“Perché si possa parlare di salute piena” ha espresso Papa Francesco ai medici partecipanti al Congresso di Chirurgia Oncologica “Digestive Surgery New Trends and Spending Review” tenutosi a Roma nei giorni scorsi “è necessario non perdere di vista che la persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è unità di corpo e spirito”
e proprio per questo ogni approccio curativo che si limiti alla sola
assistenza sanitaria non riuscirà nel proprio obbiettivo più esteso,
ovvero quello di curare completamente il paziente.
Ai 120 partecipanti al congresso il Pontefice ha ricordato che “il medico deve curare tutto“:
non si deve limitare a curare il corpo ma le cure devono tenere in
considerazione la “dimensione psicologica, sociale” del malato così come
quella spirituale. Ma per guarire il paziente è necessario guardare
anche il contorno, così che non vanno neppure trascurati “l’accompagnamento spirituale ed il sostegno ai familiari del malato“. Corpo e spirito, ha ribadito Bergoglio, “si possono distinguere ma non separare, perché la persona è una“.
Alla luce dell’insegnamento di Gesú, poi, sperimentiamo che ”la condivisione fraterna con i malati ci apre alla vera bellezza della vita umana” la quale non si riferisce solamente alle persone sane ma “comprende
anche la sua fragilità, così che possiamo riconoscere la dignità e il
valore di ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi” come aveva già detto alcuni giorni fa “dal concepimento fino alla morte“.
È proprio durante la Settimana Santa,
che ci fa focalizzare la nostra attenzione sul Calvario e sulla
sofferenza di Gesú nella sua veste umana, diventa tanto più
significativo quanto espresso poiché è proprio in Cristo che “la sofferenza umana è assunta fino in fondo e redenta da Dio. Da Dio-Amore“.
Cosí, ha concluso Papa Francesco, quando guardiamo lo scandalo del
dolore innocente, quando guardiamo i bambini che soffrono, ci rendiamo
conto che “solo Cristo dà senso allo scandalo del dolore innocente“.
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