martedì 21 gennaio 2014

Messaggio per te


LA VERA AMICIZIA IN CRISTO GESU’


Quante volte abbiamo sentito dire “Chi trova un amico trova un tesoro”
Ebbene questo lo possiamo sperimentare solo in Cristo Gesù, poiché Lui è “l’amico” per eccellenza.
Gv 13, 34-35 “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. E ancora Gv 14, 21 “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anche io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
Questo è ciò che si sperimenta quando si incontra il Signore e ci si converte, ci si sente amati di un amore personale e incondizionato, perché Gesù ha dato la propria vita sulla croce per ognuno di noi e questo lo ha fatto per amore nei nostri confronti. Ma oltre a sperimentare l’amore di Dio nella propria vita, si sperimenta anche l’amore fraterno, la vera amicizia tra persone diverse, di età diverse, tra uomo e donna, di provenienza geografica diversa, di cultura diversa ma basato su un unico comune denominatore che è Cristo. Questo è quello che ho sperimentato personalmente all’interno della Koinonia Giovanni Battista. Posso fare un confronto tra quelle che sono le mie amicizie fuori dalla comunità e quelle che ho trovato all’interno della comunità. Le prime sono amicizie più superficiali, spesso nate per pura convenienza, per un profitto personale, e pronte ad essere interrotte da un momento all’altro per motivi futili. Le seconde sono volute da Dio, perché i membri della Koinonia Giovanni Battista sono scelti e voluti dal Signore, per formare un corpo, e il corpo è fatto di molte membra, 1 Cor 12, 21-22 “ Non può l’occhio dire alla mano: non ho bisogno di te; né la testa ai piedi: non ho bisogno di voi. Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto”.
Questo è il sentimento che lega i fratelli in Cristo, ognuno è importante, ognuno deve aver cura dell’altro, deve mettere a disposizione degli altri le proprie risorse, le proprie capacità, i propri mezzi. Tutto questo fa si che si crei una “famiglia” senza confini geografici. Altro aspetto dell’amicizia in Cristo è il perdono, Col 3, 12 “Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi”.
E’ difficile perdonare, ma si può e si deve farlo se siamo veramente fratelli in Cristo. Essere amici equivale ad essere fratelli o sorelle, un fratello ti accoglie per quello che sei, con i tuoi difetti, i tuoi limiti, ti sostiene nelle prove con la preghiera, e gioisce per te nei momenti di gioia. Ho potuto provare personalmente tutto questo visitando alcune delle Oasi della comunità, come l’Oasi di Camparmò, di Strona, di Plzen. Non è necessario conoscersi da tanto tempo per essere amici, basta essere un Giovanni Battista, e ovunque si vada ci si sente sempre in famiglia, uniti dall’amore per Cristo.

L’ATTESA


Lettera agli Ebrei 10,29/37-39 “Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso….Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto vivrà mediante la fede; Noi non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima”.
Nella Vita si hanno situazioni che ci portano alla certezza della presenza del Signore e momenti in cui ci sentiamo delusi e in noi sorgono dubbi di essere veramente sulla giusta strada, e poi se ci sono amici, conoscenti e autorità che buttano fuoco sulla benzina dei tuoi dubbi allora il buio diventa profondo.
Nel camminare con il Signore ci sono situazioni in cui il nostro più caro amico non si fa presente, noi gridiamo a lui e lui non si fa vivo anzi si allontana, tutte le nostre richieste si spengono nel vuoto e nel silenzio di Dio, in quei momenti noi ci sentiamo delusi da Dio.
Un giorno è andato da Gesù una persona che lo avvisava di qualcosa di molto triste anzi non solo lo avvisava ma gli chiedeva a nome delle amiche Marta e Maria di andare in fretta. Gv 11,1-44 (leggere)  Lazzaro il suo amico era ammalato ma non poco, cioè era grave, Gesù non si rattrista ma dice “Questa malattia non è per la morte ma per la Gloria di Dio, perché per essa il figlio di Dio sia glorificato” Cosa avete pensato voi a queste parole se non: certamente viene e guarisce Lazzaro, ha detto che non è per la morte, quindi lo guarirà anche perché Gesù è noto a tutti voleva molto bene a Marta a sua sorella e a Lazzaro . Ma non è così Gesù, dice la parola sente che Lazzaro è malato e non si precipita a Betania al contrario si ferma dov’è per due giorni fin che non viene a sapere che Lazzaro è morto.
Per noi forse è normale non vedere niente di strano nel comportamento di Gesù, conosciamo cosa è accaduto dopo. Ma proviamo a pensare alle sorelle di Lazzaro Marta e Maria discepole di Gesù sorelle dell’amico di Gesù proviamo a metterci nei loro panni.
Lazzaro era un uomo conosciuto da tutti in Gerusalemme e come da tradizione ebraica quando moriva uno, tutti si recavano alla casa del morto per fare il lamento funebre e portare il cordoglio e questo durava per otto giorni.
Tutti sapevano che la famiglia di Lazzaro era discepola di Gesù, tutti sapevano che Gesù era amico di Lazzaro, tutti lo sapevano, anche i nemici di Gesù.
Alla casa di Lazzaro c’erano gli scribi e i farisei che sicuramente non avranno perso la occasione di mostrare alle sorelle che Gesù in fondo le aveva solo prese in giro, che si diceva amico ma proprio nel momento del bisogno Lui il grande amico non si era nemmeno presentato ai funerali. Lui che aveva ridato vita alla bambina appena morta, ma forse quella bambina non era effettivamente morta, Gesù era solo un ciarlatano che non si cura dei suoi amici era un approfittatore.
Proprio quando l’amico aveva bisogno dell’amico Gesù non si è interessato dell’amico, l’amicizia che tanto decantava Lui se l’era gettata alle spalle. Chissà quanti dubbi saranno passati nella mente di Marta e Maria, si ha fatto miracoli, segni  e prodigi, ha moltiplicato i pani e i pesci ma, forse non è colui che dice di essere, forse abbiamo messo la fiducia in una persona sbagliata, abbiamo mandato i servi ad avvisare che nostro fratello stava per morire e Gesù il maestro non è venuto.
Quante volte anche noi ci sentiamo delusi da Gesù che ci chiam amici ma poi non si fa sentire, non da ascolto alle nostre preghiere, vediamo che gli altri ottengono subito e noi che siamo i più impegnati nel fare secondo i suoi desideri non vediamo accolte ed esaudite le nostre richieste e magari abbiamo una sua promessa.
Magari abbiamo chiesto e ci siamo sentiti dire non temere io sono con te e le cose invece di risolversi precipitano, come fu con Marta e Maria, Gesù aveva detto ai suoi discepoli che la malattia non era per la morte ma per la Gloria di Dio.

La delusione è un tarlo che corrode la fiducia e apre il cuore alla maldicenza e alla critica, per non cadere in questo c’è una unica strada aggrapparsi alle promesse di Gesù e andare da Lui e dire come Marta “Se tu fossi stato qui questo non sarebbe successo, ma so che qualsiasi cosa chiederai al Dio egli te la concederà” Nonostante tutto Signore credo “Che tu sei il Cristo il Figlio di Dio…”

Come dice Paolo alla lettera agli Eb 10,29/37-39 “Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso….Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà. Il mio giusto vivrà mediante la fede; Noi non siamo di quelli che indietreggiano a loro perdizione, bensì uomini di fede per la salvezza della nostra anima”.
La delusione accompagnata da un atto di fede produce miracoli, Signore aumenta la nostra fede, hanno detto gli apostoli, e un’altro gli disse aiutami nella mia incredulità.
La delusione aggrappata alla fede ci rende una roccia davanti agli attacchi di coloro che vogliono scoraggiarci nel essere discepoli del Cristo.
Gesù è sempre presente ma alle volte non si fa sentire per provare la nostra fede e volontà di seguirlo nonostante il non sentirlo o non vedendo la sua mano che agisce in nostro favore. Il più vicino al Signore non è colui che riceve subito quello che chiede, ma è colui che crede contro ogni speranza.
Riprendi forza e coraggio decidi di credere in Gesù che ti assicura che ti è vicino e non ti lascerà e non ti abbandonerà.

MOLTE VOLTE CI CHIEDIAMO


Marco 8:27-28 “Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti”.
Ancora oggi ci sono varie opinioni e immagini diverse del Signore, e ognuna di queste opinioni e immagini è condizionata da quello che si sta vivendo, per questo motivo quando le cose non vanno secondo i nostri desideri soffriamo. In quei momenti di tenebra e tempesta in cui non riusciamo a vedere chiaro ci chiediamo: cosa ho fatto per soffrire cosi? Perché Dio doveva farmi questo? e altre cose del genere. Al riguardo una piccola storiella molto significativa
Un giorno una ragazza mentre la mamma sta facendo un dolce, apre il suo cuore dicendoli come tutto gli stia andando male: il mio fidanzato mi ha lasciata per un’altra, la migliore amica che ho si trasferisce in una altra città, al lavoro con il responsabile non c’è dialogo e via dicendo, ad un certo punto del racconto, la mamma quasi non ascoltasse la figlia, chiede: desideri mangiare qualcosa, la figlia disse si mamma ho po’ di appetito, pero mi fa gola il dolce che stai facendo, deve essere molto buono.
La mamma senza guardarla gli dice, tieni intanto bevi questo olio, la figlia sbigottita risponde bere olio?  La mamma allora riprende: allora mangia un paio di uova crude. Che schifo mamma, allora vuoi un poco di farina con un poco di bicarbonato?  Mamma tutto  questo è disgustoso e ripugnante.
A questa esclamazione la mamma risponde: Si, hai ragione, tutte queste cose prese da sole sembrano non buone. Però quando le metti insieme in maniera adeguata diventano un dolce meraviglioso.
Così lavora Dio.  Molte volte ci chiediamo perché Dio ci fa passare attraverso un tempo in cui permette che accadano certe cose che sembrano strane, difficile e alle volte dolorose.
Dio sa quello che fa quando permette queste cose che ci fanno anche soffrire e lo fa per un bene. Quei momenti strani e dolorosi sono i momenti in cui Dio sta amalgamando gli ingredienti, per farne una cosa meravigliosa ai suoi occhi e per la nostra gioia.
Noi dobbiamo fare una sola cosa saper confidare in Lui e attendere pazientemente che il tutto sia ben amalgamato.
Le cose che ti sono successe ultimamente, ora possono sembrare strane incomprensibili e forse fanno anche paura, ma confidando in Lui e pazientando diventeranno qualcosa di meraviglioso, perché dice la scrittura “che tutto concorre al bene di chi ama Dio”
Dio è pazzo di te, tanto pazzo d’amore per te che compie prodigi in ogni momento.
Ti manda fiori ogni primavera.
L’alba ogni mattina.
Quando vuoi parlargli Lui ti ascolta e ti risponde, puoi andare in qualsiasi posto dell’universo Lui è li.
Ma c’è una cosa importante che non deve accadere, restare immobile ad attendere che gli ingredienti si mescolino da soli, se il tuo atteggiamento è di stare immobile in attesa, aspetterai invano, Dio ha messo nelle tue mani gli ingredienti, tu devi unirli Lui gli amalgamerà perché diventino un buon dolce. Devi praticare la pazienza, il perdono, l’accoglienza, la docilità, il sorriso, il silenzio, l’obbedienza in poche parole devi praticare praticare l‘amore (1 Cor 13)
Può essere che la vita non sia una festa, come la immaginiamo ma visto che siamo qui è meglio che la viviamo nel miglior dei modi non credi?
Per vivere nei migliore dei modi la vita l’unico modo è viverla completamente in accordo con la volontà del Signore che ci vuole perfetti e per questo ci amalgama per renderci somiglianza di Dio.
Ora Scopri un momento difficile e doloroso passato e ciò che ha prodotto in te.
Poi chiedi al Signore che quel momento diventi una benedizione per te e per coloro che ti sono accanto.
Che la Grazie del Signore sia su di voi.

INSEGNAMENTO


Brano da leggere Luca 6:46-49
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande”.
Non basta dire Signore, Signore per essere di Cristo e quindi suo discepolo, Gesù si deve accogliere nella pienezza della sua persona e in concreto nella pienezza della sua Parola.
Se io non accolgo nella totalità la sua parola e la metto in pratica la MIA FEDE è VANA – LA SPERANZA è TEMPO PERSO – LE OPERE DI PIETA’ SAREBBERO SOLO OPERE DELLA CARNE.
E’ NECESSARIO CREDERE A TUTTA LA SUA PAROLA e soprattutto metterla in pratica perché, TUTTA LA SUA PAROLA è VERITA’ — TUTTA LA SUA PAROLA è VITA – TUTTA LA SUA PAROLA è VIA.
Solo credendo e praticando la sua Parola si compie interamente la volontà del Padre, perché la volontà del Padre è che tu creda a suo Figlio Gesù in tutta la sua PAROLA e CHE TU SIA UN BUON IMITATORE del Figlio suo.
Per arrivare all’imitazione di Cristo per prima cosa si devono AMARE GLI AMICI SENZA RISERVE arrivando a dare la vita per l’amico Giov 15:13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
E amare i nemici Lc 6:27 “Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano”. Qui si realizza il porgere l’altra guancia, facile da dire ma difficile da fare. “Se uno ti da uno schiaffo sulla guancia destra tu porgili anche la sinistra”
Gesù per te non ha posto l’altra guancia, ha offerto tutto se stesso per giustificarti davanti al Padre.
Porgere l’altra guancia significa perdonare per essere perdonato e così poter essere uno, come Lui ci ha ordinato.
Per poter accogliere la Parola di Dio nella sua totalità e metterla in pratica è necessario fare lunghi studi di teologia della Parola applicata, altrimenti non si può mettere in pratica ciò che non si ha studiato.
Non è propriamente così anche se in qualche ambiente si sente dire che è così.
Dio è amore, la natura di Dio è amore senza limiti e condizioni, questo vuol dire che ti ama così come sei: peccatore,
Nel peccato è racchiuso tutto il tuo essere, il peccato ti impedisce di essere toccato dall’amore di Dio che incessantemente scende verso di te.
La soluzione a questa situazione è una sola: rompere la cappa impermeabile che non ti permette di essere avvolto dall’amore di Dio, e oggi è giunto il momento di svegliarti dal sonno come dice Iasaia:Svegliati, svegliati, rivestiti della tua magnificenza, Sion; indossa le vesti più belle,Gerusalemme, città santa; perché mai più entrerà in te il non circonciso né l’impuro. Scuotiti la polvere, alzati, Gerusalemme schiava! Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion!Poiché dice il Signore: «Senza prezzo foste venduti e sarete riscattati senza denaro». Is 52:1-3
Il vestito del peccato che ti copriva ti è stato tolto, non per le tue opere ma per l’unica opera meravigliosa compiuta per te da Gesù, che è morto per te sulla croce distruggendo in se il peccato ed è risorto distruggendo in se la tua morte regalandoti la vita nuova.
Gesù stesso è la Parola e per poterla mettere in pratica c’è una sola via da percorrere: Accogliere Gesù nella tua vita e proclamarlo tuo unico Salvatore e Signore ma non solo con il cuore ma anche formalmente con la bocca:
Rom 10:10 “Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza”.
Senza una adesione a Gesù non è possibile credere e mettere in pratica tutta la sua Parola, per il semplice fatto che è Gesù che invia lo Spirito Santo il quale ci rende capaci di mettere in pratica tutta la Parola di Dio e cosi formare un solo corpo.
Il Signore chiede proprio a te di cambiare direzione nei suoi confronti percè “NON BASTA DIRE SIGNORE, SIGNORE E’ NECESSARIO CREDERE E METTERE IN PRATICA TUTTA LA SUA PAROLA”.
Amen

INSEGNAMENTO


Ogni giorno che inizia porta con se cose diverse, anche se sembra la solita vita non è così perché le cose di ieri sono passate e non tornano più.
C’è solo una cosa che è stabile e non cambia ed è Dio che ha creato tutto ciò che esiste, ed è l’unico che possa fare cose nuove.
Nell’Apocalisse al capitolo 21,5a si legge “E colui che sedeva sul trono disse: ecco, Io faccio nuove tutte le cose. E soggiunse: Scrivi, perché queste parole sono certe e vere”
Che meravigliosa promessa che ci fa oggi Dio, una promessa per te fratello e sorella che leggi, una promessa alla quale ci possiamo aggrappare con fiducia perché è una promessa fatta non da un uomo, ma da Dio stesso che ci è padre e ci ama e il suo amore non ha limiti impedimenti.
É una promessa che nasce dal cuore di Dio innamorato, nemmeno il peccato può far diminuire il suo amore per noi.
Egli per questo amore si è legato a noi nel figlio suo Gesù con un patto irrevocabile, che nessuno e niente può sciogliere, un patto firmato con il sangue di Gesù.
Il Padre per sigillare questo patto d’amore e amicizia è sceso la dove regnava il peccato, è sceso in mezzo ad un popolo che attendeva il Salvatore.
Il popolo però attendeva un Salvatore, che lo liberasse dall’oppressione romana, un salvatore con la spada.
Gv 1,9-11”Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”.
Dio è sceso in forma umana in mezzo al popolo che aveva scelto fra tanti, e proprio coloro che avrebbero dovuto riconoscerlo, non lo hanno riconosciuto.
In Gesù non hanno saputo riconoscere il volto del Padre che era sceso per salvare il suo popolo e tutta l’umanità.
Non era sceso per liberare dai Romani o dal Faraone era sceso per dare libertà da colui che veramente rende schiavo l’uomo – Satana -.
Dio si è fatto uomo in Gesù per distruggere in se stesso il peccato trasformandosi in peccato e maledizione e renderti libero da Satana.
Gesù è sulla croce è entrato nella morte e nelle tenebre più profonde e Risorgendo ha vinto la morte e le tenebre aprendo a la via alla vita in Dio.
Gesù ha vinto non una battaglia, ma una guerra ed ha sigillato la vittoria con un patto. Gv 17,18-23 “Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”.
Questo è il patto nuovo – Gesù consacra se stesso per te oggi e questo patto nessuno può revocarlo – è fissato irremovibile ed è per te.
In forza di questo patto possiamo alzare la testa e guardare avanti con fiducia.
Proprio per la consacrazione di Gesù per noi Dio non è più all’esterno della nostra vita ma è dentro, ne fa parte.
Il peccato non ha più il potere di allontanarci da Dio perché in Gesù è stato vinto per sempre facendo nuove tutte le cose e inviandoci il consolatore, lo S. Santo che resta sempre con noi.
Dio si è legato a noi in modo indissolubile con un patto irrevocabile come è irrevocabile la consacrazione di Gesù per noi che ci ha resi figli adottivi di Dio.
Oggi Dio vuole fare nuove tutte le cose in te riconosci che hai questa necessità di rinascere dall’alto per essere rinnovato/a, accogli Gesù nella tua vita Egli ti rinnoverà.

Gesù, confido in Te

CORONCINA DELLA
DIVINA MISERICORDIA

RIVELATA DA GESÙ A SANTA FAUSTINA

Si recita usando la Corona del Rosario.


In principio:
Padre Nostro, Ave Maria, Credo.

Sui grani del Padre Nostro si recita:
Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Sui grani dell 'Ave Maria si recita:
Per la Sua dolorosa Passione abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Alla fine della Corona:
Santo Dio, Santo Forte. Santo Immortale abbi pietà di noi e del mondo intero (tre volte).

"O Sangue ed Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù, come sorgente di Misericordia per noi, io confido in Te!".

PROMESSE DI
GESÙ MISERICORDIOSO

"Concederò Grazie senza numero a chi recita questa Corona. Se recitata accanto a un morente, non sarò giusto giudice, ma Salvatore".

"Recita continuamente la Coroncina che ti ho insegnato. Chiunque la reciterà, otterrà tanta Misericordia nell'ora della morte. I Sacerdoti la consiglieranno ai peccatori come ultima tavola di salvezza; anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa Coroncina una volta sola, otterrà la Grazia dalla mia infinita Misericordia".

"Desidero che tutto il mondo conosca la mia Misericordia. Desidero concedere Grazie inimmaginabili alle anime, che hanno fiducia nella mia Misericordia".

"Oh! che grandi Grazie concederò alle anime che reciteranno questa Coroncina: le viscere della mia Misericordia s'inteneriscono per coloro che recitano la Coroncina. Tutta l'umanità conosca la mia insondabile Misericordia. Questo è un segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il giorno della Giustizia. Fintante che c'è tempo, ricorrano alla sorgente della mia Misericordia".

"Quando reciterai la Corona con cuore pentito e con Fede per qualche peccatore, gli concederò la Grazia della conversione".

"Figlia mia, mi è gradito il discorso del tuo cuore e con la recita della Coroncina avvicini a me il genere umano".

IL MESSAGGIO
DELLA DIVINA MISERICORDIA

Gesù apparve in Polonia a Santa Faustina Kowalska per diversi anni fino al 5 ottobre 1938 giorno della morte di lei, affidandole il messaggio della Devozione alla Divina Misericordia.

"Figlia mia, parla a tutto il mondo della mia inconcepibile Misericordia. Desidero che la Festa della Misericordia sia di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia, riverserò tutto un mare di Grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia Misericordia. L'anima che si accosta alla Confessione ed alla Santa Comunione nel giorno della Festa, la prima domenica dopo Pasqua, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene.

In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le Grazie Divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto. La mia Misericordia è talmente grande che nessuna mente, ne umana ne angelica, riuscirà a sviscerarla pur impegnandovisi per tutta l'eternità. L'umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della mia Misericordia".

"Cerco e desidero anime come la tua, ma ce ne sono poche. La tua grande fiducia verso di Me, mi costringe a concederti continuamente Grazie. Hai grandi ed inesprimibili diritti sul mio Cuore, poiché sei una figlia di piena fiducia. Non potresti sopportare l'enormità dell'amore che ho per te, se te lo svelassi qui in terra in tutta la sua pienezza. Il mio Amore e la mia Misericordia non conoscono limiti".

"Sappi, bambina mia, che per riguardo a te concedo Grazie a tutto il territorio circostante, ma tu devi ringraziarmi per loro, poiché essi non mi ringraziano per i benefici che concedo loro. In base alla tua riconoscenza, continuerò a benedirli".

"Le Grazie che ti concedo non sono soltanto per te, ma anche per un gran numero di anime...
Nel tuo cuore c'è la mia stabile dimora; nonostante la miseria che sei, mi unisco a te, ti tolgo la tua miseria e ti do la mia Misericordia. In ogni anima compio l'opera della Misericordia e più grande è il peccatore, tanto maggiori sono i diritti che ha alla mia Misericordia. Chi confida nella mia Misericordia non perirà, perché tutti i suoi problemi sono miei ed i nemici s'infrangeranno ai piedi del mio sgabello".

"Quanto più grande è la miseria degli uomini, tanto maggior diritto hanno alla mia Misericordia, perché desidero salvarli tutti. Scrivi che prima di venire come Giudice, spalancherò tutta la grande porta della mia Misericordia. Chi non vuol passare da questa porta, dovrà passare per quella della mia Giustizia. La sorgente della mia Misericordia è stata aperta dal colpo di lancia sulla Croce, per tutte le anime. Non ne ho esclusa nessuna".

"L'umanità non troverà ne tranquillità ne pace, finché non si rivolgerà con piena fiducia alla mia Misericordia. Dì all'umanità sofferente che si rifugi nel mio Cuore Misericordioso, ed Io la ricolmerò di pace".

"Desidero che tu conosca più a fondo l'Amore di cui arde il mio Cuore verso le anime e lo comprenderai quando mediterai la mia Passione".

"Invoca la mia Misericordia per i peccatori; desidero la loro salvezza".

"Desidero che tu faccia l'offerta di te stessa per i peccatori, e specialmente per quelle anime che hanno perso la speranza nella Divina Misericordia".

"Quando agonizzavo sulla Croce non pensavo a Me, ma ai poveri peccatori e pregavo il Padre per loro. Uno solo è il prezzo col quale si riscattano le anime e questo prezzo è la sofferenza unita alla mia sofferenza sulla Croce. L'Amore puro comprende queste parole; l'amore carnale non le comprenderà mai".

"Il mio Cuore è ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime che vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le Grazie non hanno tempo".

evangelizzare: perché e come?



Che cosa significa Evangelizzare?
  • Significa annunciare il Signore Gesù con parole ed azioni, cioè farsi strumento della Sua presenza e azione nel mondo.
    Il primario obiettivo dell’Evangelizzazione è dunque aiutare tutti a incontrare Cristo nella Fede. «Il fatto sociale e il Vangelo sono semplicemente inscindibili tra loro. Dove portiamo agli uomini soltanto conoscenze, abilità, capacità tecniche e strumenti, là portiamo troppo poco» (Benedetto XVI, Omelia durante la Santa Messa nella spianata della Neue Messe, 10 settembre 2006).
  • Questo incontro con Cristo coinvolge tutta la persona (intelligenza, volontà, sentimenti, attività e progetti) e ogni persona: destinataria dell’Evangelizzazione è tutta l’umanità.



Perché Evangelizzare?
Per vari e complementari motivi:
  • Per adempiere il comando di Cristo, che disse: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16). «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» ( Gv 20, 21; cfr. 17, 18). Questo comando di Cristo trova il suo fondamento e la sua giustificazione nel suo infinito amore per la salvezza eterna degli uomini.
  • Per seguire l’esempio degli Apostoli, i quali «mossi dallo Spirito, invitavano tutti a cambiare vita, a convertirsi e a ricevere il battesimo» (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, 47).
  • Per soddisfare il diritto di ogni persona: «Ogni persona ha il diritto di udire la “buona novella” di Dio che si rivela e si dona in Cristo, per attuare in pienezza la sua propria vocazione» (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, 46). Si tratta di un diritto conferito dal Signore a ogni persona, per cui ogni uomo e ogni donna può veramente dire con San Paolo: Gesù Cristo «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Il cuore di ogni uomo anela, attende l’incontro con Cristo. A questo diritto corrisponde il dovere di evangelizzare: «Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16; cfr. Rm 10, 14). «Caritas Christi urget nos - l’amore del Cristo ci spinge» (2 Cor 5, 14) ad annunciare il Vangelo a tutti.
  • Per condividere con gli altri, nel rispetto e nel dialogo, i propri beni: “L’accoglienza della Buona Novella nella Fede, spinge di per sé a tale comunicazione. La Verità, che salva la vita, accende il cuore di chi la riceve con un amore verso il prossimo, che muove la libertà a ridonare ciò che si è gratuitamente ricevuto (…) Di questi beni la Chiesa vuole fare partecipi tutti, affinché abbiano così la pienezza della verità e dei mezzi di salvezza, «per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8, 21). (…) Tale condivisione, caratteristica della vera amicizia, è un’occasione preziosa per la testimonianza e per l’annuncio cristiano” (Nota, 7- 8).
  • Per attuare una forma originale e indispensabile di servizio alla persona: “L’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo” (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno internazionale in occasione del 40° anniversario del Decreto conciliare «Ad gentes», 11 marzo 2006).
  • Per aiutare le persone in particolare ad uscire dalle varie forme di deserto in cui vivono: proprio per aiutare tali persone che si trovano nel «deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo, (…) la Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo, devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza» (Benedetto XVI, Omelia durante la Santa Messa per l’inizio del Pontificato, 24 aprile 2005).
  • Si legga a questo riguardo anche la scheda: Perché è necessario annunciare Gesù Cristo?



Quali obiezioni si muovono all’Evangelizzazione?
  1. L’Evangelizzazione è un attentato alla libertà della persona?
    • Occorre qui anzitutto ricordare che la libertà della persona:
      • è in stretto rapporto con la verità:
        • la libertà non è indifferenza, ma tensione alla verità, al bene (bonum et verum convertuntur : il bene e il vero coincidono). Il separare la libertà dalla verità è una delle espressioni «di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione» (Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma su «Famiglia e Comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della Fede», 2005);
        • il negare che esista la possibilità di conoscere la verità, e/o che la verità non abbia un “carattere esclusivo, partendo dal presupposto che essa si manifesta in modo uguale in dottrine diverse, persino contraddittorie tra di loro” (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et ratio, 5) fa perdere all’uomo “ciò che in modo unico può avvincere la sua intelligenza ed affascinare il suo cuore” (Nota, 4);
      • Ha bisogno, nella ricerca della verità, dell’aiuto di altri:
        • L’uomo «fin dalla nascita, si trova immerso in varie tradizioni, dalle quali riceve non soltanto il linguaggio e la formazione culturale, ma molteplici verità a cui, quasi istintivamente, crede. [...] Nella vita di un uomo, le verità semplicemente credute rimangono più numerose di quelle che egli acquisisce mediante la personale verifica» (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et ratio, 31);
        • la verità viene raggiunta anche affidandosi a coloro che possono garantire la certezza e l’autenticità della verità stessa: «La capacità e la scelta di affidare se stessi e la propria vita a un’altra persona costituiscono certamente uno degli atti antropologicamente più significativi ed espressivi» (op. cit., 33).
    • Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato il dovere e il diritto di ogni uomo di cercare la verità in materia religiosa, aggiunge: «La verità poi va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana, e alla sua natura sociale, cioè con una ricerca libera, con l’aiuto del Magistero o dell’insegnamento, della comunicazione e del dialogo, con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità, gli uni espongono agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta». In ogni caso, la verità «non si impone che in forza della stessa verità» (Concilio Vaticano II, Dich. Dignitatis humanae, 3 e 1).
    • “Perciò, sollecitare onestamente l’intelligenza e la libertà di una persona all’incontro con Cristo e con il suo Vangelo non è una indebita intromissione nei suoi confronti, bensì una legittima offerta ed un servizio che può rendere più fecondi i rapporti fra gli uomini. (…) La piena adesione a Cristo, che è la Verità, e l’ingresso nella sua Chiesa non diminuiscono, ma esaltano la libertà umana e la protendono verso il suo compimento, in un amore gratuito e colmo di premura per il bene di tutti gli uomini” (Nota, 5. 7).
  2. Poiché il non-cristiano si puo’ salvare, l’Evangelizzazione è allora inutile?
    “Sebbene i non-cristiani possano salvarsi mediante la grazia che Dio dona attraverso «vie a Lui note» (Ad gentes, 7), la Chiesa non può non tener conto del fatto che ad essi manca un grandissimo bene in questo mondo: conoscere il vero volto di Dio e l’amicizia con Gesù Cristo, il Dio-con-noi. Infatti, «non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui» (Benedetto XVI, Omelia durante la Santa Messa per l’inizio del Pontificato, 24 aprile 2005).
    Per ogni uomo è un grande bene la rivelazione delle verità fondamentali su Dio, su se stesso e sul mondo; mentre vivere nell’oscurità, senza la verità circa le ultime questioni, è un male, spesso all’origine di sofferenze e di schiavitù talvolta drammatiche. Ecco perché San Paolo non esita a descrivere la conversione alla Fede cristiana come una liberazione «dal regno delle tenebre» ed un ingresso «nel regno del Figlio prediletto, nel quale abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati» (Col 1, 13-14)” (Nota, 7).
  3. Evangelizzare esprime intolleranza?
    È forse un pericolo per la pace?

    “Chi ragiona così, ignora che la pienezza del dono di verità che Dio fa, rivelandosi all’uomo, rispetta quella libertà che Egli stesso crea come tratto indelebile della natura umana: una libertà che non è indifferenza, ma tensione al bene. Tale rispetto è un’esigenza della stessa Fede cattolica e della carità di Cristo, un costitutivo dell’Evangelizzazione e, quindi, un bene da promuovere in modo inseparabile dall’impegno a far conoscere e abbracciare liberamente la pienezza di salvezza che Dio offre all’uomo nella Chiesa” (Nota, 10).



Come avviene l’Evangelizzazione?
L’Evangelizzazione avviene:
  • Nel rispetto della libertà della persona: «La Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare qualcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la Fede, allo stesso modo che rivendica energicamente il diritto che nessuno con ingiuste vessazioni sia distolto dalla Fede stessa» (Ad gentes, 13). «Fin dagli inizi della Chiesa, i discepoli di Cristo si sono adoperati per convertire gli uomini a confessare Cristo Signore, non con una azione coercitiva né con artifizi indegni del Vangelo, ma anzitutto con la forza della Parola di Dio» (Dignitatis humanae, 11).
  • Mediante la predicazione privata e pubblica del Vangelo, e anche mediante la realizzazione di opere di pubblica rilevanza.
  • Per mezzo della parola e della testimonianza di vita, le quali vanno insieme. “Affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necessaria anzitutto la testimonianza della santità. Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta. Ma neppure basta la sola testimonianza, perché «anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata — ciò che Pietro chiamava “dare le ragioni della propria speranza” (1 Pt 3, 15) — ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù» (Evangelii nuntiandi, 22).
  • Con la fiducia nella potenza dello Spirito Santo e della stessa verità proclamata.
  • Nel dono di sé fino al martirio: “Proprio il martirio dà credibilità ai testimoni, che non cercano potere o guadagno, ma donano la propria vita per Cristo. Essi manifestano al mondo la forza inerme e colma di amore per gli uomini che viene donata a chi segue Cristo fino al dono totale della sua esistenza. Così, i cristiani, dagli albori del cristianesimo fino ai nostri giorni, hanno subito persecuzioni a motivo del Vangelo, come Gesù aveva preannunziato: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 20)” (Nota, 8).



A chi tocca Evangelizzare?
Ad ogni cristiano. “Le parole di Gesù, «andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20), interpellano tutti nella Chiesa, ciascuno secondo la propria vocazione (…) Chi annuncia il Vangelo partecipa alla carità di Cristo, che ci ha amati e ha donato se stesso per noi (cfr. Ef 5, 2), è suo ambasciatore e supplica in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio! (cfr. 2 Cor 5, 20). Una carità che è espressione di quella gratitudine che si effonde dal cuore umano quando si apre all’amore donato da Gesù Cristo” (Nota, 10-11).



In quale modo l’Evangelizzazione arricchisce la stessa Chiesa?
  • Annunciando Gesù Cristo a ogni persona situata nel proprio contesto socio-culturale, la Chiesa:
    • assume in Cristo le innumerevoli ricchezze degli uomini di tutti i tempi e luoghi della storia umana (cfr. Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Slavorum apostoli, 18);
    • “si arricchisce di espressioni e valori nei vari settori della vita cristiana;
    • conosce ed esprime ancor meglio il mistero di Cristo, mentre viene stimolata a un continuo rinnovamento” (Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptoris missio, 52);
    • scopre ed esplicita meglio potenzialità del Vangelo, poco conosciute ed esplicitate in precedenza; e in tal modo la «tradizione, che viene dagli apostoli, progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo» (Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Dei Verbum, 8).
  • “Prosegue così nella storia, nell’unità di una medesima ed unica Fede, l’evento della Pentecoste, che si arricchisce attraverso la diversità dei linguaggi e delle culture” (Nota, 6).
  • “L’incorporazione di nuovi membri alla Chiesa non è l’estensione di un gruppo di potere, ma l’ingresso nella rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra, continenti ed epoche diverse” (Nota, 9).



L’Evangelizzazione va rivolta anche ai Cristiani non-cattolici?
  • Una tale Evangelizzazione (che è chiamata Ecumenismo), da parte di ogni cristiano-cattolico, comporta:
    • un vero rispetto nei confronti del fratello separato, in particolare verso la sua libertà, la sua tradizione e la sua ricchezza spirituale;
    • preghiera, penitenza, studio;
    • testimonianza e annuncio pieno della propria Fede;
    • un sincero spirito di cooperazione, nel campo tecnico e sociale, come in quello religioso e culturale;
    • “un dialogo rispettoso della carità e della verità: un dialogo che non è soltanto uno scambio di idee ma di doni, affinché si possa offrire loro la pienezza dei mezzi di salvezza” (Nota, 12). Un ecumenismo dunque della verità e della carità: le due sono intimamente unite. (Si veda a questo riguardo anche l’altra scheda: Ecumenismo).
  • “Va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine” (Nota, 12).

Gesù, pensaci Tu


L'ATTO DI ABBANDONO
(contro le ansie e le afflizioni)

Don Dolindo Ruotalo, Sacerdote napoletano vissuto e morto in concetto di santità, ha scritto questo insegnamento sull'abbandono in Dio ispirategli da Gesù stesso.

Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a Me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico, in verità che ogni atto di vero, cieco completo abbandono in me produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni più spinose. Abbandonarsi a Me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a Me una preghiera agitata perché Io segua voi e cambiare così l'agitazione in preghiera.

Abbandonarsi, significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero della tribolazione e rimettersi a Me, perché lo solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, all'altra riva.

Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo e il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge. Quante cose Io opero quando l'anima, nelle sue necessità spirituali e in quelle materiali, si volge a Me, mi guarda e, dicendomi "PENSACI TU" chiude gli occhi e riposa!

Avete poche Grazie quando vi assillate per produrle; ne avete moltissime quando in preghiera è un affidamento pieno a Me. Voi nel dolore pregate perché lo tolga, ma perché lo tolga come voi credete... Vi rivolgete a Me, ma volete che Io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma che gliela suggeriscono.

Non fate così ma come vi ho insegnato nel Pater: "SIA SANTIFICATO IL TUO NOME", cioè sii glorificato in questa mia necessità: "VENGA IL TUO REGNO", ossia, tutto concorra al tuo Regno in noi e nel mondo, "SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ", PENSACI TU.

Io intervengo con tutta la mia onnipotenza e risolvo le situazioni più chiuse. Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ, "PENSACI TU". Ti dico che Io ci penso, che intervengo come medico e compio anche un miracolo quando occorre. Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e dì: "PENSACI TU". Ti dico che Io ci penso.

È contro l'abbandono, la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto. È come la confusione dei fanciulli, quando pretendono che la mamma pensi alle loro necessità e vogliono pensarci loro, intralciando con le loro idee e i loro capricci infantili il suo lavoro.

Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia Grazia; chiudete gli occhi e lasciatemi lavorare; chiudete gli occhi e non pensate al momento presente; stornate il pensiero dal futuro come da una tentazione. Riposate in Me credendo alla mia bontà e vi giuro, per il mio Amore che, dicendomi con queste disposizioni: "PENSACI TU", Io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco.

E quando debbo portarvi in una via diversa da quella che vedete voi. Io vi addestro, vi porto nelle mie braccia, poiché non c'è medicina più potente di un mio intervento di Amore. Ci penso solo quando chiudete gli occhi. Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare e vi abbandonate cosi alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E questo che intralcia le mie parole e le mie vedute. Oh, come Io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi e come mi accoro nel vedervi agitati!

Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla mia azione e gettarvi in preda alle iniziative umane. Confidate perciò in Me solo, riposate in Me, abbandonatevi a Me in tutto.

Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in Me e del nessun affidamento in voi: Io spargo tesori di Grazie quando voi siete nella piena povertà!

Se avete vostre risorse, anche in poco, o se le cercate, siete nel campo naturale, seguite quindi il percorso naturale delle cose che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi.

Opera divinamente chi si abbandona a Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, dì con gli occhi dell'anima chiusi: "GESÙ PENSACI TU". E distraiti, perché la tua mente è acuta... per te è difficile vedere il male. Confida in Me spesso, distraendoti da te stesso. Fa' così per tutte le tue necessità. Fate così tutti e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio Amore.
Io ci penserò, ve lo assicuro.

Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando Io vi faccio la Grazia dell'immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza. Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e dì con tutta l'anima: "GESÙ PENSACI TU". Non temere, ci penso Io e tu benedirai il tuo nome umiliando te stesso. Le tue preghiere non valgono un patto di fiducioso abbandono; ricordalo bene. Non c'è novena più efficace di questa:

"O GESÙ, MI ABBANDONO IN TE, PENSACI TU".
"ABBANDONATI AL MIO CUORE...E VEDRAI".

Voglio che tu creda nella mia Onnipotenza e non nella tua azione: che tu cerchi di mettere in azione Me, non te negli altri.

Tu cerca la mia intimità, esaudisci il mio desiderio di averti, di arricchirti, di amarti come voglio. Lasciati andare, lasciami riposare in te, lasciami sfogare su di te continuamente la mia Onnipotenza. Se tu rimarrai vicino a Me non ti preoccuperai di fare per conto tuo, di correre per uscire, per dire di aver fatto; mi dimostrerai che credi nella mia Onnipotenza e Io lavorerò intensamente con te quando parlerai, andrai, starai in preghiera o dormirai, perché "ai miei diletti do il necessario anche nel sonno " (Salmo 126). Se starai con Me senza voler correre ne preoccuparti di cosa alcuna per te ma la rimetterai con totale fiducia a Me, Io ti darò tutto quello che ti necessita secondo il mio disegno eterno.

Ti darò i sentimenti che voglio da te, ti darò una grande compassione verso il tuo prossimo e ti farò dire e fare quello che Io vorrò.

Allora la tua azione verrà dal mio Amore. Io solo, non tu con tutta la tua attività, potrò fare dei figli nuovi, che nascono da Me. Io ne farò tanti di più quanto più tu vorrai essere un vero figlio quanto l'Unigenito, perché lo sai che: "Se farai la mia Volontà, mi sarai fratello, sorella e madre " per generarmi negli altri, perché Io produrrò nuovi figli, servendomi di veri figli. Quello che tu farai per riuscire, è tutto fumo in confronto a quello che faccio Io nel segreto dei cuori per quelli che amano.

"Rimanete nel mio Amore... se rimanete in Me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà dato " (Gv 15,7).

Sono ad immagine di Dio: Che cosa significa e comporta?



Dove si fonda l'affermazione che "sono creato ad immagine di Dio (Imago Dei)"?
Si fonda sulla Bibbia. Proprio nelle prime sue pagine infatti leggiamo: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gn 1, 27).



Quando l'uomo inizia ad essere immagine di Dio?
Inizia dal primo momento della sua fecondazione. Tale dignità è dunque presente in ogni fase della vita umana. La Chiesa annuncia questa verità non soltanto con l'autorità del Vangelo, ma anche con la forza derivante dalla ragione, e proprio per questo sente il dovere di fare appello ad ogni uomo di buona volontà, nella certezza che l'accoglienza di questa verità non può che giovare ai singoli ed alla società.



Da dove viene all'uomo l'essere immagine di Dio?
  • Viene da Dio. È Dio stesso che fa questo dono speciale all'uomo. L'uomo lo riceve gratuitamente. Non è dunque una conquista umana o un'opera dell'uomo.
  • All'uomo spetta:
    • riconoscere tale dono;
    • ringraziare il Donatore, Dio;
    • manifestare e far crescere nella sua vita i frutti di tale dono;
    • testimoniare con coraggio, nel proprio agire quotidiano, l'essere a immagine di Dio.



Che cosa significa: Dio ci ha creati a sua immagine?
  • Dire che Dio ci ha creati a sua immagine, significa che:
    • Egli ha voluto che ciascuno di noi manifesti un aspetto del suo splendore infinito;
    • Egli ha un progetto su ciascuno di noi;
    • ciascuno di noi è destinato a entrare, per un itinerario che gli è proprio, nell'eternità beata. Immagine di Dio la creatura è quindi proprio per il fatto che partecipa dell'immortalità, non per sua natura, ma come dono del Creatore.
      L'orientamento alla vita eterna è ciò che fa diventare l'uomo il corrispondente creato di Dio.
  • La dignità dell'uomo non è qualcosa che si impone ai nostri occhi, non è misurabile né qualificabile, essa sfugge ai parametri della ragione scientifica o tecnica; ma la nostra civiltà, il nostro umanesimo, non hanno fatto progressi se non nella misura in cui questa dignità è stata più universalmente e più pienamente riconosciuta a sempre più persone" (Card. Joseph Ratzinger, Discorso al Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, 28 novembre 1996).



In che senso l'uomo è creato a "immagine di Dio"?
"L'uomo è creato a immagine di Dio nel senso che è capace di conoscere e di amare, nella libertà, il proprio Creatore. È la sola creatura, su questa terra, che Dio ha voluto per se stessa e che ha chiamato a condividere, nella conoscenza e nell'amore, la sua vita divina. Egli, in quanto creato a immagine di Dio, ha la dignità di persona: non è qualcosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di donarsi liberamente e di entrare in comunione con Dio e con le altre persone" (Compendio del CCC, 66).



Quali dimensioni della persona coinvolge l'essere creato ad immagine di Dio?
  • Coinvolge tutto l'uomo e ogni uomo.
  • In particolare:
    • la sua dignità;
    • la sua unità di corpo e anima;
    • il suo essere uomo o donna;
    • la sua relazione con Dio, con se stesso, con le altre persone, con il mondo.
  • È pertanto l'uomo nella sua interezza ad essere creato a immagine di Dio. La Bibbia presenta una visione dell'essere umano nella quale la dimensione spirituale è vista insieme alla dimensione fisica, sociale e storica dell'uomo.



In che modo l'essere ad immagine di Dio coinvolge la dignità dell'uomo?
  • Coinvolge la sua dignità in quanto ne costituisce il fondamento. L'uomo, proprio nel suo essere creato ad immagine di Dio, trova il fondamento ultimo della propria dignità.
  • La dignità dell'uomo infatti:
    • non si identifica con i geni del suo DNA;
    • non dipende dal suo avere o dalla sua capacità di fare, tanto meno dalla sua appartenenza a una razza o cultura o nazione;
    • non diminuisce a causa dell' eventuale presenza di diversità fisiche o di difetti genetici.
  • Il fondamento dell' autentica e piena dignità, insita in ogni uomo, sta nel suo essere creato ad immagine e somiglianza di Dio. "La dignità della persona umana si radica nella creazione ad immagine e somiglianza di Dio. Dotata di un'anima spirituale e immortale, d'intelligenza e di libera volontà la persona umana è ordinata a Dio e chiamata, con la sua anima e il suo corpo, alla beatitudine eterna" (Compendio del CCC, 358).
  • Tale dignità così fondata, distingue l'uomo essenzialmente da tutti gli altri esseri creati (per questo si parla di differenza ontologica - sul piano dell'essere e non solo sul piano funzionale dell' agire - tra gli esseri umani e il resto del mondo). La Bibbia evidenzia questa differenza già nelle prime pagine, allorquando afferma che Dio, dopo aver creato le cose di questo mondo, dice: "E Dio vide che era cosa buona" (Gn 1, 26), ma, dopo aver creato l'uomo, esclama: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gn 1, 31).



Nell'uomo, in che rapporto sta l'essere immagine di Dio con la sua comunione con Dio?
  • L'essere creato a immagine di Dio è il fondamento dell' orientamento dell 'uomo verso Dio. È proprio su questa somiglianza radicale al Dio Uno e Trino che si fonda la possibilità della comunione dell'uomo con la Santissima Trinità.
    Così ha voluto Dio stesso. Il Dio Uno e Trino ha voluto infatti condividere la sua comunione trinitaria con persone create a sua immagine. Anzi, è per questa comunione trinitaria che l'uomo è stato creato a immagine di Dio. Fine dell'uomo è pertanto conoscere, amare e servire Lui in questa vita e goderLo poi nell'altra vita, e amare il prossimo come Dio lo ama.
  • "Creato a immagine di Dio, l'uomo esprime la verità del suo rapporto con Dio Creatore anche mediante la bellezza délle proprie opere artistiche" (CCC, 2501).



Anche il corpo partecipa di tale immagine di Dio?
  • Sì, il corpo stesso, come parte intrinseca della persona, partecipa alla sua creazione a immagine di Dio.
  • Nella Fede cristiana:
    • è l'anima ad essere creata ad immagine di Dio;
    • ma, poiché l'anima è la forma substantialis del corpo, la persona umana nel suo insieme è portatrice dell'immagine divina in una dimensione tanto spirituale quanto corporea;
    • l'uomo non ha il suo corpo, ma è anche il suo corpo;
    • è escluso quindi il dualismo corpo anima;
    • l'uomo è considerato nella sua interezza, nella sua unità: è spirito incarnato, cioè anima che si esprime nel corpo e corpo informato da uno spirito immortale;
    • la corporeità è quindi essenziale all'identità personale;
    • l'affermazione della risurrezione del corpo, alla fine del mondo, fa comprendere come l'uomo esista anche nell'eternità, dopo la morte, come persona fisica e spirituale completa.
  • La Fede cristiana afferma pertanto chiaramente l'unità dell'uomo e comprende la corporeità come essenziale all'identità personale sia in questa vita che nell'altra.



Perché l'immagine di Dio si manifesta anche nella differenza dei sessi?
  • Perché l'essere umano esiste soltanto come maschile o femminile, e questa differenza sessuale, lungi dall' essere un aspetto accidentale o secondario della personalità, è un elemento costitutivo dell'identità personale. Dunque anche la dimensione sessuale appartiene all'essere immagine di Dio. Uomo e donna sono ugualmente creati a immagine di Dio, anche se ciascuno lo è in maniera propria e peculiare. Per questo la Fede cristiana parla di reciprocità e complementarietà fra i sessi.
  • Creati a immagine di Dio, gli esseri umani sono chiamati all'amore e alla comunione. Poiché questa vocazione si realizza in modo peculiare nell'unione unitivo-procreativa tra marito e moglie, la differenza tra uomo e donna è un elemento essenziale nella costituzione degli esseri umani fatti a immagine di Dio. "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" (Gn 1, 27; cfr Gn 5, 1-2). Secondo la Scrittura, quindi, l'Imago Dei si manifesta, sin dall'inizio, anche nella differenza tra i sessi.
  • "La sessualità esercita un'influenza su tutti gli aspetti della persona umana, nell'unità del suo corpo e della sua anima. Essa concerne particolarmente l'affettività, la capacitàdi amare e di procreare, e, in modo più generale, l'attitudine a intrecciare rapporti di comunione con altri" (CCC, 2332).
  • I ruoli attribuiti all'uno o all'altro sesso possono variare nel tempo e nello spazio, ma l'identità sessuale della persona non è una costruzione culturale o sociale. Appartiene al modo specifico in cui esiste l'Imago Dei.
  • Questa specificità sessuale è rafforzata dall'Incarnazione del Verbo. Egli ha assunto la condizione umana nella sua totalità, assumendo un sesso, ma diventando uomo in entrambi i sensi del termine: come membro della comunità umana, e come essere di sesso maschile (cfr. CTI, 34).
  • Inoltre l'incarnazione del Figlio di Dio e la risurrezione dei corpi alla fine dei tempi estendono anche all'eternità l'identità sessuale originaria dell'Imago Dei.



Perché l'essere immagine di Dio coinvolge anche il nostro rapporto con le altre persone?
  • Proprio perché Dio è Trinità, comunione cioè di Tre persone nell'unica natura divina, anche la persona, creata ad immagine di Dio, è quindi capace di relazione con le altre persone, è un essere che:
    • ha un orientamento fondamentale verso le altre persone;
    • è chiamato a formare con loro una comunità.
  • "L'essere umano è pertanto veramente umano nella misura in cui attualizza l'elemento essenzialmente sociale nella sua costituzione, in quanto persona all'interno di gruppi familiari, religiosi, civili, professionali e di altro genere, che insieme formano la società circostante alla quale appartiene" (CTI, 42).
  • Il matrimonio costituisce una forma elevata di comunione tra le persone umane e una delle migliori analogie della vita trinitaria. Anzi "il primo esempio di questa comunione è l'unione procreativa dell'uomo e della donna, che rispecchia la comunione creativa dell'amore trinitario" (CTI, 56). Quando un uomo e una donna uniscono il loro corpo e il loro spirito in un atteggiamento di totale apertura e donazione di sé, formano una nuova immagine di Dio. La loro unione in una sola carne non risponde semplicemente a una necessità biologica, ma all'intenzione del Creatore che li conduce a condividere la felicità di essere fatti a sua immagine (cfr. CCC, 2331).
  • L'umanità stessa, nella sua unità originaria (di cui è simbolo Adamo), è fatta a immagine della divina Trinità.
    "Tutti gli uomini formano l'unità del genere umano, per la comune origine che hanno da Dio. Dio, inoltre, ha creato «da uno solo tutte le nazioni degli uomini» (At 17,26). Tutti, poi, hanno un unico Salvatore e sono chiamati a condividere l'eterna felicità di Dio" (Compendio del CCC, 68).



Come l'essere a immagine di Dio coinvolge anche la nostra relazione verso le cose create?
  • L'essere creati ad immagine di Dio è il fondamento:
    • della nostra relazione alle cose create;
    • della nostra superiorità sul mondo visibile: l'uomo è il vertice della creazione visibile, in quanto è l'unico ad essere creato a immagine e somiglianza di Dio;
    • della nostra partecipazione al governo divino della creazione.



In che modo l'uomo partecipa della signoria di Dio sul mondo?
  • Il partecipare della signoria di Dio sul mondo significa che l'uomo:
    • esercita tale signoria sulla creazione visibile soltanto in virtù del privilegio conferitogli da Dio;
    • riconosce in Dio il creatore di tutto, rende lode e grazie a Lui per il dono della creazione, glorificando il nome di Dio;
    • non è il signore principale sul mondo. Dio, il creatore del mondo, è il Signore per eccellenza sul mondo. L'uomo è un signore subordinato (signoria ministeriale e subordinata);
    • è designato da Dio ad essere come suo collaboratore, amministratore. L'uomo è chiamato da Dio a esercitare, in nome di Dio stesso, un'amministrazione responsabile sul mondo creato. Tale amministrazione "deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future, ed esige un religioso rispetto dell'integrità della creazione" (CCC, 2415);
    • in quanto amministratore, deve rendere conto della sua gestione, e Dio giudicherà le sue azioni.
  • Tale signoria si attua nel rispetto verso il creato: l'uomo, come immagine di Dio, non è un dominatore sul mondo. L'amministrazione umana del mondo creato è proprio un servizio svolto attraverso la partecipazione al governo divino. "Gli esseri umani svolgono tale servizio acquistando una conoscenza scientifica dell'universo, occupandosi responsabilmente del mondo naturale (inclusi gli animali e l'ambiente) e salvaguardando la loro stessa integrità biologica" (CTI, 61).
  • Lo stesso lavoro umano "proviene immediatamente da persone create a immagine di Dio e chiamate a prolungare, le une con le altre e per le altre, l'opera della creazione" (CCC, 2427), collaborando con Dio Creatore.



Qual è il rapporto tra l'essere a immagine di Dio e la legge naturale?
Creando l'uomo a sua immagine, Dio ha posto nell'intimità della coscienza umana una legge, che "la tradizione chiama legge naturale. Tale legge è di origine divina, e la consapevolezza che l'uomo ne ha, è essa stessa partecipazione alla legge divina" (CTI, 60).
E il Compendio del CCC afferma al riguardo: "La legge naturale, iscritta dal Creatore nel cuore di ogni uomo, consiste in una partecipazione alla sapienza e alla bontà di Dio ed esprime il senso morale originario, che permette all'uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male. Essa è universale e immutabile e pone la base dei doveri e dei diritti fondamentali della persona, nonché della comunità umana e della stessa legge civile" (416).



È percepita da tutti tale legge?
"A causa del peccato, la legge naturale non sempre e non da tutti viene percepita con uguale chiarezza e immediatezza".
Per questo Dio "ha scritto sulle tavole della Legge quanto gli uomini non riuscivano a leggere nei loro cuori" (Sant' Agostino).



Quali conseguenze ha provocato e provoca il peccato sull'essere dell'uomo a immagine di Dio?
  • Il peccato non distrugge, non annulla l'immagine di Dio nell'uomo. L'uomo è immagine di Dio in quanto uomo. E finché egli è uomo, è un essere umano a immagine di Dio. L'immagine divina è connessa con l'essenza umana in quanto tale, e non è in potere dell'uomo distruggerla completamente.
  • Il peccato, a secondo della sua gravità oggettiva e della responsabilità soggettiva dell'uomo, deturpa l'immagine di Dio nell'uomo, la ferisce, la offusca. E proprio perché il peccato è come una ferita dell'immagine di Dio nell'uomo, ferisce, offusca l'uomo:
    • nella sua dignità, provocando una divisione al suo interno tra corpo e spirito, conoscenza e volontà, ragione e emozioni;
    • nella sua relazione con Dio, con se stesso, con gli altri, con il creato.
  • Ferito dal peccato, l'uomo è bisognoso di salvezza. E Dio infinitamente buono, gli offre tale salvezza nientemeno che nel Suo Figlio Unigenito Gesù Cristo, il quale libera, risana la ferita dell'uomo mediante la Sua Morte e Risurrezione.
  • Il deturpamento dell'Imago Dei da parte del peccato, con le sue inevitabili conseguenze negative sulla vita personale e interpersonale, è pertanto vinto dalla Passione, Morte e Risurrezione di Cristo.



Quale modello ha l'uomo nell'attuare il suo essere a immagine di Dio?
  • Anzitutto l'uomo comprende pienamente se stesso, e soprattutto il suo essere immagine di Dio, solo nella luce di Cristo. "In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo era figura di quello futuro e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa noto la sua altissima vocazione" (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes, 22).
  • Il mistero dell'uomo si chiarisce pertanto solo alla luce di Cristo, che è immagine perfetta "del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura" (Col 1,15) e che ci introduce, attraverso lo Spirito Santo, a una partecipazione al mistero di Dio Uno e Trino. "Che cosa significhi essere creati a Imago Dei ci viene quindi pienamente svelato soltanto nell'Imago Christi" (CTI, 53).
  • "Dio Padre ci chiama ad essere «conformi all'immagine del Figlio suo» (Rm 8,29), mediante l’opera dello Spirito Santo, il quale agisce in modo misterioso in tutti gli esseri umani di buona volontà, nelle società e nel cosmo, per trasfigurare e divinizzare gli esseri umani. Inoltre lo Spirito Santo opera attraverso i Sacramenti, in particolare attraverso l’Eucaristia ” (CTI, 54).
  • Grazie allo Spirito Santo, "la grazia salvifica della partecipazione al mistero pasquale di Cristo riconfigura l'Imago Dei secondo il modello dell'Imago Christi [...]. In tal senso l'esistenza quotidiana dell'uomo è definita come uno sforzo di sempre più piena conformazione all'immagine di Cristo, cercando di dedicare la propria vita al combattimento per arrivare alla vittoria finale di Cristo nel mondo" (CTI, 56). Dunque noi diventiamo pienamente immagine di Dio per mezzo della partecipazione alla vita divina in Cristo.



In che modo Cristo è il modello di ogni uomo nel vivere ad immagine di Dio?
Cristo è il modello per l'uomo nel vivere ad immagine di Dio, nel senso che:
  • l'immagine originaria dell'uomo, che a sua volta ripresenta l'immagine di Dio, è Cristo, e l'uomo è creato a partire dalla immagine di Cristo, su sua immagine. La creatura umana è allo stesso tempo progetto preliminare in vista di Cristo, ovvero: Cristo è l'immagine perfetta e fondamentale del Creatore, e Dio forma l'uomo proprio in vista di Lui, del Suo Figlio;
  • le possibilità che Cristo apre all'uomo non significano la soppressione della realtà dell'uomo in quanto creatura, ma la sua trasformazione e realizzazione secondo l'immagine perfetta del Figlio;
  • nello stesso tempo, esiste una tensione fra nascondimento e futura manifestazione dell'immagine di Dio: possiamo applicare qui la parola della prima Lettera di Giovanni: "Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato" (1Gv 3, 2).
    Tutti gli esseri umani già fin d'ora sono immagine di Dio ad immagine di Cristo, anche se non è ancora manifesto ciò che essi diverranno soprattutto alla fine dei tempi, allorquando il Signore Gesù verrà sulle nubi del cielo, perché Dio "sia tutto in tutti" (1Cor 15, 28). L' Imago Dei può essere quindi considerata, in un senso reale, ancora in divenire: suo carattere dinamico;
  • la nostra conformazione all'immagine di Cristo si compie pertanto perfettamente solo nella nostra risurrezione alla fine dei tempi, nella quale Cristo ci ha preceduto e ha già associato a sé Sua Madre, Maria SS.ma.

Per implorare lo Spirito Santo


Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo; sentiamo il peso delle debolezze, ma siamo tutti riuniti nel tuo nome; vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori; insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiesto. Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso; non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l'ordine e la pace; non ci faccia sviare l'ignoranza; non ci renda parziali l'umana simpatia, non ci influenzino cariche e persone; tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità; fa' che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemplare bontà e tenerezza insieme, così da fare tutto in armonia con te, nell'attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i premi eterni.
Amen.

Umiliarsi davanti a Dio

Giacomo 4:10
Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà!
2 Cronache 33:12-13
Il re Manasse:
Quando egli fu angosciato, implorò il Signore, suo Dio, e si umiliò profondamente davanti al Dio dei suoi padri. A lui rivolse le sue preghiere, e Dio si arrese ad esse, esaudì le sue suppliche, e lo ricondusse a Gerusalemme nel suo regno. Allora Manasse riconobbe che il Signore è Dio.

2 Cronache 33:23
Il re Amon:
Egli non si umiliò davanti al Signore, come si era umiliato Manasse suo padre, anzi Amon si rese sempre più colpevole.

1 Re 21:29
Dio al profeta Elia, riguardo al re Acab:
"Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché egli si è umiliato davanti a me, io non farò venire la sciagura mentre egli è ancora vivo…"

2 Re 22:19 (anche 2 Cronache 34:27)
Dio, riguardo al re Giosia:
"Poiché il tuo cuore è stato toccato, poiché ti sei umiliato davanti al Signore, udendo ciò che io ho detto contro questo luogo e contro i suoi abitanti, che saranno cioè abbandonati alla desolazione e alla maledizione; poiché ti sei stracciato le vesti e hai pianto davanti a me, anch'io ti ho ascoltato."

Esdra 8:21
Il sacerdote Esdra:
"Laggiù presso il fiume Aava, proclamai un digiuno per umiliarci davanti al nostro Dio, per chiedergli un buon viaggio per noi, per i nostri bambini, e per tutto quello che ci apparteneva."

Daniele 10:12
L’angelo al profeta Daniele:
"Non temere, Daniele, poiché dal primo giorno che ti mettesti in cuore di capire e d'umiliarti davanti al tuo Dio, le tue parole sono state udite e io sono venuto a motivo delle tue parole."