sabato 18 gennaio 2014

Gesù Cristo

Gesù Cristo

(Di di seguito viene riportata la Lettera di Publio Lentulo, Governatore della Giudea -antecessore di Pilato-, nella quale si descrivono le fattezze di Gesù Cristo all'Imperatore di Roma, tradotta dal latino originale, che si conserva dai Signori Cesarini di Roma.)


Ho inteso, o Cesare, che desideri sapere quanto ora ti narro: essendo qui un uomo, il quale vive di grandi virtù, chiamato Gesù Cristo dalla gente, è detto profeta ed i suoi discepoli lo tengono per divino e dicono che egli è figlio di Dio, Creatore del cielo e della terra e di tutte le cose che in essa si trovano e sono fatte.
In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose meravigliose di questo Cristo: risuscita i morti e sana gli infermi con una sola parola.
Uomo di giusta statura, è molto bello di aspetto, ha maestà nel Volto e quelli che lo mirano si sentono portati ad amarlo e temerlo.
Ha i capelli color della nocciola ben matura, sono distesi sino alle orecchie e dalle orecchie sino alle spalle sono di color della terra, ma più risplendenti.
Ha in testa, nel mezzo della fronte, il crine spartito ad usanza dei Nazareni, il Volto senza ruga o macchia, accompagnato da un colore modesto. Le narici e le labbra non possono da alcuno essere riprese con ragione: la barba è spessa ed ha somiglianza dei capelli, non molto lunga, ma spartita per mezzo.
Il suo mirare è molto profondo e grave: ha gli occhi come i raggi del sole e nessuno può guardarlo fisso per lo splendore e, quando ammonisce, si fa anche amare; è allegro ma posato. Dicono che nessuno l' ha veduto mai ridere, ma bensì piangere. Ha le mani e le braccia molto armoniose, nella conversazione contenta molti, ma si vede di rado.
Quando lo si trova, è molto riservato e modesto all'aspetto e nella presenza è il più bell'uomo che si possa immaginare, tutto simile alla madre, la quale è la più giovane che si sia mai vista in queste parti.
Se la Maestà tua, o Cesare, desidera di vederlo, come negli avvisi passati mi scrivesti, fammelo sapere, che non mancherò subito di mandartelo.
Di lettere fa stupire la città di Gerusalemme. Egli non ha studiato giammai con alcuno, eppure sa e conosce tutte le scienze. Cammina scalzo, senza cosa alcuna in testa; molti ne ridono in vederlo ma, in presenza sua, nel parlare con lui, tremano e si stupiscono.
Dicono che un tal uomo non è mai stato veduto, né inteso in queste parti. In verità, secondo mi dicono gli ebrei, non si è sentito mai di tali consigli, di così grande dottrina, come insegna questo Cristo e molti dei Giudei lo tengono per divino e gli credono; molti altri me lo querelano con dire che è contro la Maestà tua, o Cesare.
Si dice di non aver mai fatto dispiacere ad alcuna persona, ma sì bene e, tutti quelli che lo conoscono o che l'hanno messo alla prova, dicono di aver ricevuto benefizi e sanità.
Però alla Maestà tua, o Cesare, alla tua obbedienza sono prontissimo: quanto mi comandi sarà eseguito. Ciò per me vale.
Da Gerusalemme Indizione settima, luna undicesima.
Della Maestà tua fedelissimo e obbedientissimo.

Publio Lentulo (Governatore della Giudea)






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Gesù è nato in un tempo
ed in un luogo determinato.

Gesù è nato in un’epoca determinabile con precisione. All’inizio dell’attività pubblica di Gesù, Luca offre ancora una volta una datazione dettagliata ed accurata di quel momento storico: è il quindicesimo anno dell’impero di Tiberio Cesare; vengono inoltre menzionati il governatore romano di quell’anno ed i tetrarchi della Galilea, dell’Iturea e della Traconìtide, come anche dell’Abilene, quindi anche i capi dei sacerdoti (cfr. Luca, 3, I ss).
Gesù non è nato e comparso in pubblico  nell’imprecisato “una volta” del mito. Egli appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente indicato: l’universale ed il concreto si toccano a vicenda. In Lui, il Logos, la Ragione creatrice di tutte le cose è entrato nel Mondo. Il Logos Eterno si è fatto Uomo e, di questo, fa parte il contesto di luogo e di tempo. La Fede è legata a questa realtà concreta, anche se poi, in virtù della Risurrezione, lo spazio temporale e geografico viene superato e il “precedere in Galilea” (Matteo, 28, 7) da parte del Signore introduce nella vastità aperta dell’intera umanità (cfr. Matteo, 28, 16ss).

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