Esistono vari modi di vivere la
sofferenza, alcuni dei quali non sono propri del cristiano: così, ad
esempio, sopportare passivamente il dolore – come gli stoici – non è
cristiano! Neppure vivere il dolore ribellandosi a questo e non
accettandolo è proprio del cristiano: è dall’imitazione di Gesù stesso
che dobbiamo lasciarci condurre e in questo modo riusciremo a
comprendere nella sua giusta dimensione la realtà del dolore e come
viverla.
“Gesù ha sperimentato in questo
mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le
ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una” ha commentato il Santo Padre, aggiungendo inoltre che proprio Gesù “ha
conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha
provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato
tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso“.
Gesù non ha vissuto il dolore “in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi” né tanto meno ha risposto al dolore con “la reazione della ribellione e del rifiuto“: “Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza” ha chiarito Bergoglio “mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: é l’amore che trasforma ogni cosa“.
“La sofferenza non è un valore in sé stessa” ha dunque precisato Papa Francesco “ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto“. Tutti nella nostra vita sperimentiamo il dolore: “c’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso” ha spiegato il Pontefice “I motivi della sofferenza sono tanti!” ma includendo nelle beatitudini il “beati quelli che sono nel pianto“ ha ulteriormente espresso Bergoglio “Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita“.
Egli ci insegna che “una persona ammalata, disabile“, un sofferente come lo è stato Gesù stesso nella passione “può diventare sostegno e luce per altri sofferenti, trasformando così l’ambiente in cui vive“.
“Con questo carisma voi siete un dono per la Chiesa”
ha quindi concluso Papa Francesco rivolgendosi ai cinquemila presenti
in Aula Paolo VI, di cui 350 disabili motori, e molti altri disabili
psichici e fisici: ”Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da
una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della
fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore“.
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