martedì 18 marzo 2014
Papa Francesco - Non possiamo giudicare l’altro quando anche “Io ne ho fatte tante”
Papa Francesco ha focalizzato la propria riflessione quotidiana in Casa Santa Marta sulla domanda “chi sono io per giudicare?“.
Prendendo spunto dalla Lettura del
Vangelo del giorno (Lc 6, 36-38) il Pontefice ha spiegato che è
importante avere un cuore grande, un cuore allargato. Ricordiamo “l’immagine delle persone che andavano a prendere il grano con il grembiule” ha detto Bergoglio nel corso dell’omelia “e allargavano il grembiule per ricevere più, più grano. Se tu hai il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più“.
Un cuore largo, un cuore misericordioso permette di ricevere nella stessa misura in cui si dà: bisogna “Allargare il cuore!” e non guardare “cosa ha fatto questo, quello…”! Non possiamo permetterci di giudicare l’altro quando anche “Io ne ho fatte tante“! Del resto, continua il Santo Padre: “Chi sono io per giudicarlo?“
La lettura del Vangelo di oggi parla chiaramente a ciascun crisiano e fa in modo che ognuno di noi domandi a se sesso “Chi sono io per chiacchierare di questo? Chi sono io per? Chi sono io che ho fatto le stesse cose o peggio?” Il cristiano deve avere “Il cuore allargato! E il Signore lo dice: ‘Non giudicate e non sarete giudicati! – ha quindi chiarito Papa Francesco – Non condannate e non sarete condannati! Perdonate e sarete perdonati! Date e vi sarà dato!’. Questa è la generosità del cuore“!
L’attitudine di essere troppo inclini e
occupati a giudicare ci rende poco propensi alla misericordia: per
essere misericordiosi bisogna invece riconoscersi peccatori e avere un
cuore grande. È dunque necessario “vergognarsi! Vergognarsi davanti a Dio e questa vergogna è una grazia: è la grazia di essere peccatori. – ha spiegato il Pontefice – ‘Io sono peccatore e mi vergogno davanti a Te e ti chiedo il perdono’. E’ semplice, ma è tanto difficile dire: ‘Io ho peccato’“.
Questa vergogna unita a un cuore grande,
allargato ci permetterà di comprendere la misericordia di Dio, di
essere misericordiosi e così di fronte al pentimento, ha concluso Bergoglio il Papa, comprendere come la giustizia di Dio si trasformi in perdono.
Che cosa è la bestemmia contro lo Spirito Santo?
Gesù dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo è l'unico peccato che non sarà perdonato, perché è un peccato eterno. Per questo motivo alcuni sono preoccupati o angosciati, pensando che forse inconsapevolmente abbiano commesso questo peccato, o che abbiano consapevolmente commesso qualche peccato gravissimo, e così non potranno entrare in paradiso. Per capire la natura della bestemmia contro lo Spirito Santo, dobbiamo invece riflettere sui molti brani che dicono che Dio perdona tutto quello di cui ci ravvediamo, per esempio 1G 1:7-9: il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato (perché ha un valore più grande della punizione di qualsiasi peccato) e se confessiamo qualsiasi peccato, Dio ci perdona quel peccato. L'implicazione è che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata perché è impossibile confessarla e pentirsene. Infatti, una delle funzioni dello Spirito Santo è di portarci al ravvedimento convincendoci del peccato (Gv 16:8). Se attribuiamo l'opera dello Spirito Santo ai demoni (che è quello che suscitò questa affermazione sulla bestemmia contro lo Spirito Santo secondo il racconto di Mt 12:24,28), non ci convince e non ci ravvediamo. Se chiamiamo il bene male, che speranza abbiamo di pensare di aver fatto male? Ciò spiega perché la bestemmia contro il Padre o contro il Figlio è perdonabile: possiamo accettare comunque la testimonianza in noi dello Spirito Santo al Padre e al Figlio, e ravvederci per essere perdonati.
Questa spiegazione rassicura quelli che sono preoccupati per avere commesso il peccato imperdonabile. Se pensano di averlo commesso, non l'hanno commesso! Perché il desiderio di ricevere il perdono è in sé un segno di accettare l'opera dello Spirito Santo nella propria vita, di essere convinto del peccato. Si può andare a Dio quindi con piena fiducia che se confessiamo i nostri peccati, lui è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Pentimento
Ulteriori informazioni
Il bisogno di pentirsiIl Signore ha dichiarato che “nessuna cosa impura può ereditare il regno dei cieli” (Alma 11:37). I nostri peccati ci rendono impuri, ossia indegni di ritornare a dimorare alla presenza del nostro Padre Celeste. Inoltre, essi producono angoscia nella nostra anima.
Tramite l’Espiazione di Gesù Cristo, nostro Padre in cielo ci ha fornito l’unica via per essere perdonati dei nostri peccati (vedere Perdono). Gesù Cristo ha pagato il prezzo per i nostri peccati in modo che possiamo essere perdonati se ci pentiamo sinceramente. Quando ci pentiamo e ci affidiamo alla Sua grazia salvifica, veniamo purificati dal peccato.
Gli elementi del pentimento
Il pentimento è talvolta un processo doloroso che conduce però al
perdono e a una pace duratura. Tramite il profeta Isaia il Signore
disse: “Quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto,
diventeranno bianchi come la neve; quand’anche fossero rossi come la
porpora, diventeranno come la lana” (Isaia 1:18). In questa
dispensazione il Signore ha promesso: “Colui che si è pentito dei suoi
peccati è perdonato, e io, il Signore, non li ricordo più” (DeA 58:42).
Il pentimento comprende i seguenti elementi:
Fede nel nostro Padre Celeste e in Gesù Cristo. Il potere del peccato è
grande. Per liberarcene, dobbiamo rivolgerci al Padre Celeste, pregare
con fede e agire come Lui ci chiede. Satana potrà cercare di convincerci
che non siamo degni di pregare, che il Padre Celeste è talmente
scontento di noi che non vorrà mai ascoltare le nostre preghiere. Questa
è una menzogna. Il nostro Padre Celeste è sempre pronto ad aiutarci se
vorremo rivolgerci a Lui con cuore contrito. Egli ha il potere di
guarirci e di aiutarci a trionfare sul peccato.
Il pentimento è un atto di fede in Gesù Cristo che consiste nel
riconoscere il potere della Sua Espiazione. Possiamo essere perdonati
solo alle Sue condizioni. Quando riconosciamo con gratitudine la Sua
Espiazione e il Suo potere di purificarci dal peccato, siamo in grado di
“esercitare la fede fino a pentir[ci]” (Alma 34:17).
Il dolore per il peccato. Per essere perdonati, dobbiamo ammettere di
aver peccato. Se ci sforziamo di osservare i principi del Vangelo, tale
ammissione ci porterà a provare “la tristezza secondo Dio” che “produce
un ravvedimento che mena alla salvezza” (2 Corinzi 7:10). La tristezza
secondo Dio non giunge come naturale conseguenza del peccato o per via
del timore della punizione; essa deriva dalla conoscenza di aver dato un
dispiacere al nostro Padre Celeste e al Salvatore tramite le nostre
azioni. Quando proviamo la tristezza secondo Dio, abbiamo un sincero
desiderio di cambiare e la volontà di sottometterci a qualsiasi cosa
necessaria per ricevere il perdono.
La confessione. “Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi
le confessa e le abbandona otterrà misericordia” (Proverbi 28:13). Per
ottenere il perdono è necessaria la volontà di rivelare pienamente al
Padre Celeste tutto ciò che abbiamo fatto. Dobbiamo inginocchiarci
dinanzi a Lui in umile preghiera e riconoscere i nostri peccati.
Confessate la nostra vergogna e colpa, poi implorare il Suo aiuto.
Le trasgressioni gravi, come la violazione della legge della castità,
può mettere in pericolo la l’appartenenza alla Chiesa di una persona.
Pertanto, tali peccati devono essere confessati sia al Signore che ai
Suoi rappresentanti del sacerdozio nella Chiesa. Ciò viene fatto a cura
del vescovo o presidente di ramo e possibilmente del presidente di palo o
missione, che sono delle sentinelle e dei giudici nella Chiesa. Anche
se soltanto il Signore può perdonare i peccati, i dirigenti del
sacerdozio svolgono un ruolo determinante nel processo del pentimento.
Loro manterranno la riservatezza in merito alle confessioni e aiuteranno
lungo tutto il processo di pentimento.
L’abbandono del peccato. Sebbene la confessione sia un elemento
essenziale del pentimento, essa non è sufficiente. Il Signore ha detto:
“Da questo potrete sapere se un uomo si pente dei suoi peccati: ecco, li
confesserà e li abbandonerà” (DeA 58:43).
Dobbiamo mantenere il fermo e costante proposito di non ripetere mai
più la trasgressione. Se manterremo questo impegno, non proveremo mai
più dolore per quel peccato. Dobbiamo scappare immediatamente da ogni
situazione compromettente. Se alcune circostanze ci inducono o
potrebbero indurci a peccare, dobbiamo abbandonarle. Non possiamo
indugiare nella tentazione e aspettarci di riuscire a vincere il
peccato.
La riparazione. Per quanto possibile dobbiamo riparare a tutto ciò che è
stato danneggiato dalle nostre azioni, che si tratti di un bene altrui o
della buona reputazione di una persona. L’intenzione di riparare mostra
al Signore che stiamo facendo tutto il possibile per pentirci.
Il retto vivere. Non basta semplicemente cercare di resistere al male o
svuotare la nostra vita dai peccati: dobbiamo avere una vita retta e
dedicarci ad attività che ci portino il potere spirituale. Dobbiamo
immergerci nelle Scritture e pregare quotidianamente affinché il Signore
ci dia una forza superiore alla nostra. A volte, dovremmo digiunare per
ricevere delle benedizioni particolari.
L’obbedienza completa porta il totale potere del Vangelo nella nostra
vita, inclusa maggior forza per superare le nostre debolezze.
Quest’obbedienza include azioni che all’inizio potremmo non considerare
parte del pentimento, come frequentare le riunioni, pagare la decima,
rendere servizio e perdonare gli altri. Il Signore ha promesso: “Colui
che si pente e rispetta i comandamenti del Signore sarà perdonato” (DeA
1:32).
La Pace che viene dal Signore Gesù Cristo.
La Grazia
di Dio Padre, nel Signore nostro Gesù Cristo, sia con tutti noi
fratelli e sorelle, cari ed amati nella Potenza dello Spirito Santo e su
coloro che sono sulla via della Verità di Dio.
Chi ha
ricevuto la Pace, la vera Pace, quella che viene unicamente da Dio, non
tribolerà di fronte alle “tempeste e ai venti impetuosi”.
La Pace di Dio rende saldi i cuori dei suoi figlioli di fronte a tutte le avversità.
Dio ha
promesso la Pace nei nostri cuori, fratelli e sorelle, e Lui è Fedele e
Potente da compiere quest’opera pienamente, secondo la sua Santa
Volontà.
Confidiamo in Lui come in Colui che è il Datore di ogni cosa, perché così è.
Ringraziamo
Dio per ogni cosa; ringraziamolo in ogni cosa, sapendo che le nostre
vite sono non nelle “mani” di circostanze, del caso, ma nelle Potenti
“Mani” di Dio, il quale è il Padrone assoluto di tutto sia in cielo che
in terra.
In Lui non
ha senso avere paura del nostro avvenire, ma ha pieno senso confidare
pienamente nel suo Preordinato Consiglio Eterno; Dio è Potente da
proteggerci ovunque e comunque, secondo il suo Volere.
Abbiamo
perciò un pio e sincero timore del suo Magnifico Nome, il quale è
Potenza su nei cieli dei cieli, e quaggiù sulla terra tutta.
A Lui sia la Lode e la Gloria in eterno.
Vieni Signore Gesù Cristo.
Sia Pace sulla Chiesa di Dio.
Sia Pace su Gerusalemme.
Sia Pace su Israele.
Dio ci benedica. Alleluia. Amen!
Vostro fratello: Stefano Ligorio
VERSO DEL 18.03.2014
«Se tarda, aspettalo, poiché per certo verrà, non tarderà»
Habacuc 2:3
Lettura biblica: Genesi 16:1-16
SAPER ASPETTARE
In questo brano vediamo come è possibile che uomini di Dio sbaglino perché spinti dalla sollecitudine.
Quando Abramo, ricevette la promessa di un figlio, nonostante la sua età, «credette in Dio e ciò gli fu messo in conto di giustizia» (Romani 4:2; cfr. Genesi 15:6).
Ma
gli anni passavano e il figlio non arrivava. Le pressioni di Sara si
facevano più insistenti e, ad un certo punto, Abramo cedette: «E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai» (Genesi 16:2).
Questo
è un esempio di ciò che può accadere al credente: tanti pensieri
affollano la sua mente, gli si prospettano soluzioni allettanti o
accomodanti capaci di distoglierlo dalla sua fiducia in Dio e indurlo a
dubitare delle promesse divine; o quantomeno, come nel caso di Abramo,
indurlo a non aspettare l'adempimento di quelle promesse.
Abramo cedette: rimane l'esempio un po' triste di un uomo che fu preda dell'impazienza e della sfiducia.
È utile considerare le conseguenze di questo atto: Abramo fu costretto a separarsi dal figlio che sicuramente amava e, inoltre, ancora oggi gli Arabi - discendenti da Ismaele - sono accaniti nemici di Israele.
Mancare di fiducia nelle promesse di Dio, o pensare di poter sostituire le nostre iniziative alle occasioni che Dio ha preparato, può avere conseguenze anche gravi, non solo nella nostra vita privata, ma anche per l'intera comunità in cui siamo inseriti.
Rimaniamo quindi saldi nelle promesse del Signore, ricordando sempre la rassicurante esortazione del profeta Habacuc: «Se tarda, aspettalo, poiché per certo verrà, non tarderà» (Habacuc 2:3).
Meditazione del giorno 18/03/2014
Martedì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giornoBeata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No Greater Love, p. 3ss
“Chi si abbasserà sarà innalzato”
Non credo che ci sia qualcuno che abbia bisogno dell’aiuto e della
grazia di Dio quanto me. A volte mi sento così disarmata, così debole.
Perciò, credo, Dio si serve di me. Poiché non posso contare sulle mie
forze, mi rivolgo a lui ventiquattro ore su ventiquattro. E se la
giornata contasse più ore, avrei bisogno del suo aiuto e della sua
grazia durante quelle ore. Dobbiamo tutti restare uniti a Dio con la
preghiera. Il mio segreto è molto semplice: prego. Con la preghiera
divento una sola cosa con Cristo nell’amore. Ho capito che pregarlo è
amarlo…
Gli uomini hanno fame della Paola di Dio che porterà la pace, che porterà l’unità, che porterà la gioia. Ma non si può dare ciò che non si ha. Perciò occorre approfondire la nostra vita di preghiera. Sii sincero nelle tue preghiere. La sincerità è l’umiltà, e l’umiltà non si acquista che accettando le umiliazioni. Tutto quanto è stato detto sull’umiltà non basterà ad insegnartela. Tutto quanto hai letto sull’umiltà non basterà ad insegnartela. Si impara l’umiltà accettando le umiliazioni ed incontrerai l’umiliazione durante tutta la vita. La più grande umiliazione è sapere che si è nulla; ed è ciò che si capisce nella preghiera, faccia a faccia con Dio.
Spesso la migliore preghiera è uno sguardo profondo e fervente a Cristo: lo guardo ed egli mi guarda. Nel faccia a faccia con Dio, non si può che capire che si è nulla e non si ha nulla.
Gli uomini hanno fame della Paola di Dio che porterà la pace, che porterà l’unità, che porterà la gioia. Ma non si può dare ciò che non si ha. Perciò occorre approfondire la nostra vita di preghiera. Sii sincero nelle tue preghiere. La sincerità è l’umiltà, e l’umiltà non si acquista che accettando le umiliazioni. Tutto quanto è stato detto sull’umiltà non basterà ad insegnartela. Tutto quanto hai letto sull’umiltà non basterà ad insegnartela. Si impara l’umiltà accettando le umiliazioni ed incontrerai l’umiliazione durante tutta la vita. La più grande umiliazione è sapere che si è nulla; ed è ciò che si capisce nella preghiera, faccia a faccia con Dio.
Spesso la migliore preghiera è uno sguardo profondo e fervente a Cristo: lo guardo ed egli mi guarda. Nel faccia a faccia con Dio, non si può che capire che si è nulla e non si ha nulla.
La parola del giorno 18/03/2014
Martedì della II settimana di Quaresima
Libro di Isaia 1,10.16-20.
Udite la parola del Signore, voi capi di Sòdoma; ascoltate la dottrina del nostro Dio, popolo di Gomorra!
Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova".
"Su, venite e discutiamo" dice il Signore. "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato".
Salmi 50(49),8-9.16bc-17.21.23.
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.
"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?
Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".
Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 23,1-12.
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo;
chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
Udite la parola del Signore, voi capi di Sòdoma; ascoltate la dottrina del nostro Dio, popolo di Gomorra!
Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova".
"Su, venite e discutiamo" dice il Signore. "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato".
Salmi 50(49),8-9.16bc-17.21.23.
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.
"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?
Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".
Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 23,1-12.
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo;
chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
Vangelo secondo Luca
Capitolo 6
Le spighe strappate
[1]Un
giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli
coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. [2]Alcuni
farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». [3]Gesù
rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe
fame lui e i suoi compagni? [4]Come entrò nella casa di Dio,
prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni,
sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». [5]E
diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».
Guarigione di un uomo dalla mano inaridita
[6]Un
altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era
là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. [7]Gli scribi e
i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo
di trovare un capo di accusa contro di lui. [8]Ma Gesù era a
conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano
inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise
nel punto indicato. [9]Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E'
lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una
vita o perderla?». [10]E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di
loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì.
[11]Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su
quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
La scelta dei Dodici
[12]In
quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte
in orazione. [13]Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli
e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: [14]Simone,
che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni,
Filippo, Bartolomeo, [15]Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone
soprannominato Zelota, [16]Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota,
che fu il traditore.
Le folle al seguito di Gesù
[17]Disceso
con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi
discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme
e dal litorale di Tiro e di Sidone, [18]che erano venuti per
ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano
tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. [19]Tutta la
folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava
tutti.
Discorso inaugurale. Le Beatitudini
[20]Alzati
gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
[21]Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
[21]Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
[22]Beati
voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e
v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa
del Figlio dell'uomo. [23]Rallegratevi in quel giorno ed
esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo
stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
Le maledizioni
[24]Ma
guai a voi, ricchi,
perché avete gia la vostra consolazione.
[25]Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
[26]Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
perché avete gia la vostra consolazione.
[25]Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
[26]Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
L'amore dei nemici
[27]Ma
a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a
coloro che vi odiano, [28]benedite coloro che vi maledicono,
pregate per coloro che vi maltrattano. [29]A chi ti percuote
sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non
rifiutare la tunica. [30]Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende
del tuo, non richiederlo. [31]Ciò che volete gli uomini facciano
a voi, anche voi fatelo a loro. [32]Se amate quelli che vi amano,
che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [33]E se
fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete?
Anche i peccatori fanno lo stesso. [34]E se prestate a coloro da
cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono
prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. [35]Amate invece
i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il
vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli
è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
Misericordia e beneficienza
[36]Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. [37]Non
giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete
condannati; perdonate e vi sarà perdonato; [38]date e vi sarà
dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata
nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi
in cambio».
Condizioni dello zelo
[39]Disse
loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco?
Non cadranno tutt'e due in una buca? [40]Il discepolo non è da
più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. [41]Perché
guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi
della trave che è nel tuo? [42]Come puoi dire al tuo fratello:
Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la
trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e
allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo
fratello.
[43]Non
c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che
faccia frutti buoni. [44]Ogni albero infatti si riconosce dal suo
frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un
rovo. [45]L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo
cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché
la bocca parla dalla pienezza del cuore.
Necessità della pratica
[46]Perché
mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? [47]Chi
viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a
chi è simile: [48]è simile a un uomo che, costruendo una casa,
ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia.
Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a
smuoverla perché era costruita bene. [49]Chi invece ascolta e
non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa
sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e
la rovina di quella casa fu grande».
SALMO 50
1 Salmo. Di Asaf.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2 Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende.
3 Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4 Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo:
5 «Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
6 I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
7 «Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!
8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9 Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili.
10 Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11 Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12 Se avessi fame, non te lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13 Mangerò forse la carne dei tori?
Berrò forse il sangue dei capri?
14 Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
15 invocami nel giorno dell’angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria».
16 Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17 tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
18 Se vedi un ladro, corri con lui
e degli adùlteri ti fai compagno.
19 Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua trama inganni.
20 Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21 Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
22 Capite questo, voi che dimenticate Dio,
perché non vi afferri per sbranarvi
e nessuno vi salvi.
23 Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio».
La frase del giorno 18 Marzo
La fede ci da' il coraggio di affrontare cose
apparentemente impossibili, e al tempo
stesso ci dà la determinazione di arrivare
in fondo.
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