mercoledì 5 febbraio 2014

Papa Francesco: La pace si fa cercando di vedere nell’altro l’immagine di Dio

La pace si fa così: con l’umiltà, l’umiliazione, cercando sempre di vedere nell’altro l’immagine di Dio” con queste parole Papa Francesco ha spiegato come non sia facile costruire il dialogo con gli altri, a maggior ragione quando tendiamo a creare muri di rancore al posto che strade di ascolto e riconciliazione come invece ha insegnato Gesù.
Prendendo spunto dalle scritture del giorno, che narrano dello sconto tra Saul e Davide, il Pontefice ha focalizzato la sua attenzione su quella che egli definisce ”un’altra strada” ovvero “la strada di avvicinarsi, di chiarire la situazione, di spiegarsi. La strada del dialogo per fare la pace“.
Non è questo un cammino facile, continua Bergoglio “per dialogare è necessaria la mitezza, senza gridare” ma questo non basta, per dialogare è “necessario anche pensare che l’altra persona ha qualcosa di più di me“.
Umiltà, mitezza, farsi tutto a tutti e anche – però non è scritto nella Bibbia –” ha in modo schietto aggiunto il Pontefice “ingoiare tanti rospi“. La via che conduce alla pace non passa per l’avere ragione o per l’essere nel giusto, ma invece passa per l’umiliazione. “Ma, dobbiamo farlo, perché la pace si fa così – ha chiarito Papa Francesco – con l’umiltà, l’umiliazione, cercando sempre di vedere nell’altro l’immagine di Dio“.
E il fatto è che più passa il tempo, senza dialogo, ognuno nelle sue posizioni più le cose peggiorano: “il tempo fa crescere il muro, come fa crescere l’erba cattiva che impedisce la crescita del grano”. Il cristiano deve farsi ponte, deve trasformarsi in un ponte di unione e non in un muro di divisione “Non è facile. Non è facile - ha ammesso Bergoglio - Gesù lo ha fatto: si è umiliato fino alla fine, ci ha fatto vedere la strada”.
Capita che nella vita volino piatti, aveva già detto Papa Francesco, ma subito “dopo che è passata la tormenta” bisogna “avvicinarsi al dialogo” affinché proprio nelle famiglie che sono la prima culla della pace non si creino muri di divisione. “Io ho paura di questi muri, di questi muri - ha quindi concluso il Pontefice - che crescono ogni giorno e favoriscono i risentimenti. Anche l’odio“.

Meditazione del giorno 05/02/2014

Mercoledì della IV settimana delle ferie del Tempo Ordinario
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Esortazione apostolica  “Redemptoris Custos”, 22-24  
“Non è costui il carpentiere?”
 
    Espressione quotidiana di questo amore nella vita della Famiglia di Nazareth è il lavoro.… Colui che era detto il «figlio del carpentiere» aveva imparato il lavoro dal suo «padre» putativo. Se la Famiglia di Nazareth nell'ordine della salvezza e della santità è l'esempio e il modello per le famiglie umane, lo è analogamente anche il lavoro di Gesù a fianco di Giuseppe carpentiere. … Il lavoro umano e, in particolare, il lavoro manuale trovano nel Vangelo un accento speciale. Insieme all'umanità del Figlio di Dio esso è stato accolto nel mistero dell'Incarnazione, come anche è stato in particolare modo redento. Grazie al banco di lavoro presso il quale esercitava il suo mestiere insieme con Gesù, Giuseppe avvicinò il lavoro umano al mistero della Redenzione.

    Nella crescita umana di Gesù «in sapienza, in età e in grazia» ebbe una parte notevole la virtù della laboriosità, essendo «il lavoro un bene dell'uomo» che «trasforma la natura» e rende l'uomo «in un certo senso più uomo».

    L'importanza del lavoro nella vita dell'uomo richiede che se ne conoscano ed assimilino i contenuti «per aiutare tutti gli uomini ad avvicinarsi per il suo tramite a Dio, creatore e redentore, a partecipare ai suoi piani salvifici nei riguardi dell'uomo e del mondo e per approfondire nella loro vita l'amicizia con Cristo, assumendo mediante la fede viva una partecipazione alla sua triplice missione: di sacerdote, di profeta e di re». Si tratta, in definitiva, della santificazione della vita quotidiana, che ciascuno deve acquisire secondo il proprio stato.

La parola del giorno 05/02/2014

Mercoledì della IV settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Secondo libro di Samuele 24,2.9-17.
Il re disse a Ioab e ai suoi capi dell'esercito: "Percorri tutte le tribù d'Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione".
Ioab consegnò al re la cifra del censimento del popolo: c'erano in Israele ottocentomila guerrieri che maneggiavano la spada; in Giuda cinquecentomila.
Ma dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, si sentì battere il cuore e disse al Signore: "Ho peccato molto per quanto ho fatto; ma ora, Signore, perdona l'iniquità del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza".
Quando Davide si fu alzato il mattino dopo, questa parola del Signore fu rivolta al profeta Gad, il veggente di David:
"Và a riferire a Davide: Dice il Signore: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò".
Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: "Vuoi tre anni di carestia nel tuo paese o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegua oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e vedi che cosa io debba rispondere a chi mi ha mandato".
Davide rispose a Gad: "Sono in grande angoscia! Ebbene cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!".
Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del popolo.
E quando l'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all'angelo che distruggeva il popolo: "Basta; ritira ora la mano!". Ora l'angelo del Signore si trovava presso l'aia di Araunà il Gebuseo.
Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: "Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!".


Salmi 32(31),1-2.5.6.7.
Di Davide. Maskil.
Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe"
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.

Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere.
Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,1-6.
Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani?
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».
E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì.
E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

Vangelo secondo Matteo

9. ALTRI MIRACOLI DI GESU' E CONTROVERSIE CON SCRIBI E FARISEI

1Salito su una barca, passò all’altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». 3Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». 4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? 6Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». 7Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
9Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
14Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». 19Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
20Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. 21Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». 22Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
23Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù 24disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. 25Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. 26E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.
27Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». 28Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». 29Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». 30E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». 31Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
32Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. 33E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». 34Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
 
La barca, il lago, la pesca (9,1). Cafarnao, sul lago di Genesaret, era un centro commerciale. Il lago era ricco di pesce, un alimento assai più importante della carne per la popolazione. Il pesce, appena pescato


(Foto: Il pesce, appena pescato)


, veniva salato ed essiccato, per l’esportazione nelle varie regioni dell’impero romano. A Gerusalemme c’era una “Porta dei pesci” (Sofonia 1,10) e si teneva un mercato dei pesci (Neemia 13,16). Le barche erano agili e snelle, così da permettere la pesca con facilità, simili a quelle visibili ancora oggi sulle rive del lago. “Figlio dell’uomo” e “Figlio di Davide” (9,6.27). L’espressione semitica “figlio dell’uomo” in origine significava “uomo”. Così è usata nel libro di Ezechiele. In Daniele 7,13 designa un personaggio misterioso e potente che instaurerà il regno di Dio. Nel libro apocrifo di Enoch appare in una accezione particolare, che prelude alla sua interpretazione messianica. Gesù lo riferisce a se stesso con quest’ultimo significato. Egli ha adottato tale appellativo enigmatico per far riflettere gli ascoltatori sulla sua persona, che sperimenta sia l’elevazione della gloria divina, sia l’umiliazione della croce. “Figlio di Davide” designava, nel giudaismo, il Messia come liberatore e restauratore del regno davidico. Matteo e i pubblicani (9,9-10). Matteo (“dono di Dio”) è chiamato anche Levi (Marco 2,14; Luca 5,27). La professione di esattore delle imposte o pubblicano (in greco, telones) era favorita a Cafarnao, luogo di frontiera e commercio. La riscossione delle imposte veniva spesso affidata dall’autorità romana a persone del posto, che cercavano di ottenerne i maggiori vantaggi. Per questo (vedi Matteo 21,31) erano odiate e disprezzate dal popolo e considerate alla stregua dei peccatori e delle prostitute.

SALMO 9

9. INNO ALLA GIUSTIZIA DI DIO

1              Al maestro del coro. Su «La morte del figlio». Salmo. Di Davide.
 Alef          2 Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
                  annuncerò tutte le tue meraviglie.
 3                Gioirò ed esulterò in te,
                 canterò inni al tuo nome, o Altissimo,
 Bet           4 mentre i miei nemici tornano indietro,
                 davanti a te inciampano e scompaiono,
 5                perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa:
                 ti sei seduto in trono come giudice giusto.
 Ghimel    6 Hai minacciato le nazioni, hai sterminato il malvagio,
                 il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
 7                Il nemico è battuto, ridotto a rovine per sempre.
                 È scomparso il ricordo delle città che hai distrutto.
 He            8 Ma il Signore siede in eterno,
                 stabilisce il suo trono per il giudizio:
 9                governerà il mondo con giustizia,
                 giudicherà i popoli con rettitudine.
 Vau       10 Il Signore sarà un rifugio per l’oppresso,
                 un rifugio nei momenti di angoscia.
 11               Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
                 perché tu non abbandoni chi ti cerca, Signore.
 Zain       12 Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
                 narrate le sue imprese tra i popoli,
 13               perché egli chiede conto del sangue versato,
                 se ne ricorda, non dimentica il grido dei poveri.
 Het        14 Abbi pietà di me, Signore,
                 vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
                 tu che mi fai risalire dalle porte della morte,
 15               perché io possa annunciare tutte le tue lodi;
                 alle porte della figlia di Sion
                 esulterò per la tua salvezza.
 Tet        16 Sono sprofondate le genti nella fossa che hanno scavato,
                 nella rete che hanno nascosto si è impigliato il loro piede.
 17               Il Signore si è fatto conoscere, ha reso giustizia;
                 il malvagio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
 Iod        18 Tornino i malvagi negli inferi,
                 tutte le genti che dimenticano Dio.
 Caf        19 Perché il misero non sarà mai dimenticato,
                 la speranza dei poveri non sarà mai delusa.
 20               Sorgi, Signore, non prevalga l’uomo:
                 davanti a te siano giudicate le genti.
 21               Riempile di spavento, Signore,
                 riconoscano le genti di essere mortali.
 


Sion (9,12). È il nome primitivo con cui si indicava la città di Davide, comprendente la parte più antica di Gerusalemme. Poiché sul suo monte sorgeva il tempio, nel libro dei Salmi, Sion è chiamata anche «monte santo», il luogo che Dio «ha scelto come sua dimora» e «ama». Al nome di Sion vengono inoltre associate le grandi speranze messianiche: da Sion il Signore invia la sua benedizione, farà regnare il Messia su tutta la terra e ammaestrerà tutte le nazioni. La numerazione dei Salmi. Le nostre Bibbie sono solite indicare una doppia numerazione dei Salmi. La prima è riportata fuori parentesi e contiene la numerazione adottata dal testo ebraico. La seconda è messa tra parentesi e indica quella data ai Salmi nella traduzione greca e latina della Bibbia.


(foto: Salterio greco del secolo XI.Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana).


Questa seconda numerazione è seguita anche dal Lezionario e dalla Liturgia delle ore. Ciò è dovuto al fatto che dove il testo ebraico ha due Salmi (9 e 10, 114 e 115), il greco li raggruppa in uno solo (9 e 113); e dove il testo ebraico ne ha uno (116 e 147), il greco lo divide in due (114-115 e 146-147). _


GOCCE DI VITA

Egli [Dio], che non ha risparmiato il proprio Figlio [Gesù],
ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (Lettera ai Romani, 8, 32)

La frase del giorno 05 Febbraio

E' sul principio di cosa è giusto 
e non di chi ha ragione, che 
si trova modo di risolvere un
disaccordo.

Frammenti di Cielo

Detti di S. Pacomio

Mettiamo freno all'effervescenza dei pensieri che ci angosciano e che salgono dal nostro cuore come acqua in ebollizione, leggendo le Scritture e ruminandole incessantemente...e ne sarete liberati .