senti, Mammina, io ti voglio bene più di tutte le creature della terra e del cielo... dopo Gesù, s'intende... ma ti voglio bene.
3. Mammina bella, Mammina cara, sì sei bella. Se non ci fosse la fede, gli uomini ti direbbero dea. Gli occhi tuoi sono più risplendenti del sole; sei bella Mammina, me ne glorio, ti amo, deh! aiutami.
4. Maria sia la stella, che vi rischiari il sentiero, vi mostri la via sicura per andare al celeste Padre; essa sia quale ancora, a cui dovete sempre più strettamente unirvi nel tempo della prova.
5. Maria sia tutta la ragione della tua esistenza e ti guidi a porto sicuro dell'eterna salute. Essa ti sia di dolce modello ed ispiratrice nella virtù della santa umiltà.
6. Se Gesù si manifesta, ringraziatelo; e se si occulta, ringraziatelo pure: tutto è scherzo d'amore.
La Vergine clemente e pia continui ad ottenervi dall'ineffabile bontà del Signore la forza di sostenere sino alla fine tante prove di carità che vi dona. Io mi auguro che arriverete a spirare con Gesù sulla Croce; e possiate in lui dolcemente esclamare: «Consummatum est».
7. O Maria, mamma dolcissima dei sacerdoti, mediatrice e dispensatrice di tutte le grazie, dal profondo del mio cuore ti prego, ti supplico e ti scongiuro a ringraziare oggi, domani, sempre, Gesù il frutto benedetto del tuo seno.
8. L'umanità vuole la sua parte. Anche Maria, la Madre di Gesù, sapeva che attraverso la morte di lui si operava la redenzione del genere umano, eppure ella stessa ha pianto e sofferto, e quanto sofferto.
9. Maria ti converta in gioia tutti i dolori della vita.
10. Non siate talmente dediti all'attività di Marta da dimenticare il silenzio o l'abbandono di Maria. La Vergine, che sì bene concilia l'uno e l'altro ufficio, vi sia di dolce modello e d'ispirazione.
11. Maria infiori e profumi la tua anima di sempre nuove virtù e ponga la sua mano materna sul tuo capo.
Tieniti sempre più stretta alla Mamma celeste, perché essa è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni nel regno dell'aurora.
12. Rammentati di ciò che avveniva nel cuore della nostra celeste Madre appiè della croce. Ella per l'esuberanza del dolore rimase impietrita dinanzi al Figlio crocifisso, ma non puoi dire che ne fosse abbandonata. Anzi quando meglio l'amò di allora che soffriva e non poteva neppur piangere?
13. Non allontanarti dall'altare senza versare lacrime di dolore e di amore per Gesù, crocifisso per la tua eterna salute.
La Vergine Addolorata ti terrà compagnia e ti sarà di dolce ispirazione.
14. Figliuolo, tu non sai cosa produce l'obbedienza. Ecco: per un sì, per un solo sì, fiat secundum verbum tuum, per fare la volontà di Dio, Maria divenne madre dell'Altissimo, professandosi sua ancella, ma conservando la verginità che tanto a Dio ed a lei era cara.
Per quel sì, pronunziato da Maria santissima, il mondo ottenne la salvezza, l'umanità fu redenta.
Facciamo anche noi sempre la volontà di Dio e diciamo al Signore sempre sì.
15. Anche noi rigenerati nel santo battesimo corrispondiamo alla grazia della nostra vocazione ad imitazione dell'Immacolata nostra Madre, applicandoci incessantemente nella cognizione di Dio per sempre meglio conoscerlo, servirlo ed amarlo.
16. Madre mia, profondi in me quell'amore che ardeva nel tuo cuore per lui, in me che, ricoperto di miserie, ammiro in te il mistero del tuo immacolato concepimento, e che ardentemente bramo che per esso tu mi renda puro il cuore per amare il mio e tuo Dio, pura la mente per assorgere a lui e contemplarlo, adorarlo e servirlo in spirito e verità, puro il corpo affinché sia un suo tabernacolo meno indegno di possederlo quando si degnerà venire in me nella santa comunione.
17. Padre, oggi è l'Addolorata: ditemi una parola. Risposta: La Vergine Addolorata ci vuole bene, ci ha partoriti nel dolore e nell'amore.
L'Addolorata non si diparta mai dalla tua mente ed i suoi dolori ti siano stampati sopra il cuore; lo accenda di amore per lei e per il suo Figliuolo.
18. Vorrei avere una voce sì forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna. Ma poiché ciò non è in mio potere, ho pregato, e pregherò il mio angiolino a compiere per me questo ufficio.
19. Dopo l'ascensione di Gesù Cristo al cielo, Maria ardeva continuamente del più vivo desiderio di riunirsi a lui. Senza del suo divin Figliuolo, a lei sembrava di trovarsi nel più duro esilio.
Quegli anni in cui dovette stare divisa da lui, furono per lei il più lento e penoso martirio, martirio d'amore che la consumava lentamente.
20. Gesù, che regnava in cielo con l'umanità santissima che aveva preso dalle viscere della Vergine, volle pure che la Madre sua non solo con l'anima, ma bene anche col corpo si riunisse a lui e dividesse appieno la sua gloria.
E ciò era ben giusto e doveroso. Quel corpo che neppure un istante era stato schiavo del demonio e del peccato, non lo doveva essere neppure nella corruzione.
21. Procura di conformarti sempre ed in tutto alla volontà di Dio in ogni evento, e non temere. Questa conformità è la via sicura per arrivare al cielo.
22. Padre, insegnatemi una scorciatoia per arrivare a Dio.
— La scorciatoia è la Vergine.
23. Padre, dicendo il Rosario devo stare attenta all'Ave o al mistero?
— All'Ave, salutare la Madonna nel mistero che contempli.
L'attenzione deve essere posta all'Ave, al saluto che rivolgi alla Vergine nel mistero che contempli. In tutti i misteri Ella era presente, a tutti partecipò con l'amore e il dolore.
24. Portala sempre con te (la corona del Rosario). Recita ogni giorno almeno cinque poste.
25. Portala sempre in tasca; nei momenti di bisogno, stringila in mano, e quando mandi a lavare il vestito, dimentica pure di togliere il portafogli, ma non dimenticare la corona!
26. Fai la penitenza di pensare con dolore alle offese fatte a Dio; la penitenza di essere costante nel bene; la penitenza di combattere i tuoi difetti.
27. La scienza, figlio mio, per quanto grande, è sempre una povera cosa; è meno che nulla a paragone del formidabile mistero della divinità.
Altre vie devi tenere. Monda il tuo cuore da ogni passione terrena, umiliati nella polvere e prega! Così troverai sicuramente Dio, il quale ti darà la serenità e la pace in questa vita e l'eterna beatitudine in quell'altra.
28. Hai visto un campo di grano in piena maturazione? Potrai osservare che certe spighe sono alte e rigogliose; altre, invece, sono piegate a terra. Prova a prendere le alte, le più vanitose, vedrai che queste sono vuote; se, invece, prendi le più basse, le più umili, queste sono cariche di chicchi. Da ciò potrai dedurre che la vanità è vuota.
29. Facciamoci santi, così dopo essere stati insieme sulla terra, staremo sempre insieme in paradiso.
30. Oh Dio! Fatti sempre più sentire al povero mio cuore e compi in me l'opera da te incominciata. Sento intimamente una voce che assiduamente mi dice: Santificati e santifica. Ebbene, mia carissima, io ciò voglio, ma non so da dove incominciare. Aiutami tu pure; so che Gesù ti vuole tanto bene e lo meriti. Dunque parlagli per me, che mi faccia la grazia di essere un figlio meno indegno di san Francesco, che possa essere di esempio ai miei confratelli in modo che il fervore continui sempre e si accresca sempre più in me, da far di me un perfetto cappuccino.
31. Sii dunque sempre fedele a Dio nell'osservanza delle promesse fattegli e non ti curare dei motteggi degli insipienti. Sappi che i santi si sono sempre scherniti del mondo e dei mondani e si sono messi sotto i piedi il mondo e le sue massime.
GIUGNO
1. Il Cuore di Gesù sia il centro di tutte le tue ispirazioni.
2. Guardiamo con sentimento di commossa riconoscenza a quel sublime mistero che potentemente attrae il Cuore di Gesù verso la sua creatura; guardiamo alla grande degnazione con cui assunse le nostre medesime carni per vivere in mezzo a noi la misera vita della terra; raccogliamo le forze tutte dell'intelletto per considerare degnamente il tenace fervore e la durezza del suo apostolato, per rievocare gli orrori della sua passione e del suo martirio, per adorare il sangue suo... regalmente offerto fino all'ultima stilla per la redenzione del genere umano: e poi con umile fede, con lo stesso ardente amore ond'egli circonfonde e persegue le anime nostre, pieghiamo al suo piede la nostra fronte impura.
3. Gesù, tu vieni sempre in me. Con quale cibo ti devo alimentare?... Con l'amore! Ma il mio amore è fallace. Gesù, ti voglio bene assai. Supplisci al mio amore.
4. Io non cesso d'implorarvi da Gesù le benedizioni, e pregare il Signore di trasfigurarvi interamente in lui. O figliuole mie!, quanto è bello il suo volto e dolci i suoi occhi, e quanto buona cosa è lo stare accanto a lui sul monte della sua gloria! Ivi dobbiamo collocare i nostri desideri tutti e le nostre affezioni. Noi siamo, contro ogni nostro merito, sui gradini del Tabor, avendo ferma risoluzione di ben servire ed amare la sua divina bontà.
5. Ricordiamoci che il Cuore di Gesù ci ha chiamati non solo per la nostra santificazione, ma anche per quella delle altre anime. Egli vuol essere aiutato nella salvezza delle anime.
6. Che altro ti dirò? La grazia e pace dello Spirito Santo sia sempre nel mezzo del tuo cuore. Metti questo cuore nel costato aperto del Salvatore ed uniscilo a questo re dei nostri cuori, che in essi sta come in suo trono reale per ricevere l'omaggio e l'obbedienza di tutti gli altri cuori, tenendo così la porta aperta, acciocché ciascuno possa accostarsi per aver sempre ed a qualunque ora udienza; e quando il tuo gli parlerà, non ti dimenticare, mia carissima figliuola, di fargli parlare anche in favor del mio, acciocché la sua divina e cordiale maestà lo renda buono, ubbidiente, fedele e meno meschino di quello che è.
7. Non ti meraviglierai affatto delle tue debolezze ma, riconoscendoti per quella che sei, ti arrossirai della tua infedeltà a Dio ed in lui confiderai, abbandonandoti tranquillamente sulle braccia del celeste Padre, come un bambino su quelle della propria madre.
8. Nelle tentazioni combatti da forte con le anime forti e combatti assieme col supremo duce; nelle cadute non te ne stare lì prostrata di spirito e di corpo; umiliati molto, ma senza perderti d'animo; abbassati, senza degradarti; lava le tue imperfezioni e le tue cadute con sincere lacrime di contrizione, senza mancare di fiducia nella divina bontà, che rimarrà sempre più grande della tua ingratitudine; proponi di emendarti, senza presumere di te stessa, ma la tua fortezza deve essere riposta in Dio solo; confessa sinceramente, in ultimo, che se Dio non fosse la tua corazza ed il tuo scudo, tu saresti incautamente trafitta da ogni specie di peccato.
9. Amiamo Gesù per la sua grandezza divina, per la sua potenza nel cielo e sulla terra, per i suoi meriti infiniti, ma anche e soprattutto per ragioni di gratitudine. Se egli fosse stato con noi meno buono, piu severo; quanto meno avremmo peccato!... Ma il peccato, quando è seguito dal dolore profondo di averlo commesso, dal proponimento leale di non ripeterlo più, dalla sensazione viva del gran male che con esso abbiamo arrecato alla misericordia di Dio; quando, lacerate le più dure fibre del cuore, riesce a far scaturire da queste lacrime cocenti di pentimento e di amore, il peccato stesso, figliuolo mio, diventa allora un gradino che ci avvicina, che ci innalza, che più sicuramente ci conduce a lui.
10. Oh se avessi infiniti cuori, tutti i cuori del cielo e della terra, della Madre tua, o Gesù, tutti, tutti li offrirei a te!
11. Gesù mio, dolcezza mia, amor mio, amore che mi sostiene.
12. Gesù, ti voglio bene assai;... è inutile che te lo ripeta, ti voglio bene, Amore, Amore! Tu solo!... a te solo lode.
13. Gesù ti sia sempre, ed in tutto, scorta, sostegno e vita!
14. Approvo che tu ti adoperi a guadagnare anime a Gesù, insegnando loro il modo di piacergli. Fai pure la santissima comunione per il Santo Padre.
15. Anche ammesso tu avessi commesso tutti i peccati di questo mondo, Gesù ti ripete: ti sono rimessi molti peccati perché molto hai amato.
16. Nel tumultuare delle passioni e delle avverse vicende ci sorregga la cara speranza della sua inesauribile misericordia. Corriamo fidenti al tribunale di penitenza, ove egli con ansia di padre in ogni istante ci attende; e, pur consapevoli della nostra insolvibilità dinanzi a lui, non dubitiamo del perdono solennemente pronunziato sui nostri errori. Poniamo su di essi, come ce l'ha posta il Signore, una pietra sepolcrale.
17. Il Cuore del nostro divin Maestro non ha legge più amabile di quella della dolcezza, dell'umiltà e della carità.
18. Gesù mio, dolcezza mia, e come posso vivere senza di te? Vieni sempre, Gesù mio, vieni, possiedi tu solo il mio cuore.
19. Figli miei, non è mai troppo per prepararsi alla santa comunione.
20. «Padre, mi sento indegno della santa comunione. Ne sono indegno!».
Risposta: «È vero, non siamo degni di un tal dono; ma altro è accostarsi indegnamente col peccato mortale, altro è non essere degni. Indegni siamo tutti; ma è lui che ci invita, è lui che lo vuole. Umiliamoci e riceviamolo con tutto il cuore pieno d'amore».
21. «Padre, perché piangete quando ricevete Gesù nella santa comunione?». Risposta: «Se la Chiesa emette il grido: "Non sdegnasti il seno della Vergine", parlando dell'incarnazione del Verbo nel seno dell'Immacolata, cosa non si dirà di noi miserabili?! Ma Gesù ci ha detto: "Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue non avrà la vita eterna"; e allora accostiamoci alla santa comunione con tanto amore e timore. Tutta la giornata sia preparazione e ringraziamento alla santa comunione».
22. Non ti sconfortare se non riesci a fare tutto come tu desideri, sforzati di praticare ciò che sei tenuto a praticare e non venir meno in nulla a riguardo, nulla curandoti se in questo sperimenti conforto o noia e fastidio. Il tuo fine in questo sia sempre retto.
23. Se non ti è concesso di poterti trattenere a lungo in preghiera, in letture, ecc., non devi per questo sconfortarti. Finché avrai Gesù sacramentato ogni mattina, devi stimarti fortunatissima.
Nel corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro, chiama Gesù, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni, con gemito rassegnato dell'anima ed egli verrà e resterà sempre unito con l'anima mediante la sua grazia ed il suo santo amore.
Vola con lo spirito dinanzi al tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti brame e parla e prega ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente.
24. Gesù solo può comprendere che pena sia per me, allorché mi si prepara davanti la scena dolorosa del Calvario. È parimenti incomprensibile che sollievo si dà a Gesù non solo col compatirlo nei suoi dolori, ma quando trova un'anima che per amor suo gli chiede non consolazioni, ma di essere fatta partecipe dei suoi medesimi dolori.
25. Nell'assistere alla santa messa rinnova la tua fede e medita quale vittima s'immola per te alla divina giustizia per placarla e renderla propizia.
Quando stai bene, la messa l'ascolti. Quando stai male, e non puoi assistervi, la messa la dici.
26. Ogni santa messa ben ascoltata e con devozione, produce nella nostra anima effetti meravigliosi, abbondanti grazie spirituali e materiali, che noi stessi non conosciamo. Per tal fine non spendere inutilmente il tuo denaro, sacrificalo e vieni su per ascoltare la santa messa.
Il mondo potrebbe stare anche senza sole, ma non può stare senza la santa messa.
27. In questi tempi così tristi di morta fede, di empietà trionfante, il mezzo più sicuro per mantenersi esente dal pestifero morbo che ci circonda, è quello di fortificarsi con questo cibo eucaristico. Il che non si potrà facilmente ottenere da chi vive mesi e mesi senza satollarsi delle carni immacolate del divino Agnello.
28. Io fo punto, perché la campana mi chiama e mi sollecita; ed io me ne vado al torchio della Chiesa, al santo altare, dove continuamente stilla il vino sacro del sangue di quell'uva deliziosa e singolare di cui a soli pochi fortunati è permesso inebriarsi. Là — come voi sapete, non posso fare altrimenti — io vi presenterò al celeste Padre nell'unione del suo Figlio, il quale, per il quale e mediante il quale io sono tutto vostro nel Signore.
29. Vedete quanti dispregi e quanti sacrilegi si commettono dai figliuoli degli uomini verso l'umanità sacrosanta del suo Figliuolo nel sacramento dell'Amore? A noi tocca, giacché dalla bontà del Signore siamo stati prescelti nella sua Chiesa, al dir di san Pietro, a «regale sacerdozio» (1Pt 2,9), a noi tocca, dico, difendere l'onore di questo mansuetissimo Agnello, sempre sollecito quando si tratta di patrocinare la causa delle anime, sempre muto allorché trattasi della propria causa.
30. Gesù mio, salva tutti; io mi offro vittima per tutti; rafforzami, prendi questo cuore, riempilo del tuo amore e poi comandami ciò che vuoi.
LUGLIO
1. Dio non vuole che tu senta sensibilmente il sentimento della fede, speranza e carità, né che tu ne goda, se non quanto basta per servirsene nelle occasioni. Ahimè!, quanto siamo felici di essere noi tenuti sì strettamente dal nostro celeste tutore! Non dobbiamo fare altro che ciò che facciamo, cioè amare la divina provvidenza ed abbandonarci nelle sue braccia e nel suo seno.
No, mio Dio , io non desidero maggior godimento della mia fede, della mia speranza, della mia carità, solo per poter dire sinceramente, quantunque senza gusto e senza sentimento, che vorrei piuttosto morire che abbandonare queste virtù.
2. Dammi e conservami quella fede viva che mi faccia credere ed operare per tuo solo amore. E questo è il primo dono che ti presento, ed unito ai santi magi, ai tuoi piedi prostrato, ti confesso senza alcun umano rispetto dinanzi al mondo intero per vero ed unico nostro Dio.
3. Benedico di cuore Iddio che mi ha fatto conoscere delle anime veramente buone ed anche ad esse ho annunziato che le loro anime sono la vigna di Dio; la cisterna è la fede; la torre è la speranza; il torchio è la santa carità; la siepe è la legge di Dio che le separa dai figli del secolo.
4. La fede viva, la credenza cieca e la completa adesione all'autorità costituita da Dio sopra di te, questo è il lume che rischiarò i passi al popolo di Dio nel deserto. Questo è il lume che risplende sempre nell'alta punta di ogni spirito accetto al Padre. Questo è il lume che condusse i magi ad adorare il nato Messia. Questa è la stella profetizzata da Balaam. Questa è la fiaccola che dirige i passi di questi spiriti desolati.
E questo lume e questa stella e questa fiaccola sono pure ciò che illuminano la tua anima, dirigono i tuoi passi perché tu non vacilli; fortificano il tuo spirito nel divino affetto e senza che l'anima li conosca, si avanza sempre verso l'eterna meta.
Tu non lo vedi e non lo comprendi, ma non è necessario. Tu non vedrai che tenebre, ma esse non sono quelle che coinvolgono i figli della perdizione, bensì sono quelle che circondano l'eterno Sole. Tieni per fermo e credi che questo Sole risplende nella tua anima; e questo Sole è appunto quello di cui il veggente di Dio cantò: «E nel tuo lume vedrò il lume».
5. Il più bel credo è quello che prorompe dal tuo labbro nel buio, nel sacrificio, nel dolore, nello sforzo supremo di una infallibile volontà di bene; è quello che, come una folgore, squarcia le tenebre dell'anima tua; è quello che, nel balenar della tempesta, ti innalza e ti conduce a Dio.
6. Pratica, mia carissima figliuola, un particolare esercizio di dolcezza e di sottomissione alla volontà di Dio non solo nelle cose straordinarie, ma anche in quelle piccolezze che quotidianamente avvengono. Fanne degli atti non solo la mattina, ma anche durante il giorno e la sera con uno spirito tranquillo e giocondo; e se ti accadesse di mancare, umiliati, proponi e poi alzati e prosegui.
7. Il nemico è assai forte, e tutto calcolato sembra che la vittoria dovrebbe arridere al nemico. Ahimè, chi mi salverà dalle mani di un nemico sì forte e sì potente, che non mi lascia libero un istante né di giorno né di notte? È possibile mai che il Signore permetterà la mia caduta? Purtroppo lo meriterei, ma sarà vero che la bontà del celeste Padre debba essere vinta dalla mia cattiveria? Giammai, giammai questo, padre mio.
8. Amerei essere trafitto con una lama fredda, anziché dare dispiacere a qualcuno.
9. Cercar, sì, la solitudine, ma con il prossimo non mancar di carità.
10. Bisogna, anche nel riprendere, saper condire la riprensione con modi garbati e dolci.
11. Mancare di carità è come ferire Iddio nella pupilla del suo occhio.
Che cosa è più delicato della pupilla dell'occhio?
Mancare di carità è come peccare contro natura.
12. La beneficenza, da qualsiasi parte venga, è sempre figlia della stessa madre, cioè la provvidenza.
13. Ricordati di Gesù, mitis et humilis corde. L'irascimini et nolite peccare è dei santi. Io non mi sono mai pentito della dolcezza usata, ma mi sono sentito un rimorso di coscienza e mi sono dovuto confessare, quando ho usato un po' di durezza. Però, quando dico mitezza, non dico quella che lascia tutto andare. Quella no! Ma intendo quella che rende dolce la disciplina, la quale non va mai trascurata.
14. Dove non c'è ubbidienza, non c'è virtù. Dove non c'è virtù, non c'è bene, non c'è amore e dove non c'è amore non c'è Dio e senza Dio non si va in paradiso.
Queste formano come una scala e se manca uno scalino della scala, si casca giù.
15. Vi scongiuro, per la mansuetudine di Gesù e per le viscere di misericordia del Padre celeste, di non raffreddarvi mai nella via del bene. Correte sempre e non vogliate mai fermarvi, sapendo che in questa strada lo star fermo equivale al ritorno sui propri passi.
16. Mi dispiace tanto veder soffrire! Per togliere un dispiacere a qualcuno, non troverei difficoltà a tirarmi una pugnalata al cuore!... Sì, questo mi sarebbe più facile!
17. Mi è dispiaciuto moltissimo nel sapere che sei stata ammalata, ma ho goduto moltissimo nel sapere che ti vai rimettendo e più ancora ho goduto nel veder rifiorire in mezzo a voi la vera pietà e cristiana carità dimostrata nella tua infermità.
18. Io non posso patire il criticare e il dir male dei fratelli. È vero, a volte, mi diverto a punzecchiarli, ma la mormorazione mi mette nausea. Abbiamo tanti difetti da criticare in noi, perché perdersi contro i fratelli? E noi, mancando alla carità, si intacca la radice dell'albero della vita, col pericolo di farlo seccare.
19. La carità è la regina delle virtù. Come le perle sono tenute insieme dal filo, così le virtù dalla carità. E come, se si rompe il filo, le perle cadono; così, se viene meno la carità, le virtù si disperdono.
20. La carità è il metro col quale il Signore ci giudicherà tutti.
21. Ricordati che il perno della perfezione è la carità; chi vive di carità, vive in Dio, perché Dio è carità, come disse l'Apostolo.
22. Benedico il buon Dio dei santi sentimenti che ti dà la sua grazia. Fai bene a non incominciare mai nessuna opera senza aver prima implorato l'aiuto divino. Ciò ti otterrà la grazia della santa perseveranza.
23. Soffro e soffro assai; ma grazie al buon Gesù sento ancora un po' di forza; e di che cosa non è capace la creatura aiutata da Gesù?
24. Combattete, figliuola, da forte, se vi preme di avere il premio delle anime forti.
25. Non vogliate ricusarvi in nessun modo e per nessun motivo dal fare la carità a chi che sia, non solo ma, presentandosi delle favorevoli occasioni, di offrirla voi stesso. Tanto vuole il Signore e tanto dovete sforzarvi di fare.
26. Devi avere sempre prudenza ed amore. La prudenza ha gli occhi, l'amore le gambe. L'amore che ha le gambe vorrebbe correre a Dio, ma il suo impulso di slanciarsi verso di lui è cieco, e qualche volta potrebbe inciampare se non fosse guidato dalla prudenza che ha gli occhi. La prudenza, quando vede che l'amore potrebbe essere sfrenato, gli presta gli occhi.
27. La semplicità è una virtù, però fino ad un certo punto. A questa non deve mai mancare la prudenza; la furberia e la scaltrezza, invece, sono diaboliche e fanno tanto male.
28. La vanagloria è un nemico proprio delle anime che si sono consacrate al Signore e che si sono date alla vita spirituale; e perciò a ben ragione può dirsi la tignuola dell'anima che tende alla perfezione. Essa vien detta dai santi tarlo della santità.
29. Fa' che non turbi l'anima tua il triste spettacolo dell'ingiustizia umana; anche questa, nell'economia delle cose, ha il suo valore. È su di essa che vedrai sorgere un giorno l'immancabile trionfo della giustizia di Dio!
30. Il Signore per allettarci, ci fa tante grazie e noi crediamo di toccare il cielo con un dito. Non sappiamo, invece, che per crescere abbiamo bisogno di pan duro: le croci, le umiliazioni, le prove, le contraddizioni.
31. I cuori forti e generosi non si dolgono che per grandi motivi, e anche tali motivi non li fanno troppo penetrare nel loro intimo.
AGOSTO
1. Il Signore ci fa conoscere chi siamo un poco per volta. In verità mi sembra inconcepibile come uno, che ha intelligenza e coscienza, possa insuperbirsi.
2. Vi dico, inoltre, di amare la vostra abiezione; ed amare la propria abiezione consiste in questo, o figliuole, se voi siete umili, tranquille, dolci, confidenti nel tempo dell'oscurità e dell'impotenza, se voi, dico, non vi inquietate, non vi angustiate, se non vi turbate per tutto questo, ma di buon cuore, non dico già allegramente, ma dico francamente e costantemente abbracciate queste croci e state in queste tenebre, così facendo amerete la vostra abiezione, perché che cosa è l'essere abietto se non l'essere oscuro e impotente?
3. Domandiamo anche noi al nostro caro Gesù l'umiltà, la fiducia e la fede della nostra cara santa Chiara; come lei preghiamo Gesù fervorosamente, abbandonandoci a lui, distaccandoci da questo menzognero apparato del mondo ove tutto è follia e vanità, tutto passa, solo Dio resta all'anima, se avrà saputo bene amarlo.
4. Vi è qualche differenza fra la virtù dell'umiltà e dell'abiezione, perché l'umiltà è la ricognizione della propria abiezione; ora il grado sublime dell'umiltà è il non solamente riconoscere la propria abiezione, ma amarla; questo dunque è ciò a che vi ho esortato.
5. Non vi ponete mai a letto, senza aver prima esaminato la vostra coscienza del come avete passato la giornata, e non prima d'aver indirizzato tutti i vostri pensieri a Dio, seguita dall'offerta e consacrazione della vostra persona e di tutti i cristiani. Inoltre offrite a gloria di sua divina maestà il riposo che state per prendere e non dimenticate mai l'angelo custode che è sempre con voi.
6. Principalmente devi insistere sulla base della giustizia cristiana e sul fondamento della bontà, sulla virtù, ossia, di cui esplicitamente Gesù si porge a modello, voglio dire: l'umiltà (Mt 11,29). Umiltà interna ed esterna, ma più interna che esterna, più sentita che mostrata, più profonda che visibile.
Stimati, o mia dilettissima figliuola, quale sei in verità: un nulla, una miseria, una debolezza, una fonte di perversità senza limiti od attenuanti, capace di convertire il bene in male, di abbandonare il bene per il male, di attribuirti il bene o giustificarti nel male e, per amor dello stesso male, di disprezzare il sommo Bene.
7. Son certo che desiderate sapere quali sono le migliori abiezioni, e io vi dico essere quelle che noi non abbiamo elette, oppure essere quelle che ci sono meno grate o, per meglio dire, quelle alle quali non abbiamo grande inclinazione; e, per parlar chiaro, quella della nostra vocazione e professione. Chi mi farà la grazia, mie carissime figliuole, che noi amiamo bene la nostra abiezione? Nessun altro lo può fare che colui il quale amò tanto la sua, che per conservarla volle morire. E questo basti.
8. Padre, come fate a recitare tanti Rosari?
— Prega, prega. Chi molto prega si salva e salva, e quale preghiera più bella e accetta alla Vergine di quella che lei stessa ci insegnò.
9. La vera umiltà del cuore è quella sentita e vissuta più che mostrata. Bisogna umiliarsi sempre davanti a Dio, ma non con quell'umiltà falsa che porta allo scoraggiamento, generando sconforto e disperazione.
Dobbiamo avere un basso concetto di noi stessi. Crederci inferiori a tutti. Non anteporre il proprio utile a quello degli altri.
10. In questo mondo nessuno di noi merita nulla; è il Signore che è benevolo nei nostri confronti, ed è la sua infinita bontà che concede, perché tutto perdona.
11. Se dobbiamo avere pazienza e sopportare le miserie altrui, tanto più dobbiamo sopportare noi stessi.
Nelle tue quotidiane infedeltà umiliati, umiliati, umiliati sempre. Quando Gesù ti vedrà umiliato fino a terra, ti stenderà la mano e penserà lui stesso ad attirarti fino a sé.
12. Tu hai costruito male. Distruggi e ricostruisci bene.
13. Che cos'è la felicità se non il possedimento di ogni sorta di bene, che rende l'uomo del tutto pago? Ma su questa terra si trova mai qualcuno che sia pienamente felice? No, certamente. L'uomo sarebbe stato tale, se si fosse mantenuto fedele al suo Dio. Ma giacché l'uomo è pieno di delitti, cioè pieno di peccati, non può mai essere pienamente felice. Quindi solo in cielo si trova la felicità: ivi non pericoli di perdere Dio, non patimenti, non morte, ma sempiterna vita con Gesù Cristo.
14. Padre, voi siete tanto buono!
— Io non sono buono, solo Gesù è buono. Non so come quest'abito di san Francesco che indosso non scappi via da me! L'ultimo delinquente della terra è d'oro al pari di me.
15. L'umiltà e la carità vanno di pari passo. L'una glorifica e l'altra santifica.
L'umiltà e la purezza dei costumi sono ali che elevano fino a Dio e quasi divinizzano.
16. Umiliati sempre e amorosamente davanti a Dio e agli uomini, perché Dio parla a chi tiene veramente umile il suo cuore davanti a lui e l'arricchisce dei suoi doni.
17. Guardiamo prima in alto e poi guardiamo noi stessi. L'infinita distanza che intercorre tra l'azzurro e l'abisso genera umiltà.
18. Se lo stare in piedi dipendesse da noi, sicuramente al primo soffio noi cadremmo nelle mani dei nemici di nostra salute. Confidiamo sempre nella divina pietà e così sperimenteremo sempre più quanto buono sia il Signore.
19. Devi piuttosto umiliarti davanti a Dio anziché abbatterti d'animo, se egli ti riserva le sofferenze del suo Figlio e vuol farti sperimentare la tua debolezza; tu devi levare a lui la preghiera della rassegnazione e della speranza, allorché per fragilità si cade, e ringraziarlo dei tanti benefici di cui ti va arricchendo.
20. Che cosa posso fare io?
Tutto viene da Dio. Io sono ricco di una sola cosa, d'una infinita miseria.
21. Se Dio ci togliesse tutto quello che ci ha dato, rimarremmo con i nostri stracci.
22. — Quanta malizia c'è in me!... — Resta pure in questa convinzione, umiliati ma non ti agitare.
23. Stai attenta a non scoraggiarti mai nel vederti circondata da infermità spirituali. Se Iddio ti lascia cadere in qualche debolezza non è per abbandonarti, ma solo per stabilirti in umiltà e renderti più attenta per l'avvenire.
24. Il mondo non ci stima perché figli di Dio; consoliamocene che, almeno una volta tanto, esso conosce la verità e non dice bugie.
25. Siate amante e praticante della semplicità e dell'umiltà, e non vi curate dei giudizi del mondo, perché se questo mondo non avesse nulla da dire contro di noi, non saremmo veri servi di Dio.
26. L'amor proprio, figlio della superbia, è più malizioso della madre stessa.
27. L'umiltà è verità, la verità è umiltà.
28. Dio arricchisce l'anima, che di tutto si spoglia.
29. Sottomessi non significa essere schiavi, ma solo liberi per un santo consiglio.
30. Facendo noi la volontà degli altri, dobbiamo far conto di fare la volontà di Dio, che ci viene manifestata in quella dei nostri superiori e del nostro prossimo.
31. Tieniti sempre stretta alla santa Chiesa cattolica, perché ella sola ti può dare la vera pace, perché ella sola possiede Gesù sacramentato, che è il vero principe della pace.
SETTEMBRE
1. Bisogna amare, amare, amare e niente più.
2. Di due cose dobbiamo supplicare di continuo il dolcissimo Signor nostro: che accresca in noi l'amore ed il timore, poiché quello ci farà volare nelle vie del Signore, questo ci farà guardare dove mettiamo il piede; quello ci fa guardare le cose di questo mondo per quelle che sono, questo ci fa riguardare ogni trascuratezza. Allorché poi amore e timore si daranno un bacio, non è più in poter nostro il concedere affetto alle cose di quaggiù.
3. Tu che hai responsabilità di anime prova con amore, con molto amore, con tutto l'amore, esaurisci l'amore; e se ciò è inutile... mazzate, perché Gesù che ci è di modello, ci ha insegnato ciò, creando il paradiso ma anche l'inferno.
4. Se Dio non ti offre dolcezze e soavità, allora devi star di buon animo, rimanendo nella pazienza a mangiare il tuo pane, benché secco, adempiendo il tuo dovere, senza una presente ricompensa. Così facendo, il nostro amore per Dio è disinteressato; si ama e si serve in questa maniera Dio a spese proprie; ciò è proprio delle anime più perfette.
5. Quanto più amaro avrai, tanto più amore riceverai.
6. Un solo atto di amore di Dio, fatto in tempo di aridità, vale più che cento, fatti in tenerezza e consolazione.
7. Questo mio cuore è tuo... Gesù mio, prendi allora questo mio cuore, riempilo del tuo amore e poi comandami quel che vuoi.
8. Dio ci ama, e che ci ama è dimostrato dal fatto che ci tollera nel momento dell'offesa.
9. Accendi tu, Gesù, quel fuoco che venisti a portare sulla terra, affinché consumato da esso m'immoli sull'ara della tua carità, quale olocausto d'amore, perché tu regni nel mio cuore e nel cuore di tutti, e da tutti e dappertutto si levi un sol cantico di lode, di benedizione, di ringraziamento a te per l'amore che nel mistero della tua nascita di divine tenerezze ci hai dimostrato.
10. Ama Gesù, amalo tanto, ma per questo ama di più il sacrificio. Amore vuole essere amaro.
11. L'amore tutto dimentica, tutto perdona, dà tutto senza riserva.
12. Oggi la Chiesa ci presenta la festa del SS.mo nome di Maria per ricordarci che dobbiamo sempre pronunziarlo in ogni istante della nostra vita, specialmente nell'ora dell'agonia, perché ci apra le porte del Paradiso.
13. Lo spirito umano senza la fiamma del divino amore è portato a raggiungere la fila delle bestie, mentre al contrario la carità, l'amore di Dio lo innalza tant'alto da giungere fino al trono di Dio. Ringraziate senza mai stancarvi la liberalità di un sì buon Padre e pregatelo che accresca sempre più la santa carità nel vostro cuore.
14. Non ti lamenterai mai delle offese, da qualunque parte ti vengono fatte, ricordandoti che Gesù venne saturato di obbrobri dalla malizia degli uomini che egli stesso aveva beneficato.
Scuserai tutti con la carità cristiana, tenendo innanzi agli occhi l'esempio del divino Maestro che scusò persino i suoi crocifissori dinanzi al Padre suo.
15. Preghiamo: chi prega molto si salva, chi poco prega si danna. Amiamo la Madonna. Facciamola amare e recitiamo il santo Rosario che lei ci ha insegnato.
16. Gesù e l'anima tua d'accordo devono coltivare la vigna. A te il compito di togliere e trasportare pietre, strappare spine. A Gesù il compito di seminare, piantare, coltivare, innaffiare. Ma anche nel tuo lavoro c'è l'opera di Gesù. Senza di lui non puoi far nulla.
17. Non siamo tenuti, per evitare lo scandalo farisaico, ad astenerci dal bene.
18. Ricordalo: è più vicino a Dio il malfattore che ha vergogna di operare il male che l'uomo onesto il quale arrossisce di operare il bene.
19. Il tempo speso per la gloria di Dio e per la salute dell'anima, non è mai malamente speso.
20. Sì, benedico ben di cuore all'opera di catechizzare i fanciulli, che sono i fiorellini prediletti di Gesù. Benedico pure l'opera zelatrice delle opere missionarie.
21. Tutti siamo chiamati dal Signore a salvare anime e preparare la sua gloria. L'anima può e deve propagare la gloria di Dio e lavorare per la salute degli uomini, menando una vita cristiana, pregando incessantemente il Signore «che venga il suo regno e non ci induca in tentazione e ci liberi dal male». Questo è quello che dovete fare anche voi, offrendo tutta voi stessa e continuamente al Signore a questo fine.
22. Sorgi dunque, o Signore, e conferma nella tua grazia coloro che mi hai affidato e non permettere che qualcuno abbia a perdersi, disertando l'ovile. Oh, Dio, oh Dio!... non permettere che vada in perdizione la tua eredità.
23. Sono tutto di ognuno. Ognuno può dire: «Padre Pio è mio». Io amo tanto i miei fratelli di esilio. Amo i miei figli spirituali al pari dell'anima mia e più ancora. Li ho rigenerati a Gesù nel dolore e nell'amore. Posso dimenticare me stesso, ma non i miei figli spirituali, anzi assicuro che quando il Signore mi chiamerà, io gli dirò: «Signore, io resto alla porta del paradiso; vi entro quando ho visto entrare l'ultimo dei miei figli».
Soffro tanto per non potere guadagnare tutti i miei fratelli a Dio. In certi momenti sto sul punto di morire di stretta al cuore nel vedere tante anime sofferenti senza poterle sollevare e tanti fratelli alleati con satana.
24. La vita non è che una perpetua reazione contro se stessi e non si schiude in bellezza, che a prezzo del dolore.
Tenete sempre compagnia a Gesù nel Getsemani ed egli saprà confortarvi nelle ore angosciose che verranno.
25. Piacesse a Dio che si ravvedessero queste povere creature e ritornassero davvero a lui!
Per queste persone bisogna essere tutte viscere di madre e per queste bisogna avere somma cura, poiché Gesù ci fa sapere che in cielo si fa più festa per un peccatore pentito, che per la perseveranza di novantanove giusti.
È veramente confortante questa sentenza del Redentore per tante anime che disgraziatamente peccarono e poi vogliono ravvedersi e tornare a Gesù.
26. Una cosa non posso assolutamente sopportare ed è questa: se debbo fare io un rimprovero, sono sempre pronto; ma vederlo fare da un altro, no, non posso soffrirlo. Così vedere un altro umiliato o mortificato è per me insopportabile.
27. Non ti dar troppo fastidio di guarire il tuo cuore, giacché la tua pena lo renderebbe piu infermo. Non ti sforzare troppo di vincere le tue tentazioni, giacché questa violenza le fortificherebbe di più. Disprezzale, e non ti ci fissare.
28. Opera il bene, ovunque, affinché chiunque possa dire:
«Questo è un figlio di Cristo».
Sopporta tribolazioni, infermità, dolori per amore di Dio e per la conversione dei poveri peccatori. Difendi il debole, consola chi piange.
29. Non vi date pensiero di rubarmi del tempo, poiché il tempo speso meglio è quello che si spende nella santificazione dell'anima altrui, e io non ho come ringraziare la pietà del Padre celeste allorché mi presenta delle anime che posso aiutare in qualche modo.
30. Mai mi è passato per il pensiero l'idea di qualche vendetta: ho pregato per i denigratori e prego. Se mai qualche volta ho detto al Signore: «Signore, se per convertirli c'è bisogno di una sferzata, dalla pure, purché si salvino».
OTTOBRE
1. Camminate con semplicità nella via del Signore e non tormentate il vostro spirito. Bisogna che odiate i vostri difetti ma con odio tranquillo e non già fastidioso ed inquieto; fa d'uopo avere con essi pazienza e ritrarne vantaggio mediante un santo abbassamento. In difetto di tal pazienza, mie buone figliuole, le vostre imperfezioni, invece di scemare, crescono sempre più, non essendovi cosa che nutra tanto i nostri difetti quanto l'inquietudine e la sollecitudine di volerli allontanare.
2. Guardati dalle ansietà ed inquietudini, perché non vi è cosa che maggiormente impedisca il camminare nella perfezione. Poni, figliuola mia, dolcemente il tuo cuore nelle piaghe di nostro Signore, ma non a forza di braccia. Abbi una gran confidenza nella sua misericordia e bontà, ch'egli non ti abbandonerà mai, ma non lasciare per questo di abbracciare bene la sua santa croce.
3. Non ti inquietare quando non puoi meditare, non puoi comunicarti e non puoi attendere a tutte le pratiche devote. Cerca in questo frattempo di supplire diversamente col tenerti unita a nostro Signore con una volontà amorosa, con le orazioni giaculatorie, con le comunioni spirituali.
4. Camminiamo, dunque, sempre anche nel nostro passo lento; purché abbiamo l'affetto buono e risoluto, non possiamo se non camminare bene. No, mie carissime figliole, non è necessario per l'esercizio della virtù stare sempre attualmente attente a tutte; questo veramente imbroglierebbe e ravvolgerebbe troppo i vostri pensieri ed affetti.
5. Discaccia una buona volta le perplessità e le ansie e godi in pace le dolcissime pene del Diletto.
6. La tua predica sia l'immolazione perenne di te stessa; essere dovunque delicata apparizione ed essere come il sorriso di Dio.
7. Amate la Madonna. Recitate il Rosario. Recitatelo bene.
8. Mi sento proprio schiantarsi il cuore nel petto nel sentire le tue sofferenze, e non so cosa farei per vederti sollevata. Ma perché agitarti tanto? perché smani? E via, figliuola mia, mai ho visto regalarti tanti gioielli da Gesù come adesso. Mai ti ho vista così cara a Gesù come adesso. Dunque di che temi, tremi e paventi? Il tuo timore e tremore è simile a quello di un bambino che sta in braccio alla mamma. Dunque è timore sciocco ed inutile il tuo.
9. In particolare non tengo nulla da riprovare in te, all'infuori di questa agitazione alquanto amara in te, che non ti fa gustare tutta la dolcezza della croce. Emendati di questa e continua a fare come hai fatto sinora che fai bene.
10. Ti prego poi di non angustiarti per quello che io vado ed andrò soffrendo, poiché il soffrire, per quanto grande sia, messo di fronte al bene che ci aspetta, riesce di diletto per l'anima.
11. In quanto al tuo spirito stai tranquilla ed affida sempre più tutta te stessa a Gesù. Sforzati di uniformarti sempre ed in tutto alla divina volontà, sia nelle cose favorevoli che avverse, e non essere sollecita per il domani.
12. Non temere sul tuo spirito: sono scherzi, predilezioni e prove dello Sposo celeste, che vuole assimilarti a lui. Gesù guarda le disposizioni ed i buoni voleri dell'anima tua, che sono ottimi, e questi accetta e premia, e non la tua impossibilità e incapacità. Quindi stai tranquilla.
13. Non ti affaticare intorno a cose che generano sollecitudine, perturbazioni ed affanni. Una sola cosa è necessaria: sollevare lo spirito ed amare Dio.
14. Ti affanni, mia buona figliola, a cercare il sommo Bene. Ma, in verità, è dentro di te e ti tiene distesa sulla nuda croce alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e amore per amare amaramente l'Amore. Quindi il timore di vederlo perduto e disgustato senza avvedertene è tanto vano, quanto egli è vicino e stretto a te. Vana è parimenti l'ansia dell'avvenire, giacché il presente stato è una crocifissione dell'amore.
15. Povere sventurate quelle anime che si gettano nel turbinio delle preoccupazioni mondane; più esse amano il mondo, più le loro passioni si moltiplicano, più i loro desideri si accendono, più si trovano incapaci ai loro progetti; ed ecco le inquietudini, le impazienze, gli urti terribili che spezzano i loro cuori, che non palpitano di carità e di santo amore.
Preghiamo per queste anime disgraziate, miserabili, che Gesù le perdoni e le tragga con la sua infinita misericordia a sé.
16. Non bisogna agire con moti violenti, se non si vuole correre il rischio di nulla guadagnare. È necessario rivestirsi di grande prudenza cristiana.
17. Rammentatevi, o figliole, che io sono nemico dei desideri inutili, non meno di quello che lo sia dei desideri pericolosi e cattivi, poiché, sebbene ciò che si desidera sia buono, nulladimeno il desiderio è sempre difettoso in riguardo a noi, specie allorquando è misto a soverchia sollecitudine, giacché Dio non esige questo bene, ma un altro nel quale vuole che ci esercitiamo.
18. In quanto alle prove spirituali, alle quali la paterna bontà del celeste Padre ti va assoggettando, ti prego di star rassegnata e possibilmente tranquilla alle assicurazioni di chi tiene il luogo di Dio, in cui ti ama e ti desidera ogni bene e nel cui nome ti parla.
Soffri, è vero, ma rassegnata; soffri, ma non temere, perché Dio è con te e tu non l'offendi, ma l'ami; soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te. Gesù non ti ha abbandonata quando fuggivi da lui, molto meno ti abbandonerà adesso, ed in seguito, che vuoi amarlo.
Dio tutto può rigettare in una creatura, perché tutto sa di corruzione, ma non può giammai rigettare in essa il desiderio sincero di volerlo amare. Quindi se non vuoi convincerti ed essere sicura della celeste pietà per altri motivi, devi assicurarti almeno per questo e star tranquilla e lieta.
19. Né ti devi confondere a saper conoscere se hai consentito o no. Il tuo studio e la tua vigilanza siano rivolti alla rettitudine d'intenzione che devi tenere nell'operare e nel combattere sempre valorosamente e generosamente le arti maligne del cattivo spirito.
20. Sii sempre allegramente in pace con la tua coscienza, riflettendo che ti trovi al servizio di un Padre infinitamente buono, che per sola tenerezza scende fino alla sua creatura, per elevarla e trasformarla in lui suo creatore.
E fuggi la tristezza, perché questa entra nei cuori che sono attaccati alle cose del mondo.
21. Non bisogna scoraggiarsi, perché se nell'anima vi è il continuo sforzo di migliorare, alla fine il Signore la premia facendo fiorire in lei ad un tratto tutte le virtù come in un giardino fiorito.
22. Il Savio loda la donna forte: «Le dita sue, dice, maneggiano il fuso» (Prv 31,19).
Volentieri vi dirò qualche cosa sopra queste parole. La vostra conocchia è il cumulo dei vostri desideri; filate, perciò, ogni giorno un poco, tirate filo a filo i vostri disegni fino all'esecuzione e ne verrete infallibilmente a capo; ma avvertite di non affrettarvi, perché attorcigliereste il filo coi nodi ed imbrogliereste il vostro fuso. Camminate, perciò, sempre e, sebbene andrete lentamente avanzando, farete però gran viaggio.
23. L'ansietà è uno dei maggiori traditori che la vera virtù e soda devozione possa mai avere; finge di riscaldarsi al bene operare, ma non lo fa, se non per raffreddarsi, e non ci fa correre che per farci inciampare; e per questo bisogna guardarsene in ogni occasione, particolarmente nell'orazione; e per meglio riuscirci, sarà bene ricordarsi che le grazie ed i gusti dell'orazione non sono acque della terra ma del cielo, e che perciò tutti i nostri sforzi non bastano a far cadere, benché sia necessario il disporsi con grandissima diligenza sì, ma sempre umile e tranquilla: bisogna tenere il cuore aperto verso il cielo, ed aspettare di là la celeste rugiada.
24. Di che dovete affannarvi se Gesù vuol farvi pervenire alla patria celeste per i deserti o per i campi, quando e per gli uni e per gli altri si perverrà lo stesso alla beata eternità? Allontanate da voi ogni soverchia preoccupazione che nasce dalle prove con le quali il buon Dio vuole visitarvi; e se ciò non è possibile, allontanatene il pensiero ed in tutto vivete rassegnati ai divini voleri.
25. Teniamo bene scolpito nella nostra mente quello che dice il divin Maestro: nella nostra pazienza possederemo l'anima nostra.
26. Non ti perdere di coraggio se ti tocca lavorare molto e raccogliere poco (...).
Se pensassi quanto costa un'anima sola a Gesù, non faresti lamento alcuno.
27. Lo spirito di Dio è spirito di pace, ed anche nelle mancanze più gravi ci fa sentire un dolore tranquillo, umile, confidente, e ciò dipende appunto dalla sua misericordia.
Lo spirito del demonio, invece, eccita, esaspera e ci fa provare, nello stesso dolore, quasi l'ira contro noi stessi, mentre invece la prima carità la dobbiamo appunto usare verso di noi.
Quindi se alcuni pensieri ti agitano, pensa che questa agitazione non viene mai da Dio, che ti dona la tranquillità, essendo spirito di pace, ma dal diavolo.
28. La lotta che incontra antecedentemente l'opera buona che si intende compiere, è come l'antifona che precede il salmo solenne da cantare.
29. Lo slancio di essere nella pace eterna è buono, è santo; ma bisogna moderarlo con la completa rassegnazione ai divini voleri: meglio fare il divin volere sulla terra che godere il paradiso. «Soffrire e non morire», era il motto di santa Teresa. È dolce il purgatorio quando si pena per amor di Dio.
30. La pazienza è maggiormente perfetta, quanto è meno mescolata di sollecitudine e di disturbi. Se il buon Dio vuole prolungare l'ora della prova, non vogliate lamentarvi ed investigare il perché, ma tenete sempre presente questo che i figli di Israele stettero a viaggiare per quarant'anni nel deserto prima di mettere piede nella terra promessa.
31. Amate la Madonna. Recitate il Rosario. La benedetta Madre di Dio possa regnare sovrana sui vostri cuori.
NOVEMBRE
1. Il dovere prima di ogni altra cosa, anche santa.
2. Figli miei, stare così, senza poter compiere il proprio dovere, è inutile; è meglio che muoia!
3. Un giorno un suo figlio gli chiese: Come posso, Padre, aumentare l'amore?
Risposta: Col fare con esattezza e rettitudine di intenzione i propri doveri, osservando la legge del Signore. Se questo farai con costanza e perseveranza, crescerai nell'amore.
4. Figliuola, per tendere alla perfezione bisogna fare la più grande attenzione ad agire in tutto per piacere a Dio e cercare di evitare i più piccoli difetti; fare il proprio dovere e tutto il resto con più generosità.
5. In ogni cosa e sempre, più rettitudine di intenzione, più esattezza, più puntualità, più generosità nel servizio del Signore e allora sarai quale il Signore vuole che tu sia.
6. Rifletti su quello che scrivi, perché il Signore te ne chiederà conto. Stai attento, giornalista! Il Signore ti dia le soddisfazioni che desideri per il tuo ministero.
7. Anche voi — medici — siete venuti al mondo, come sono venuto io, con una missione da compiere. Badate: vi parlo di doveri in un momento in cui tutti parlano di diritti... Voi avete la missione di curare il malato; ma se al letto del malato non portate l'amore, non credo che i farmaci servano molto... L'amore non può fare a meno della parola. Voi come potreste esprimerlo se non con parole che sollevino spiritualmente il malato?... Portate Dio ai malati; varrà di più di qualsiasi altra cura.
8. Siate come piccole api spirituali, le quali non portano nel loro alveare altro che miele e cera. La vostra casa sia tutta piena di dolcezza, di pace, di concordia, di umiltà e di pietà per la vostra conversazione.
9. Fate uso cristiano dei vostri soldi e dei vostri risparmi, e allora tanta miseria scomparirà e tanti corpi doloranti e tanti esseri afflitti troveranno sollievo e conforto.
10. Non solo non trovo da ridire che tu nel ripartire da Casacalenda restituisca le visite alle tue conoscenti, ma lo trovo doverosissimo. La pietà è utile a tutto e si adatta a tutto, a seconda delle circostanze, meno che a ciò che dicesi peccato. Restituisci pure le visite e ne avrai anche il premio dell'ubbidienza e la benedizione del Signore.
11. Io veggo che tutte le stagioni dell'anno si trovano nelle anime vostre; che talora sentite l'inverno di molte sterilità, distrazioni, svogliatezze e noie; ora le rugiade del mese di maggio con l'odore dei santi fioretti; ora i calori del desiderio di piacere al nostro Sposo divino. Non rimane, dunque, se non l'autunno del quale non vedete voi gran frutti; però occorre bene spesso che al tempo di battere le biade e di premere le uve, si trovino raccolte maggiori di quelle che promettevano le mietiture e le vendemmie. Voi vorreste che tutto fosse nella primavera e nell'estate; ma no, mie dilettissime figliole, bisogna che sia questa vicissitudine così nell'interno come nell'esterno.
Nel cielo tutto sarà di primavera quanto alla bellezza, tutto di autunno quanto al godimento, tutto di estate quanto all'amore. Non vi sarà alcun inverno; ma qui l'inverno è necessario per esercizio dell'abnegazione e di mille piccole ma belle virtù che si esercitano nel tempo della sterilità.
12. Io vi supplico, mie care figliole, per l'amore di Dio, non temete Dio perché egli non vuole farvi male alcuno; amatelo assai perché vi vuole fare gran bene. Camminate semplicemente con sicurezza delle vostre risoluzioni, e rigettate le riflessioni di spirito che fate sopra i vostri mali come crudeli tentazioni.
13. Siate, mie dilettissime figliole, tutte rassegnate nelle mani di nostro Signore, donandogli il rimanente degli anni vostri, e supplicatelo sempre ad impiegarli a servirsene in quella sorte di vita che a lui più piacerà. Non preoccupate il vostro cuore con vane promesse di tranquillità, di gusto e di meriti; ma presentate al vostro Sposo divino i vostri cuori tutti vuoti di ogni altro affetto ma non del suo casto amore, e supplicatelo che lo riempia puramente e semplicemente dei movimenti, dei desideri e volontà che sono del suo (amore) acciocché il vostro cuore, come una madreperla, non concepisca che con la rugiada del cielo e non con l'acqua del mondo; e vedrete che Dio vi aiuterà e che farete assai, così nell'eleggere che nell'eseguire.
14. Il Signore vi benedica e vi renda meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che il matrimonio porta dei doveri difficili che solo la divina grazia può rendere facili. Meritate sempre questa grazia ed il Signore vi conservi sino alla terza e alla quarta generazione.
15. Sii in famiglia anima di profonda convinzione, sorridente nell'abnegazione e nell'immolazione costante di tutta te stessa.
16. L'abnegazione principale è quella che si esercita al focolare domestico.
17. Nulla di più nauseante di una donna, massimamente se è sposa, leggera, frivola ed altezzosa.
La sposa cristiana deve essere una donna di soda pietà verso Dio, angelo di pace in famiglia, dignitosa e piacevole verso il prossimo.
18. Dio me l'ha data la povera sorella mia e Dio me l'ha tolta. Sia benedetto il suo santo nome. In queste esclamazioni ed in questa rassegnazione trovo la forza sufficiente di non soccombere sotto il peso del dolore. A questa rassegnazione nella divina volontà esorto anche voi e troverete, al par di me, l'alleviamento del dolore.
19. La benedizione di Dio vi sia di scorta, sostegno e guida! Formate una famiglia cristiana, se volete un po' di tranquillità in questa vita. Il Signore vi dia figli e poi la grazia di indirizzarli sulla via del cielo.
20. Coraggio, coraggio, i figli non sono chiodi!
21. Confortatevi poi, brava signora, confortatevi, poiché la mano del Signore a sorreggervi non si è abbreviata. Oh! sì, egli è il Padre di tutti, ma in modo singolarissimo egli lo è per gli infelici, ed in modo assai più singolare lo è per voi che siete vedova, e vedova madre.
22. Gettate in Dio solo ogni vostra sollecitudine, poiché egli ha cura grandissima di voi e di quei tre angioletti di figliuoli dei quali ha voluto che foste adorna. Detti figliuoli vi saranno, per la loro condotta, di conforto e di consolazione nel corso della vita. Siate sempre sollecita per la loro educazione, non tanto scientifica quanto morale. Il tutto vi stia a cuore ed abbiatelo caro più della pupilla dell'occhio vostro. All'educazione della mente, mediante i buoni studi, procurate che vada sempre accoppiata l'educazione del cuore e della nostra santa religione; quella senza di questa, mia buona signora, dà una ferita mortale al cuore umano.
23. Perché il male nel mondo?
«Sta bene a sentire... C'è una mamma che sta ricamando. Il suo figliuolo, seduto su uno sgabelletto basso, vede il lavoro di lei; ma alla rovescia. Vede i nodi del ricamo, i fili confusi... E dice: "Mamma si può sapere che fai? È così poco chiaro il tuo lavoro?!".
Allora la mamma abbassa il telaio, e mostra la parte buona del lavoro. Ogni colore è al suo posto e la varietà dei fili si compone nell'armonia del disegno.
Ecco, noi vediamo il rovescio del ricamo. Siamo seduti sullo sgabello basso».
24. Io odio il peccato! Fortunata la nostra patria, se essa, madre del diritto, volesse perfezionare in questo senso le sue leggi e i suoi costumi nella luce dell'onestà e dei principi cristiani.
25. Il Signore fa vedere e chiama; ma non si vuol vedere e rispondere, perché piacciono i propri interessi.
Capita anche, a volte, per il fatto che la voce si è sempre udita, che non la si avverta più; ma il Signore illumina e chiama. Sono gli uomini che si mettono nella posizione di non poter udire più.
26. Vi sono gioie tanto sublimi e dolori così profondi, che la parola mal saprebbe esprimere. Il silenzio è l'ultimo espediente dell'animo, nella ineffabile felicità come nelle supreme pressure.
27. Conviene addomesticarsi coi patimenti, che piacerà a Gesù mandarvi.
Gesù, che non può soffrire a lungo di tenervi in afflizione, verrà a sollecitarvi ed a confortarvi con l'infondere al vostro spirito nuovo coraggio.
28. Tutte le concezioni umane, da qualunque parte vengano, hanno il buono ed il cattivo, bisogna saper assimilare e prendere tutto il buono e offrirlo a Dio, ed eliminare il cattivo.
29. Ah!, che è una grande grazia, mia brava figliola, l'incominciare a servire questo buon Dio mentre che la floridezza dell'età ci rende suscettibili di qualunque impressione! Oh!, come il dono è gradito, quando si offrono i fiori coi primi frutti dell'albero.
E quale cosa potrà mai trattenerti dal fare una totale offerta di tutta te stessa al buon Dio col deciderti una buona volta per sempre a dare un calcio al mondo, al demonio ed alla carne, ciò che con tanta risolutezza fecero per noi i nostri padrini al battesimo? Forse che il Signore non merita da te questo sacrificio?
30. Ricordatevi che Dio è in noi, quando siamo in stato di grazia, e fuori, per così dire, di noi quando siamo in stato di peccato; ma il suo angelo non ci abbandona mai...
È il nostro amico più sincero e sicuro, quando non abbiamo il torto di rattristarlo con la nostra cattiva condotta.
DICEMBRE
1. Lascia perdere, figliuolo, lascia pubblicare quello che si vuole. Temo il giudizio di Dio e non quello degli uomini. Ci spaventi solo il peccato perché offende Dio e ci disonora.
2. La divina bontà non solo non rigetta le anime pentite, ma va in cerca anche delle anime ostinate.
3. Quando sarete nell'abiezione fate come gli alcioni che nidificano sulle antenne delle navi, cioè sollevatevi dalla terra, innalzatevi col pensiero e col cuore a Dio, che è il solo che potrà consolarvi e darvi forza per sostenere santamente la prova.
4. Il tuo regno non è lontano e tu facci partecipare al tuo trionfo sulla terra per poi partecipare al tuo regno nel cielo. Fa' che, non potendo contenere la comunicazione della tua carità, predichiamo con l'esempio e con le opere la tua divina regalità. Prendi possesso dei nostri cuori nel tempo per possederli nell'eternità. Che mai ci togliamo da sotto il tuo scettro, né la vita né la morte valga a separarci da te. La vita sia vita attinta da te a larghi sorsi d'amore per spandersi sull'umanità e ci faccia morire ad ogni istante per vivere solo di te e spandere te nei nostri cuori.
5. Operiamo il bene, mentre abbiamo a nostra disposizione del tempo, e daremo gloria al nostro Padre celeste, santificheremo noi stessi e daremo buon esempio agli altri.
6. Quando non riesci a camminare a gran passi per la via che a Dio conduce, contentati dei piccoli passi ed aspetta pazientemente che abbi gambe per correre, o meglio ali per volare. Contentati, mia buona figliuola, di essere per ora una piccola ape di nido che ben presto diventerà una grande ape abile a fabbricare il miele.
7. Umiliati amorosamente davanti a Dio e agli uomini, perché Iddio parla a chi tiene le orecchie basse. Sii amante del silenzio, perché il molto parlare non è mai senza colpa. Tieniti in ritiro per quanto ti sarà possibile, perché nel ritiro il Signore parla liberamente all'anima e l'anima è più in grado di ascoltare la sua voce. Diminuisci le tue visite e sopportale cristianamente quando ti vengono fatte.
8. Dio si serve soltanto quando si serve come egli vuole.
9. Insomma, non filosofeggiate sui vostri difetti e non replicate, proseguite francamente. No, Dio non saprebbe perdervi, mentre che per non perderlo voi persistete nelle vostre risoluzioni. Che il mondo rovesci, che tutto sia nelle tenebre, in fumo, in tumulto; ma Dio è con noi. Di che dunque temeremo? Se Dio dimora nelle tenebre e sul monte Sinai, tra i lampi e i tuoni, non dobbiamo essere contenti sapendo di essere vicino a lui?
10. Ringrazia e bacia dolcemente la mano di Dio che ti percuote; è sempre la mano di un padre che ti percuote perché ti vuol bene.
11. Lo spavento è un male peggiore del male medesimo.
12. Dubitare è il più grande insulto alla divinità.
13. È per mezzo delle prove che Dio vincola a sé le anime a lui dilette.
14. Chi si attacca alla terra, ad essa resta attaccato. È meglio staccarsi poco per volta, anziché tutto una volta. Pensiamo sempre al cielo.
15. Temere di perderti fra le braccia della bontà divina è più curioso del timore del bambino stretto fra le braccia materne.
16. Orsù, mia diletta figliuola, bisogna attentamente coltivare questo cuore ben formato, e niente risparmiare di ciò che può essere utile alla di lui felicità; e, sebbene in ogni stagione, cioè in ogni età, ciò può e deve farsi, questa, però, nella quale tu sei, è la più adatta.
17. Circa la vostra lettura c'è poco da ammirare e quasi niente da edificarsi. Vi è assolutamente necessario che a simili letture aggiungiate quella dei Libri santi (Sacra Scrittura), tanto raccomandata da tutti i santi padri. Ed io non posso esimervi da queste letture spirituali, troppo premendomi la vostra perfezione. Conviene che deponiate il pregiudizio che avete (se volete da simili letture ricavare il tanto insperato frutto) intorno allo stile ed alla forma con cui questi Libri sono esposti. Sforzatevi nel far questo e raccomandate la cosa al Signore. In questo vi è un grave inganno ed io non posso nascondervelo.
18. Tutte le feste della Chiesa sono belle... la Pasqua, sì, è la glorificazione... ma il Natale ha una tenerezza, una dolcezza infantile che mi prende tutto il cuore.
19. Le tue tenerezze conquidono il mio cuore e resto preso dal tuo amore, o celeste Bambino. Lascia che al contatto del tuo fuoco l'anima mia si liquefaccia per amore, ed il tuo fuoco mi consumi, mi bruci, mi incenerisca qui ai tuoi piedi e resti liquefatto per amore e magnifichi la tua bontà e la tua carità.
20. Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo circondano il Verbo fatto carne; ma noi dall'oscurità in cui questo Verbo fatto carne è avvolto comprendiamo una cosa, udiamo una voce, intravediamo una sublime verità. Tutto questo l'hai fatto per amore, e non ci inviti che all'amore, non ci parli che di amore, non ci dai che prove di amore.
21. Madre mia Maria, conducimi teco nella grotta di Betlemme e fammi inabissare nella contemplazione di ciò che di grande e sublime è per svolgersi nel silenzio di questa grande e bella notte.
22. Gesù Bambino sia la stella che ti guidi lungo il deserto della vita presente.
23. La fede anche noi guida, e noi dietro il suo lume sicuri seguiamo il cammino che ci conduce a Dio, alla sua patria, come i santi magi guidati dalla stella, simbolo di fede, giungono al luogo desiderato.
24. Il tuo zelo non sia amaro, non sia puntiglioso; ma sia libero da ogni difetto; sia dolce, benigno, grazioso, pacifico e sollevante. Ah, chi non vede, mia buona figliuola, il caro piccolo Bambino di Betlemme, all'avvento del quale ci andiamo preparando, chi non vede, dico, essere il suo amore per le anime incomparabile? Egli viene per morire al fine di salvare, ed è sì umile, sì dolce e sì amabile.
25. Vivi allegra e coraggiosa, almeno nella parte superiore dell'anima, in mezzo alle prove in cui il Signore ti pone. Vivi allegra e coraggiosa, ripeto, perché l'angelo, che preconizza il nascimento del nostro piccolo Salvatore e Signore, annunzia cantando e canta annunziando ch'egli pubblica allegrezza, pace e felicità agli uomini di buona volontà, acciocché non vi sia alcuno che non sappia che, per ricevere questo Bambino, basta essere di buona volontà.
26. Gesù fin dalla nascita ci addita la nostra missione, che è quella di disprezzare ciò che il mondo ama e cerca.
27. Gesù chiama i poveri e semplici pastori per mezzo degli angeli per manifestarsi ad essi. Chiama i sapienti per mezzo della stessa loro scienza. E tutti, mossi dall'interiore influsso della sua grazia, corrono a lui per adorarlo. Chiama tutti noi con le divine ispirazioni e si comunica a noi con la sua grazia. Quante volte egli ha amorosamente invitato anche noi? E noi con quale prontezza gli abbiamo corrisposto? Mio Dio, mi arrossisco e mi sento ripieno di confusione nel dover rispondere a sì fatta interrogazione.
28. I mondani, ingolfati nei loro affari, vivono nell'oscurità e nell'errore, né si danno pensiero di conoscere le cose di Dio, né alcun pensiero della loro salvezza eterna, né alcuna premura di conoscere la venuta di quel Messia atteso e sospirato dalle genti, profetizzato e predetto dai profeti.
29. Una volta suonata la nostra ultima ora, cessati i battiti del nostro cuore, tutto sarà finito per noi, ed il tempo di meritare e quello pure di demeritare.
Tali e quali la morte ci troverà, ci presenteremo a Cristo giudice. I nostri gridi di supplica, le nostre lacrime, i nostri sospiri di pentimento, che ancora sulla terra ci avrebbero guadagnato il cuore di Dio, avrebbero potuto di noi fare, con l'aiuto dei sacramenti, da peccatori dei santi, oggi più a nulla valgono; il tempo della misericordia è trascorso, ora incomincia il tempo della giustizia.
30. È difficile farsi santi. Difficile ma non impossibile.
La strada della perfezione è lunga, come è lunga la vita di ciascuno.
La consolazione è il riposo, lungo il cammino; ma, appena ristorati, bisogna alzarsi solertemente e riprendere la corsa.
31. La palma della gloria non è serbata se non a chi combatte da prode fino alla fine. Incominci dunque quest'anno il nostro santo combattimento. Dio ci assisterà e coronerà di un eterno trionfo.