mercoledì 16 aprile 2014

Pope's General Audience 2014-04-16

Mix - Preferisco il Paradiso ( San Filippo Neri )

Preghiere e canti Francescani

Frase del giorno 16 Aprile

 
Noi non smettiamo di amare i 
nostri figli solo perchè commettono
degli sbagli, o non vivono secondo le 
nostre aspettative - il nostro Padre
celeste si comporta allo stesso modo 
con noi.

VERSO DEL 16.04.2014

«Io sono la porta; se uno entra per Me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura»

Giovanni 10:10

Lettura biblica: Giovanni 10:1-13

LA VITA CRISTIANA

In questo stupendo brano della Scrittura possiamo notare alcune particolarità della vita cristiana.

Il credente entra per la "Porta", scegliendo così una via ben definita.

  • É una persona che, avendo conosciuto Gesù, Lo accetta decidendo di incamminarsi lungo la via della volontà di Dio.

Percorrendo la giusta strada, il cristiano trova davanti a sé una porta aperta. La porta della salvezza e della realizzazione dell'amore di Dio; la porta della grazia che lo introduce nella presenza dell'Iddio della liberazione.

Una volta giunto alla presenza di Dio, ode la Sua voce, può ascoltare finalmente parole di vita eterna.

Il cristiano sa di essere conosciuto personalmente, non si sente mai solo ed abbandonato ed ha la certezza di trovarsi in ogni momento sotto la protezione divina.

Il fatto che il Buon Pastore conosca le Sue pecore personalmente per nome, ci rivela il particolare rapporto che intercorre tra un cristiano e il suo Dio. E questo dovrebbe spingerci ad amare e servire il Signore con più zelo e ardore.


  • Il Buon Pastore conduce le Sue pecore andando avanti a loro.

Che meraviglia essere condotti da una tale, infallibile guida! Gesù è il Buon Pastore per eccellenza, Egli ci ama di un amore tenero ed eterno. Egli ci guiderà per pascoli verdeggianti e alle acque quiete per amore del Suo nome (Salmo 23:2,3).

I cristiani, conoscendo il Buon Pastore e udendo la Sua voce Lo seguono guardandosi bene dalle altre "voci" e dal prestare ascolto alle lusinghe che vengono da fuori.

Quelli che conoscono Gesù cercano di rimanerGli costantemente vicino, Egli è il solo che li ami veramente, che abbia interesse per loro e li conduca alla meta promessa.

Papa Francesco: Perché si possa parlare di salute piena bisogna curare corpo e anima

Perché si possa parlare di salute piena bisogna curare corpo e anima
Perché si possa parlare di salute piena” ha espresso Papa Francesco ai medici partecipanti al Congresso di Chirurgia Oncologica “Digestive Surgery New Trends and Spending Review” tenutosi a Roma nei giorni scorsi “è necessario non perdere di vista che la persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è unità di corpo e spirito” e proprio per questo ogni approccio curativo che si limiti alla sola assistenza sanitaria non riuscirà nel proprio obbiettivo più esteso, ovvero quello di curare completamente il paziente.
Ai 120 partecipanti al congresso il Pontefice ha ricordato che “il medico deve curare tutto“: non si deve limitare a curare il corpo ma le cure devono tenere in considerazione la “dimensione psicologica, sociale” del malato così come quella spirituale. Ma per guarire il paziente è necessario guardare anche il contorno, così che non vanno neppure trascurati “l’accompagnamento spirituale ed il sostegno ai familiari del malato“. Corpo e spirito, ha ribadito Bergoglio, “si possono distinguere ma non separare, perché la persona è una“.
Alla luce dell’insegnamento di Gesú, poi, sperimentiamo che ”la condivisione fraterna con i malati ci apre alla vera bellezza della vita umana” la quale non si riferisce solamente alle persone sane ma “comprende anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi” come aveva già detto alcuni giorni fa “dal concepimento fino alla morte“.
È proprio durante la Settimana Santa, che ci fa focalizzare la nostra attenzione sul Calvario e sulla sofferenza di Gesú nella sua veste umana, diventa tanto più significativo quanto espresso poiché è proprio in Cristo che “la sofferenza umana è assunta fino in fondo e redenta da Dio. Da Dio-Amore“. Cosí, ha concluso Papa Francesco, quando guardiamo lo scandalo del dolore innocente, quando guardiamo i bambini che soffrono, ci rendiamo conto che “solo Cristo dà senso allo scandalo del dolore innocente“.

Meditazione del giorno 16/04/2014

Mercoledì della Settimana Santa
Meditazione del giorno
Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo
Meditazioni  e Preghiere, Part III, 2, 2 « Our Lord refuses sympathy », § 15
 
 « In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà » 
 
    Quando si è separato da sua madre, Gesù si è scelto degli amici – i dodici apostoli – come per riporre in loro la sua simpatia. Li ha scelti, dice, per essere “ non servi, ma amici” (Gv 15,15). Li ha fatti suoi confidenti; ha confidato loro cose che non ha detto ad altri. Era sua volontà mostrare loro un favore speciale, la sua generosità, come un padre verso i figli preferiti. Con quanto ha loro rivelato, li ha colmati più dei re, dei profeti e dei sapienti dell’Antico Testamento. Li ha chiamati “figlioli » (Gv 13,33) ; per conferire loro i suoi doni, li ha preferiti “ai sapienti e agli intelligenti” di questo mondo (Mt 11,25). Ha manifestato la sua gioia e li ha lodati perché sono rimasti con lui nelle prove (Lc 22,28), e come segno di riconoscenza annuncia loro che siederanno un giorno sui dodici troni per giudicare le dodici tribù d’Israele (v.30). Ha trovato conforto nella loro amicizia quando s’avvicinava la prova suprema.

    Li ha radunati attorno a sé nell’ultima Cena, come per essere da loro sostenuto in quell’ora solenne. “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione » (Lc 22,15). C’era dunque tra il Maestro e i discepoli una reciprocità  di affetto, una profonda simpatia. Ma faceva parte del suo volere che gli amici l’abbandonassero, lo lasciassero solo – una volontà davvero degna di adorazione. Uno l’ha tradito; un altro l’ha rinnegato; gli altri sono scappati, lasciandolo in mano ai nemici… Era solo quando ha subito la passione. Sì, Gesù onnipotente e beato, ripieno nell’anima della gloria divina, ha voluto sottomettersi ad ogni sofferenza della nostra natura. Come si era rallegrato dell’amicizia dei suoi, così ha accettato la desolazione del loro abbandono. E quando ha voluto, ha scelto di privarsi della luce della presenza di Dio.

La parola del giorno 16/04/2014


Mercoledì della Settimana Santa

Libro di Isaia 50,4-9a.
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come gli iniziati.
Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso.
È vicino chi mi rende giustizia; chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?


Salmi 69(68),8-10.21-22.31.33-34.
Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.
Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.

L'insulto ha spezzato il mio cuore
e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 26,14-25.
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti
e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».
Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli».
I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.
Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà».
Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.
Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!».
Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto».