martedì 18 marzo 2014

Papa Francesco: l'ascolto di Gesù fa forte la nostra fede

Papa Francesco - Non possiamo giudicare l’altro quando anche “Io ne ho fatte tante”

Non possiamo giudicare l'altro quando anche "Io ne ho fatte tante"
Papa Francesco ha focalizzato la propria riflessione quotidiana in Casa Santa Marta sulla domanda “chi sono io per giudicare?“.
Prendendo spunto dalla Lettura del Vangelo del giorno (Lc 6, 36-38) il Pontefice ha spiegato che è importante avere un cuore grande, un cuore allargato. Ricordiamo “l’immagine delle persone che andavano a prendere il grano con il grembiule” ha detto Bergoglio nel corso dell’omelia “e allargavano il grembiule per ricevere più, più grano. Se tu hai il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più“.
Un cuore largo, un cuore misericordioso permette di ricevere nella stessa misura in cui si dà: bisogna “Allargare il cuore!” e non guardare “cosa ha fatto questo, quello…”! Non possiamo permetterci di giudicare l’altro quando anche “Io ne ho fatte tante“! Del resto, continua il Santo Padre: “Chi sono io per giudicarlo?
La lettura del Vangelo di oggi parla chiaramente a ciascun crisiano e fa in modo che ognuno di noi domandi a se sesso “Chi sono io per chiacchierare di questo? Chi sono io per? Chi sono io che ho fatto le stesse cose o peggio?” Il cristiano deve avere “Il cuore allargato! E il Signore lo dice: ‘Non giudicate e non sarete giudicati! – ha quindi chiarito Papa Francesco – Non condannate e non sarete condannati! Perdonate e sarete perdonati! Date e vi sarà dato!’. Questa è la generosità del cuore“!
L’attitudine di essere troppo inclini e occupati a giudicare ci rende poco propensi alla misericordia: per essere misericordiosi bisogna invece riconoscersi peccatori e avere un cuore grande. È dunque necessario “vergognarsi! Vergognarsi davanti a Dio e questa vergogna è una grazia: è la grazia di essere peccatori. – ha spiegato il Pontefice – ‘Io sono peccatore e mi vergogno davanti a Te e ti chiedo il perdono’. E’ semplice, ma è tanto difficile dire: ‘Io ho peccato’“.
Questa vergogna unita a un cuore grande, allargato ci permetterà di comprendere la misericordia di Dio, di essere misericordiosi e così di fronte al pentimento, ha concluso Bergoglio il Papa, comprendere come la giustizia di Dio si trasformi in perdono.

Che cosa è la bestemmia contro lo Spirito Santo?



Gesù dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo è l'unico peccato che non sarà perdonato, perché è un peccato eterno. Per questo motivo alcuni sono preoccupati o angosciati, pensando che forse inconsapevolmente abbiano commesso questo peccato, o che abbiano consapevolmente commesso qualche peccato gravissimo, e così non potranno entrare in paradiso. Per capire la natura della bestemmia contro lo Spirito Santo, dobbiamo invece riflettere sui molti brani che dicono che Dio perdona tutto quello di cui ci ravvediamo, per esempio 1G 1:7-9: il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato (perché ha un valore più grande della punizione di qualsiasi peccato) e se confessiamo qualsiasi peccato, Dio ci perdona quel peccato. L'implicazione è che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata perché è impossibile confessarla e pentirsene. Infatti, una delle funzioni dello Spirito Santo è di portarci al ravvedimento convincendoci del peccato (Gv 16:8). Se attribuiamo l'opera dello Spirito Santo ai demoni (che è quello che suscitò questa affermazione sulla bestemmia contro lo Spirito Santo secondo il racconto di Mt 12:24,28), non ci convince e non ci ravvediamo. Se chiamiamo il bene male, che speranza abbiamo di pensare di aver fatto male? Ciò spiega perché la bestemmia contro il Padre o contro il Figlio è perdonabile: possiamo accettare comunque la testimonianza in noi dello Spirito Santo al Padre e al Figlio, e ravvederci per essere perdonati.
Questa spiegazione rassicura quelli che sono preoccupati per avere commesso il peccato imperdonabile. Se pensano di averlo commesso, non l'hanno commesso! Perché il desiderio di ricevere il perdono è in sé un segno di accettare l'opera dello Spirito Santo nella propria vita, di essere convinto del peccato. Si può andare a Dio quindi con piena fiducia che se confessiamo i nostri peccati, lui è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Pentimento

Il pentimento è uno dei primi principi del Vangelo ed è essenziale alla nostra felicità temporale ed eterna. Il pentimento è qualcosa di più dell’ammettere i propri errori. È un cambiamento nella mente e nel cuore che ci dà una visione nuova di Dio, di noi stessi e del mondo. Comprende l’allontanamento dal peccato e il fatto di rivolgersi a Dio per avere perdono.È motivato dall’amore per Dio e dal sincero desiderio di obbedire ai Suoi comandamenti.

Ulteriori informazioni

Il bisogno di pentirsi
Il Signore ha dichiarato che “nessuna cosa impura può ereditare il regno dei cieli” (Alma 11:37). I nostri peccati ci rendono impuri, ossia indegni di ritornare a dimorare alla presenza del nostro Padre Celeste. Inoltre, essi producono angoscia nella nostra anima.
Tramite l’Espiazione di Gesù Cristo, nostro Padre in cielo ci ha fornito l’unica via per essere perdonati dei nostri peccati (vedere Perdono). Gesù Cristo ha pagato il prezzo per i nostri peccati in modo che possiamo essere perdonati se ci pentiamo sinceramente. Quando ci pentiamo e ci affidiamo alla Sua grazia salvifica, veniamo purificati dal peccato.
Gli elementi del pentimento

La Pace che viene dal Signore Gesù Cristo.


La Grazia di Dio Padre, nel Signore nostro Gesù Cristo, sia con tutti noi fratelli e sorelle, cari ed amati nella Potenza dello Spirito Santo e su coloro che sono sulla via della Verità di Dio.
Chi ha ricevuto la Pace, la vera Pace, quella che viene unicamente da Dio, non tribolerà di fronte alle “tempeste e ai venti impetuosi”.
La Pace di Dio rende saldi i cuori dei suoi figlioli di fronte a tutte le avversità.
Dio ha promesso la Pace nei nostri cuori, fratelli e sorelle, e Lui è Fedele e Potente da compiere quest’opera pienamente, secondo la sua Santa Volontà.
Confidiamo in Lui come in Colui che è il Datore di ogni cosa, perché così è.
Ringraziamo Dio per ogni cosa; ringraziamolo in ogni cosa, sapendo che le nostre vite sono non nelle “mani” di circostanze, del caso, ma nelle Potenti “Mani” di Dio, il quale è il Padrone assoluto di tutto sia in cielo che in terra.
In Lui non ha senso avere paura del nostro avvenire, ma ha pieno senso confidare pienamente nel suo Preordinato Consiglio Eterno; Dio è Potente da proteggerci ovunque e comunque, secondo il suo Volere.
Abbiamo perciò un pio e sincero timore del suo Magnifico Nome, il quale è Potenza su nei cieli dei cieli, e quaggiù sulla terra tutta.
A Lui sia la Lode e la Gloria in eterno.
Vieni Signore Gesù Cristo.
Sia Pace sulla Chiesa di Dio.
Sia Pace su Gerusalemme.
Sia Pace su Israele.
Dio ci benedica. Alleluia. Amen!
Vostro fratello: Stefano Ligorio

VERSO DEL 18.03.2014


«Se tarda, aspettalo, poiché per certo verrà, non tarderà»

Habacuc 2:3

Lettura biblica: Genesi 16:1-16

SAPER ASPETTARE

In questo brano vediamo come è possibile che uomini di Dio sbaglino perché spinti dalla sollecitudine.

Quando Abramo, ricevette la promessa di un figlio, nonostante la sua età, «credette in Dio e ciò gli fu messo in conto di giustizia» (Romani 4:2; cfr. Genesi 15:6).

Ma gli anni passavano e il figlio non arrivava. Le pressioni di Sara si facevano più insistenti e, ad un certo punto, Abramo cedette: «E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai» (Genesi 16:2).

Questo è un esempio di ciò che può accadere al credente: tanti pensieri affollano la sua mente, gli si prospettano soluzioni allettanti o accomodanti capaci di distoglierlo dalla sua fiducia in Dio e indurlo a dubitare delle promesse divine; o quantomeno, come nel caso di Abramo, indurlo a non aspettare l'adempimento di quelle promesse.

Abramo cedette: rimane l'esempio un po' triste di un uomo che fu preda dell'impazienza e della sfiducia.

È utile considerare le conseguenze di questo atto: Abramo fu costretto a separarsi dal figlio che sicuramente amava e, inoltre, ancora oggi gli Arabi - discendenti da Ismaele - sono accaniti nemici di Israele.

Mancare di fiducia nelle promesse di Dio, o pensare di poter sostituire le nostre iniziative alle occasioni che Dio ha preparato, può avere conseguenze anche gravi, non solo nella nostra vita privata, ma anche per l'intera comunità in cui siamo inseriti.
Rimaniamo quindi saldi nelle promesse del Signore, ricordando sempre la rassicurante esortazione del profeta Habacuc: «Se tarda, aspettalo, poiché per certo verrà, non tarderà» (Habacuc 2:3).

Meditazione del giorno 18/03/2014

Martedì della II settimana di Quaresima
Meditazione del giorno
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
No Greater Love, p. 3ss
“Chi si abbasserà sarà innalzato”
 
    Non credo che ci sia qualcuno che abbia bisogno dell’aiuto e della grazia di Dio quanto me. A volte mi sento così disarmata, così debole. Perciò, credo, Dio si serve di me. Poiché non posso contare sulle mie forze, mi rivolgo a lui ventiquattro ore su ventiquattro. E se la giornata contasse più ore, avrei bisogno del suo aiuto e della sua grazia durante quelle ore. Dobbiamo tutti restare uniti a Dio con la preghiera. Il mio segreto è molto semplice: prego. Con la preghiera divento una sola cosa con Cristo nell’amore. Ho capito che pregarlo è amarlo…

    Gli uomini hanno fame della Paola di Dio che porterà la pace, che porterà l’unità, che porterà la gioia. Ma non si può dare ciò che non si ha. Perciò occorre approfondire la nostra vita di preghiera. Sii sincero nelle tue preghiere. La sincerità è l’umiltà, e l’umiltà non si acquista che accettando le umiliazioni. Tutto quanto è stato detto sull’umiltà non basterà ad insegnartela. Tutto quanto hai letto sull’umiltà non basterà ad insegnartela. Si impara l’umiltà accettando le umiliazioni ed incontrerai l’umiliazione durante tutta la vita. La più grande umiliazione è sapere che si è nulla; ed è ciò che si capisce nella preghiera, faccia a faccia con Dio.

    Spesso la migliore preghiera è uno sguardo profondo e fervente a Cristo: lo guardo ed egli mi guarda. Nel faccia a faccia con Dio, non si può che capire che si è nulla e non si ha nulla.

La parola del giorno 18/03/2014


Martedì della II settimana di Quaresima

Libro di Isaia 1,10.16-20.
Udite la parola del Signore, voi capi di Sòdoma; ascoltate la dottrina del nostro Dio, popolo di Gomorra!
Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male,
imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova".
"Su, venite e discutiamo" dice il Signore. "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.
Se sarete docili e ascolterete, mangerete i frutti della terra.
Ma se vi ostinate e vi ribellate, sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato".


Salmi 50(49),8-9.16bc-17.21.23.
Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici;
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò giovenchi dalla tua casa,
né capri dai tuoi recinti.

"Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle?

Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati".


Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio.



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 23,1-12.
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.
Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.
E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.
E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo;
chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

Vangelo secondo Luca


Capitolo 6

Le spighe strappate

[1]Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. [2]Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». [3]Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? [4]Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». [5]E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Guarigione di un uomo dalla mano inaridita

[6]Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. [7]Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. [8]Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel mezzo!». L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. [9]Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?». [10]E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: «Stendi la mano!». Egli lo fece e la mano guarì. [11]Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

La scelta dei Dodici

[12]In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. [13]Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: [14]Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, [15]Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, [16]Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

Le folle al seguito di Gesù

[17]Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, [18]che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. [19]Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

Discorso inaugurale. Le Beatitudini

[20]Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
[21]Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
[22]Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. [23]Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

Le maledizioni

[24]Ma guai a voi, ricchi,
perché avete gia la vostra consolazione.
[25]Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
[26]Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

L'amore dei nemici

[27]Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, [28]benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. [29]A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. [30]Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. [31]Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. [32]Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [33]E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. [34]E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. [35]Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

Misericordia e beneficienza

[36]Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. [37]Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; [38]date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Condizioni dello zelo

[39]Disse loro anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? [40]Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. [41]Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? [42]Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
[43]Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. [44]Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. [45]L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

Necessità della pratica

[46]Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? [47]Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: [48]è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. [49]Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».

SALMO 50


 

1 Salmo. Di Asaf.
Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
2 Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende.
3 Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
4 Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo:
5 «Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
6 I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
7 «Ascolta, popolo mio, voglio parlare,
testimonierò contro di te, Israele!
Io sono Dio, il tuo Dio!
8 Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
9 Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili.
10 Sono mie tutte le bestie della foresta,
animali a migliaia sui monti.
11 Conosco tutti gli uccelli del cielo,
è mio ciò che si muove nella campagna.
12 Se avessi fame, non te lo direi:
mio è il mondo e quanto contiene.
13 Mangerò forse la carne dei tori?
Berrò forse il sangue dei capri?
14 Offri a Dio come sacrificio la lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
15 invocami nel giorno dell’angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria».
16 Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
17 tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
18 Se vedi un ladro, corri con lui
e degli adùlteri ti fai compagno.
19 Abbandoni la tua bocca al male
e la tua lingua trama inganni.
20 Ti siedi, parli contro il tuo fratello,
getti fango contro il figlio di tua madre.
21 Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
22 Capite questo, voi che dimenticate Dio,
perché non vi afferri per sbranarvi
e nessuno vi salvi.
23 Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio».

La frase del giorno 18 Marzo

La fede ci da' il coraggio di affrontare cose
apparentemente impossibili, e al tempo 
stesso ci dà la determinazione di arrivare
in fondo.