giovedì 2 gennaio 2014

Dio ha un piano per te!!!???


Per comprendere il piano di salvezza di Dio cerchiamo di capire per quale motivo Dio doveva sviluppare questo piano che portasse l'uomo alla salvezza.

"tutti gli uomini hanno peccato e sono privi della gloria di Dio"(Romani 3:23).

Dunque la Bibbia ci dice che tutti gli uomini, senza alcuna distinzione, hanno peccato. Spesso pensiamo che visto che non abbiamo ucciso nessuno nè rubato nè commesso cose gravi, questo ci metta apposto davanti a Dio. In realtà il peccato è secondo la Bibbia disubbidire a Dio e scegliere di fare la propria volontà.
C'è chi si è ribellato apertamente a Dio e chi è rimasto del tutto indifferente al suo amore, ma resta il fatto che ogniuno di noi è secondo la Bibbia un peccatore.

Qual'è allora la conseguenza di questa condizione di peccatori?
"Ma le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere il suo volto così che non vi ascolta." (Isaia 59:2)
Dunque il primo risultato di essere nel peccato è la separazione da Dio, il peccato ci impedisce di avere un rapporto con il Signore e quindi siamo lontani da Lui.
L'uomo ha cercato di colmare l'abisso che lo separa da Dio con la filosofia o con pratiche e insegnamenti vari, cercando di condurre una vita "esemplare", tuttavia questa distanza non può essere colmata se non risolvendo il problema del peccato che ci separa da Dio.

Inoltre il peccato ha una conseguenza ben più grave...
"Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore." (Romani 6:23).
Dunque la separazione provocata dal peccato non riguarda solo la nostra vita terrena, ma ha come conseguenza la separazione eterna da Dio e quindi la morte (intesa appunto come separazione da Dio).

A questo punto il quadro è completo, per l'uomo non c'era alcuna speranza; il peccato infatti aveva prodotto un distacco incolmabile fra l'uomo e Dio e nessun tentativo dell'uomo avrebbe potuto risolvere la questione.

In questo quadro fosco appare il piano di salvezza di Dio. L'uomo non era capace di ricucire lo strappo, così Dio nel suo immenso amore ha mandato suo Figlio, Gesù Cristo, che è vero Dio e vero uomo il quale conducendo una vita senza peccato e morendo sulla croce a causa dei nostri peccati ha riconciliato l'uomo a Dio.
"Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi"(Romani 5:8).
Il peccato che ci separava da Dio è stato cancellato sulla croce, in quanto qualcun'altro è morto al posto nostro, Gesù Cristo ha pagato il prezzo del nostro peccato, il debito che nessun uomo poteva pagare.
La croce di Cristo ha coperto l'abisso che separava l'uomo da Dio.

Tuttavia Gesù è risuscitato dai morti, e la sua resurrezione ci dimostra che è il figlio di Dio e che Egli solo ha potuto pagare completamente per i nostri peccati.

Bello no? Gesù ha risolto il problema del peccato, e adesso?
Il fatto che Dio abbia preparato un piano di salvezza e il fatto di esserne a conoscenza non significa automaticamente che l'uomo debba accettare la proposta di Dio.
Dio ha lasciato all'uomo la libertà di accettare questo piano nella propria vita e riconoscere Gesù come suo personale Salvatore e Signore altrimenti la separazione rimane!!!

Dio non ci obbliga ad aderire alla sua proposta, possiamo ignorare il regalo che Egli ha scelto di farci e disprezzare il sacrificio che Cristo ha compiuto per noi, oppure possiamo riconoscere davanti a Dio di essere peccatori e di necessitare del sacrificio di Cristo e della sua guida nella nostra vita.

Le conseguenze di questa scelta sono ovvie, se disprezziamo il sacrificio di Cristo rimarremo lontani da Dio con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Se accettiamo Cristo dovremo impegnarci a vivere la nostra vita secondo i suoi consigli, dovremo lasciare le cose che dispiacciono a Lui e acquisire atteggiamenti e abitudini nuove, ma in tutto questo avremo la gioia di avere un rapporto diretto con il Signore e di sentire il suo immenso amore per noi.

La Bibbia ci dice che "poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza"(Romani 10,9)
Se vuoi accettare questo piano di salvezza non devi fare altro che credere col tuo cuore al sacrificio di Cristo e alla sua opera sulla croce, e poi fare una semplice preghiera ed iniziare un nuovo rapporto con il Signore.

Non importa come formuli le parole, il Signore conosce perfettamente il tuo cuore, quello che segue è un modello di quanto potresti dirgli ...
Padre Celeste, vengo a Te nel nome di Gesù, riconosco di essere un peccatore davanti a te, e accetto oggi il sacrificio di Cristo nella mia vita, ti chiedo di perdonare i miei peccati e di entrare nella mia vita.
Da oggi voglio che tu sia il mio Salvatore e il mio Signore, e mi impegno a leggere la tua parola ogni giorno,a frequentare una chiesa e a seguire la tua volontà per me.
Grazie per avermi perdonato e accettato...nel nome di Gesù Amen.

Se hai fatto questa preghiera col cuore da oggi sei diventato un vero Cristiano e un figlio di Dio, inizia a leggere la sua parola fin da subito e con le tue semplici parole parla con il Signore e inizia a sperimentare la gioia di avere un rapporto personale con Lui.

Donna, ecco tuo figlio


Dal Vangelo di Giovanni:
Mentre i soldati si occupavano di questo (dividersi i vestiti di Gesù e tirare a sorte la sua tunica), accanto alla croce stavano alcune donne: la madre di Gesù, sua sorella Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Gesù vide sua madre e accanto a lei il discepolo preferito. Allora disse a sua madre: "Donna, ecco tuo figlio". Poi disse al discepolo: "Ecco tua madre". Da quel momento il discepolo la prese in casa sua
. Giovanni 19,25-27.

Mia personale riflessione:
in questo episodio del Vangelo di Giovanni, Gesù è morente sulla croce. Vede ai piedi della croce sua madre e il suo discepolo prediletto e rivolgendosi a sua madre le dice: "Donna, ecco tua figlio". Non dimentichiamoci che nella dinamica del Vangelo, la donna simboleggia, dal mio punto di vista, la Chiesa cattolica. In questo caso Maria, la madre di Gesù, riceve da Gesù la sua eredità: Il discepolo prediletto che, per volontà di Gesù, diventa suo figlio. Ancora una volta siamo davanti ad un episodio dove emerge chiaramente che la Santa Madre Chiesa cattolica, in qualità di madre, è Maria, perché siamo tutti figli della Chiesa, almeno i cattolici. Gesù assegna quindi a Maria i suoi discepoli in qualità di figli. Ma se la Chiesa cattolica è Maria stessa e non può essere diversamente, allora viceversa, Maria è la Chiesa cattolica, non soltanto una immagine. La Chiesa cattolica è l'incarnazione di Maria, la madre di Dio, così come Gesù è stato l'incarnazione di Dio.
Successivamente Gesù, morente sulla croce, si rivolge al discepolo prediletto e gli dice: "Ecco tua madre". Gesù affida quindi in eredità la Chiesa cattolica al suo discepolo prediletto in qualità di madre.
Ma chi è il discepolo prediletto?
Sei tu! Sì, il discepolo prediletto da Gesù, sempre dal mio punto di vista, sei tu quando credi in Lui e ascolti il suo messaggio, seguendolo. Il discepolo prediletto siamo noi tutti quando crediamo in Gesù. A noi Gesù affida la Chiesa cattolica, Maria, sua madre. Ed è proprio in questo frangente di sofferenza che Gesù ci fa tutti fratelli all'interno della Chiesa, tutti sullo stesso piano di figliolanza, nessuna gerarchia, perché figli della stessa madre: la Chiesa cattolica. Ed è qui che Gesù svela chi è Maria, sua madre: è la Chiesa cattolica.
Gesù non si rivolge a Maria chiamandola, mamma, madre o Maria, ma chiamandola: donna, riallacciandosi alla Genesi, all'inizio, al principio della creazione, a quella donna creata da Dio da una costola dell'uomo-Gesù. Allo stesso modo Gesù si rivolge al suo discepolo prediletto, senza chiamarlo per nome, non lo chiama Giovanni, non lo chiama affatto, proprio perché il discepolo prediletto siamo tutti noi che crediamo in Lui.
Dopo che Gesù ha svelato al discepolo prediletto che sua madre è Maria, la madre di Gesù, l'episodio si chiude con questa frase: "Da quel momento il discepolo la prese in casa sua". Ma cosa vuol dire prendere in casa propria una persona? Vuol dire ospitarla, accudirla e dargli vitto e alloggio. E' quello che ogni discepolo di Gesù deve fare: occuparsi della Chiesa, difenderla, aiutarla, sostenerla, ospitarla in casa propria. Perché la Chiesa cattolica è Maria, la madre di Gesù e madre di Dio. Noi che crediamo in Gesù siamo tutti figli della Chiesa.
Il discepolo prediletto, il fedele, è quindi l'incarnazione di Gesù, perché nato da Maria, la Chiesa che è l'incarnazione della Madre di Gesù. Gesù quindi ritorna tutti i giorni attraverso la Chiesa cattolica, incarnandosi nei suoi discepoli e nei suoi fedeli. Per questo motivo Gesù dice alla fine del Vangelo di Matteo: "E sappiate che io sarò sempre con voi, tutti i giorni, sino alla fine del mondo."

PRIMA DI FARE PENITENZA...



Prima di fare penitenza, impara ad amare.
Se fai penitenza per paura della condanna, ne dimezzi il valore.
Se saprai amare, sentirai il bisogno della penitenza per le colpe e per l’amore che hai battuto nei rivoli delle miserie umane.
Se sarai innamorato del tuo Dio, gli donerai il meglio ed il più intimo di te stesso giacché l’amore è donazione e il dono deve essere sempre più personale fino a coinvolgere tutto te stesso.
La penitenza sarà fuoco per il tuo amore, sarà cibo per la tua fame d’amore, sarà un dono gradito all’amore del tuo Dio e per te gioia di soddisfazione, di recupero, di armonia interiore.
L’amore umano è sofferenza, ma l’amore a Dio è generosità, abbandono, unione, felicità. Se amerai Colui che hai offeso, avrai bisogno di dargli soddisfazione e questa gioia ritornerà a te per darti equilibrio, grinta e voglia di amare di più.
Non c’è fuoco o veleno che possa coinvolgerti come l’amore; non c’è droga che ti esalti fino all’estasi nel trasportarti nel mondo del tuo Dio.
L’amore diventa la prima e più profonda penitenza che trasforma, purifica e riempie il vuoto e la solitudine dell’offesa. I santi non troveranno dolore e penitenza fisica sufficiente di fronte all’Uomo-Dio che muore sul Golgota, dissanguato.
Cercavano la sofferenza fisica, la distruzione dell’orgoglio infinito: solo così il loro essere si sentiva sereno e gustava la gioia di assomigliare in qualche modo a Lui.
Ma è giusto che la penitenza diventi una gioia? Sì, perché questo è il gioco dell’amore. Del resto, che cosa bisogna fare o inventare di fronte a un Dio che è Amore infinito e che non vuole null’altro che non sia Amore.
La straordinaria esperienza di fede e di amore di Francesco d’Assisi sta lì a dimostrarlo.



LACRIME DI DOLORE, LACRIME DI GIOIA



Le lacrime. Si può piangere di dolore, ma anche di commozione e di gioia. Le lacrime più belle sono quelle che ci riempiono gli occhi quando, illuminati dallo Spirito Santo, “gustiamo e vediamo quanto è buono il Signore” (Sal 34,9).
Quando si è in questo stato di grazia ci si stupisce che il mondo e noi stessi non cadiamo in ginocchio e non piangiamo tutto il tempo di stupore e di commozione.
Lacrime di questo tipo dovevano scendere dagli occhi di Agostino quando scriveva nelle Confessioni: “Quanto ci hai amato, o Padre buono, che non hai risparmiato il tuo unico Figlio, ma lo hai dato per tutti noi. Quanto ci hai amato!”.
Lacrime come queste versò Pascal la notte che ebbe la rivelazione del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che si rivela per le vie del vangelo e su un foglietto di carta (trovato cucito all’interno della giacca dopo la sua morte) scrisse: “Gioia, gioia, lacrime di gioia!”.
Io penso che anche le lacrime con cui la peccatrice bagnò i piedi di Gesù non erano lacrime solo di pentimento, ma anche di gratitudine e di gioia.
Se in cielo si può piangere, è di questo pianto che è pieno il paradiso. A Istambul, l’antica Costantinopoli, visse intorno all’anno mille san Simeone il Nuovo Teologo, il santo delle lacrime. Egli è l’esempio più fulgido nella storia della spiritualità cristiana delle lacrime di pentimento che si trasformano in lacrime di stupore e di silenzio. “Piangevo – racconta in una sua opera – ed ero in una gioia inesprimibile”.
Parafrasando la beatitudine degli afflitti, egli dice: “Beati coloro che sempre piangono amaramente i loro peccati, perché li afferrerà la luce e trasformerà le lacrime amare in dolci”.
Che Dio ci conceda di gustare, una volta almeno nella vita, queste lacrime di commozione e di gioia.



AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO



Se l’amore di Dio è un dono, è necessario meditare sul dovere di amare, e in particolare sul dovere di amare il prossimo. Il legame tra i due amori è espresso dalla parola di Dio: “Se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1 Gv 4,11).
“Amerai il prossimo tuo come te stesso” era un comandamento antico, scritto nella legge di Mosè e Gesù stesso lo cita come tale (Lc 10, 27).
Come mai dunque Gesù lo chiama il “suo” comandamento e il comandamento “nuovo”?
La risposta è che con lui sono cambiati l’oggetto, il soggetto e il motivo dell’amore del prossimo.
È cambiato anzitutto l’oggetto, cioè chi è il prossimo da amare. Esso non è più solo il connazionale, o al massimo l’ospite che abita con il popolo, ma ogni uomo, anche lo straniero, anche il nemico. “Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto?” (Mt 5, 44-47).È cambiato anche il soggetto dell’amore del prossimo, cioè il significato della parola prossimo.
Esso non è l’altro; sono io; non è colui che sta vicino, ma colui che si fa vicino. Con la parabola del buon samaritano Gesù dimostra che non bisogna attendere passivamente che il prossimo spunti sulla mia strada, con tanto di segnalazione luminosa, a sirene spiegate. Il prossimo sei tu, cioè colui che tu puoi diventare. Il prossimo non esiste in partenza, si avrà un prossimo solo se si diventa prossimo di qualcuno. È cambiato soprattutto il criterio o la misura dell’amore del prossimo.
Fino a Gesù il modello era l’amore di se stessi: “come te stesso”. È stato detto che Dio non poteva assicurare l’amore del prossimo a un “piolo” meglio confitto di questo; non avrebbe ottenuto lo stesso scopo neppure se avesse detto: “Amerai il prossimo tuo come il tuo Dio!”, perché sull’amore di Dio – cioè, su cos’è amare Dio – l’uomo può ancora barare, ma sull’amore di sé, no. L’uomo sa benissimo cosa significa, in ogni circostanza, amare se stesso; è uno specchio che ha sempre davanti a sé, non lascia scappatoie.
E invece una scappatoia la lascia ed è per questo che Gesù sostituisce ad esso un altro modello e un’altra misura: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Gv 15,12). L’uomo può amare se stesso in modo sbagliato, cioè desiderare il male, non il bene, amare il vizio, non la virtù. Se un simile uomo ama gli altri “come se stesso” e vuole per gli altri le cose che vuole per se stesso, poveretta la persona che è amata così! Sappiamo invece dove ci porta l’amore di Gesù: alla verità, al bene, al Padre.
Chi segue lui “non cammina nelle tenebre”. Egli ci ha amato dando la vita per noi, quando eravamo peccatori, cioè nemici (Rom 5, 6 ss).
Si capisce in questo modo cosa vuol dire l’evangelista Giovanni con la sua affermazione apparentemente contraddittoria: “Carissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento vecchio che avevate fin da principio: il comandamento vecchio è la parola che avete udita.
E tuttavia è un comandamento nuovo che io vi scrivo” (1 Gv 2, 7-8). Il comandamento dell’amore del prossimo è “antico” nella lettera, ma “nuovo” della novità stessa del vangelo.
Nuovo perché non è più solo “legge”, ma anche, e prima ancora, “grazia”. Si fonda sulla comunione con Cristo, resa possibile dal dono dello Spirito. Santa Caterina da Siena ha dato la spiegazione più semplice e convincente. Ella fa dire a Dio:
Io vi chiedo di amarmi con lo stesso amore con cui io amo voi.
Questo non lo potete fare a me, perché io vi amai senza essere amato. Tutto l'amore che avete per me è un amore di debito, non di grazia, in quanto siete tenuti a farlo, mentre io vi amo con amore di grazia, non di debito.
Voi non potete dunque rendere a me l'amore che io richiedo. Per questo vi ho messo accanto il vostro prossimo: affinché facciate ad esso quello che non potete fare a me, cioè di amarlo senza considerazione di merito e senza aspettarvi alcuna utilità.
E io reputo che facciate a me quello che fate ad esso”.

Consacrazioni del Sito

Atto di consacrazione al cuore immacolato di Maria..
Cara Madre,


come vedi anche io ti ho aggiunto, nel mio piccolo sito, con la piccola richiesta che la tua immagine, che ha fatto il giro delle città e del mondo portando a tutti benedizione e grazie, possa portare, tramite questo piccolo sito benedizione e grazie nelle case di coloro che lo visitano, e se vuole DIO anche nella mia casa.
Affido a te, vergine dal cuore immacolato, questo sito e tutto ciò che scriverò, affido a te i cuori di coloro che lo visiteranno, e affido a te, tutti i frutti che esso porterà.offro tutto a te, in suffraggio delle anime del purgatorio, e per la salvezza di coloro che non hanno conosciuto l'amore di DIO, tutto in piena comunione con il motto che tanto ami :

"Totus Tuus Ego Sum, Maria, et omnia mea tua sunt"

O Madre degli uomini e dei popoli, abbraccia con amore di Madre e di Serva del Signore questo nostro mondo umano che ti affidiamo e ti consacriamo...

Santa Madre di DIO, corredentrice del mondo, prega per noi e per tutte le anime Sante del purgatorio.


Consacrazione a San Michele arcangelo

Principe nobilissimo delle angeliche Gerarchie, valoroso guerriero dell'Altissimo amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, mio dilettissimo Arcangelo S. Michele, desiderando io di essere nel numero dei tuoi devoti e dei tuoi servi, a Te oggi per tale mi offro, mi dono e mi consacro. Pongo me stesso, la mia famiglia e quanto mi appartiene sotto la tua potentissima protezione.
Sito affidato alla supervisione del mio Angelo custode !!




Consacrazione all'Angelo custode


Angelo benignissimo, mio custode, tutore e maestro, mia guida e difesa, mio sapientissimo consigliere ed un amico fedele, a te io sono stato raccomandato, per la bontà del Signore, dal giorno in cui nacqui all'ultima ora della mia vita. Quanta riservatezza ti debbo, sapendo che mi sei dovunque e sempre vicino! Con quanta riconoscenza ti devo ringraziare per l'amore che nutri per me, quale e quanta confidenza nell'aspettarti mio assistente e difensore! Angelo santo, insegnami, correggimi, proteggimi, custodiscimi e guidami per il diritto e sicuro cammino alla santa città di Dio. Non permettere che io faccia cose che offendano la tua santità e la tua purezza. Presenta i miei desideri al Signore, offrigli le mie orazioni, mostragli le mie miserie ed ottienimi la purificazione della mia anima per la tua infinita bontà e la materna intercessione di Maria Santissima, tua Regina. Vigila quando dormo, sostienimi quando sono stanco, sorreggimi quando sto per cadere, alzami quando sono caduto, indicami la via quando sono smarrito, rincuorami quando mi perdo d'animo, illuminami quando non vedo, difendimi quando sono combattuto e specialmente nell'ultimo giorno della mia vita, sii mio scudo contro il demonio.
Con la tua difesa e la tua guida, ottienimi infine di entrare nella tua radiosa dimora, dove per tutta l'eternità io possa esprimerti la mia gratitudine e glorificare insieme a te il Signore e la Vergine Maria, tua e mia Regina.
Amen

La frase del giorno 02 Gennaio

E' l'alba di un nuovo anno.
 
 Rifletti su quello che hai realizzato finora nella vita e sii grato;

ma non ti accontentare di quello che hai fatto.

Proponiti di raggiungere mete più alte e ci arriverai.

La parola del giorno 02/01/2014

♥ Antifona d'ingresso____________
Il Signore gli ha aperto la bocca
in mezzo alla sua Chiesa;
lo ha ricolmato dello spirito di sapienza e d'intelletto;
lo ha rivestito di un manto di gloria.



† Lettura____________________ 1Gv 2,22-28
Quello che avete udito da principio rimanga in voi.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli, chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre.
Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
Questo vi ho scritto riguardo a coloro che cercano di ingannarvi. E quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito.
E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo avere fiducia quando egli si manifesterà e non veniamo da lui svergognati alla sua venuta.

Parola di Dio

† Il Vangelo del giorno (Daily Gospel)_________________
Gv 1,19-28
Dopo di me verrà uno che è prima di me.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Parola del Signore 


† Salmo______________________
Sal 97
Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!


Commento:
Basilio (Cesarea di Cappadocia, attuale Kaysery, Turchia, 330 – 1 gennaio 379), vescovo della sua città natale (370), fu una delle figure più significative della Chiesa nel sec. IV: geniale guida dei suoi fedeli, difensore tenace della fede e della libertà della Chiesa, instauratore di nuove forme di vita comunitaria, creatore di istituzioni caritative, promotore di liturgia (vedi l’anafora che porta il suo nome) e autore fecondo nel campo ascetico (Le Grandi e Piccole Regole), teologico e omiletico.
Gregorio (Nazianzo, attuale Nemisi in Turchia, 330 – 25 gennaio 389/390) condivise con l’amico Basilio la formazione culturale e il fervore mistico. Fu eletto patriarca di Costantinopoli nel 381. Temperamento di teologo e uomo di governo, rivelò nelle sue opere oratorie e poetiche l’intelligenza e l’esperienza del Cristo vivente e operante nei santi misteri.
 




 

Il saluto francescano di "Pace e Bene"



Il saluto di "Pace e Bene"
Il Saluto specifico di "Pace e Bene" è un saluto che non troviamo negli  scritti di Francesco, ma in una delle più antiche biografie, la "Leggenda dei tre compagni", che meglio di altre sa proporre  una rilettura della esperienza umana e spirituale del Poverello anche attraverso le sue emozioni e i suoi desideri. 
L'episodio si colloca all'inizio della conversione del Santo, quando con l'abito succinto, il bastone e i calzari, Francesco “ispirato da Dio cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza con semplicità”. A questo punto entra in scena un personaggio misterioso (quasi una sorta di precursore del Santo), di cui il biografo tace il nome  e che per le vie di Assisi si rivolgeva a tutti proprio con questo saluto: Pace e Bene! 
Come lo stesso Francesco ebbe a confidare più tardi, quell'incontro lo colpì moltissimo e in qualche modo fu interpretato da lui come un segnale del cielo, una precisa indicazione e rivelazione divina che gli mostrava chiaramente una strada da percorrere. Tanto che nel Testamento (1226), ricordando quell'episodio, lui stesso scriverà . “Il Signore mi rivelò che dicessi questo saluto: Il Signore ti dia pace”.

Il frate francescano annuncia la  Pace
Il saluto di pace definisce pertanto l'identità stessa del frate francescano. Sin dall'inizio, Francesco e i suoi frati s'impegnarono in una predicazione di pace, fino a farne  un tratto distintivo della loro scelta di vita, tanto che nella Regola (1223) vi compare pari pari il monito di Gesù: “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa”

Anche Tommaso da Celano, il primo biografo  di S. Francesco parla della giovane fraternità e di Francesco come ambasciatore di pace: “In ogni suo sermone, prima di comunicare la parola di Dio al popolo, augurava la pace. In questo modo otteneva spesso, con la grazia del Signore, di indurre i nemici della pace e della propria salvezza, a diventare essi stessi figli della pace e desiderosi della salvezza eterna il valorosissimo soldato di Cristo, Francesco, passava per città e villaggi annunciando il regno dei cieli, predicando la pace, insegnando la via della salvezza e la penitenza in remissione dei peccati”. 
La pace, per Francesco,  non deve essere solo proclamata, ma prima di tutto deve essere vissuta e questo lo ritroviamo nella Leggenda dei tre compagni (1276): “La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori. Non provocate nessuno all'ira o allo scandalo, ma tutti siano attirati alla pace, alla bontà, alla concordia dalla vostra mitezza. Questa è la nostra vocazione: curare le ferite, fasciare le fratture, richiamare gli smarriti”

Il frate francescano testimonia e costruisce la  Pace

In effetti, la pace fu il tema tema prediletto dal Santo nelle sue predicazioni. Tommaso da Spalato, che vide Francesco predicare a Bologna il 15 agosto 1222, narra che “tutta la sostanza delle sue parole mirava a spegnere le inimicizie e a gettare le fondamenta di nuovi patti di pace. Portava un abito sudicio; la persona era spregevole, la faccia senza bellezza. Eppure Dio conferì alle sue parole tale efficacia che molte famiglie signorili, tra le quali il furore irridibile di inveterate inimicizie era divampato fino allo spargimento di tanto sangue, erano piegate a consigli di pace”. 

Al vescovo e al podestà di Assisi insegnò a perdonarsi per amor di Dio, e, infatti, nel Cantico delle Creature (1225) aggiunge la strofa del perdono: “Laudato si', mi' Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore”.
Ai figli della pace Francesco dedica anche una delle sue Ammonizioni (1221), la XV, a commento di una delle beatitudini (Mt 5,9): “Sono veri pacifici quelli che di tutte le cose che sopportano in questo mondo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo, conservano la pace nell'anima e nel corpo”. Questa è la vera e perfetta letizia come spiega lo stesso Francesco nel ben noto apologo che potremmo quasi chiosare con le parole di San Paolo nella Lettera ai Filippesi (4,4-7): “Siate sempre lieti nel Signore, sempre; [...] Non angustiatevi per nulla [...] e la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”
E' Gesù Cristo la fonte della pace vera.
Se troppe volte S. Francesco è stato cooptato a forza nelle schiere di un pacifismo ateo e non credente, in realtà (come appare dalla sua vicenda) la fonte del suo annuncio  e del suo impegno per la pace è sempre il Signore, è sempre il Vangelo.   Per Francesco, solo quando riscopre Cristo, l'uomo trova pace, perchè Egli è la nostra pace e non altri. In Lui , allora ritrova anche quell'armonia ( con se stesso, con gli altri, con il creato e la natura) che lo fa capace di lode perenne e il suo cuore cessa di essere un arsenale pronto a esplodere, per divenire un pozzo di misericordia e di amore.
A tutti voi dunque, in Gesù Cristo: PACE E BENE !