mercoledì 22 ottobre 2014

Contro l'intemperanza del linguaggio


[1]Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, [2]poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. [3]Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. [4]Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e vengano spinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra.[5]Così anche la lingua: è un piccolo membro e può vantarsi di grandi cose. Vedete un piccolo fuoco quale grande foresta può incendiare! [6]Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra e contamina tutto il corpo e incendia il corso della vita, traendo la sua fiamma dalla Geenna. [7]Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, [8]ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. [9]Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. [10]E' dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei![11]Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? [12]Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce.

lunedì 13 ottobre 2014

Papa Francesco: La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno

La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno
Nella riflessione del 12 ottobre 2014, prima della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco prendendo spunto dal Vangelo di questa domenica (Mt 22,1-14) ha fatto notare come l’atteggiamento degli invitati al banchetto di nozze del Re descritto nella parabola di Gesù è molto simile a quello di ciascuno di noi che “quando il Signore ci chiama, tante volte sembra che ci dia fastidio“.
Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa – ha commentato il Pontefice -dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio“. Il Re della parabola è Dio, il quale “è buono verso di noi, ci offre gratuitamente la sua amicizia, ci offre gratuitamente la salvezza, la sua gioia” tuttavia nonostante questo noi “tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi“.
È così che alcuni invitati, infastiditi per l’invito al banchetto del Re, “addirittura maltrattano e uccidono i servi che recapitano l’invito” ma questo non frena Dio dal proseguire comunque nel suo progetto. È proprio questo quanto vediamo nella storia del Popolo di Dio: fin dall’inizio Dio invita il Suo popolo a partecipare della Sua gioia ma il Popolo non sempre aderisce e spesso tradisce la fiducia che Dio aveva riporto in questi.
E così, terminati i preparativi, e giunto il momento della festa Dio, come il Re della parabola, “ripropone l’invito allargandolo oltre ogni ragionevole limite – ha detto –e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano“. Quanto è vero questo, ha intercalato Bergoglio: “il Vangelo, respinto da qualcuno, trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori.
La parabola di oggi ci dice proprio che “la bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno: per questo il banchetto dei doni del Signore è universale, per tutti“. Ma, ha concluso Papa Francesco, “c’è una condizione: indossare l’abito nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo“.