sabato 13 dicembre 2014

Signore Gesù ascoltami


Un giovane disse: SIGNORE TI STO CERCANDO PERCHE' NON RISPONDI?


Il Signore gli rispose: Non mi credere lontano, insensibile, assente.. Sono con te, accanto a te, anzi dentro di te.


Ascolto ogni tua parola, sento ogni tuo palpito, comprendo i gemiti del tuo cuore angosciato.


Raccolgo ad una ad una le lacrime che irrorano il tuo volto.


Anche il mio figlio Gesù, sulla croce, mi gridò Dio, Dio mio perché mi hai abbandonato? ed io dov'ero? Ero li, e Lui pur sapendolo, non mi sentiva. Ebbe un momento di vuoto terrificante, ma poi si riprese, e pur non vedendomi, avvertì che ero lì, in quel momento con Lui, e si gettò fra le mie braccia Signore nelle tue mani depongo il mio spirito.


Abbi dunque fiducia e non dubitare mai.






_ Impara ad attendere pazientemente. Attendi e spera, anche se tutto ti sembra irrimediabilmente perduto. Talvolta il dolore pare che ci schiacci, eppure quando tutto sembra morire, nasce qualcosa di insperato in noi.


E la vita tornerà a sorriderti più bella e affascinante di prima.


Spera sempre, spera molto, anche contro ogni umana previsione.


Al Signore non costa nulla premiare con 1 miracolo la fede di chi crede in Lui






_Quando sei colpito dal dolore, quando esperimenti la traffittura delle spine, lo strazio di una ferita, l'onta di uno schiaffo, lo spasimo dei fori alle mani e ai piedi, l'umiliazione di un insulto o di una calunnia, NON ACCUSARE NESSUNO, NON INCOLPARE I TUOI FRATELLI, le circostanze, gli eventi della vita...ESSI NON SONO CHE STRUMENTI.


E il Divino Crocifisso che ti invita a seguirLo, a Imitarlo, a continuare in te la grande legge della salvezza nella sofferenza. Ad ogni tua croce corrisponde un Suo aiuto.


Ad ogni tuo dolore, per quanto umanamente intollerabile, una Sua Grazia Particolare.








_Dice la Bibbia: Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è vita per l'uomo. Gelosia e ira accorciano i giorni, la preoccupazione anticipa la vecchiaia.






_ Permetto il buio e la burrasca perché voglio provare la tua fede. Ricorda che il mio sguardo è perennemente fisso su di te e non ti abbandona un solo momento, anche quando tu mi tradisci e mi offendi. E lo sguardo dell'unica persona che ti ama infinitamente, e ti segue ti apre la strada, ti protegge, ti accarezza, ti sorride, ti consola...


Ascoltami, perchè ti parlo continuamente, attraverso infinite voci e nei modi più impensatati.

l'indifferenza è peggio dell'odio


I PECCATI CONTRO L’AMORE DEL PROSSIMO

I peccati contro il prossi­mo rappresentano un'of­fesa contro l'amore. Tale amore viene addirittura negato al prossimo, in maniera totale, con il di­sinteresse, l'odio e l'invi­dia.
Vediamo ora quali sono i peccati, che si oppongono in maniera particolare all'amore del prossimo.
Poiché l'amore del prossi­mo è il principio fondamentale del retto comportamento verso il prossimo, ogni peccato con cui noi manchiamo nei confron­ti di questi è un peccato contro l'amore. Per esempio, una bugia sta direttamente in contraddizio­ne con la veracità, un omicidio o un furto contraddicono diretta­mente la giustizia, in fondo però si dirigono contro l'amore del prossimo.
Altri peccati, come lo scan­dalo, il traviamento, il rifiuto del soccorso materiale ad un bi­sognoso, rappresentano offese dirette dell'amore, nei primi due casi sul piano della responsabi­lità per la salvezza del prossimo, nell'ultimo sul piano dell'am­ministrazione dei beni materiali affidatici.
Alcuni peccati si dirigono in maniera speciale e complessi­va contro l'amore del prossimo. Con essi neghiamo al prossimo l'amore dovutogli, non solo in determinate circostanze e sotto un determinato aspetto, bensì in linea di principio e in maniera totale. Tali peccati sono: il disin­teresse nei confronti del prossi­mo, l'odio e l'invidia.

1 ° Il disinteresse nei con­fronti del prossimo.

Mentre la sollecitudine è l'atteggiamento tipico di colui che nutre vero amore verso il prossimo, il disinteresse (verso un determinato individuo oppure una classe di individui o un po­polo) è espressione di mancanza di amore e di rifiuto di amare.
Ciò è in contrasto con l'e­splicita esortazione di san Pao­lo: «Guardatevi dal rendere ma­le per male ad alcuno; ma cer­cate sempre il bene tra voi e con tutti» (1 Ts 5,15).
Il disinteresse cosciente e volontario è colpevole. La colpa è tanto più grave quanto più il prossimo avrebbe diritto al no­stro interesse. Così, ad esempio, l'indifferenza di un coniuge ver­so l'altro, dei genitori verso i fi­gli, è peggiore dell'indifferenza manifestata verso un altro uomo.

2° L'odio.

«L'odio volontario è contra­rio alla carità. L'odio del prossi­mo è un peccato quando l'uomo vuole, deliberatamente, per lui del male. L'odio del prossimo è un peccato grave quando delibe­ratamente si desidera per lui un grave danno» (CCC, n. 2303). Gesù ci esorta: «[ ...] amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,44-45).
L'odio consiste nel detesta­re, con libera decisione, la per­sona del prossimo e nel considerarla come una disgrazia non dovrebbe esistere. Non possiamo parlare di odio nei seguenti casi:
- quando si prova un'anti­patia spontanea verso una per­sona, senza assentirvi libera­mente;
- quando si condanna il ma­le che è nel prossimo e che vie­ne da lui compiuto, senza però riprovare la sua persona;
- quando ci adiriamo contro qualcuno, perché ci ha fatto un'ingiustizia, e ne desideriamo la punizione, senza condannare e rifiutare la sua persona.

3° L'invidia.

«Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni al­trui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebi­tamente. Quando arriva a volere un grave male per il prossimo, l'invidia diventa un peccato mortale. L'invidia rappresenta [...] un rifiuto della carità» (CCC, 2539-2540).
L'invidia non e una man­canza contro l'amore grave quanto l’odio.
Essa si oppone alla gioia disinteressata per il bene e i vantaggi del prossimo. L'invidioso si rammarica per il fatto che l'altro è in possesso di determinati beni che lui non ha.
Dall'invidia vanno distinti alcuni moti e atteggiamenti che a prima vista le sono simili, ma che di fatto ne sono più o meno distinti. Non si tratta di invidia quando uno prova dispiacere o tristezza per il fatto di essere me­no provvisto di beni di un altro, fintanto che non vede di maloc­chio quel che l'altro possiede. Né può essere definita invidia l'indignazione per la mancanza di una giusta ripartizione delle ricchezze tra i pooli o più semplicemente tra gli uomini.