lunedì 4 maggio 2015

Il Signore da’, il Signore toglie

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Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo». Il Signore disse a Satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male». Satana rispose al Signore: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!». Il Signore disse a Satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui». Satana si ritirò dalla presenza del Signore.
Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi. I Sabèi hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldèi hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore, quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo».
Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse:
«Nudo uscii dal grembo di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.


Molti farisei di allora, e molti di oggi, dichiarano senza problemi che Giobbe non sia mai esistito, e il tutto si riduce ad una pia leggenda dovuta alla fantasia fervida di qualche antico veggente, il quale una volta scrisse la sua poesia con un bagliore moralmente oscuro proprio così come l'aveva compresa.

Vediamo raffigurato un uomo estremamente giusto, del quale Dio Stesso si compiace molto; tuttavia Dio lascia in primo luogo che Satana tenti di persuaderLo che anche questo Giobbe cadrebbe qualora gli fosse concesso di mettergli la pazienza alla prova. In secondo luogo, Dio poi permette a Satana di eseguire il suo progetto nella maniera più abominevole possibile, e ciò finché il misero Giobbe finisce col perdere anch'egli la pazienza e col litigare vivacemente con Dio. Poi Dio gli manda un oratore che rimprovera in modo molto aspro il disgraziato Giobbe,e quando poi quest’ultimo si rassegna di nuovo completamente alla dura Volontà di Dio, Questi lo rimette nella propria Grazia.

Coloro che pongono molta più attenzione invece, vi possono trovare descritta la formazione interiore spirituale dell'uomo; non vi è forse chiarissimamente indicato come l'anima deve gradatamente liberarsi da tutto ciò che è del mondo e della carne?
Un individuo a cui non manca nulla sotto alcun aspetto, non fa grande fatica a lodare e glorificare Dio, perché in tale condizione egli si trova benissimo, ciò che però non giova molto alla sua anima; poi l'uomo viene messo alla prova per vedere in quale maniera si comporta di fronte a Dio anche nella miseria, ed appunto qui abbiamo in Giobbe un simbolo meraviglioso del come non soltanto nell'abbondanza Dio vada riconosciuto, lodato e glorificato, ma anche nella miseria estrema.

Questo è il caso anche di Giobbe. Giobbe era un uomo terrenamente molto felice e possedeva molti beni. Però egli era anche un uomo saggio, e molto sottomesso a Dio, che viveva rigidamente secondo la Legge. Il suo straordinario benessere, però, rese tuttavia la sua carne sempre più bramosa, e si mostrava sempre più esigente di fronte allo spirito in lui.
In modo simbolico, si potrebbe dire che gli spiriti impuri presenti nella carne facente parte del corpo dell’uomo dissero, in certo modo, all’anima: “vogliamo vedere se, per mezzo di tutte le nostre gioie e dolori terreni, riusciamo a strapparti via dal tuo Dio e se riusciamo a stancarti nella tua pazienza e infine se riusciamo a metterti entro il nostro stato di giudizio costrittivo!”.

Ciò costò a Giobbe una poderosa lotta, poiché da una parte gli stavano a disposizione tutte le gioie terrene, le quali egli bensì assaporò, ma le stesse non esercitarono sulla sua anima tuttavia alcun dominio, ed essa rimase in collegamento con lo spirito.

Dato però che lo spirito maligno della materia non riusciva, in questo modo, a concludere nulla con l’anima, allora l’anima di Giobbe veniva tentata attraverso ogni tipo di sgradevolezze corporali, le quali sono figurativamente rappresentate nel libro. Ma Giobbe le superò tutte con pazienza, nonostante egli qua e là mormorasse e si lamentasse sulle sue miserie, ma tuttavia alla fine riconosceva sempre apertamente che Dio prima gli aveva dato tutto, che ora glielo aveva tolto ma che avrebbe potuto ridarglielo addirittura in misura ancora più grande di come Egli glielo aveva tolto per il completo rafforzamento dell’anima nello spirito.

Se però così stanno le cose, chi fu poi il Satana che tentava così tanto il pio Giobbe? Ebbene, era lo spirito giudicato della sua carne, e ciò significa le costui varie brame.

Probabilmente anche noi verremo tentati quotidianamente da desideri non proprio conformi all’ordine; Giobbe ci mostra quindi come resistere, nella fiducia che Dio permette queste tentazioni per rafforzare la Forza e la Fede nostra anima, perché anche l’oro si pone nel crogiuolo per purificarlo.

Verrà il momento che le tentazioni verranno tolte, per poter assaporare la Grazia, rafforzati e temprati, per poter raggiungere le maggiori beatitudini alle quali, come Figli perfetti del Padre Celeste, siamo destinati

martedì 24 febbraio 2015

Dedica di un padre al proprio figlio.



Figlio mio adorato,
se un giorno mi vedrai vecchio... se mi sporcherò quando mangio e non riuscirò a vestirmi... Abbi Pazienza!

Ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo!

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose... non mi interrompere... ti prego, ascoltami, ...perchè entrambi non smettiamo mai, nell'amore, di crescere come padre e come figlio!

Quando eri piccolo, dovevo raccontarti ogni sera la stessa fiaba, finchè non ti addormentavi... ed io, benedicendoti, vedevo che era valsa la pena di faticare, di soffrire, di sperare!

Quando vedi la mia ignoranza anche delle nuove tecnologie, dammi il tempo necessario... e non guardarmi con quel sorrisetto ironico... Vedi, io sono orgoglioso
del tuo sapere, del tuo conoscere... se questo ti da grandi ideali e ti insegna la fierezza di compiere i doveri quotidiani.
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso... dammi il tempo necessario per ricordare... e, se vedi che non ci riesco, non ti innervosire...
perdonami e abbi pazienza!

Vedi, figlio, la cosa più importante, non è quello che dico ma il bisogno di essere con te ed averti lì che mi ascolti... stare finalmente un poco insieme!

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso. Anch'io ho scoperto la stanchezza e devo accettare me stesso, povero come sono, senza tormentarmi su ciò che avrei potuto o voluto essere.
Vieni verso di me con le tue mani forti, nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te, quando muovevi i tuoi primi passi...

Quando dico che vorrei essere morto... non arrabbiarti! Un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo...

Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te e che ho sofferto... pregato... pianto... quando ti ho visto nelle difficoltà... Ma... dovevo lasciartele vivere... superare... per divenire adulto!

Dammi un po' del tuo tempo, dammi un po' della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa, allo stesso modo in cui l'ho fatto per te!

Non ignorarmi, aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza. Accompagnami anche negli ultimi istanti... sappi leggere, nei miei occhi stanchi e nelle mie mani tremanti, tutto l'amore immenso che ho sempre avuto per te.
In cambio io ti darò un sorriso e, benedicendoti, eleverò a Dio il mio grazie più profondo!
Ti amo, figlio mio, e prego per te.
Tuo Papà

Chi è senza peccato scagli la prima pietra..,


In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".
(Vangelo di Giovanni 8, 1-11)

venerdì 13 febbraio 2015

Grazie Signore

Preghiera di lode e ringraziamento

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Onnipotente, santissimo, altissimo, sommo Dio,
Padre santo e giusto,
Signore Re del cielo e della terra,
ti rendiamo grazie per il fatto stesso che tu esisti,
ed anche perché con un gesto della tua volontà,
per l'unico tuo Figlio e nello Spirito Santo,
hai creato tutte le cose visibili ed invisibili
e noi, fatti a tua immagine e somiglianza,
avevi destinato a vivere felici in un paradiso
dal quale unicamente per colpa nostra
siano stati allontanati. 

E ti rendiamo grazie, perché,
come per il Figlio tuo ci creasti,
così a causa del vero e santo amore
con il quale ci hai amati,
hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo
dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria
e hai voluto che per mezzo della croce,
del sangue e della morte di lui
noi fossimo liberati dalla schiavitù del peccato. 

E ti rendiamo grazie, perché
lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria
della sua maestà,
per mandare nel fuoco eterno
gli empi che non fecero penitenza
e non vollero conoscere il tuo amore
e per dire a quelli che ti conobbero,
adorarono, servirono
e si pentirono dei loro peccati. 

Venite Benedetti del Padre mio:
entrate in possesso del regno
che è stato preparato per voi,
fin dalla creazione del mondo! (Mt. 25, 34). 

E poiché noi, miseri e peccatori,
non siamo nemmeno degni di nominarti
ti preghiamo e ti supplichiamo,
perché il Signore nostro Gesù Cristo,
il Figlio che tu ami
e che a te basta sempre e in tutto,
per il quale hai concesso a noi cose così grandi,
insieme con lo Spirito Santo Paraclito,
ti renda grazie per ogni cosa
in modo degno e a te gradito. 

E umilmente preghiamo in nome del tuo amore
la beatissima Maria sempre vergine,
i beati Michele, Gabriele, Raffaele
e tutti gli angeli,
i beati Giovanni Battista e Giovanni evangelista,
Pietro e Paolo,
i beati patriarchi, profeti, innocenti,
apostoli, evangelisti, discepoli,
martiri, confessori, vergini,
i beati Elia ed Enoc,
e tutti i santi che furono, che sono e che saranno,
perché, come essi possono fare,
rendano grazie a te,
per tutto il bene che ci hai fatto,
o sommo Dio, eterno e vivo,
con il Figlio tuo diletto,
Signore nostro Gesù Cristo
e con lo Spirito Paraclito
nei secoli dei secoli.
Amen.


San Francesco d'Assisi

martedì 27 gennaio 2015

Non dimenticare

Shoa

"Difficile da riconoscere, ma era qui.
Qui bruciavano la gente.
Molta gente è stata bruciata qui.
Si, questo è il luogo.
Nessuno ripartiva mai di qui.

I camion a gas arrivavano là...
C'erano due immensi forni...
e dopo, gettavano i corpi in quei forni,
e le fiamme salivano fino al cielo.

Fino al cielo?

Si.
Era terribile.
Questo non si può raccontare.
Nessuno può
immaginare quello che è successo qui.
Impossibile. E nessuno può capirlo.
e anche io, oggi...

Non posso credere di essere qui.
No, questo non posso crederlo.
Qui era sempre così tranquillo. Sempre.
Quando bruciavano ogni giorno 2000 persone, ebrei,
era altrettanto tranquillo.
Nessuno gridava. Ognuno faceva il proprio lavoro.
Era silenzioso. Calmo.
Come ora."
tratto da 'SHOAH' di CLAUDE LANZMANN
 

sabato 24 gennaio 2015

Papa Francesco: La Riconciliazione è incontro con il Signore che riconcilia

La Riconciliazione è incontro con il Signore che riconcilia
La prima Lettura del giorno (Eb 8, 6-13) è stata di ispirazione durante l’omelia di Papa Francesco per parlare della Confessione: il sacramento della Riconciliazione non è un giudizio ma un “incontro con il Signore che riconcilia“.
La prima cosa che dobbiamo avere a mente nel momento in cui ci confessiamo, ha spiegato Bergoglio, è che “Dio Perdona sempre! Non di stanca mai di perdonare“. Questo non lo dice Francesco, ma fu Gesù stesso a dirlo a Pietro: “Quando Pietro chiese a Gesù: “Quante volte io devo perdonare? Sette volte?” – “Non sette volte: settanta volte sette”.  - ha ricordato il Santo Padre – Cioè sempre. Così perdona Dio: sempre“.
È l’uomo, piuttosto, che si stanca di chiedere perdono per tanti motivi, non ultimo quello di ritenere certi peccati imperdonabili: non è così “se tu hai vissuto una vita di tanti peccati, di tante cose brutte, – ha detto – ma alla fine, un po’ pentito, chiedi perdono, ti perdona subito! Lui perdona sempre“. E ancora ha continuato “Non c’è peccato che Lui non perdoni. Lui perdona tutto. ‘Ma, padre, io non vado a confessarmi perché ne ho fatte tante brutte, tante brutte, tante di quelle che non avrò perdono…’ No. Non è vero. Perdona tutto. Se tu vai pentito, perdona tutto“.
E questo perdono, ha aggiunto il Pontefice, lo si percepisce nella confessione stessa: “tante volte non ti lascia parlare! Tu incominci a chiedere perdono – ha raccontato – e Lui ti fa sentire quella gioia del perdono prima che tu abbia finito di dire tutto.
L’importante, per giungere a percepire questo contatto con Dio è che la Confessione non sia una formalità: “Tante volte le confessioni sembrano una pratica, una formalità… E l’incontro dov’è? – ha quindi concluso Papa Francesco –L’incontro con il Signore che riconcilia, ti abbraccia e fa festa: andare a confessarsi non è andare alla tintoria perché ti tolgono una macchia. No! È andare a incontrare il Padre, che riconcilia, che perdona e che fa festa“.

venerdì 2 gennaio 2015

Papa Francesco: Non è possibile amare Cristo, ma non la Chiesa

Non è possibile amare Cristo, ma non la Chiesa
Papa Francesco nella Solennità di Maria, Santissima Madre di Dio, ha voluto ricordare come Gesù e Maria siano inseparabili, dalla concezione al Calvario, così come la Chiesa e Cristo sono inseparabili: “non è possibile «amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della Chiesa»
“La Chiesa – ha precisato Bergoglio nel corso dell’omelia – è la grande famiglia di Dio, che ci porta Cristo“. Se ci pensiamo, infatti, “la nostra fede non è una dottrina astratta o una filosofia” ma nasce e si sviluppa proprio nella comunità, dai genitori, dai nonni e si trasforma poi in una “la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo, il Figlio unigenito di Dio fattosi uomo, morto e risorto per salvarci e vivo in mezzo a noi“.
La Chiesa non serve, però, solo per far sviluppare la fede: essa è importante durante tutto il cammino cristiano. Infatti domandiamoci: dove possiamo incontrare Gesù? “Lo incontriamo nella Chiesa, nella nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. – ha risposto il Santo Padre – È la Chiesa che dice oggi: “Ecco l’agnello di Dio”; è la Chiesa che lo annuncia; è nella Chiesa che Gesù continua a compiere i suoi gesti di grazia che sono i Sacramenti“.
Questa azione e missione della Chiesa esprime la sua maternità“, ha quindi spiegato il Vescovo di Roma “Infatti essa è come una madre che custodisce Gesù con tenerezza e lo dona a tutti con gioia e generosità. Nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo. Senza la Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento. Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori“.