martedì 11 marzo 2014

L'amore infinito di Dio

 
« … conoscere l'amore infinito di Cristo che sorpassa ogni conoscenza» (Efesi 3:19).
 
Se potessi far comprendere agli uomini il vero significato delle parole dell’Apostolo Giovanni: IDDIO È AMORE, le proclamerei al mondo intero.
 
Se riusciamo e persuadere qualcuno che l’amiamo, abbiamo guadagnato il suo cuore. Se riuscissimo a persuadere gli uomini che Iddio li ama, farebbero a gara per entrare nel regno dei cieli!
 
Per loro sventura, gli uomini, al contrario, credono che Iddio li odii e fuggono lungi da Lui.
 
Non esiste nulla in questo mondo più prezioso dell’amore. La più infelice delle creature e quella che non si sente amata da alcuno; e questa infelicità è la causa di molti suicidi.
 
Non c’è in tutta la Bibbia una verità che possa operare con maggiore forza dell’amore di Dio; come non c’è altra verità che il diavolo si sforzi maggiormente di farci ignorare.
 
L’idea che Iddio non vi ami proviene alle volte, da un errato insegnamento.
 
Le madri sbagliano allorché insegnano ai propri figli che Iddio li ami soltanto quando sono buoni.
Questo non e l’insegnamento delle Scritture. Voi non dite ai vostri figli che li odiate quando fanno il male, le loro mancanze non trasformano il vostro amore in odio; se così fosse odiereste i vostri figli più di quanto li amereste. Inoltre, non rinnegate vostro figlio per una disubbidienza; no! Egli rimane sempre vostro figlio e continuate ad amarlo anche quando e colpevole. Se gli uomini sono andati errando lungi da Dio, ciò non significa che Iddio li odii: Iddio ama gli uomini; è il peccato ch'Egli odia.
 
Nell’epistola agli Efesi, Paolo ci parla della larghezza e della lunghezza; della profondità e dell’altezza dell'amore di Dio.
 
Molti pensano di conoscere abbastanza l’amore di Dio; ma col passare del tempo si accorgono di non essere ancore arrivati all’abc di questa conoscenza!
 
Cristoforo Colombo scoperse l’America; ma che cose conobbe di quella vasta terra: dei laghi, dei fiumi, delle foreste immense, delle valli del Mississippi?
Egli morì senza aver potuto avere la gioia di conoscere il mondo da lui scoperto.
 
Molti hanno conosciuto un poco dell’amore di Dio, ma ne ignorano ancora l’altezza, la profondità, la larghezza e la lunghezza.
 
Quell’amore è come un oceano immenso; bisogna tuffarvisi dentro per averne una benché debole idea.
 
Il Calvario è il più grande proclama dell’amore divino; non s’è mai visto amore più grande di quello della Croce.
 
Perché ha Dio dato il Suo Figliuolo? Per amore!
Perché ha Gesù accettato volenterosamente di morire? Per amore!
 
È scritto: «Nessuno ha maggior amore di chi dà la sua vita per i suoi amici»; ma l’amore di Cristo è ancora superiore. perch‘Egli è morto per i Suoi nemici, per coloro che L’odiavano, per coloro che Lo insultavano e si facevano beffe di Lui. «Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno».  Quale amore!
 
 
L’amore di Dio è infinito
 
Une dei versi più meravigliosi del Vangelo è quello contenuto nella preghiera sacerdotale di Cristo al Capitolo 17 del Vangelo dl S. Giovanni: «Io in loro, e Tu in me; acciocché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che Tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato Me».
 
Quale gloriosa affermazione!
 
Non vi era dubbio che Iddio amava il Suo Figliuolo, perch'Egli Gli tu sottomesso in ogni cosa: non trasgredì mai la legge divina, non si sviò di un solo passo dal sentiero della santità, fu ubbidiente fino alla morte.
 
Ma quanto diversa è invece la nostra posizione! Eppure, nonostante le nostre mancanze, Egli ci assicura che, se confidiamo in Lui, il Padre ci ama come ama Lui, Cristo.
 
Amore infinito, amore sublime!
 
Che Iddio possa amarci come ama il Suo Figliuolo! Sembra troppo meraviglioso per poter essere vero; eppure è ciò che Gesù stesso cil assicura.
 
È veramente difficile poter convincere un peccatore dl quest’amore di Dio per lui!
 
Iddio odia il peccato; ma ama il peccatore.
 
Egli odia il peccato che guasta e distrugge la vita dell'uomo; ed è appunto perché ama l'uomo che Iddio odia il peccato che è il suo maggior nemico.
 
 
L’amore di Dio è invariabile
 
L’amore degli uomini può venir meno, raffreddarsi e alle volte cedere il posto all‘odio.
 
Non cosi l’amore divino.
 
Ci vien detto di Gesù, nel momento in cui si preparava a dipartirsi dai Suoi discepoli, che «avendo amato i Suoi nel mondo, li amò sino alla fine».
 
Egli ben sapeva che uno di loro Lo avrebbe tradirto, eppure Egli amò Giuda fino all’ultimo; Egli ben sapeva che un altro Lo avrebbe rinnegato, eppure continuò ad amare Pietro.
 
L’amore di Dio non può essere paragonato a nessun amore terreno.
 
In Isaia leggiamo: «Una donna dimentica ella il bimbo che allatta cessando di aver pietà del frutto delle sue viscere? Quand'anche le madri dimenticassero, non Io dimenticherò te».
 
Certamente l’amore materno è il più grande che esista sulla terra.
Moglie e marito possono alle volte dividersi; un padre può voltare la schiena al proprio figlio; fratello e sorella possono diventare estranei l’uno all’altro, ma l’amore di una madre dura per sempre; neanche la morte può spegnerlo: e più forte della morte stessa.
 
Si racconta la storia di una madre che aveva un marito malvagio. Ella fece quanto fu nelle sue possibilità per impedire al figlio maggiore di seguire l’esempio del padre, ma non vi riuscì: quel padre infame istruì il proprio figlio in ogni sorta di misfatti.
 
Morto il primo, il secondo venne arrestato e condannato per assassinio.
 
La povera donna seguì il processo del proprio figliuolo con il cuore straziato dal dolore. Quando la corte pronunziò la sentenza di morte, ella chiese la grazia che le fu ricusata; domandò allora una dilazione dell’esecuzione che le fu ugualmente ricusata.
Dopo l’esecuzione. domandò il corpo del proprio figlio, ma anche questo le fu negato, prescrivendo la legge che fosse sepolto nel cortile del carcere.
 
Sopraffatta dal dolore, l’eroica madre moriva dopo poco, esprimendo un ultimo desiderio: quello di venire sepolta accanto al proprio figlio. Ella non ebbe vergogna, né in vita né in morte di farsi conoscere quale madre di quel micidiale.
 
Eppure neanche l’amore materno può darci un'idea dell’amore di Dio.
 
Vi fu un tempo in cui pensavo che Iddio fosse un giudice spietato e che Cristo dovesse interporsi fra Lui e me per placare la Sua ira.
Ma quando divenni padre di un unico figliuolo, mi parve di poter comprendere che è forse maggiore l’amore di Dio che ha dato il proprio Figliuolo alla morte, di quello di Cristo che ha accettato di morire. «Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna».
 
Non sono ancora riuscito a comprendere la grandezza di questo verso! L’amore infinito di Dio sopravanza ogni conoscenza.
 
 
L’amore di Dio è senza condizione
 
In questo è l’amore: «non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi … ».
 
Egli ci ha amati prima che noi pensassimo di amarlo! Non amiamo noi i nostri figli prima ancora che essi possano comprendere che cosa sia l’amore?
 
Così fa Iddio a nostro riguardo.
Fu il pensiero che il padre l’amava ancora a ricondurre a casa il figliuol prodigo.
 
Caro lettore, l’amore del Padre t’invita a tornare a Lui. Se sei perduto, non lo sei perché Iddio non ti ami; ma piuttosto perché opponi resistenza al Suo amore.
 
Se mi chiedete perché Iddio ci ama, non saprei che rispondervi. Suppongo che sia perché Egli è veramente Padre.
È la Sue prerogativa quella di amare, proprio come è la prerogativa del sole quella di brillare.
 
Egli vuol farci partecipi del Suo amore; non permettiamo all‘incredulità di tenerci lontani da Lui.
«Quando eravamo senza forze, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi».
 
Non basta ciò a convincerci del Suo amore? Egli non ci ama perché noi Lo amiamo oppure perché siamo santi e puri. No, Egli ama i santi ed i malvagi proprio allo stesso modo. «Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi, in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo e morto per noi».
 
È appunto perché Iddio ci ha amati mentre eravamo ancora peccatori che ha mandato il Suo Figliuolo a morire, affinché col Suo sangue potesse purificarci dei nostri peccati.
 
Nell'Apocalisse leggiamo: «A Colui che ci ha amati e ci ha lavati nel Suo sangue … ».
 
Molti anni fa grande commozione cagionò in tutta l’America il rapimento del ragazzo Carlo Gross, portato via da due sconosciuti che lo invitarono a salire sulla loro carrozza.
 
I genitori del ragazzo lo ricercarono per tutto il territorio dell'Unione Americana ed in altri paesi del mondo, ma invano. Gli anni sono passati, eppure la madre spera ancora di ritrovare il suo Carlino.
Ebbene, supponete che la madre di Carlo Gross trovasse il suo figliuolo all’angolo di una strada povero, sudicio, cencioso, privo di scarpe.
 
Che cose pensate che farebbe quella madre? Aspetterebbe forse ch’egli fosse lavato e decentemente vestito prime di riconoscerlo? O, no! Ella gli correrebbe subito incontro, lo abbraccerebbe e se lo stringerebbe al cuore; poi prenderebbe cura della sua persona.
 
Così ha fatto Iddio: Egli ci ha prima amati e poi ci ha lavati.
 
Me obietterà qualcuno, se Iddio mi ama, perché non m‘induce ad amarLo e a diventar buono?
 
Iddio desidera dei figliuoli e delle figliuole e non delle macchine o degli schiavi. Egli potrebbe annientare i nostri cuori ribelli, ma invece preferisce attrarci a Sé con l’amore.
 
Durante la guerra. una madre ricevette la notizia che suo figlio era stato gravemente ferito in battaglia.
Ella prese il primo treno e si recò a vederlo. Sebbene l’ordine del Ministero della Guerra proibisse ai civili di avvicinarsi al fronte, certi ordini l’amore materno non può comprenderli.
Con preghiere e supplicazioni, ella riuscì ad arrivare fino all’ospedale.
Si rivolse al dottore e gli chiese: - Permettetemi di vedere mio figlio e dl prendere cura di lui. - Ma il dottore sl oppose dicendo: - Lo stato del vostro ragazzo è molto critico. Si è appena addormentato e temo che se voi lo svegliaste l’emozione potrebbe essergli fatale.
 
È meglio che aspettiate fuori che si svegli e ch’io l’abbia piano piano preparato a rivedervi.
 
La donna fissò il dottore negli occhi e gli disse: - Dottore, supponiamo ch’egli non svegli più; io non potrei più vederlo in vita! Lasciate che entri, che gli sieda accanto senza parlargli.-
 
Ella entrò in punta di piedi, si accostò al letto su cui giaceva il suo caro figliuolo e si mise a contemplarlo a lungo e in silenzio. Poi, non potendo più trattenersi, gli pose leggermente la mano sulla fronte.
Non appena il giovane avvertì la lieve pressione, senza aprire gli occhi, esclamò. – O mamma, sei qu’!-
 
Egli ben riconosceva la mano materna.
 
Caro peccatore, non riconosci anche tu la tenerezza della Sua mano che t’invita?
 
Non vi è al mondo amico più caro di Lui. Accetta il Suo tenero amore, la Sua protezione, il Suo aiuto.
Anche qualora tutti ti avessero abbandonato, considerandoti indegno della loro amicizia, il Signore rimane fedele al tuo fianco.
 
Se vai a Lui umiliato e Gli confessi i tuoi peccati, Egli ti salverà.
 
L’isola di Cuba era una colonia della Spagna allorché vi scoppiò un’insurrezione; il governo spagnolo mandò delle truppe per reprimerla.
Un marinaio, nato in Inghilterra e cittadino degli Stati Unito d’America, fu imputato di aver reclutato uomini contro il governo spagnolo; fu arrestato e messo in prigione.
Non vi era prova alcuna della sua colpevolezza, anzi, tutti coloro che lo conoscevano, potevano testimoniare della sua innocenza.
 
Nonostante ciò le autorità lo condannarono alla fucilazione.
 
Il console americano e il console inglese protestarono presso le autorità spagnole, dichiarando l’innocenza del prigioniero e chiedendo la sua liberazione.
 
Ma le autorità spagnole non vollero sentire ragioni.
 
Ed ecco che giunse il mattino fissato per l’esecuzione. Già erano stati scelti i soldati che dovevano fare fuoco contro il prigioniero. Questi camminava verso il luogo dell’esecuzione con la testa bassa, sforzandosi di nascondere la profonda emozione che lo agitava.
I due consoli erano pure presenti sul posto fissato. In faccia ai soldati nuovamente ripeterono la protesta da loro fatta in nome dell’Inghilterra e dell’America per la liberazione del condannato.
Gli ufficiali risposero che una sentenza era stata pronunziata e che essi dovevano mandarla ad effetto.
 
«Pronti!» gridò allora l’ufficiale, onde i soldati si disponessero a far fuoco.
 
A questo punto, ecco cosa ci narra un testimone oculare: - Era una questione di istanti. I due consoli, impugnate le bandiere delle loro rispettive nazioni, si lanciarono in faccia ai soldati che avevano già le carabine spianate e, avvolgendo lo sventurato nella bandiera stellata dell’Unione Americana e nel vessillo inglese, uno dei due consoli esclamò all’ufficiale che aveva dato il fatale comando: «Signori, quali consoli degli Stati Uniti e della Gran Bretagna non possiamo assistere all’infame assassinio di un innocente. È nostro dovere proteggere la sua vita; se voi la toccherete, le due nazioni che queste bandiere rappresentano vi faranno sentire la loro potenza».
 
L’inaspettato intervento dei due nobili consoli mise in imbarazzo l’ufficiale spagnolo. In quel frangente le autorità tennero un ulteriore consulto; l’esecuzione fu sospesa e nello stesso giorno il prigioniero fu rimesso in libertà.
 
Dietro quelle bandiere stavano due potenti nazioni.
 
La bandiera di Dio è AMORE!
 
Essa è il nostro rifugio più sicuro contro il peccato, le tenebre, la morte.
Dietro di essa sta il nostro grande Iddio.

DALLA DEPRESSIONE ALLA GLORIA DI DIO

DALLA DEPRESSIONE ALLA GLORIA DI DIO 

«Udii una gran voce dal Trono, che diceva: “Ecco il Tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno Suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”. E Colui che siede sul Trono disse: “Ecco, Io faccio nuove tutte le cose”» (Apocalisse 21:3-5)

Il mio nome è Maria, ho 41 anni, sono sposata ed ho tre figli.
L’estate scorsa, schiava ormai da sette anni di depressione, aggravata dalla morte di mio padre circa tre mesi prima, decisi di addormentarmi per sempre. Dopo aver preso non so quante compresse di ansiolitici e di antidepressivi, feci la doccia e mi misi a letto.

I miei figli erano in giardino, quando la più piccola mi chiamò; volevo alzarmi, ma le forze mi mancarono, allora mi balenò l’idea che forse mia figlia era in pericolo, aveva bisogno di me, ma io non potevo aiutarla.
D’un tratto mi resi conto di ciò che avevo fatto!

Sul comodino, affianco a me, c’era la Bibbia che era stata di mio padre; la presi ed iniziai a leggerla; nel frattempo una voce mi diceva: “presto la sofferenza passerà, io lotterò per te”.

Raccolsi le forze e pregai Dio di perdonarmi e di salvarmi, … e la risposta non mancò. Mio marito, sebbene non fosse assolutamente previsto il suo ritorno per quell’ora, rientrò. Non gli dissi che cosa avevo fatto, ma solo che stavo male. Mi portò in ospedale, dove giunsi con un cardiopalma.
Riferii al dottore di aver preso dei farmaci, ma di non ricordare esattamente quanti. Mi fecero una lavanda gastrica e mi misero delle flebo.

Mio marito era stato costretto ad aspettare fuori, eppure durante tutto quel tempo avevo sentito una mano accarezzarmi.

Trascorsero diverse ore, quando  venne un medico per comunicarmi che, dai prelievi fatti, risultava che i farmaci non fossero andati in circolo, sebbene si trattasse di medicine dall’effetto immediato e nonostante, inoltre, fosse passato parecchio tempo prima che arrivassi in ospedale.

Per quel dottore era qualcosa di inspiegabile, per me, invece, il quadro si delineava con chiarezza: Il Signore aveva lottato per me!

Lo stesso Dio che avevo sempre pregato solo attraverso intermediari umani (San Ciro, Padre Pio, …) perché mi avevano insegnato che questi fossero più vicini a Lui per intercedere per dei peccatori come noi, quello stesso Dio, dicevo, aveva invece ascoltato la mia invocazione disperata, sebbene avessi creduto di poter decidere da sola della mia vita.
Tornando a casa, mi ricordai che proprio vicino alla mia abitazione c’era una chiesa evangelica che era frequentata dai miei genitori e da mio fratello, convertiti già da diversi anni, durante le loro vacanze estive nella mia città.

Il giorno dopo andai in quella chiesa. Non c’erano statue, né il crocifisso, eppure la Presenza di Dio era tangibile fra quei credenti che davano “Gloria a Dio” con tutto il loro cuore.
La gioia, la pace, la serenità che provai furono tali che non mancai ad una sola riunione.

Durante tutte le vacanze lasciavo mio marito e i miei figli in spiaggia per andare in chiesa; ogni volta il Signore mi benediceva, ed io mi sentivo sempre più vicina a Lui.
Al rientro dalle vacanze anche mio marito mi seguì nella Comunità A.D.I. di San Giorgio a Cremano, cosa stranissima visto che io non lo avevo mai sentito recitare neppure una sola preghiera dal giorno del nostro matrimonio.

Cominciarono, così, a trascorrere i mesi mentre io continuavo a frequentare sempre più regolarmente le riunioni di culto nella Comunità e leggevo la Bibbia sempre più affamata di conoscere la Verità. Certo, in questo periodo non mancarono affatto le tentazioni del diavolo, ma io mi sentivo serena, mentre i farmaci antidepressivi diminuivano sempre più.
Nonostante avessi ricevuto tanto amore, volevo, però, ancora fare di testa mia e, per riunire la mia famiglia, avevo deciso di andare ad abitare a Piacenza, città nella quale mio marito, per ragioni di lavoro, risiedeva più a lungo che a Napoli.
Ma spesso i nostri piani non sono quelli del Signore (Isaia 55:8), allora Egli, nel Suo grande amore ci frappone degli ostacoli per darci intendimento e per impedirci di seguire una via non conforme ai Suoi piani.


Così avvenne anche per me. Mi recai a Piacenza per concretizzare il mio piano, ma qualsiasi cosa facessi per portare a buon fine i miei propositi, incontravo degli ostacoli e, come fanno i nostri figli con noi quando vogliono qualcosa a tutti i costi nonostante la nostra disapprovazione, così io feci con Dio.

Più che pregare, litigavo con Lui chiedendoGli per quale motivo non voleva che anch’io, come tutte le altre famiglie, non avessi il diritto di avere un marito presente nella mia vita e in quella dei figli e che rientrasse più spesso a casa, ed Egli pazientemente mi rispondeva che, nel Suo piano, aveva in serbo grandi cose per me … ma io non volevo aspettare.

Più mi ostinavo a voler agire di testa mia e più la situazione peggiorava finché, finalmente, mi arresi e, rendendomi conto che non potevo assumermi la responsabilità di scelte definitive così radicali e pregne di conseguenze per i miei figli, Gli affidai completamente la mia vita e quella della mia famiglia delegando a Lui ogni scelta.

Nel frattempo, però, ciò che più mi meravigliava era il fatto che mio marito non m’invogliava affatto a decidere per stabilirmi a Piacenza, anzi mi evidenziava tutti i risvolti negativi di una tale scelta, sebbene proprio lui sarebbe stato il primo beneficiario di una simile decisione sia dal punto di vista economico che affettivo.

Così rientrai da Piacenza dove, per vari motivi, non avevo potuto fittare un appartamento e, giunta a casa, mi misi in preghiera. Questa volta, però, invece di agitarmi e pretendere, feci una semplice richiesta a Gesù e Gli dissi: «Signore, se veramente Tu vuoi che io devo restare a Portici, devi farmi trovare un appartamento per il quale io possa pagare l’affitto tranquillamente».

Questa volta Gesù mi rispose affermativamente e, come al solito, la Sua risposta superò abbondantemente le mie aspettative. Mesi prima avevo visto un appartamento proprio vicino a quello di mia madre, ma non avevo potuto fittarlo; ora, però, non solo era ancora libero, ma l’amministratore me lo offriva ad un prezzo inferiore e per me accettabile!


Tanta grazia da parte di Dio mi poteva anche bastare, ma il nostro Dio è sempre sovrabbondante nelle Sue manifestazioni d’amore per noi e con me lo è stato in modo speciale: “Il 22 giugno del 2013, durante il primo culto tenuto sotto la tenda di evangelizzazione a San Sebastiano al Vesuvio, il Signore mi ha battezzata nello Spirito Santo”!!!!!!
Il Re dei re, il Signore dei signori, il mio Padre celeste che già aveva preso dimora in me al momento della conversione, ora invadeva con la Sua Shekhinah, la Sua Presenza totalizzante il mio corpo, la mia anima, il mio spirito dei quali ne aveva già fatto il Suo tempio.
Questo determinò anche la mia totale guarigione spirituale; fiumi d’acqua viva sgorgavano dal Suo seno dentro di me purificando e rinnovando ogni atomo del mio essere materiale e spirituale mentre una più profonda consapevolezza della Sua Presenza in me mi elevava a livelli di comunione mai neppure immaginati in precedenza.
Dio ha perdonato i miei peccati, mi fa grazia, giorno per giorno, di sentirLo sempre più vicino a me, di assaporare il Suo amore come mai prima.

Gesù mi coccola, mi accarezza, guarda e guida i miei passi e la mia fede non vacilla più mentre Egli mi invita quotidianamente alla preghiera per rafforzarmi nello spirito e nella fede.
Oggi uno solo è il mio obiettivo: stare sempre più stretta al mio adorabile Signore affinché possa esserGli fedele fino alla morte e poter vivere tutta l’eternità accanto a Lui assieme ai miei figli, a mio marito e tutte le persone care delle quali Egli mi ha circondata su questa terra.
Dio ci benedica!

LA DEPRESSIONE

1° SAMUELE 27:1-12

INTRODUZIONE

La depressione

Qualcuno una volta descrisse la depressione come “un tunnel buio senza un raggio di luce”. I vignettisti lo dipingono come “una nuvoletta nera sospesa sopra la testa”.

La depressione sembra sopraffare malignamente una persona all’improvviso quando in realtà è il risultato di un processo sottile e graduale.Le risorse interne della persona sono lentamente esaurite fin quando un giorno non le rimane niente. Il mondo crolla e la nostra esistenza sembra essere ingoiata da una fossa di tenebre.

Tante persone credono che la depressione sia semplicemente un problema spirituale mentre altre credono che sia solo un problema fisico o emotivo.

La ricerca indica che circa la metà delle donne e uno su tre uomini lottano regolarmente con la depressione; quasi tutte le persone sperimentano la depressione ad un certo punto della loro vita.

Dobbiamo affrontarla onestamente o con integrità emotiva.


SUPERARE LA DEPRESSIONE

Davide era un uomo di potere e di prestigio; sembrava avere tutto, incluso il favore speciale di Dio, tant’è che il Signore stesso lo descrisse come un «uomo secondo il mio cuore».

Persone come lui non dovrebbero soffrire la depressione!

- Eppure anche Davide ne fu succube.

- Lo era già stato Giobbe che aveva bramato la morte, domandandosi perché mai fosse nato!

- Lo fu il grande profeta Elia che un giorno andò a sedersi sotto una ginestra, pregando Dio di farlo morire (e questo addirittura dopo aver sperimentato un’enorme vittoria spirituale)!


 Ricordare la misericordia di Dio

Davide, dunque, “l’uomo secondo il cuore di Dio”, dovette scappare da un re impazzito come Saul, nascondersi sulle colline e guidare un gruppo di straccioni sino al punto da arrivare a perdere ogni speranza e non parlare più con Dio, ma solo con se stesso.

«Davide disse in cuor suo: “Un giorno o l’altro perirò per mano di Saul; non vi è nulla di meglio per me che rifugiarmi nel paese dei Filistei. Così Saul, perduta ogni speranza, smetterà di cercarmi per tutto il territorio d’Israele e io sfuggirò alle sue mani”» (1° Samuele 27:1).

Ad un tratto non vi è più nessun posto per la speranza e, soprattutto, non vi è alcun posto per Dio. Davide si concentra completamente su Saul, cioè sulla circostanza. Nei momenti difficili risulta difficile confidare in Dio.

Davide era così scoraggiato da non ricordare un solo momento di benessere. Tutto ciò che vedeva erano le difficoltà.
Eppure egli aveva già visto molte volte la mano di Dio operare potentemente nella sua vita solo perché aveva saputo confidare in Lui: era stato liberato dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, aveva affrontato, giovinetto imberbe, il terribile gigante Goliath, uno spaventoso gigante (e, oltretutto, guerriero di professione),

«Davide soggiunse: “Il SIGNORE, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell’orso, mi libererà anche dalla mano di questo Filisteo”. Saul disse a Davide: “Va’, e il SIGNORE sia con te”» (1° Samuele 17: 37).

Inoltre, per lui, consultare il Signore in ogni circostanza e prima di intraprendere ogni iniziativa, era un’intrinseca necessità interiore e una saggia abitudine ormai acquisita..

«E Davide consultò il SIGNORE, dicendo: “Devo inseguire questa banda di predoni? La raggiungerò?” Il SIGNORE rispose: “Inseguila, poiché certamente la raggiungerai e potrai ricuperare ogni cosa”» (1° Samuele 30:8)

-       Quando era confuso Davide parlava con Dio.
-       Quando era provocato Davide parlava con Dio.
-       Ma non questa volta.

Non cerca nemmeno il parere né dei suoi consiglieri, né quello dei suoi amici come Gionathan; questa volta parla solo con se stesso. Anzi, cosa fa? …
Si rifugia tra i Filistei; conduce i suoi uomini tra gli idoli ed i falsi dei.

In un primo momento Davide si sente sollevato, perché Saul smette di inseguirlo.

Così facciamo anche noi: o cerchiamo di isolarci oppure cerchiamo qualcosa che ci possa dare un po’ di sollievo, senza valutare, però, se questo ci porta alla alienazione.

Molte volte pensiamo che la nostra via sia quella giusta, invece il Signore ci avverte che  «C’è una via che all’uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte» (Proverbi 14:12) e che «Anche ridendo, il cuore può essere triste; e la gioia può finire in dolore» (Proverbi 14:13).


  Fattori che possono provocare o portare alla depressione.

Tanti fattori possono provocare o portare alla depressione.


Primo fattore: Una mancanza di rapporti che ti edificano

La depressione è un luogo di isolamento e di solitudine dove i rapporti sono stati mal gestiti o mal sviluppati.
Adoro la storia di una bambina che era terrificata dai temporali e dal buio. La prima cosa sbagliata che facciamo è quella di isolarci, mentre il Signore ci ha creati per aver bisogno l’uno dell’altro. Un peso condiviso è un peso meno oneroso.

«Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come d’altronde già fate» (1° Tessal. 5:11)

  • Le relazioni sono una parte vitale della vita. Ci sono tre tipi di rapporti nelle nostre vite:


1.    Rapporti edificanti.

Il significato letterale di “edificanti” è di “costruire”.
I rapporti edificanti ti ricambiano, rendendo la vita più completa e più ricca. Circondarsi di persone che possono essere di apporto ai tuoi problemi (come lo furono, per esempio, Paolo e Sila per il Carceriere di Filippi).

«25Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano. 26A un tratto, vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell’istante tutte le porte si aprirono, e le catene di tutti si spezzarono. 27Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28Ma Paolo gli gridò ad alta voce: “Non farti del male, perché siamo tutti qui”. 29Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; 30poi li condusse fuori e disse: “Signori, che debbo fare per essere salvato?” 31Ed essi risposero: “Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia”. 32Poi annunziarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua. 33Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. 34Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio» (Atti 16:25-34).


2.    Rapporti neutrali.

Il significato letterale di “neutrale” è “senza colori o vago”.
I rapporti neutrali sono semplicemente presenti nella tua vita. Non sono edificanti o prosciuganti, ma richiedono energia e prezioso spazio emotivo.


3.    Rapporti prosciuganti.

Il significato letterale di “prosciuganti” è “che ti esauriscono”.
I rapporti che letteralmente succhiano la vita da te, come la moglie di Giobbe

«8Sua moglie gli disse: “Ancora stai saldo nella tua integrità? 9Ma lascia stare Dio, e muori!”» (Giobbe 2:8-9).

Secondo fattore: Una mancanza di autostima

Quando nella nostra vita cerchiamo l’approvazione delle persone, ci impegniamo a fare il massimo, anche andando oltre i nostri limiti; dovremmo, invece, fissare bene in mente che noi non dobbiamo piacere agli uomini ma a Dio, che ci conosce bene e ci ama per quello che siamo.

«Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo» (Galati 1:10) 

Dio, infatti, ci  dimostra che ci ama, non perché noi siamo degni di essere amati, ma perché Egli è l’amore e non può fare a meno di amaci. Il Suo amore non dipende da ciò che io faccio o che non faccio.
Terzo fattore: Una mancanza nel confrontarci col nostro passato

Un terzo fattore che può portare alla depressione sono le esperienze del passato e il modo in cui le trattiamo.

- Un dolore sepolto
- Una rabbia non risolta
- Un peccato nascosto
- Una gran perdita

Ma c’è un segreto per vincere la depressione ed è confidare nella potenza di Dio


Primo passo: Impara ad aspettare!

«1Ho pazientemente aspettato il SIGNORE, ed egli si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido. 2Mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione, dal pantano fangoso; ha fatto posare i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi. 3Egli ha messo nella mia bocca un nuovo cantico a lode del nostro Dio. Molti vedranno questo e temeranno, e confideranno nel SIGNORE» (Salmo 40:1-3)

 È nei momenti in cui noi "aspettiamo" che Dio compie le Sue opere più fantastiche!

"Aspettare" vuol dire accettare la fossa cioè la circostanza in cui ci troviamo.

Quando i momenti bui arrivano, nel panico cerchiamo la più vicina via d'uscita esattamente quando dovremmo affrontare la prova e accettarla come una benedizione di Dio. Gesù non è venuto per eliminare le nostre prove, ma per colmare le nostre difficoltà con Se stesso. Qualsiasi cosa che ci fa cadere in ginocchio davanti a Lui è da considerare come una benedizione. A volte il Padre dice, "aspetta", accetta la fossa (la circostanza), sapendo che la Sua opera più grande sarà compiuta in quella fossa. Non è importante la circostanza ma Dio nella circostanza.

"Aspettare" vuol dire ammettere che c'è un problema.
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Dobbiamo essere disposti ad ammettere che non stiamo bene. Spesso l'orgoglio ci ostacola dall'essere onesti e trasparenti. Dobbiamo essere disposti a dire, "Ho bisogno di aiuto” vuol dire essere onesti con noi stessi e con gli altri!


Secondo passo: Grida per aiuto!

Spesso le persone che lottano con la depressione cercano l'aiuto nei posti sbagliati. Permettetemi di condividere con voi alcuni dei posti giusti in cui cercarlo:

Dobbiamo per prima cosa rivolgerci a Dio

«Davide fu grandemente angosciato: la gente parlava di lapidarlo, perché tutti erano amareggiati a motivo dei loro figli e delle loro figlie; ma Davide si fortificò nel SIGNORE, nel suo Dio» (1°SAMUELE 30:6)

Quando gridi per Lui, Egli viene in aiuto attraverso la Sua Parola, attraverso la preghiera di intercessione e attraverso il Suo popolo. Troppe volte proviamo ogni altra risorsa, rivolgendoci a Dio solo all'ultimo. Egli ci ha creati, ci conosce meglio di tutti e dovrebbe essere il primo posto verso cui corriamo quando cade il buio.

 «Ma nell'angoscia gridano al SIGNORE ed Egli li libera dalle loro tribolazioni» (SALMO 107:28)


Terzo passo: Conta su Dio per il soccorso!

Il Salmista promette in Salmo 40 che:

- Egli ti trarrà "fuori da una fossa".
- Egli ti farà posare i tuoi "piedi sulla roccia".
- Egli metterà nella tua bocca "un nuovo cantico".
- Egli utilizzerà la fossa affinché altri "confideranno nel SIGNORE".

Osserva che  Davide non ha cercato Dio. Era senza forze. Le sue risposte erano finite ed era completamente indifeso. Dio vede la lotta di Suo figlio e si è chinato su di lui con amore e con la guarigione nella Sua mano. Esattamente come Dio sentì il grido di Davide, sentirà anche il tuo!


Quarto passo: Scegli d'essere paziente!

Il viaggio fuori delle tenebre vuole del tempo e richiede pazienza. Sii paziente. È attraverso la lotta durante questa prova del viaggio fuori della fossa che la parte migliore di noi prende il volo.

«E tu, quando dici che non lo scorgi, la tua causa gli sta davanti; sappilo aspettare!» (Giobbe 35:14).



 1.  IL PECCATO DEL SUICIDIO (1° Samuele 31:2-5)

Il suicidio “In senso stretto, è l’atto con cui un individuo procura a sé volontariamente la morte”.

Quando i pesi della vita diventano insostenibili, alcuni non vedono altra via d’uscita che il suicidio. Gli elementi scatenanti possono essere i più diversi. In questi ultimi tempi i suicidi sono aumentati a motivo della perdita del lavoro, dell’impossibilità di assolvere i propri impegni finanziari, in ogni caso per sottrarsi a situazioni insopportabili. La morte di Saul è un triste esempio.


 Non perdere la speranza

  • Quando la battaglia volse contro Saul, questi si vide perso. Anche i suoi figli erano stati uccisi nella battaglia. Poiché egli si era allontanato da Dio ed uno spirito cattivo permesso da Dio aveva preso il sopravvento nella sua vita, si trovò solo con se stesso, in preda alla disperazione, sino al punto di prendere la decisione di togliersi la vita. Questo gesto sconvolse anche lo scudiero che seguì lo stesso esempio.

  • Un altro triste esempio di suicidio fu quello di Giuda Iscariota.
Questo discepolo comprese quanto fosse stato vile aver consegnato Gesù ai Capi religiosi. Per liberarsi del senso di colpa prima cercò di liberarsi del denaro che aveva ricevuto per il tradimento (ma noi sappiamo che quel denaro fu rifiutato), poi, preso da profonda disperazione, si impiccò.
Eppure Gesù aveva tentato in tutti i modi di aiutarlo perché l’amò sino alla fine. 

Alla base dei suicidi c’è la disperazione totale ed un angoscioso senso di colpa. Come credenti, dobbiamo credere che nulla può abbatterci totalmente. C’è sempre speranza nel Signore.

«8Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; 10portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo; 11infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale» (2° Cor. 4:8-11)


Ma l’uomo dimentica (e spesso non vuole ammetterlo) che la vita è un dono di Dio, come afferma la Bibbia.  
Egli ha sempre un consiglio pronto ed utile per la Sua creatura, che ama infinitamente. Vuole far comprendere che esistono dei limiti che non devono essere superati e delle decisioni che non devono essere prese senza prima averLo consultato.

In modo inequivocabile la Scrittura dichiara che:


a.   Dio è la fonte della vita:

 «Dio non è servito dalle mani dell’uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa» (Atti 17:25)


b.   La vita è un atto creativo di Dio:

«Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente» (Genesi 2:7)


c.   La vita degli uomini è nelle mani di Dio:

«Che Egli tiene in mano l’anima di tutto quel che vive, e lo spirito di ogni carne umana» (Giobbe 12:10)

d.   Dio vieta all’uomo di togliere o di togliersi la vita:

«Non uccidere» (Esodo 20:13)

 Non perdere la speranza

Quando Gesù è venuto sulla terra, ci ha insegnato quanto sia importante il valore della vita e quanto lo si debba tenere in considerazione:

LUCA 12: 6-7
«6Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio; 7anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri».

Quando si accetta Cristo come Personale Salvatore e Signore della propria esistenza, l’uomo può capire il vero significato della vita che Dio gli ha dato. Questo è confermato dalle parole straordinarie che pronunciò Gesù:

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (Giov. 11:25-26)

La vita umana è inviolabile, perché creata e donata da Dio, nonché plasmata a Sua immagine, a meno che sia Dio stesso a porvi fine con la morte naturale.

Nella Scrittura alcuni uomini di Dio hanno chiesto al Signore di morire. Uno di questi è Giobbe. Si tratta di una preghiera frutto della disperazione. Giobbe è angosciato e desidera la morte perché neanche i suoi intimi amici lo comprendono, anzi lo giudicano, attribuendogli la sofferenza come conseguenza del suo peccato. Egli non sa rispondere a tanti interrogativi, ma gli sembra ingiusto il duro giudizio dei suoi amici ed esprime tutta la sua amarezza desiderando che Dio lo schiacci e tagli il «filo dei suoi giorni» (Giobbe 6:9).

La disperazione e l’angoscia spesso conducono ad elevare a Dio delle richieste avventate.
Disperazione e preghiera non possono andare insieme. L’una annulla completamente l’altra.
La disperazione è mancanza di speranza e di fede, mentre la preghiera si fonda proprio sulla fede e sulla speranza. Questa richiesta di Giobbe è inoltre temeraria. Se è umanamente comprensibile, appare però in antitesi con la sua professione di fede in Dio.

La preghiera innalzata a Dio perché ponga fine ai nostri giorni, non è una vera preghiera, è una richiesta temeraria e senza alcuna fede, in quanto l’uomo vuole modificare il programma divino ed amministrarlo secondo la propria volontà.
Giobbe vuole morire perché ritiene che Dio non difenda la sua causa. Allora se Dio non lo ascolta come può pensare che Egli esaudisca la sua preghiera? Possiamo anche comprendere la sua angoscia, ma la consideriamo eccessiva, perché considera l’opinione ed il giudizio umano così importante da essere un valido motivo per lasciare questa terra. Dio sia ringraziato, perché non risponde a richieste “miopi”, disperate ed angosciose, ma continua ad attuare il Suo meraviglioso piano per la nostra vita.

Qualcuno potrebbe affermare che il suicidio pone fine ai disagi, alle difficoltà, alle frustrazioni che hanno spinto la persona a togliersi la vita. Poniamoci questa domanda:

Se dopo questa vita c’è un’altra vita che l’uomo vivrà con Dio o lontano da Dio, dove vivrà l’eternità il suicida?

Gesù un giorno alzò il velo sulla realtà dell’eternità.

Quella che stiamo leggendo non è una parabola ma un racconto reale che parla dell’aldilà:

«19C’era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; 20e c’era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, 21e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. 22Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. 23E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; 24ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". 25Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. 26Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di la si passi da noi". 27Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". 29Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". 30Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". 31Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"».(Luca 16:19-31).

Si evince che il destino del suicida risulta essere un’eternità separata da Dio. Chi dunque pone fine alla sua vita suicidandosi, non potrà mai più risolvere il suo eterno problema di vita separata PER SEMPRE dal Signore. Conviene dunque vivere e vivere per Cristo.

«7Nessuno di noi infatti vive per sé stesso, e nessuno muore per sé stesso; 8perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. 9Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi» (ROMANI 14:7-9)

Da queste considerazioni nasce una riflessione che Dio solo è l’unico che dà la vita e la può togliere. L’uomo non può sostituirsi a Dio e togliersi la vita. Chi lo fa si rende colpevole di un peccato eterno perché eterna sarà la sua separazione da Dio senza più la possibilità di riparare alla “follia” commessa.

Colui che è “nato di nuovo” per l’intervento dello Spirito Santo nella sua vita può affermare: «Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia lo sa molto bene» (Salmo 139:14)

Può darsi che tu sia prigioniero delle tenebre e che abbia bisogno di aiuto. Potrebbe essere che un tuo caro sia caduto nella fossa della depressione e della paura e abbia bisogno di aiuto. Dio vuole guarirti o utilizzarti per la guarigione di altri.

Diversi anni fa, il pianista Paderewski aveva messo in programma di suonare in una grande città americana. Fra la folla quella sera c'era una giovane madre con il suo figlio piccolo che sperava di ispirarlo ad esercitarsi di più al piano.
Mentre lei guardava dall'altra parte per guardare la folla, il figlio sparì, attratto dal palcoscenico. Nessuno vide il ragazzino salire la scala a fianco del palcoscenico e gattonare fino allo sgabello del pianoforte. Quando egli cominciò a suonare "Chopsticks" (ndt: un walzer per il pianoforte, imparata da tanti giovani pianisti anglosassoni), il pubblico iniziò a strillare, "Toglietelo dal palcoscenico".
Dietro le quinte, il maestro, realizzando ciò che accadeva, prese la sua giacca e si sbrigò ad apparire sul palcoscenico. Senza dire neanche una parola, si piegò dietro al ragazzino. Con le sue mani ai lati del bambino, improvvisò una contro melodia. Mentre suonavano insieme, bisbigliò nell'orecchio del bimbo, "Non ti fermare! Continua! Non mollare!"

Il messaggio centrale dello studio è “NON MOLLARE”. La strada davanti può sembrare senza fine e anche crudele a volte. Quando non puoi vedere la Sua mano o capire il Suo processo, fidati del Suo cuore. La tua liberazione comincia e si conclude con un piccolo passo di speranza disperata e di abbandono completo. Cammina sempre diritto, attraversando le tue paure e con ogni passo, momento per momento, le tenebre lentamente ma sicuramente cominceranno a sparire. Presto un giorno, ti guarderai intorno per vedere che stai uscendo dalle tenebre!

FILIPPESI 1:6 «E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Filipp. 1:6)

di Charles Greenaway - missionario in Africa (1920-1993)

SE IO MOLLASSI… – CHARLES E. GREENAWAY

Se io mollassi, che cosa guadagnerei?
Finirebbe la battaglia? Sarei veramente libero?
No, la porta non si chiuderebbe né la battaglia cesserebbe
perché Dio avrebbe un altro in piedi sulla breccia.
Se io mollassi…

Se io mollassi che farei?
Cercherei rifugio dal calore, dimenticherei il grido dei perduti?
Sarei felice per un po’ e poi toccherei il fondo
e spenderei il mio tempo a pregare per qualcosa da fare
dicendo: “Dio perché ho mollato?”

Se io mollassi scoprirei che Dio non ha mollato.
La battaglia infurierà, la chiesa marcerà ancora in avanti,
Il vento continuerà a soffiare e lo Spirito a riempire.
Solo io sarei sempre più indietro, e lontano senza più volontà
dicendo “Meraviglioso Dio, perché ho mollato?”

Se io mollassi che direi a Dio che mi ha chiamato?
Che direi alla gente che mi ha mandato?
Che direi ai pagani che hanno fiduciosamente aspettato che mostrassi loro la via?
Che direi alla spinta quotidiana dello Spirito Santo?
No Dio! Io non posso mollare.

Se io dovessi uscire di scena, fate che sia quando morirò
non mentre sono vivo, o quando sono insoddisfatto
o umiliato o perseguitato.
Ma ti prego o Dio, fa che il giorno che mollerò
sia per me solo quando morirò