martedì 23 dicembre 2014

Ti ringraziamo, Signore


Ti ringraziamo, Signore, perché tu vuoi che non solo le
nostre bocche ti lodino, ma tutta la nostra vita canti e
danzi al tuo Amore. Ti ringraziamo per questa giornata,
perché, quando ci sei tu nella nostra vita, non c’è timore
di nulla, anzi c’è solo certezza, perché questa scelta del
nostro cuore è fede sulla tua Parola. Ti ringraziamo e ti
benediciamo, perché oggi è una giornata di festa
insieme a te. Noi scegliamo di vivere insieme a te,
quindi la nostra vita diventa un corteo festante insieme
al tuo Amore.
La nostra vita diventi un canto e una danza d’Amore a
te. Questa è la testimonianza, che vogliamo portare
come Cristiani, come generazione festante sulla Terra.
Grazie per la tua Presenza. Amen! Alleluia!

Ti ringraziamo, Signore, per averci chiamato, oggi, perché tu hai qualche cosa
di nuovo da regalarci, tu hai un progetto, che da sempre hai pensato per
ciascuno di noi. Siamo qui, perché vogliamo entrare nella consapevolezza
della nostra identità regale, Signore, del nome che hai dato a ciascuno nel
momento in cui ci hai pensato. Tu ci hai pensato, come figli: questo ci rende
degni di stare in questo mondo da figli di Dio. Ti adoriamo, Signore, perché
nessuno poteva pensare questo per noi. Benedetto sei tu!

Durante il canto pensavo quanto è bella la Chiesa di Dio. Signore Gesù,
vogliamo lodarti e benedirti, perché è bello stare qui a fare festa. Ho chiamato
questo giorno “IL GIORNO DELLA BELLEZZA”, perché sono figlia amata, bella,
poiché tu, Padre, sei bello. Tu hai pensato il meglio per ciascuno di noi. Tu,
Padre, hai pensato parole d’Amore per ciascuno di noi. Il nostro cuore
trabocca di gioia, perché il Risorto è in mezzo a noi. Vogliamo uscire da quella
mentalità, che ci tiene legati alla legge. Il Signore Gesù Risorto è con noi e non
possiamo non fare festa. Il tempo del lutto è finito. Siamo qui, per lodare il
tuo Nome, Signore Gesù. Tu sei il Signore della nostra vita! Alleluia!

Grazie, Signore Gesù, perché mi hai fatto vedere un
temperino e una punta di matita. Grazie, perché, oggi, ci
aiuti nuovamente a scrivere una pagina nella Storia della
nostra vita. Grazie, Signore, perché, oggi, viviamo questo
tempo, che è tempo di grazia. Vogliamo vivere al di là del
tempo fisico e del tempo limitato. Oggi, ci hai chiamato da
varie parti; ti benediciamo, Signore, anche per questa
neve, che non ha bloccato nulla, non ha bloccato in noi il
desiderio di essere qui. Sappiamo
che ogni incontro con te trasforma,
rinnova. Sappiamo, Signore, che stai
temperando la punta della nostra
matita e la nostra capacità di vedere cambierà e
potremo scrivere cose nuove! Ti lodiamo e ti
benediciamo per le novità, che oggi porti nel nostro
cuore: è già annuncio di primavera! Lode! Lode! Lode!

A me continua a venire in mente “Alice nel Paese delle meraviglie”, che fa
questo viaggio, dove tutto è fantasioso. Gesù, ti chiedo di venire a convincere
il nostro cuore che questo è un momento bello, non solo fantasioso, è un
momento, in cui ci prendi per mano, perché la nostra vita diventi
meravigliosa. Ti chiedo, Gesù, di venire ad infiammare i
nostri cuori, ti chiedo di venire a farci sentire amati,
protetti, voluti. Ti chiedo di farci sentire potentemente la
tua Presenza, che si prende cura delle nostre esigenze, dei
nostri sogni, dei nostri desideri. Ti chiedo di farci sentire
amati nel profondo, con quell’Amore, che è capace di
smuovere ogni cosa e di andare oltre. Vieni, Spirito Santo,
vieni a incendiare i nostri cuori!

Ti invito a toglierti i calzari, perché questa è Terra Santa e anche tu sei
Creatura Santa. Ho chiesto un passo e il Signore mi ha dato Giovanni 1, 1-3:
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era
in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e senza di Lui
niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. Il Signore ci vuole portare
all’essenza che noi siamo. Per sentire forte il suo Amore, dobbiamo tornare
all’essenza, a quell’attimo in cui Lui ha donato vita ed eravamo immersi in
questo tutto, in questa Luce. Signore, oggi voglio togliere tutto ciò che non mi
fa vivere la Luce, che tu sei. Amen!

Ti invito a scendere nel profondo del tuo cuore, per abbandonare tutte le
maschere, che hai dovuto indossare, per affrontare alcune situazioni. Ti invito
a ricentrarti su te stesso e a ritornare all’origine. Grazie, Signore Gesù!

Isaia 41, 9-10: Sei tu che io ho preso dalle estremità della Terra e ho
chiamato dalle regioni più lontane e ti ho detto: - Mio servo tu sei, ti ho
scelto, non ti ho rigettato.- Non temere, perché io sono con te; non smarrirti,
perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto e ti sostengo
con la destra vittoriosa. Grazie, Padre!

Giovanni 1, 7-8: Egli venne come testimone, per rendere testimonianza alla
luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva
rendere testimonianza alla luce. Grazie, Signore Gesù!

A te, che ti senti avvilito/a, perché, uscendo da questi incontri, in cui il tuo
cuore si riempie d’Amore e la tua vita si riempie di gioia, torni a casa e
vorresti trasmettere ciò che hai vissuto alla tua famiglia, ai tuoi amici, al tuo
mondo e ricevi in cambio un sorriso di sufficienza, a volte, una battuta di
spirito, e così ti sembra di non convincere nessuno, dico: - L’esperienza non
può essere comunicata, può essere solo vissuta. Ti
invito a raccontare quello che Gesù ha fatto per te e a
non aspettarti di essere compreso/a. Il tuo racconto
scava nel cuore, scava nella vita di chi ascolta e sono
io, il Padre, a far germogliare questo seme, al
momento opportuno. Stai lieto/a!-

Confermo questa profezia, perché nella Preghiera preparatoria, abbiamo
avuto il passo di Siracide 38, 9: Figlio, non avvilirti nella malattia; prega il
tuo Signore ed Egli ti guarirà. Ti ringraziamo, Signore, per questa coerenza
nel tuo modo di parlarci. Ti ringraziamo, Signore, per il dono meraviglioso
dello Spirito Santo, che oggi sembra una cosa nuova, ma che tu, Signore, hai
sempre messo a nostra disposizione. Ti ringraziamo, Signore, per questo
aiuto. Oggi, vogliamo invocare lo Spirito con forza, perché sappiamo che con
lo Spirito tutto ciò che hai detto si realizzerà. Anche in questo torpore della
Storia, la tua Parola si realizzerà. Noi, Signore, vogliamo credere che questo si
realizzerà a partire dalla nostra Storia personale.4
Questo è il Progetto di salvezza e il tuo Piano per ciascuno
di noi, perché possiamo vivere pienamente la ricchezza
del regno.
Ti ringraziamo, ti lodiamo e ti benediciamo, Signore
Gesù, per tutte le persone, che hai chiamato a iniziare
questo cammino, che porterà a vedere il tuo volto, faccia
a faccia, in quel momento in cui noi potremo dire: - Ti
conoscevo per sentito dire, ora ti vedo.- Grazie,
infinitamente grazie!

Ogni vita avrà il suo canto. Ogni vita dentro di noi, oggi, vuole cantare.
Spirito Santo, tu hai parlato della meraviglia, che vuoi compiere dentro di noi,
affinchè noi possiamo, uscendo da qui, avere la certezza di quella punta
nuova, per poter scrivere un inizio nuovo. Sento
che dobbiamo fare ancora un canto nello
Spirito, nel quale ci rivediamo piccoli, all’inizio,
per essere consapevoli di questa guarigione, di
questa grazia che avverrà. Noi vogliamo
accogliere questa guarigione, che sappiamo
certa, perché tu sei la verità. Per essere
testimoni di luce, dobbiamo liberare il nostro
cuore dalle ombre. Ti consegniamo il cuore di
noi piccoli, di noi, che avevamo bisogno di sentire un calore, che non abbiamo
sentito, ma ora, Signore, non è più il tempo dell’ignoranza. Ci dici che
dobbiamo essere figli felici, contenti. In questo canto, Signore, noi vogliamo
abbandonarci piccoli, lì, dove deve avvenire la guarigione. Ti presentiamo noi
stessi, il prodigio che siamo. Rendici certi della preziosità che noi siamo, per
essere testimoni di te. Amen!

Ebrei 5, 5: Mio figlio tu sei: oggi ti ho generato!
Grazie, Signore Gesù!

sabato 13 dicembre 2014

Signore Gesù ascoltami


Un giovane disse: SIGNORE TI STO CERCANDO PERCHE' NON RISPONDI?


Il Signore gli rispose: Non mi credere lontano, insensibile, assente.. Sono con te, accanto a te, anzi dentro di te.


Ascolto ogni tua parola, sento ogni tuo palpito, comprendo i gemiti del tuo cuore angosciato.


Raccolgo ad una ad una le lacrime che irrorano il tuo volto.


Anche il mio figlio Gesù, sulla croce, mi gridò Dio, Dio mio perché mi hai abbandonato? ed io dov'ero? Ero li, e Lui pur sapendolo, non mi sentiva. Ebbe un momento di vuoto terrificante, ma poi si riprese, e pur non vedendomi, avvertì che ero lì, in quel momento con Lui, e si gettò fra le mie braccia Signore nelle tue mani depongo il mio spirito.


Abbi dunque fiducia e non dubitare mai.






_ Impara ad attendere pazientemente. Attendi e spera, anche se tutto ti sembra irrimediabilmente perduto. Talvolta il dolore pare che ci schiacci, eppure quando tutto sembra morire, nasce qualcosa di insperato in noi.


E la vita tornerà a sorriderti più bella e affascinante di prima.


Spera sempre, spera molto, anche contro ogni umana previsione.


Al Signore non costa nulla premiare con 1 miracolo la fede di chi crede in Lui






_Quando sei colpito dal dolore, quando esperimenti la traffittura delle spine, lo strazio di una ferita, l'onta di uno schiaffo, lo spasimo dei fori alle mani e ai piedi, l'umiliazione di un insulto o di una calunnia, NON ACCUSARE NESSUNO, NON INCOLPARE I TUOI FRATELLI, le circostanze, gli eventi della vita...ESSI NON SONO CHE STRUMENTI.


E il Divino Crocifisso che ti invita a seguirLo, a Imitarlo, a continuare in te la grande legge della salvezza nella sofferenza. Ad ogni tua croce corrisponde un Suo aiuto.


Ad ogni tuo dolore, per quanto umanamente intollerabile, una Sua Grazia Particolare.








_Dice la Bibbia: Non abbandonarti alla tristezza, non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è vita per l'uomo. Gelosia e ira accorciano i giorni, la preoccupazione anticipa la vecchiaia.






_ Permetto il buio e la burrasca perché voglio provare la tua fede. Ricorda che il mio sguardo è perennemente fisso su di te e non ti abbandona un solo momento, anche quando tu mi tradisci e mi offendi. E lo sguardo dell'unica persona che ti ama infinitamente, e ti segue ti apre la strada, ti protegge, ti accarezza, ti sorride, ti consola...


Ascoltami, perchè ti parlo continuamente, attraverso infinite voci e nei modi più impensatati.

l'indifferenza è peggio dell'odio


I PECCATI CONTRO L’AMORE DEL PROSSIMO

I peccati contro il prossi­mo rappresentano un'of­fesa contro l'amore. Tale amore viene addirittura negato al prossimo, in maniera totale, con il di­sinteresse, l'odio e l'invi­dia.
Vediamo ora quali sono i peccati, che si oppongono in maniera particolare all'amore del prossimo.
Poiché l'amore del prossi­mo è il principio fondamentale del retto comportamento verso il prossimo, ogni peccato con cui noi manchiamo nei confron­ti di questi è un peccato contro l'amore. Per esempio, una bugia sta direttamente in contraddizio­ne con la veracità, un omicidio o un furto contraddicono diretta­mente la giustizia, in fondo però si dirigono contro l'amore del prossimo.
Altri peccati, come lo scan­dalo, il traviamento, il rifiuto del soccorso materiale ad un bi­sognoso, rappresentano offese dirette dell'amore, nei primi due casi sul piano della responsabi­lità per la salvezza del prossimo, nell'ultimo sul piano dell'am­ministrazione dei beni materiali affidatici.
Alcuni peccati si dirigono in maniera speciale e complessi­va contro l'amore del prossimo. Con essi neghiamo al prossimo l'amore dovutogli, non solo in determinate circostanze e sotto un determinato aspetto, bensì in linea di principio e in maniera totale. Tali peccati sono: il disin­teresse nei confronti del prossi­mo, l'odio e l'invidia.

1 ° Il disinteresse nei con­fronti del prossimo.

Mentre la sollecitudine è l'atteggiamento tipico di colui che nutre vero amore verso il prossimo, il disinteresse (verso un determinato individuo oppure una classe di individui o un po­polo) è espressione di mancanza di amore e di rifiuto di amare.
Ciò è in contrasto con l'e­splicita esortazione di san Pao­lo: «Guardatevi dal rendere ma­le per male ad alcuno; ma cer­cate sempre il bene tra voi e con tutti» (1 Ts 5,15).
Il disinteresse cosciente e volontario è colpevole. La colpa è tanto più grave quanto più il prossimo avrebbe diritto al no­stro interesse. Così, ad esempio, l'indifferenza di un coniuge ver­so l'altro, dei genitori verso i fi­gli, è peggiore dell'indifferenza manifestata verso un altro uomo.

2° L'odio.

«L'odio volontario è contra­rio alla carità. L'odio del prossi­mo è un peccato quando l'uomo vuole, deliberatamente, per lui del male. L'odio del prossimo è un peccato grave quando delibe­ratamente si desidera per lui un grave danno» (CCC, n. 2303). Gesù ci esorta: «[ ...] amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,44-45).
L'odio consiste nel detesta­re, con libera decisione, la per­sona del prossimo e nel considerarla come una disgrazia non dovrebbe esistere. Non possiamo parlare di odio nei seguenti casi:
- quando si prova un'anti­patia spontanea verso una per­sona, senza assentirvi libera­mente;
- quando si condanna il ma­le che è nel prossimo e che vie­ne da lui compiuto, senza però riprovare la sua persona;
- quando ci adiriamo contro qualcuno, perché ci ha fatto un'ingiustizia, e ne desideriamo la punizione, senza condannare e rifiutare la sua persona.

3° L'invidia.

«Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni al­trui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebi­tamente. Quando arriva a volere un grave male per il prossimo, l'invidia diventa un peccato mortale. L'invidia rappresenta [...] un rifiuto della carità» (CCC, 2539-2540).
L'invidia non e una man­canza contro l'amore grave quanto l’odio.
Essa si oppone alla gioia disinteressata per il bene e i vantaggi del prossimo. L'invidioso si rammarica per il fatto che l'altro è in possesso di determinati beni che lui non ha.
Dall'invidia vanno distinti alcuni moti e atteggiamenti che a prima vista le sono simili, ma che di fatto ne sono più o meno distinti. Non si tratta di invidia quando uno prova dispiacere o tristezza per il fatto di essere me­no provvisto di beni di un altro, fintanto che non vede di maloc­chio quel che l'altro possiede. Né può essere definita invidia l'indignazione per la mancanza di una giusta ripartizione delle ricchezze tra i pooli o più semplicemente tra gli uomini.

venerdì 5 dicembre 2014

Gesù è nato anche per te?


Non c’era posto per Lui nell’albergo; (Vangelo di Luca cap. 2 vers7)
Mancano ormai pochi giorni e quasi tutti ci stiamo preparando per festeggiare il Natale, vediamo paesi e città che si vestono di luci colorate, vetrine addobbate, musiche che allietano le giornate, si respira aria di festa, il Natale  purtroppo per molti  è solo una tradizione, una ricordanza, io credo che sia  qualcosa di più . Perché si festeggia il Natale? Che cos’è  per te?
Il Vangelo di Luca così ci narra la nascita di Gesù:  “ Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo “ ( Vangelo di Luca cap. 2 vers. 7 ).
“ Non c’era posto “  non c’era posto per Lui, né tra il clero di quel tempo, né tra i grandi di questo mondo; non c’era posto in nessun albergo; non c’era posto in nessuno alloggio, non c’è posto oggi nei cuori delle persone, non è stato accettato e continua a non esserlo, perché? La luce è venuta nel mondo ma l’uomo non l’ha riconosciuta, ed ancora più triste che gli uomini, che era venuto a salvare, un giorno gridarono: “Crocifiggilo, crocifiggilo”.
Eppure Gesù è il dono di Dio per tutti gli uomini, Egli è il Dio che si è fatto uomo, allo scopo di parlare direttamente ai loro cuori, di pagare il prezzo delle loro colpe e giustificarli davanti al Padre celeste.. Non dimentichiamoci che se la vita terrena di Gesù è iniziata nella mangiatoia di una stalla, è finita con una condanna a morte su una croce, con il rifiuto totale da parte di coloro ai quali si era donato, che aveva amato, guarito,salvato.
Cristo Gesù, pure essendo in forma di Dio,”…. Spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini;… umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato,.. affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.”  Filippesi cap. 2 vers. 5-11”.
Tu stai per festeggiare il Natale, ma sei convinto che Gesù è nato, è morto,è risorto proprio per te? Sei convinto di aver bisogno del Suo amore, della Sua pace, della Sua gioia; in questo Natale sei pronto a confessare  che Gesù è il tuo Salvatore personale e a piegare le tue ginocchia di fronte a Lui? Prima di festeggiare davanti ad una tavola imbandita, con panettoni e spumanti, rifletti se questa non è altro che ipocrisia, o se veramente ti stai rallegrando perché 2000 anni fa, “Dio ci ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” Vangelo di Giovanni cap. 3 vers. 16.  Non accontentarti di festeggiare il Natale una volta all’anno, Gesù se è nato nel tuo cuore è natale tutti i giorni.
C’è posto nel tuo cuore per Gesù il figlio di Dio ?
Se non c’è ancora, ricordati che tutta la nostra vita terrena passa e tramonta come un fiore, ma un giorno tutti dovremo comparire davanti al tribunale celeste per rendere conto di cosa abbiamo fatto di quel dono di Dio.

giovedì 4 dicembre 2014

Gesù continua a guarire. Anche noi.


Solo se davvero vogliamo guarire 
con tutte le nostre forze possiamo
ottenere ciò che desideriamo. Spesso
siamo noi stessi il maggiore ostacolo
alla nostra guarigione profonda!
vorremmo guarire, ma senza sforzo.

Non possiamo farlo se non siamo

disponibili a cambiare.
Dio non agisce se non torniamo ad
essere uomini.
Se non facciamo la nostra parte.
Se non accettiamo le conseguenze
di un radicale cambiamento. 

mercoledì 3 dicembre 2014

AVVENTO

 
Questo termine significa: venuta, o verso la venuta. Deriva dal verbo venire. Il tempo di Avvento segna anche l'inizio del nuovo Anno liturgico.
Nel linguaggio religioso del paganesimo, adventusindicava la venuta periodica di Dio e la sua presenza  nel tempio. Significava, dunque: ritorno, o anniversario.
Dal punto di vista cristiano, il termine adventus ha un duplice significato, indica le due venute di Gesù. La prima è la venuta storica di Gesù a Betlemme, la seconda venuta sarà quella alla fine dei tempi. Queste due venute sono considerate come un'unica venuta, sdoppiata in due tappe. Questa duplice dimensione di attesa caratterizza tutto l'Avvento.
     Nella Storia:
L'Avvento è il tempo liturgico che precede, come preparazione, la festa di Natale. Sorse nel secolo IV con una durata di tre settimane, su imitazione della Quaresima, o delle tre settimane di preparazione alla Pasqua, richieste per i catecumeni.
 Profeta Isaia  Siccome la venuta di Cristo fu annunciata dai profeti, preparata dal Precursore, e compiuta dalla Vergine Maria, sono tre le figure centrali dell'Avvento: Isaia, Giovanni Battista e Maria. Durante tutto l'Avvento, tempo di speranza e di preparazione, si legge il libro di Isaia. La seconda e la terza domenica sono centrate sulla persona e sull'opera del Battista. Gli ultimi otto giorni di questo tempo sono dedicati a Maria, la Madre di Gesù, che visse intensamente l'Avvento durante i nove mesi in cui portò Gesù nel suo grembo. 
Nel IV secolo il tempo   pasquale e quaresimale avevano già assunto una configurazione vicinissima a quella attuale.
L'origine del tempo di Avvento è più tardiva, infatti viene individuata tra il IV e il VI secolo. La prima celebrazione del Natale a Roma è del 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale.
Per quanto la prima festa di Natale sia stata celebrata a Roma, qui si verifica un tempo di preparazione solo a partire dal VI secolo. Senz'altro non desta meraviglia il fatto che l'Avvento nasca con una configurazione simile alla quaresima, infatti la celebrazione del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita. Nel 380 il concilio di Saragozza impose la partecipazione continua dei fedeli agli incontri comunitari compresi tra il 17 dicembre e il 6 gennaio.
In seguito verranno dedicate sei settimane di preparazione alle celebrazioni natalizie. In questo periodo, come in quaresima, alcuni giorni vengono caratterizzati dal digiuno. Tale arco di tempo fu chiamato "quaresima di s. Martino", poiché il digiuno iniziava l'11 novembre. Di ciò è testimone s. Gregorio di Tours, intorno al VI secolo. 
     Secondo Avvento di Gesù:  la venuta del Cristo della gloria, il Re !

Il secondo avvento di Gesù nella gloria, può avvenire in qualunque momento della storia, e a partire dalla sua Ascensione   sono cominciati i cosiddetti “ultimi tempi”, il suo ritorno dunque è sempre da considerarsi  imminente.
Dopo l'Ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente (cf Ap 22,20), anche se non spetta a noi " conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla suascelta " (At 1,7; cf Mc 13,32). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento (cf Mt 24,44; 1 Ts 5,2) .
Prima avverrà il riconoscimento del Messia da parte di " tutto Israele ".
La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di " tutto Israele " (Rm 11,26; Mt 23,39) a causa dell'" indurimento di una parte " (Rm 11,25) nella " Mancanza di fede " verso Gesù (cf Rm 11,20).
Sempre prima dell'Avvento di Cristo si verificheranno: la prova finale per la sua Chiesa scossa nella fede di molti, l'impostura del " mistero d'iniquità ", l' " Anticristo " e il falso messianismo, con apostasia della verità e autoglorificazione dell'uomo di fronte a Dio.
Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti (cf Lc 18,8; Mt 24,12). La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra (cf Lc 21,12; Gv 15,19-20) svelerà il " Mistero di iniquità " sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne (cf 2 Ts 2,4-12; 1 Ts 5,2-3; 2 Gv 7; 1 Gv 2,18.22).
La Chiesa raggiungerà il regno, non attraverso un trionfo storico, ma per la vittoria di Dio sul male e dopo aver seguito il Signore nella sua morte e risurrezione.
La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione (cf Ap 19,1-9). Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa (cf Ap 13,8) secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male (cf Ap 20,7-10) che farà discendere dal cielo la sua Sposa (cf Ap 21,2-4). Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell'ultimo Giudizio (cf Ap 20,12) dopo l'ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa (cf 2 Pt 3,12- 13).

Novena di Natale


INVITATORIO

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Rallegrati, popolo di Dio, esulta città di Sion
Ecco il Signore viene - e in quel giorno splenderà una grande luce †
Dai monti e dai colli le acque scenderanno gioiose -
perché viene il grande profeta † che rinnoverà Gerusalemme.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Ecco viene il Dio fatto uomo e siederà sul trono di Davide †
voi lo vedrete e il vostro cuore proverà una grande gioia.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Ecco viene il nostro protettore, il Santo d'Israele - con la corona regale sul Suo capo †
dominerà da un mare all'altro - fino agli ultimi confini della terra.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Il Signore l'ha promesso: Egli sta per venire †
se ancora indugia, vigilate, ecco viene per salvarci.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Il Signore scenderà come pioggia feconda †
nei suoi giorni fiorirà la giustizia e la pace †
tutti i re lo adoreranno -
gli saranno soggette tutte le nazioni della terra.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Nascerà per noi un Bambino e il Suo nome sarà Dio potente †
siederà sul trono di Davide suo padre e sarà nostro sovrano †
a Lui appartengono la forza, la salvezza e il regno eterno.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

Betlemme città dell'Altissimo, da te uscirà il Signore d'Israele †
Le sue origini son eterne, fin dai giorni più lontani †
Egli sarà grande su tutta la terra -
E la sua venuta porterà tra noi la pace.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

(Nella vigilia si aggiunge:)
Domani verrà distrutta l'iniquità della terra †
E inizierà il suo regno fra noi il Salvatore di ogni uomo.

DISCENDE IL RE DAL CIELO, VENITE, ADORIAMO.

POLISALMO
Si rallegrino i cieli ed esulti la terra †
o monti acclamate, inneggiate.
Ecco, il nostro Dio viene e ci salva †
avrà compassione dei suoi poveri.
O cieli mandate la rugiada †
le nuvole piovano il Giusto.
La, terra si apra e spunti il Salvatore †
e faccia germogliare la Giustizia.
Tu che ami il tuo popolo, ricordati di noi †
Facci visita nel tuo Salvatore.
Dimostraci, Signore, la tua misericordia †
e donaci la Tua salvezza.
Signore degli eserciti vieni a liberarci †
illumina il Tuo volto e noi saremo salvi.
Così verrà conosciuta sulla terra la Tua via †
in tutte le nazioni la Tua salvezza.
O Pastore d'Israele, ascolta il nostro grido †
vieni e risveglia la Tua forza.
Vieni, Signore, vieni e non tardare †
sciogli i peccati del tuo popolo.
GLORIA AL PADRE E AL FIGLIO -
E ALLO SPIRITO SANTO.
COME ERA IN PRINCIPIO ORA E SEMPRE -
NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN.

INNO
Grida una voce agli uomini, a Dio convertitevi; †
il Suo regno è in mezzo a noi, dall'alto splende ormai Gesù.
Ecco l'Agnello viene a noi, per cancellare il debito, †
chiediamo con le lacrime, perdono a Dio Altissimo.
Il Creator dei secoli, discende in mezzo agli uomini, †
si incarna per redimere l'umanità colpevole.
Celeste grazia riempì Maria, la Purissima, †
e il seno di una Vergine portò un mistero altissimo.
Nel suo cuore umile Iddio volle scendere: †
Maria resta vergine, diventa madre di Gesù.
Onore, lode, gloria al Padre e all'Unigenito, †
con il Divino Spirito, nei secoli dei secoli. Amen

C. Stillate cieli dall'alto e le nubi piovano il Giusto.
T. Si apra la terra e germogli il Salvatore.

ANTIFONE AL MAGNIFICAT

16 dic.
Ecco, verrà il Re, Signore della terra,
e toglierà il giogo della nostra schiavitù.

17 dic.
O Sapienza,
che esci dalla bocca dell'Altissimo, ti estendi ai confini del
mondo, e tutto disponi con soavità e con forza, vieni, insegnaci
la via della saggezza.

18 dic.
O Signore, guida della casa d'Israele,
che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto, e sul monte Sinai
gli hai dato la legge: vieni a liberarci con braccio potente.

19 dic.
O Germoglio di Jesse,
che ti innalzi come segno per i popoli:
tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni t'invocano:
vieni a liberarci, non tardare.

20 dic.
O Chiave di Davide,
scettro della casa d'Israele, che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi, e nessuno può aprire: vieni, libera l'uomo prigioniero,
che giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.

21 dic.
O Astro che sorgi,
splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina
chi giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.

22 dic.
O Re delle genti,
atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i
popoli in uno, vieni, e salva l'uomo che hai formato dalla
terra.

23 dic.
O Emmanuele, nostro re e legislatore,
speranza e salvezza dei popoli:
vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.

24 dic.
Quando sorgerà il sole,
vedrete il Re dei re:
come lo sposo dalla stanza nuziale
egli viene dal Padre.


MAGNIFICAT
L'anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, *
adAbramo e alla sua discendenza per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

ADORIAMO IL SACRAMENTO
Adoriamo il Sacramento
che Dio Padre ci donò.
Nuovo patto, nuovo rito
nella fede si compì.
Al mistero è fondamento
la Parola di Gesù
la parola di Gesù.
Gloria al Padre Onnipotente,
gloria al Figlio Redentor;
lode grande, sommo onore
all'Eterna Carità.
Gloria immensa, eterno amore
alla Santa Trinità
alla Santa Trinità.
Amen.

venerdì 7 novembre 2014

Riscopriamo il vero significato del Natale


Hanno accompagnato il mio cammino di questi mesi prima del Natale i brani di alcune lettere che S. Ignazio di Antiochia ha scritto ad alcune Chiese dell’Asia minore e a quella di Roma nel suo cammino verso il martirio, da lui amato come termine del suo personale rapporto di amore con il Signore. Questa grande personalità ecclesiale, che la tradizione cristiana ha considerato per secoli un quasi-apostolo e che, secondo le ultime indagini della scienza storica, pare abbia esercitato proprio nei lunghi mesi del suo avvicinamento a Roma, la funzione di Papa della Chiesa universale, scrive ai cristiani di Tralle un brano di assoluta chiarezza e di perentoria attualità. È da questo che intendo partire per introdurmi all’attualità del Natale.
«Chiudete le orecchie quando qualcuno vi parla d’altro che di Gesù Cristo, della stirpe di David, figlio di Maria, che realmente nacque, mangiava e beveva, che fu veramente perseguitato sotto Ponzio Pilato, che fu veramente crocifisso e morì al cospetto del cielo, della terra e degli inferi, e che poi realmente è risorto dai morti. Lo stesso Padre suo lo fece risorgere dai morti e farà risorgere nella stessa maniera in Gesù Cristo anche noi, che, crediamo in lui, al di fuori del quale non possiamo avere la vera vita».Il Natale 2014, come del resto il Natale 2013, sarà per tanti cristiani e non cristiani, quindi per l’intera società, il ritorno di una consuetudine largamente prevista e addirittura tollerata nella struttura impietosa e disumana di questa società. Una parentesi, nella quale cristiani e no si prodigano a ritrovare i sentimenti della loro infanzia, i sentimenti e le aspirazioni dimenticati da anni, qualche residuo di bontà che fa aprire almeno il giorno di Natale le case e le istituzioni ai poveri, come se il problema fosse un pasto dignitoso a Natale.
Il Natale come una caramella: la si assapora, la si succhia, si scioglie e qualche istante dopo non rimane più niente. Non dico che non ci siano cose buone o momenti significativi o testimonianze di benevolenza contro l’orrore dei rapporti quotidiani, retti solo da logiche di potere e di sopraffazione, ma il Natale cristiano non è questo.
Il Natale è la venuta di Dio nella carne: e Dio non è venuto “nella nostra carne mortale”, come dice sant’Agostino, per costruire una precaria parentesi buonista in una società rigida e ferrigna ma per costruire in sé l’uomo nuovo ed il mondo nuovo.
Perché accettiamo che il Natale diventi questa piccola e meschina caricatura? Perché il nostro cuore è malato o meglio perché, come dicevano i profeti, “il nostro cuore è lontano da Dio”.
Il popolo cristiano è quasi “costretto” a partecipare, impotente, a un fenomeno terribile che dura da secoli e che si sta compiendo sotto i nostri occhi. Benedetto XVI ha avuto il coraggio di chiamarlo con il suo nome e cognome: l’APOSTASIA DA GESÙ CRISTO.
Il peccato mortale della cristianità di oggi è la mancanza di fede, non come intenzione morale o sentimentale, ma come mentalità. Dove la fede raggiunge la sua pienezza e la sua maturità: quando diviene cultura.
Quanti cristiani di oggi, ecclesiastici e laici, vecchi e giovani, proclamano con orgoglio ed entusiasmo quel numero 423 del Catechismo della Chiesa Cattolica, in cui è stato genialmente sintetizzato il contenuto reale ed esauriente della fede? 
«Noi crediamo e professiamo che Gesù di Nazareth, nato ebreo da una figlia d’Israele, a Betlemme, al tempo del re Erode il Grande e dell’imperatore Cesare Augusto, di mestiere carpentiere, morto crocifisso a Gerusalemme, sotto il procuratore Ponzio Pilato, mentre regnava l’imperatore Tiberio, è il Figlio eterno di Dio fatto uomo, il quale è «venuto da Dio» (Gv 13,3), «disceso dal cielo» (Gv 3,13; 6,33), venuto nella carne; infatti «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. [...] Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia» (Gv 1,14.16)».Gesù Cristo non è uno dei contenuti fondamentali della fede, che trova la sua collocazione in rapporto ad altre certezze o valori che gli sono equivalenti: Gesù Cristo è il contenuto fondamentale e totalizzante della fede. Credere vuol dire credere in Gesù Cristo Figlio di Dio.
I Padri dei primi concili, quelli del IV e del V secolo, hanno formulato in modo diverso una grande verità nella quale si riconosceva tutto il popolo cristiano: chiunque nega che uno di noi (cioè l’uomo Gesù Cristo) è Uno della Trinità, sia scomunicato.
Il Cristianesimo è dunque l’incarnazione di Dio nell’uomo Gesù Cristo; non Dio che si collega ad un uomo ma che diventa un uomo, in un’unica persona in cui vivono in piena comunione la totalità della divinità e la totalità dell’umanità.
Ma poiché un uomo diventa uomo perché nasce dal ventre di una donna, il Natale ci ricorda con puntualità e precisione anagrafica e carnale che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, è nato a Betlemme, dalla Vergine Maria. E quella nascita, piccola e casuale come tutte le nascite umane, segnata da precisi condizionamenti, come il rifiuto a poter nascere in una casa di uomini, è già l’inizio dell’unico grande sconvolgimento della storia e del cosmo: la venuta di Dio sulla terra.
Nel Bambino Gesù, verso cui va da 2000 anni l’affezione profonda e totale di tante generazioni cristiane, è già contenuta l’identità del Redentore: così che ogni gesto, anche faticoso, dell’inizio della vita di un uomo si carica della pienezza e della definitività del mondo nuovo di Dio, che nasce nel mondo vecchio e miserevole degli uomini.
La Madre del Signore comprese tutto questo: dopo averlo generato dolorosamente dalla profondità del suo cuore e della sua carne e dopo averlo deposto nella mangiatoia e avvolto in poveri panni si prostrò ad adorare quel Dio cui aveva dato carne mortale. «La mira Madre in poveri / panni il Figliol compose, / e nell’umil presepio / soavemente il pose; / e l’adorò: beata! / innanzi al Dio prostrata, / che il puro sen le aprì» (A. Manzoni, Il Natale).
San Luca con grande attenzione e tenerezza ci ricorda l’infanzia del Signore, questo suo crescere e diventare uomo, in questa misteriosa comunione di una umanità che cresce nel tempo e nello spazio, unita ad una divinità che è da sempre e per sempre.
Che cosa mi aspetto per il mio Natale e per il Natale di tutti i cristiani? Che possiamo recuperare la radicale semplicità e la totalità della fede nel Bambino Gesù, cioè della fede nell’inizio della pienezza del mistero cristiano.
Solo così potremo cercare di opporci efficacemente alla terribile conseguenza dell’apostasia da Gesù Cristo, che è, ed è ancora Benedetto XVI ad insegnarcelo, l’APOSTASIA DELL’UOMO DA SE STESSO.
Il mondo è malato, assistiamo ogni giorno alle spaventose degenerazioni di questa multiforme malattia, che si possono sintetizzare in un’unica espressione: la bruttezza della vita.
Gli uomini sono costretti ad una vita brutta, senza dignità, senza responsabilità, senza creatività. Questa bruttezza non è vinta da qualche particolare “aggiustamento”: qualche impegno buonistico che rompa per qualche istante la logica devastante dell’egoismo e dell’istintivismo; qualche momento di solidarietà che riduca la logica ferrea dell’egoismo e della violenza. Dio non è venuto per qualche aggiustamento, Dio in Cristo è venuto per costruire quella bellezza che “sola salverà il mondo” (Norwid). La fede, ci ricordava Giovanni Paolo II, non è una appendice preziosa ma inutile della vita, ma la verità definitiva dell’esistenza.
Questo è tutto quello che la mia coscienza cristiana dice a me stesso e a tutti i cristiani e agli uomini di buona volontà per questo Natale 2008.
Un’ultima preghiera vorrei fare al Signore che nasce bambino: che aiuti la cristianità, ma soprattutto l’ecclesiasticità, a non essere complice di quel terribile fenomeno di gnosticizzazione della fede che è purtroppo in atto.
L’aveva già previsto, con tragica lucidità profetica, il grande Papa Paolo VI: «Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia».Ci siamo dentro in pieno, solo la misericordia di Dio può salvarci. Ma la misericordia di Dio è la nostra forza. E nessuno ci fermerà in questa quotidiana testimonianza.


Autore: Mons. L. Negri 

mercoledì 22 ottobre 2014

Contro l'intemperanza del linguaggio


[1]Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, [2]poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. [3]Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. [4]Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra.[5]Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! [6]Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. [7]Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, [8]ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. [9]Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. [10]E' dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei![11]Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? [12]Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.

lunedì 13 ottobre 2014

Papa Francesco: La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno

La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno
Nella riflessione del 12 ottobre 2014, prima della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco prendendo spunto dal Vangelo di questa domenica (Mt 22,1-14) ha fatto notare come l’atteggiamento degli invitati al banchetto di nozze del Re descritto nella parabola di Gesù è molto simile a quello di ciascuno di noi che “quando il Signore ci chiama, tante volte sembra che ci dia fastidio“.
Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa – ha commentato il Pontefice -dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio“. Il Re della parabola è Dio, il quale “è buono verso di noi, ci offre gratuitamente la sua amicizia, ci offre gratuitamente la salvezza, la sua gioia” tuttavia nonostante questo noi “tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi“.
È così che alcuni invitati, infastiditi per l’invito al banchetto del Re, “addirittura maltrattano e uccidono i servi che recapitano l’invito” ma questo non frena Dio dal proseguire comunque nel suo progetto. È proprio questo quanto vediamo nella storia del Popolo di Dio: fin dall’inizio Dio invita il Suo popolo a partecipare della Sua gioia ma il Popolo non sempre aderisce e spesso tradisce la fiducia che Dio aveva riporto in questi.
E così, terminati i preparativi, e giunto il momento della festa Dio, come il Re della parabola, “ripropone l’invito allargandolo oltre ogni ragionevole limite – ha detto –e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano“. Quanto è vero questo, ha intercalato Bergoglio: “il Vangelo, respinto da qualcuno, trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori.
La parabola di oggi ci dice proprio che “la bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti“. Ma, ha concluso Papa Francesco, “c’è una condizione: indossare l’abito nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo“.