venerdì 20 dicembre 2013

IL VERO VOLTO DI GESU’

QUESTO E’ IL VERO VOLTO
DI GESU’ APPENA RISORTO
Importanti studi scientifici dimostrerebbero che  l’immagine impressa su un’antica reliquia che si conserva a Manoppello, in Abruzzo, non ha un’origine umana, proprio come quella della Sindone..
 
Tutti conoscono la Sindone, quell’antico Lenzuolo che si conserva a Torino e sul quale vi è misteriosamente impressa l’immagine di un uomo morto che ha  i segni della Passione di Cristo com’è raccontata dagli evangelisti. Ma pochi conoscono il “Volto Santo” che si conserva a Manoppello,  in provincia di Pescara, una reliquia altrettanto misteriosa e preziosissima, che sta suscitando tra gli studiosi vivissimo interesse.
Questa reliquia è costituita da un volto impresso su un velo finissimo e trasparente. E anche in questo caso, come è stato constatato dagli studiosi, non si tratta di pittura, non è un disegno, non è neppure un’immagine ottenuta con l’impressione a fuoco. Proprio come nel caso della Sindone. L’immagine ha le caratteristiche di una “diapositiva”,  è identica cioè  sia osservata da una parta come dall’altra, con la sola differenza della prospettiva speculare. Sono stati fatti rilievi col microscopio, e non si è riscon­trata alcuna diversità. Se si trattasse di una tela dipinta, osservano gli esperti, basterebbe una lieve sbavatura di colore per provocare, nell'imma­gine osservata dal rovescio, dif­ferenze facilmente rilevabili. Il volto si mostra in colori tenui e sfumati, ed è incorniciato da cappelli lunghi. Ha l’espressione serena, anche se in varie parti si notano vistosi segni di ecchimosi,   tumefazioni, abrasioni, ferite. Ha gli occhi aperti, vivi e pieni di una dolcezza infinita.
Come ho detto, non è una reliquia molto nota. Ma la storia che la riguarda è straordinaria. In questi ultimi anni sono stati scritti vari libri per ricostruirne i percorsi compiuti nel corso della storia.
E’ stato dimostrato, da un punto di vista storico, che questa immagine di Gesù era conosciuta fin dai primi secoli del Cristianesimo. Gli evangelisti e i primi Padri della Chiesa nei loro scritti parlano dei "lini", tra cui il Lenzuolo (Sindone) e il sudario, con i quali era stato avvolto il cor­po di Cristo nel sepolcro e che erano stati tramandati fino a loro. Quei "lini" venivano conservati con grande devozione perché considerati "elementi comprovanti la resurrezione di Gesù", “reliquie veneratissime” perché su di esse era “impressa l’immagine del Salvatore”, e se ne indicava la presenza ora a Gerusalemme, ora a Menfi in Egitto, ora in Turchia.
All’inizio del 700, quando a Costantinopoli imperversavano gli iconoclasti, c’era il pericolo che quelle reliquie fossero distrutte, e vennero nascoste.    Il sudario con il volto di Gesù venne inviato a Roma. Fu gelosamente custodito in Vaticano. Dopo il declino della potenza di Bisanzio, nel 1204, il Papa ritenne che quella reliquia potesse essere considerata di proprietà vaticana e cominciò ad esporla alla venerazione dei fedeli.
A cominciare dal 1200, il Sudario con il “Volto Santo” divenne famosissimo a Roma. Richiamava pellegrini da ogni parte. Re, imperatori andavano a venerarlo. Veniva portato in processione, esposto in San Pietro durante le maggiori festività. Di queste ostensioni ne scrissero anche Dante Alighieri  e il Petrarca.  L’immagine era richiesta dappertutto, e a Roma si era formata una Confraternita di pittori specializzati nella riproduzione fedele del “vero volto” di Gesù.
Intorno al 1500, il “Volto Santo” scomparve da Roma. Forse venne rubato, non si sa. E in quello stesso periodo si cominciò a parlare della sua presenza a Manoppello. Secondo un antico documento, sarebbe misteriosamente arrivata in quella cittadina nel 1506, esattamente cinquecento anni fa, e venne custodita nella chiesa dei Frati Cappuccini, divenuta in seguito “Santuario del Santo Volto”. Presso la popolazione abruzzese trovò subito una grande venerazione, come è dimostrato da centinaia di ex voto conservati in un museo vicino al Santuario, ma la conoscenza e la devozione, non si sa perché, rimasero circoscritte a quella regione. Negli ultimi trent’anni, però, è accaduto qualche cosa che ha mosso le acque destando un interesse che, come ho detto, sta vistosamente crescendo.
E a questopunto sono costretto a fare un piccolo riferimento che mi riguarda. Perché ho scoperto, proprio nella mia ultima recente visita a Manoppello, che anch’io c’entro, in qualche modo, nella vicenda del risveglio di interesse per questa preziosa reliquia.
Nel 1978, mentre ero in vacanza sulla costa adriatica abruzzese, sentii parlare di “Volto Santo”.  Andai a visitare il Santuario di Manoppello, fui molto colpito dalla storia della reliquia e scrissi un ampio articolo su un settimanale di grande popolarità dove lavoravo come inviato speciale. L’articolo suscitò molto interesse. Venne ripreso da altri giornali e anche da una pubblicazione cattolica svizzera in lingua tedesca. Una copia di quella pubblicazione finì in un monastero di suore trappiste in Germania. L’articolo fu letto da una giovane religiosa, Suor Blandina Paschalis Schloemer, che era molto devota del volto della Sindone e, sentendo che si parlava di una reliquia che poteva mostrare il volto di Gesù vivo, fu incuriosita. Lesse e rilesse l’articolo e fece questa riflessione: “Se questa reliquia rappresenta veramente il volto di Gesù, questo volto deve essere uguale a quello della Sindone” Prese l’immagine stampata nel giornale, un’immagine in bianco e nere, e la incollò al muro della sua cella. Ci incollò accanto l’immagine del volto della Sindone, e ogni giorno stava ore ed ore a guardare. Osservava ogni dettaglio confrontandolo sulle due immagini. Il suo “osservare” non era solo suggerito da una curiosità fredda,  ma era una specie di preghiera, di contemplazione. Cercava il volto del suo Signore. Una ricerca amorosa. Una ricerca che diventava sempre più appassionata. Suor Blandina cominciò a notare delle somiglianze, delle corrispondenze tra le due immagini. Scrisse al Santuario di Manoppello chiedendo una fotografia del “Volto Santo” più grande e a colori.  Ora le somiglianze erano più visibili.
<<Cominciai a prendere misure, a fare rapporti di proporzioni>>, mi ha raccontato Suor Blandina. <<Scoprii che l'al­tezza e la larghezza del volto hanno le stesse misure. L' indice morfologico risulta identico in tutte e due le immagini. Mi sono soffermata sulle ecchimosi, gli edemi, le ferite della fronte, quella del setto nasale, i grumi di san­gue coagulato negli strati profondi della pelle, trovando che sono nelle stesse posizioni sia nel Velo di Manoppello che nella Sindone. Realizzai dei lucidi delle due immagini e, soprapponendoli, trovai che combaciavano perfettamente.
<<Continuai in queste mie osservazioni e meditazioni per una quindicina d’anni. Scrissi a celebri studiosi della Sindone parlando del Volto di Manoppello che non conoscevano e rivelando le scoperte che avevo fatto. Fui impertinente, insistente, ossessiva. Finalmente qualcuno cominciò a prendermi in considerazione. Studiosi importanti andarono a Manoppello, osservarono la reliquia, iniziarono ricerche, scrissero articoli scientifici, libri importanti e oggi l’interesse per questo Volto di Gesù è veramente molto forte>>.
Il primo studioso di fama che ascoltò le indicazioni di Suor Blandina e cominciò a interessarsi del “Volto Santo” fu Padre Heinrich Pfeiffer, gesuita, docente di Storia dell’Arte Cristiana presso l’Università Gregoriana di Roma e membro della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. Egli fece approfondite ricerche storiche, ricostruendo i percorsi della reliquia di Manoppello, dimostrando che era conosciuta e venerata fin dai primi tempi della Chiesa.
Il secondo studioso che prese a cuore la vicenda è stato il professor Padre Andreas Resch, religioso redentorista, due lauree, una lunga e applaudita carriera di ricercatore e di docente universitario, fondatore dell’Istituto scientifico “Imago Mundi”, che ha sede a Innsbruck ed è ritenuto il più prestigioso laboratorio di ricerche sulla fenomenologia delle zone di frontiera della scienza.
Il professor Resch, dopo aver esaminato il lavoro compiuto da Suor Blandina, si è recato a Manoppello dove ha compiuto ricerche meticolose direttamente sulla reliquia. Ha poi elaborato i dati al computer, confrontandoli con quelli del Volto della Sindone.  Le sue conclusioni, che ha esposto in un importante studio scientifico, sono sconvolgenti.  Lui stesso me le ha sintetizzate nei seguenti cinque punti:
<<Primo: tra il volto della Sindone e quello di Manoppello vi sono corrispondenze del cento per cento. Quindi, le somiglianze non sono una coincidenza.
<<Secondo: il volto della Sindone e quello del Velo appartengono alla stessa persona.
<<Terzo: nessuna di queste immagini è stata creata da mano umana.
<<Quarto: la loro formazione indicherebbe un qualche processo fotochimico.
<<Quinto: l’origine delle due immagini e le loro corrispondenze è da definire umanamente inspiegabile>>.
Si tratta di conclusioni che fanno venire i brividi. E sono conclusioni certe, scientifiche, inoppugnabili, che documentano una realtà che non è di questo mondo. Si potrebbe concludere dicendo che ormai vi è la certezza che il “Volto Santo” di Manoppello sia la vera fotografia di Gesù al momento della risurrezione. Un regalo che, insieme all’immagine della Sindone, egli ha voluto lasciare all’umanità.
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