giovedì 8 maggio 2014

Papa Francesco: Il dono del consiglio: il dono di consigliare i figli è un dono di Dio

Il dono del consiglio: il dono di consigliare i figli è un dono di Dio
Durante l’Udienza Generale, mercoledì 7 maggio 2014, Papa Francesco, continuando la catechesi sui doni dello Spirito Santo, ha spiegato il dono del Consiglio, terzo dono dopo Sapienza e Intelletto.
Nel corso della propria catechesi, Bergoglio, ha spiegato che il Consiglio è il dono con il quale lo Spirito Santo ci aiuta a prendere le decisioni nella nostra vita quotidiana, seguendo la logica di Gesù e del suo Vangelo.
Illumina i nostri cuori e ci rende più sensibili alla voce dello Spirito, in modo che nei nostri pensieri, nei sentimenti e nelle intenzioni non ci lasciamo trasportare dal nostro egoismo o dal nostro modo di vedere le cose, ma ciò che Dio vuole.
Allo stesso tempo, ci porta a conformarci sempre più a Gesù come modello per le nostre azioni.
Cosa possiamo fare per essere più docili a questo dono del Consiglio? La condizione essenziale è la preghiera.
Grazie all’intimità con Dio e all’ascolto della sua Parola matura in noi una sintonia con il Signore che ci porta a chiederci continuamente: Cosa è ciò che vuole il Signore? Cosa è ciò che piace al Signore? Quale è la Sua volontà?
Inoltre, il dono del consiglio, come gli altri doni dello Spirito Santo, è anche una ricchezza per l’intera comunità cristiana.
Cari amici – ha quindi concluso Papa Francesco – chiediamo al Signore il dono del consiglio perché nelle diverse circostanze della vita, sappiamo trovare il modo giusto di comportarci e di parlare, così da favorire con la nostra testimoniana la diffusione del Vangelo. Dio vi benedica a tutti!

Meditazione del giorno 08/05/2014

Giovedì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Sant'Ireneo di Lione (ca130-ca 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, V,2,2
 
“Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”
 
    Sono completamente nell’errore coloro che rifiutano il progetto di Dio sulla creazione, negano la salvezza della carne e disprezzano l’idea della sua rigenerazione dichiarando che essa è incapace di ricevere una natura immortale. Se non c’è salvezza per la carne, allora il Signore non ci ha neppure riscattati col suo sangue, il calice dell’eucaristia non è comunione col suo sangue e il pane che spezziamo non è comunione col suo corpo (1Cor 10,16). Poiché… è perché è diventato veramente uomo che il Verbo di Dio ci ha riscattati col suo sangue…

    Perché siamo sue membra (1Cor 6,15) e siamo nutriti con quanto viene dalla sua creazione…, egli ha dichiarato che il calice, che viene dal creato, è proprio il suo sangue col quale il nostro è fortificato; ed ha confermato che il pane, che pure viene dal creato, è proprio il suo corpo col quale i nostri corpi crescono.

    Quindi, se il calice che abbiamo preparato, e il pane che abbiamo fatto ricevono la parola di Dio e diventano l’eucaristia, cioè il sangue e il corpo di Cristo, che rendono forte e sana la sostanza della nostra carne, come si può credere che la carne sia incapace di ricevere il dono di Dio, la vita eterna? La nostra carne è veramente nutrita col sangue e  il corpo di Cristo ed è membro del corpo di Cristo, come scrive san Paolo : “Siamo membra del suo corpo, carne della sua carne e osso delle sue ossa” (Ef 5,30; Gen 2,23). E non lo dice di non so quale uomo spirituale e invisibile…: ci parla dell’organismo autenticamente umano, composto di carne, nervi e ossa. E’ questo organismo che è nutrito col calice che è il sangue di Cristo e fortificato col pane che è il suo corpo… E i nostri corpi nutriti da questa eucaristia, dopo essere stati sepolti nella terra…, risorgeranno al loro tempo, quando il Verbo, la Parola di Dio, farà loro il dono della risurrezione, “a gloria di Dio Padre” (Fil 2,11).

La parola del giorno 08/05/2014


 

Giovedì della III settimana di Pasqua

Atti degli Apostoli 8,26-40.
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo: "Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".
Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,
se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.
Disse allora lo Spirito a Filippo: "Và avanti, e raggiungi quel carro".
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".
Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".
Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".

Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.
Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.
Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.



Salmi 66(65),8-9.16-17.20.
Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.

Sia benedetto Dio:
non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,44-51.
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

La frase del 08 Maggio

Sei insoddisfatto del mondo in cui
volge la tua giornata? Falla andare
per il verso giusto incoraggiando
qualcun altro che sembra
scoraggiato come te.