lunedì 19 maggio 2014

Papa Francesco: accettiamo il dolore con fiducia sull'esempio del Beato ...

Papa Francesco: La sofferenza è verifica della fede, segno che Dio è Amore, fedele, misericordioso, consolatore

La sofferenza è verifica della fede, segno che Dio è Amore, fedele, misericordioso, consolatore
Papa Francesco ha incontrato i membri dell’Associazione Silenziosi Operai della Croce – Centri Volontari della Sofferenza, istituzione creata dal beato Luigi Novarese, e che ancora oggi porta avanti la sua missione di educazione dei “malati e dei disabili a valorizzare le loro sofferenze all’interno di un’azione apostolica portata avanti con fede e amore per gli altri“.
Esistono vari modi di vivere la sofferenza, alcuni dei quali non sono propri del cristiano: così, ad esempio, sopportare passivamente il dolore – come gli stoici – non è cristiano! Neppure vivere il dolore ribellandosi a questo e non accettandolo è proprio del cristiano: è dall’imitazione di Gesù stesso che dobbiamo lasciarci condurre e in questo modo riusciremo a comprendere nella sua giusta dimensione la realtà del dolore e come viverla.
Gesù ha sperimentato in questo mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una” ha commentato il Santo Padre, aggiungendo inoltre che proprio Gesù “ha conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso“.
Gesù non ha vissuto il dolore “in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi” né tanto meno ha risposto al dolore con “la reazione della ribellione e del rifiuto“: “Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza” ha chiarito Bergoglio “mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: é l’amore che trasforma ogni cosa“.
La sofferenza non è un valore in sé stessa” ha dunque precisato Papa Francesco “ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto“. Tutti nella nostra vita sperimentiamo il dolore: “c’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso” ha spiegato il Pontefice “I motivi della sofferenza sono tanti!” ma includendo nelle beatitudini il “beati quelli che sono nel pianto“ ha ulteriormente espresso Bergoglio “Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita“.
Egli ci insegna che “una persona ammalata, disabile“, un sofferente come lo è stato Gesù stesso nella passione “può diventare sostegno e luce per altri sofferenti, trasformando così l’ambiente in cui vive“.
Con questo carisma voi siete un dono per la Chiesa” ha quindi concluso Papa Francesco rivolgendosi ai cinquemila presenti in Aula Paolo VI, di cui 350 disabili motori, e molti altri disabili psichici e fisici: ”Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore“.

Papa Francesco: com’è il nostro cuore, fisso nello Spirito o ballerino?

 
Il cristiano abbia un cuore fisso nello Spirito Santo, non un cuore ballerino che va da una parte all’altra. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha incentrato la sua omelia su San Paolo che, ha detto, fu capace di evangelizzare senza sosta perché il suo cuore riceveva fermezza dallo Spirito Santo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Com’è il nostro cuore? Papa Francesco ha svolto la sua omelia sul binomio “movimento-fermezza” nel cuore dei cristiani. Il Papa ha preso spunto dalla Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, dove possiamo ammirare l’impegno per l’evangelizzazione di San Paolo, che ha “cuore fermo ma in continuo movimento”. L’Apostolo delle Genti viene, infatti, da Icònio dove hanno tentato di ucciderlo, ma non si lamenta per questo. Va avanti ad evangelizzare nella zona della Licaònia e, nel nome del Signore, guarisce un paralitico. Succede così che i pagani, avendo visto questo miracolo, pensano che Paolo e Barnaba, che lo accompagna, siano degli dei scesi sulla terra, siano Zeus ed Hermes. Paolo, ha osservato il Pontefice, “ha fatto fatica per convincerli che loro erano uomini”. Queste, ha proseguito, “sono le vicende umane nelle quali Paolo viveva”:
“E noi ne abbiamo tante, tutti noi; noi siamo fra tante vicende, che ci muovono da una parte all’altra. Ma abbiamo chiesto la grazia di avere il cuore fisso, come lo aveva Paolo: per non lamentarsi di quella persecuzione andò a cercare in un’altra città; incominciare a predicare lì; guarire un malato; rendersene conto che quell’uomo aveva la fede sufficiente per essere guarito; poi, calmare questa gente entusiasta che voleva fargli un sacrificio; poi, proclamare che c’è un solo Dio, con il linguaggio culturale loro. Ma, una cosa dietro l’altra... E questo soltanto viene da un cuore fisso”.
“Dove aveva il cuore Paolo – è la domanda di Francesco – per fare tanti cambiamenti in poco tempo e venire incontro alle situazioni in un modo adeguato?” Nel Vangelo, ha affermato il Papa, Gesù ci dice che lo Spirito Santo, inviato dal Padre, “insegnerà ogni cosa” e “ricorderà tutto ciò” che Lui aveva detto. Il cuore di San Paolo, dunque, “è fisso nello Spirito Santo”, questo “dono che Gesù ci ha mandato”. E tutti noi, ha avvertito, “se vogliamo trovare fermezza nella nostra vita” dobbiamo “andare da Lui. Lui è nel nostro cuore, lo abbiamo ricevuto nel Battesimo”. Lo Spirito Santo, ha riaffermato, “ci dà forza, ci dà questa fermezza per andare avanti nella vita fra tante vicende”. E Gesù, ha soggiunto, ci dice “due cose” dello Spirito Santo: “Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò”. Ed è proprio quello che accade con San Paolo: “gli insegna e gli ricorda” il “messaggio di salvezza”. E’ lo Spirito Santo che dà fermezza al suo cuore:
“Con questo esempio, possiamo oggi chiederci: com’è il mio cuore? E’ un cuore che sembra un ballerino, che va da una parte all’altra, che sembra una farfalla, che oggi piace questo..., che va sempre in movimento; è un cuore che si spaventa delle vicende della vita, e si nasconde e ha paura di dare testimonianza di Gesù Cristo; è un cuore coraggioso o è un cuore che ha tanto timore e cerca sempre di nascondersi? Di che cosa ha cura il nostro cuore? Qual è il tesoro al quale il nostro cuore è attaccato? E’ un cuore fisso nelle creature, nei problemi che tutti abbiamo? E’ un cuore fisso negli dei di tutti i giorni o è un cuore fisso nello Spirito Santo?”
Il Papa ha affermato che ci farà bene domandarci “dov’è la fermezza del nostro cuore”. E anche “fare memoria di tante vicende che noi abbiamo ogni giorno: a casa, nel lavoro, con i figli, con la gente che abita con noi, con i compagni di lavoro, con tutti”:
“Io mi lascio portare da ognuna o vado a queste vicende col cuore fisso, che sa dove è? E l’unico che dà fermezza al nostro cuore è lo Spirito Santo. Ci farà bene pensare che noi abbiamo un bel dono, che ci ha lasciato Gesù, questo Spirito di fortezza, di consiglio, che ci aiuta ad andare avanti in mezzo, andare avanti fra le vicende di tutti i giorni. Facciamo questo esercizio, oggi, di domandarci com’è il nostro cuore: è fermo o no? E se è fermo, dove si ferma? Nelle cose o nello Spirito Santo? Ci farà bene!”

martedì 13 maggio 2014

Madonna di Fatima: Gli appelli del messaggio di Fatima

Il Mistero di Fatima

La Madonna di Fatima apparve a tre pastorelli: Lucia Dos Santos, di dieci anni, Giacinta e Francisco Marto, di sette e nove anni, per sei volte, dal 13 maggio al 13 ottobre del 1917. Viene come Madre per richiamare gli uomini alla conversione, alla preghiera e alla penitenza. Lei desidera risparmiare all’umanità i castighi che la minacciano a causa del peccato che ha invaso il mondo.
Anche se le apparizioni della Madonna di Fatima sono avvenute circa novant’anni fa, l’appello della Madonna alla conversione e alla preghiera mantiene una attualità straordinaria.
In tutti questi anni abbiamo potuto sperimentare quanto la Madonna sia stata una Mamma che ci ha condotti per mano per liberarci dai pericoli e guidarci sulla retta via, verso il suo Figlio Gesù che è Via, Verità e Vita.

In questo periodo storico, tanto turbato dai venti di guerra, dal terrorismo, dall’odio, Lei, la Donna Vestita di Sole, ci dà una risposta storica. Con sollecitudine materna, quasi con insistenza, ci insegna che con la preghiera e la penitenza si può tornare a una vita di pace. “Che non esiste un destino immutabile, che fede e preghiera sono potenze, che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte dei proiettili, la fede più potente delle divisioni.”1

In questi ultimi anni si è fatta sempre più pressante e insistente l’angoscia della prossimità di imponderabili eventi catastrofici fino a temere la fine del mondo. L’uomo “è invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione” (Giovanni Paolo II) . Si cerca di trovare riscontro nei “segreti” legati a varie apparizioni. Nonostante Sr Lucia lo abbia totalmente rivelato e la Chiesa ne abbia dato ampia ed esaustiva interpretazione, si vuole attribuire anche al terzo segreto di Fatima un epilogo catastrofico, tenuto nascosto.
Sr Lucia dos Santos, in obbedienza alle autorità della Chiesa ha scritto, in quattro memorie, ricche di spiritualità, di teologie e di poesia, la sua testimonianza. In tutta umiltà, nell’introduzione alla quarta memoria scriveva:

“Così pienamente abbandonata nelle braccia del Padre celeste e sotto la protezione del Cuore Immacolato di Maria, ecco che vengo, ancora una volta, a deporre nelle mani di Vostra Eccellenza i frutti di questa unica mia pianta che è l’obbedienza. Ritirata nell’angolo di una soffitta, alla luce di una misera tegola di vetro, per sfuggire il più possibile gli sguardi umani, prima di cominciare ho voluto aprire il Nuovo Testamento, il solo libro che voglio tenere davanti a me. Le ginocchia mi fanno da scrittoio, e una vecchia valigia da sedia.”2

Dopo aver scritto tutto quanto le è stato chiesto dall’Autorità ecclesiastica, a conferma di aver rivelato ogni cosa scrive dal monastero di Coimbra: “Mi trovo spoglia di tutto, come uno scheletro”3

Il testo del “terzo segreto” è stato consegnato da suor Lucia dos Santos al Vescovo di Leiria-Fatima, in busta sigillata sulla quale, aveva scritto che poteva essere aperta solo dopo il 1960. Di esso esiste un solo manoscritto. La busta sigillata fu custodita dapprima dal Vescovo di Leiria. Per meglio tutelare il « segreto », in seguito, la busta fu consegnata il 4 aprile 1957 all'Archivio Segreto del Sant'Uffizio. Suor Lucia fu avvertita di ciò dal Vescovo di Leiria.

Papa Giovanni XXIII decise di non rivelare la terza parte del « segreto ». Così pure Papa Paolo VI.

Giovanni Paolo II, dopo l'attentato del 13 maggio 1981 volle prendere visione del documento e pensò subito alla consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Compose egli stesso una preghiera per quello che definì «Atto di affidamento» da celebrarsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981, solennità di Pentecoste, giorno scelto per ricordare il 1600° anniversario del primo Concilio Costantinopolitano, e il 1550° anniversario del Concilio di Efeso.

In occasione della sua visita a Fatima, il 13 maggio 1982, ebbe a dire: "Consacrare il mondo al Cuore Immacolato di Maria significa avvicinarci, mediante l'intercessione della Madre, alla stessa sorgente della vita, scaturita sul Golgota... significa ritornare sotto la croce del Figlio. Di più: vuol dire consacrare questo mondo al Cuore trafitto del Salvatore, riportarlo alla fonte stessa della sua Redenzione..." Consacrarsi al Cuore di Maria vuol dire quindi arrivare a Gesù per la via più breve, al Figlio attraverso la Madre, per poter vivere con Lui una personale esperienza di amicizia e di amore.”

Suor Lucia confermò personalmente, con lettera dell'8 novembre 1989 che tale atto solenne e universale di consacrazione corrispondeva a quanto voleva Nostra Signora "Sì, è stata fatta, così come Nostra Signora l'aveva chiesto, il 25 marzo 1984"4

Nel passaggio dal secondo al terzo millennio il Papa Giovanni Paolo II ha deciso di rendere pubblico il testo della terza parte del «segreto di Fatima».
Così scrive Suor Lucia:
J.M.J.

La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.
Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

Tuy-3-1-1944.5

Il commento teologico del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Card. Ratzinger si conclude così:

Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosità, come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non può essere pastura per la nostra curiosità. […]
«Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa.6


Siamo invitati a cogliere il meraviglioso messaggio di speranza che ci viene dalla Donna vestita di Sole, messaggera della infinita Misericordia di Dio, su cui si infrangono e si spengono le fiamme della spada tenuta dall’angelo dell’apparizione. Non si deve perciò , speculare con morbosa curiosità e sospetto sulle presunte catastrofi che il terzo segreto di Fatima conterrebbe e che la Chiesa avrebbe tenuto nascosto.

E’ la durezza del cuore, la mancanza di volontà di convertirsi, di cambiare la propria vita passando dal male al bene, che spinge molte persone a crearsi l’alibi delle profezie terroristiche.

In una lettera che Suor Lucia inviò al Santo Padre il 12 maggio 1982 scriveva: "E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili".7

Accogliamo gli appelli di Nostra Signora di Fatima, che ci invita alla preghiera e alla penitenza, perché possiamo aprire il cuore alla conversione.
Ecco i punti principali:

“Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra.” Sr. Lucia ha scritto, parlando dell’appello della Madonna al mondo da Fatima: “questo invito non vuole riempire le anime di paura, ma è solo urgente richiamo, perché da quando la Vergine Santissima ha dato grande efficacia al Santo Rosario, non c’è problema né materiale né spirituale, nazionale o internazionale che non si possa risolvere col Santo Rosario e con i nostri sacrifici. Recitato con amore e devozione, consolerà Maria, tergendo tante lacrime dal suo Cuore Immacolato.” 8

“Volete offrirvi a Dio, pronti a sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in riparazione dei peccati con cui Egli è offeso, e per ottenere la conversione dei peccatori?”
I tre pastorelli di Fatima risposero di si.

“Non ti scoraggiare - disse la Madonna a Lucia - il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio.” Questa è la via proposta da Maria! E Maria ha indicato anche una meta: “Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato”. E ha posto un meraviglioso sigillo: "Alla fine, il mio Cuore Immacolato Trionferà!!"

Dio stesso, per il tempo difficile che viviamo, ci viene in soccorso attraverso l’amore materno di Maria, e ci indica la via della salvezza.

In tutti questi anni tantissime persone hanno accolto l’accorato appello di Nostra Signora e si sono messe in cammino per tornare a Dio. Tanti pellegrini hanno scritto a suor Lucia per chiedere consigli, preghiere e aiuto nel cammino di conversione.

Suor Lucia, come risposta ai devoti della Madonna e ai pellegrini, ha preparato uno scritto che raccoglie pensieri e riflessioni che esprimono i suoi sentimenti e la sua limpida e semplice spiritualità. Dopo essere stato sottoposto alla approvazione dell’ Autorità ecclesiastica, il testo è stato pubblicato con il titolo “Gli Appelli del Messaggio di Fatima” .

Così lo presenta P. Jesus Castellano Cervera ocd: "Un libro che è insieme Vangelo e catechismo di Fatima, chiamato a confermare nella fede tutti i devoti della bianca e bella Signora di Cova di Iria, a diffondere nel terzo millennio cristiano il “Mandamento di Maria”, il ritorno alla sorgente pura del Vangelo, secondo la sua Parola a Cana: “Fate quello che vi dirà” Un messaggio che fa sentire l’anelito del Materno Cuore Immacolato di Maria, una pressante chiamata universale alla santità per la pace del mondo e la salvezza di tutti in Cristo”. 9

Papa Francesco: Lo Spirito Santo ci parla nel cuore e nelle circostanze della vita

 Lo Spirito Santo ci parla nel cuore e nelle circostanze della vita
Durante l’omelia, lunedì 12 maggio 2014, in Casa Santa Marta, Papa Francesco ha ripreso la propria catechesi iniziata il giorno prima, durante le ordinazioni presbiteriali, sulla misericordia di Dio, sul perdono e sulla necessità di aprire le porte e non chiuderle.
Io vi dico, davvero, a me fa tanto dolore – aveva affermato nell’omelia di ieri il Santo Padre – quanto trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata – male – sgridata“: queste persone sperimentano la chiusura della Chiesa. È come se sentissero che, ha aggiunto il Pontefice, “le porte delle chiese gli si chiudevano in faccia“!
La tentazione di chiudere le porte, di “porre impedimenti“, è presente fin dalle prime comunità cristiane, tanto è che proprio nelle Scritture del giorno troviamo la narrazione di Simon Pietro che personalmente assiste alla discesa dello Spirito Santo su dei “non circoncisi“, su degli “impuri” che secondo le logiche di quell’epoca non avevano la dignità per ricevere il Signore.
E lo stesso Simon Pietro, del resto, nutriva dubbi in merito al battezzarli o meno, tanto è che vive con una certa incredulità la discesa su di essi dello Spirito Santo e riceve anche pesanti critiche dalle altre comunità, che ragionando secondo la mentalità dell’epoca non comprendevano perché li avesse battezzati. “Se dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha dato a noi – è quanto disse Simon Pietro – per avere creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?
“Quando il Signore ci fa vedere la strada – ha quindi aggiunto Papa Francesco –  chi siamo noi per dire: ‘No Signore, non è prudente! No, facciamo così’” È questa “una bella parola per i vescovi, per i sacerdoti e anche per i cristiani. Ma chi siamo noi per chiudere porte?
Lo Spirito Santo è la presenza viva di Dio nella Chiesa – ha quindi concluso il Pontefice - È quello che fa andare la Chiesa, quello che fa camminare la Chiesa…e fa queste scelte impensabili, ma impensabili! Per usare una parola di San Giovanni XXIII: è lo Spirito Santo che aggiorna la Chiesa!“.

venerdì 9 maggio 2014

Papa Francesco: Per entrare nella gloria bisogna passare per la passione e la croce

 Per entrare nella gloria bisogna passare per la passione e la croce
“San Pietro, anche con la voce di san Giovanni Paolo II” ha espresso Papa Francesco “ci dice: «Comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri»“.

Cosa significa questo? Questo vuol dire che noi “siamo viandanti” ma non bisogna fare confusione e credersi “erranti“! Il viandante sa bene quale sia la meta: infatti noi come viandanti siamo un popolo “in cammino ma sappiamo dove andiamo” mentre “gli erranti non lo sanno“. Dicendola “come diceva San Giovanni Paolo II“, ha quindi aggiunto il Pontefice “Siamo pellegrini, ma non randagi“.
Tuttavia, nella sua vita, San Giovanni Paolo II, ci ha dispensato anche un altro importante insegnamento: “per entrare nella gloria bisogna passare attraverso la passione e la croce” poiché questa è la strada tracciata dal Signore ed è la strada che ogni cristiano si trova a percorrere.
Si tratta di una strada che non porta alla gloria terrena ma alla “spogliazione totale” e proprio la storia di San Giovanni Paolo II è un esempio di come questo cammino si possa seguire, anche oggi.
In questo, se vogliamo, il passato Pontefice è stato aiutato dall’essere cresciuto nel cuore di un “popolo che è stato molto provato nella sua storia” – ha ulteriormente chiarito Papa Francesco. Infatti “il popolo polacco sa bene che per entrare nella gloria – ha continuato il  Santo Padre – bisogna passare attraverso la passione e la croce“.
Questo, tuttavia, il popolo polacco “lo sa non perché l’ha studiato” ma “lo sa perché lo ha vissuto” e come il popolo cui apparteneva, anche San Giovanni Paolo II è stato un “degno figlio della sua patria terrena” che “ha seguito questa via“.
La testimonianza di San Giovanni Paolo II, però, non è stata una semplice sequela, ma ha camminato sulle orme di Dio “in modo esemplare, ricevendo da Dio una spogliazione totale. Per questo” noi oggi abbiamo la certezza che “la sua carne riposa nella speranza“.
E noi? – ha quindi chiesto Papa Francesco ai presenti – Siamo disposti a seguire questa strada?

Meditazione del giorno 09/05/2014

Venerdì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Catechesi della Chiesa di Gerusalemme ai nuovi battezzati , (IV secolo)
N° 4 ; SC 126
 
“La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”
 
    "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo … Prendete e bevete; questo è il mio sangue" (Mt 26,26ss). Quando Cristo stesso ha detto per il pane "Questo è il mio corpo", chi potrà ancora esitare? E quando lui stesso afferma categoricamente: “Questo è il mio sangue", chi potrà dubitare?... E’ dunque con assoluta certezza che partecipiamo al corpo e al sangue di Cristo. Poiché, sotto la specie del pane, è il corpo che ti è dato ; sotto la specie del vino, è il sangue che ti è dato, perché partecipando al corpo e al sangue di Cristo tu divenga un solo corpo e un solo sangue con Cristo… Così, secondo san Pietro, diventiamo "partecipi della natura divina" (2Pt 1,4).

Un’altra volta Cristo diceva, parlando con gli ebrei: "Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita". Ma essi, non comprendendo queste parole secondo lo spirito, se ne andarono scandalizzati… Nell’antica Alleanza c’erano – è vero – i pani dell’offerta; ma non c’è più motivo di offrire i pani dell’antica Alleanza. Nella nuova Alleanza c’è un “pane disceso dal cielo” e un “calice della salvezza” (Gv 6,41; Sal 116,13). Poiché, come il pane è buono per il corpo, il Verbo è utile all’anima.

    Il santo Davide, anche lui, ti spiega la potenza dell’eucaristia quando dice: “Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici” (Sal 23,5)… Di cosa parla se non della mensa misteriosa e mistica che Dio ci ha preparato contro il nemico, il demonio?... “E il tuo calice m’inebria come il più buono” (v.5 LXX). Qui parla del calice che Gesù ha preso fra le mani quando ha reso grazie dicendo: “Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26,28)… Davide canta a proposito: "l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore" (Sal 104,15). Fortifica il tuo cuore mangiando questo pane come cibo spirituale e rendi gioioso il volto della tua anima.

La parola del giorno 09/05/2014



Venerdì della III settimana di Pasqua

Atti degli Apostoli 9,1-20.
In quei giorni, Saulo, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote
e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo
e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".
Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!
Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.
Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,
dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visione gli disse: "Anania!". Rispose: "Eccomi, Signore!".
E il Signore a lui: "Su, và sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,
e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".
Rispose Anania: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.
Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".
Ma il Signore disse: "Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;
e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".
Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".
E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,
poi prese cibo e le forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,
e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.



Salmi 117(116),1.2.
Lodate il Signore, popoli tutti,
voi tutte, nazioni, dategli gloria.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura in eterno.




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,52-59.
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

Frase del giorno 09 Maggio

 
La fede in Dio può alleviare
stress e tensione nervosa
meglio di qualsiasi altra
cosa, perchè elimina le 
radici del problema: paure e 
preoccupazioni.

giovedì 8 maggio 2014

Papa Francesco: Il dono del consiglio: il dono di consigliare i figli è un dono di Dio

Il dono del consiglio: il dono di consigliare i figli è un dono di Dio
Durante l’Udienza Generale, mercoledì 7 maggio 2014, Papa Francesco, continuando la catechesi sui doni dello Spirito Santo, ha spiegato il dono del Consiglio, terzo dono dopo Sapienza e Intelletto.
Nel corso della propria catechesi, Bergoglio, ha spiegato che il Consiglio è il dono con il quale lo Spirito Santo ci aiuta a prendere le decisioni nella nostra vita quotidiana, seguendo la logica di Gesù e del suo Vangelo.
Illumina i nostri cuori e ci rende più sensibili alla voce dello Spirito, in modo che nei nostri pensieri, nei sentimenti e nelle intenzioni non ci lasciamo trasportare dal nostro egoismo o dal nostro modo di vedere le cose, ma ciò che Dio vuole.
Allo stesso tempo, ci porta a conformarci sempre più a Gesù come modello per le nostre azioni.
Cosa possiamo fare per essere più docili a questo dono del Consiglio? La condizione essenziale è la preghiera.
Grazie all’intimità con Dio e all’ascolto della sua Parola matura in noi una sintonia con il Signore che ci porta a chiederci continuamente: Cosa è ciò che vuole il Signore? Cosa è ciò che piace al Signore? Quale è la Sua volontà?
Inoltre, il dono del consiglio, come gli altri doni dello Spirito Santo, è anche una ricchezza per l’intera comunità cristiana.
Cari amici – ha quindi concluso Papa Francesco – chiediamo al Signore il dono del consiglio perché nelle diverse circostanze della vita, sappiamo trovare il modo giusto di comportarci e di parlare, così da favorire con la nostra testimoniana la diffusione del Vangelo. Dio vi benedica a tutti!

Meditazione del giorno 08/05/2014

Giovedì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Sant'Ireneo di Lione (ca130-ca 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie, V,2,2
 
“Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”
 
    Sono completamente nell’errore coloro che rifiutano il progetto di Dio sulla creazione, negano la salvezza della carne e disprezzano l’idea della sua rigenerazione dichiarando che essa è incapace di ricevere una natura immortale. Se non c’è salvezza per la carne, allora il Signore non ci ha neppure riscattati col suo sangue, il calice dell’eucaristia non è comunione col suo sangue e il pane che spezziamo non è comunione col suo corpo (1Cor 10,16). Poiché… è perché è diventato veramente uomo che il Verbo di Dio ci ha riscattati col suo sangue…

    Perché siamo sue membra (1Cor 6,15) e siamo nutriti con quanto viene dalla sua creazione…, egli ha dichiarato che il calice, che viene dal creato, è proprio il suo sangue col quale il nostro è fortificato; ed ha confermato che il pane, che pure viene dal creato, è proprio il suo corpo col quale i nostri corpi crescono.

    Quindi, se il calice che abbiamo preparato, e il pane che abbiamo fatto ricevono la parola di Dio e diventano l’eucaristia, cioè il sangue e il corpo di Cristo, che rendono forte e sana la sostanza della nostra carne, come si può credere che la carne sia incapace di ricevere il dono di Dio, la vita eterna? La nostra carne è veramente nutrita col sangue e  il corpo di Cristo ed è membro del corpo di Cristo, come scrive san Paolo : “Siamo membra del suo corpo, carne della sua carne e osso delle sue ossa” (Ef 5,30; Gen 2,23). E non lo dice di non so quale uomo spirituale e invisibile…: ci parla dell’organismo autenticamente umano, composto di carne, nervi e ossa. E’ questo organismo che è nutrito col calice che è il sangue di Cristo e fortificato col pane che è il suo corpo… E i nostri corpi nutriti da questa eucaristia, dopo essere stati sepolti nella terra…, risorgeranno al loro tempo, quando il Verbo, la Parola di Dio, farà loro il dono della risurrezione, “a gloria di Dio Padre” (Fil 2,11).

La parola del giorno 08/05/2014


 

Giovedì della III settimana di Pasqua

Atti degli Apostoli 8,26-40.
In quei giorni, un angelo del Signore parlò a Filippo: "Alzati, e và verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".
Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,
se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.
Disse allora lo Spirito a Filippo: "Và avanti, e raggiungi quel carro".
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".
Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.
Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".
Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.
Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".

Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.
Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.
Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.



Salmi 66(65),8-9.16-17.20.
Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.

Sia benedetto Dio:
non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,44-51.
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita.
I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;
questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

La frase del 08 Maggio

Sei insoddisfatto del mondo in cui
volge la tua giornata? Falla andare
per il verso giusto incoraggiando
qualcun altro che sembra
scoraggiato come te.

mercoledì 7 maggio 2014

Pope's General Audience 2014-05-07

Meditazione del giorno 07/05/2014

Mercoledì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
The Word to be Spoken, cap. 6
 
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame”
 
    Dove trovate la gioia d’amare? Nell’eucaristia, la santa comunione. Gesù si è fatto lui stesso  “pane della vita” per darci la vita. Notte e giorno è lì. Se volete veramente crescere nell’amore, andate all’eucaristia, fate questa adorazione. Nella nostra congregazione avevamo l’abitudine di fare un’ora di adorazione una volta la settimana; poi, nel 1973, abbiamo deciso di fare un’ora di adorazione ogni giorno. Abbiamo tanto lavoro; dovunque le nostre case per i malati e i poveri moribondi sono piene. Ma a partire dal momento in cui abbiamo cominciato l’adorazione quotidiana, il nostro amore per Gesù è diventato più intimo, l’amore per ogni prossimo più benevolo, l’amore per i poveri più compassionevole…

    Guardate il tabernacolo e vedete cosa significa l’amore. Ne ho coscienza? Il mio cuore è abbastanza puro per vedervi Gesù? Perché sia più facile per voi e per me di vedere Gesù, egli si è fatto “pane della vita”; perché potessimo ricevere la vita, vita di pace, vita di gioia. Trovate Gesù e troverete la pace.

La parola del giorno 07/05/2014


Mercoledì della III settimana di Pasqua

Atti degli Apostoli 8,1b-8.
In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samaria.
Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.
Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.
Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo.
E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva.
Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati.
E vi fu grande gioia in quella città.


Salmi 66(65),1-3a.4-5.6-7a.
Acclamate a Dio da tutta la terra,
cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere!"

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome".
Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia:
con la sua forza domina in eterno.



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,35-40.
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.»
Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,
perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

La frase del giorno 07 Maggio

Dio ti ama oiù di quanto tu possa
immaginare e vuole che la tua vita
sia felice, appagata e meravigliosa
in ogni suo aspetto.

martedì 6 maggio 2014

Papa Francesco nell'omelia: la vanità non fa bene, soprattutto nella Chiesa

Papa Francesco: arrampicatori, affaristi e vanitosi fanno male alla Chiesa

Papa Francesco arrampicatori affaristi vanitosi fanno male alla Chiesa
Seguiamo Gesù per qualche vantaggio personale o per amore?” Ha domandato Papa Francesco nel corso della riflessione mattutina di oggi 5 maggio 2014 in Casa Santa Marta. La domanda, molto attuale, che il Pontefice rivolge a tutti i cristiani, siano essi ordinati che laici, tocca le coscienze di ognuno e ci mostra come la tentazione di seguire Gesù per soldi, potere o vanità sia un male presente oggi nella Chiesa come tra i primi discepoli di Gesù quando ancora Egli era in vita.
Il Vangelo del giorno, infatti, parla del rimprovero rivolto da Gesù a coloro che lo seguivano soltanto perché sazi, avendo Egli moltiplicato i pani e i pesci: “noi siamo tutti peccatori – ha osservato il Pontefice - e sempre c’è qualcosa di interessato che deve essere purificato nel seguire Gesù e dobbiamo lavorare interiormente per seguirlo per Lui, per amore” in questo modo evitando di cadere in quelli che sono i tre atteggiamenti sbagliati di seguire Gesù da cui egli stesso ci mette in guardia: seguire Gesù per vanità, seguire Gesù per potere e seguire Gesù per soldi.
Quanto al primo atteggiamento, è Gesù stesso che dice “No, no: questo non va. Non va. La vanità non fa bene” riferendosi a quelli che “volevano farsi vedere, a loro piaceva – per dire la parola giusta – piaceva pavoneggiarsi e si comportavano come veri pavoni!” Anche noi, confessa Bergoglio “facciamo cose cercando di farci vedere un po’, cercando la vanità. È pericolosa, la vanità, perché ci fa scivolare subito sull’orgoglio, la superbia e poi tutto e finito lì… E io anche penso a noi, a noi pastori – ha detto il Santo Padre – perché un pastore che è vanitoso non fa bene al popolo di Dio“.
Il secondo atteggiamento da evitare è quello delle persone che “seguono Gesù, ma un po’, non del tutto consapevolmente, un po’ inconsciamente, ma cercano il potere, no? – facendo diretto riferimento alle Scritture ha commentato - Il caso più chiaro è Giovanni e Giacomo, i figli di Zebedeo, che chiedevano a Gesù la grazia di essere primo ministro e vice-primo ministro, quando sarebbe venuto il Regno“. Anche al giorno d’oggi, purtroppo, “nella Chiesa ci sono arrampicatori! Ci sono tanti, che usano la Chiesa per … e Gesù rimprovera questi arrampicatori che cercano il potere”.
Infine vi sono “quelli che seguono Gesù per i soldi, con i soldi, cercando di approfittare economicamente del collegio, dell’ospedale, della parrocchia, della diocesi, della comunità cristiana“. Questo atteggiamento che tocchiamo spesso da vicino leggendo alcuni fatti di cronaca era presente fin dalla “prima comunità cristiana, che ha avuto questa tentazione” sono i casi di “Simone, Anania e Saffira … Questa tentazione c’è stata dall’inizio, e abbiamo conosciuto tanti buoni cattolici, buoni cristiani, amici, benefattori della Chiesa, anche con onorificenze varie … tanti! - ha concluso amaramente Papa Francesco - Che poi si è scoperto che hanno fatto affari un po’ bui: erano veri affaristi, e hanno fatto tanti soldi! Si presentavano come benefattori della Chiesa ma prendevano tanti soldi e non sempre soldi puliti“.

Meditazione del giorno 06/05/2014


 

Martedì della III settimana di Pasqua
Meditazione del giorno
Baldovino di Ford (?-ca 1190), abate cistercense, poi vescovo
Il Sacramento dell’altare II, 3 ; SC 93
 
“Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”
 
    Il Cristo è "pane della vita" per quelli che credono in lui: Credere in Cristo è mangiare il pane di vita, è possedere in sé il Cristo, è possedere la vita eterna…

    “Io sono il pane della vita. – Egli dice - I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti” (Gv 6,48ss). In ciò si deve capire la morte spirituale. Perché sono morti? Perché credevano a ciò che vedevano; non capivano ciò che non vedevano… Mosè ha mangiato la manna, Aronne pure e molti altri anche che sono piaciuti a Dio e non sono morti. Perché non sono morti? Perché hanno capito nello spirito, hanno avuto fame nello spirito, hanno gustato nello spirito la manna per essere saziati nello spirito.  “Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (v. 50).

    Questo pane, cioè Cristo stesso che così parlava…, è stato prefigurato dalla manna, ma può più della manna. Poiché per se stessa la manna non poteva impedire di morire spiritualmente… Ma i giusti hanno visto nella manna Cristo, hanno creduto alla sua venuta, e Cristo, di cui la manna era il simbolo, dà a tutti coloro che credono in lui di non morire nello spirito. Ecco perché dice: “ Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia”. Qui sulla terra, qui ora, davanti ai vostri occhi, occhi di carne, qui si trova “il pane disceso dal cielo”. “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (v.51). Il “pane di vita” di poco fa è ora chiamato “pane vivo”. Pane vivo, perché possiede in se stesso la vita che resta e perché può liberare dalla morte spirituale e dare la vita. Prima ha detto : “Chi ne mangia non morirà”; ora parla chiaramente della vita che dona: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (v. 58).

La parola del giorno 06/05/2014


Martedì della III settimana di Pasqua

Atti degli Apostoli 7,51-59.8,1a.
In quei giorni, Stefano diceva al popolo, agli anziani e agli scribi: "O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi.
Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;
voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra
e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".
Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,
lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.
E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".
Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione.


Salmi 31(30),3cd-4.6.8ab.17.21abc.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.
Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.

Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria.

Fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.
Tu mi nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;

mi metti al sicuro nella tua tenda.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,30-35.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;
il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.»