sabato 4 gennaio 2014

La Divina Misericordia

coroncina divina misericordia 



coroncina divina misericordiaGesù conosce benississimo i tuoi problemi,le tue paure, i tuoi bisogni ,la tua malattia e ti vuole aiutare.Ma come fa se tu non lo invochi,non lo preghi ?E' un Padre misericordjoso che ti aspetta a braccia aperte in qualunque momento.Prendi ora la corona del rosario e pregalo di esaudire le tue necessità: vedrai continui e silenziosi miracoli nella tua vita.Affidati a Lui con la coroncina alla Divina Misericordia ,esaudirà tutte le tue richieste ........ti toglierà la tristezza e ti darà la Sua gioia.Non temere .Ti dice : credi forse che Mi manchi l 'onnipotenza per venirti in aiuto ? Fidati fidati fidati di Lui.
Attraverso questa preghiera noi offriamo al Padre Eterno tutta la Persona di Gesù, cioè la Sua divinità e tutta la Sua umanità che comprende corpo, sangue e anima. Offrendo al Padre Eterno il Figlio amatissimo, ci richiamiamo all'amore del Padre per il Figlio che soffre per noi. La preghiera della Coroncina si può recitare in comune o individualmente. Le parole pronunciate da Gesù a Suor Faustina, dimostrano che il bene della comunità e di tutta l’umanità si trova al primo posto: "Con la recita della Coroncina avvicini a Me il genere umano" (Quaderni…, II, 281) Alla recita della Coroncina Gesù ha legato la promessa generale: "Per la recita di questa Coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno" (Quaderni…, V, 124 ) Nello scopo per il quale viene recitata la Coroncina Gesù ha posto la condizione dell'efficacia di questa preghiera: "Con la Coroncina otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia Misericordia"  (Quaderni…, VI, 93). In altre parole, il bene che chiediamo deve essere assolutamente conforme alla volontà di Dio. Gesù ha promesso chiaramente di concedere grazie eccezionalmente grandi a quelli che reciteranno la Coroncina.
PROMESSA GENERALE :
Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto cio' che Mi chiederanno.
PROMESSE PARTICOLARI :
1) Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell'ora della morte - cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia - anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola....(Quaderni…, II, 122)
2)Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 - 205)
3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell'ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell'ultima lotta (Quaderni…, V, 124).
Poiché queste tre promesse sono molto grandi e riguardano il momento decisivo del nostro destino, Gesù rivolge proprio ai sacerdoti un appello affinché consiglino ai peccatori la recita della Coroncina alla Divina Misericordia come ultima tavola di salvezza .
Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà.
L’ora della Misericordia

Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che lui stesso ha chiamato "un’ora di grande misericordia per il mondo intero" (Q. IV pag. 440). "In quell’ora – ha detto successivamente – fu fatta grazia al mondo intero, la misericordia vinse la giustizia" (Q V, pag. 517).
Gesù ha insegnato a suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di:
  • invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori;
  • meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la grazia della comprensione del suo valore.
  • Consigliava in modo particolare: "in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi" (Q V, pag. 517).
Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite:
  • la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;
  • deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione.
"In quell’ora – dice Gesù – non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione" (Q IV, pag. 440). Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia
Gesù a Santa Maria Faustina Kowalska
Si recita con la corona del Rosario.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Padre Nostro, Ave Maria, Credo.
Sui grani del Padre Nostro si dice:
Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
Sui grani dell'Ave Maria si dice:
Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
Alla fine si dice tre volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
si termina con l'invocazione
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre Nostro
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave Maria
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen
Credo
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Per chi non ha mai recitato il rosario e non capisce bene come deve essere recitata la coroncina alla Divina Misericordia segua lo schema qui sotto tutto di seguito e ricordi di meditare la dolorosa passione di Gesù:
Segno della croce
1 volta Padre nostro
1 volta Ave Maria
1 volta il Credo Apostolico
di seguito:
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
1 volta :Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.
e
10 volte di seguito : Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

quindi alla fine si ripete 3 volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
1 volta
O Sangue e Acqua ,che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi,confido in Te
Amen. Segno della croce

Preghiera per ottenere la conversione di un peccatore .
Invocare l' intercessione di Suor Faustina Kowalska e recitare cin fede :
O sangue ed acqua che scaturisci dal cuore di Gesù, come sorgente di misericordia per noi, io confido in Te!
Gesù:
Quando, con fede e con cuore contrito, mi reciterai questa preghiera per qualche peccatore io gli darò la grazia della conversione.
Non temere Gesù tocchera' il cuore della persona a Lui lontana e gli dara' la grazia della conversione.
Per ogni preghiera puoi chiedere la conversione di un peccatore specifico e non dimenticare MAI l'intercessione di suor Faustina Kowalska .
Ogni giorno quando vedi persone che sono lontane dalla fede invoca l'intercessione di suor Faustina e recita questa preghiera. Al resto pensera' il Signore Gesu'.

Data della morte di Gesù


Fu crocifisso, morì e fu sepolto

(Mc. 15, 25;  Rom. 6, 4)

 


Gesù è stato crocifisso all'ora terza, che corrisponde all'incirca alle nove del mattino; è rimasto appeso alla croce fino alle tre del pomeriggio. Sei ore interminabili di tortura finale prima di morire, forse trascorse in un penoso dormiveglia, interrotto dalle ingiurie dei passanti, degli altri crocifissi con lui (Mc.15,32). E' la comunità dei discepoli che conta queste ore; una comunità che non c'è più, perché tutti sono fuggiti, hanno tradito o rinnegato; una comunità che non c'è ancora, perché solo dopo la risurrezione si raccoglierà e si riconoscerà come tale. Quello che fonda la comunità, si potrebbe quasi dire, non è l'insegnamento di Gesù, le sue guarigioni e i suoi miracoli, non la consapevolezza del peccato per il tradimento e l'abbandono o per l'impotenza, ma l'esperienza del morire e risorgere con lui.

La comunità che fugge dalla croce, o che impotente guarda da lontano (v.40), conta le ore come le lunghe ore della veglia delle guardie: ogni tre ore un cambio, perciò si dice la terza, la sesta, la nona... Chi soffre ed è vicino alla morte non sempre è in grado di contare il tempo, ma per chi gli è vicino e aspetta la sua liberazione questo tempo sembra interminabile. Si cerca distrazione, compagnia, ma il pensiero non si distacca dalla persona amata che soffre: una parte di noi se ne va con lei/lui e sappiamo che la nostra vita è giunta ad una svolta, non sarà più come prima. Molti di noi contano i giorni della guerra, altri contano i morti (con tutte le faziosità che sono abituali in questi casi). Contare i giorni è vivere protesi verso la fine, che può essere anche un nuovo principio.

Ci sono i discepoli un po' lontani dalla croce, e ci sono le discepole, che sono un po' più vicine a Gesù; in questo caso come donne corrono meno rischi! alle donne si addice la pietà per i morti... C'è dunque la comunità di Gesù, ma non è raccolta, è dispersa, forse anche disperata, ma conta le ore della veglia in attesa della morte.

Basterà che appaia Gesù risuscitato e chiami di nuovo ciascuno per nome, perché la comunità si raccolga e riviva. La comunità ha contato le ore e ha contato i giorni. Al terzo giorno...risuscitò. La mattina del primo giorno della settimana, molto presto... le donne vanno al sepolcro (16,2). Fino a quel tempo non avranno dormito per l'angoscia profonda; poi non dormiranno per l'agitazione di aver visto Gesù risorto e di dover raccontare a tutti la notizia. Prima hanno dormito i discepoli, quando Gesù chiedeva loro di vegliare e pregare con lui; forse fino all'ultimo non hanno pensato che le cose si mettessero così male. Chi ha sentito le voci dal cielo, ha visto guarire i lebbrosi, fermare il vento e la tempesta, come può pensare che ora Gesù non risolverà al meglio la crisi con le autorità e non metterà a posto ogni cosa, facendo scendere dall'alto l'aiuto sovrannaturale che il Padre non può negargli?...

Gesù crocifisso, sia pure ingiustamente, condivide il peso della maledizione divina (ricordata in Gal.3,13), subisce una condanna (Rom.6,23: Il salario del peccato è la morte), si espone alla più grave delle tentazioni, di sentirsi "abbandonato da Dio" (il grido sulla croce Mc.15,34).

Il Credo delle chiese cristiane antiche ripercorre questa vicenda nel suo dilungarsi sulla storia di Gesù. Sarebbe bastato dire: è morto e risuscitato per noi. Ma sarebbe stata una formula fredda, incomprensibile. Invece dice: "fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, patì (morte) e fu sepolto. Il terzo giorno risorse dai morti". Oppure nel Credo latino: "fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese nel soggiorno dei morti. Il terzo dì risuscitò". Si conserva della chiesa antica il ricordo del dolore, l'attesa della morte, la definitività della morte con la sepoltura e la discesa agli "Inferi", la gioia e la sorpresa del "terzo" giorno.

K. Barth ha scritto pagine memorabili (nel suo commento breve al Credo) sulla "sepoltura" di Gesù. Perché il Credo insiste, anche nella formulazione breve di quello latino, sul "fu sepolto"? Non bastava dire: morì? La sepoltura sottolinea ancora una volta l'umanità di Gesù; si dice di Gesù qualcosa che tutti possono dire, anche quelli che non credono in lui. Ma per quelli che credono in lui si riempie di significati arcani. "Si seppellisce qualcuno che è ancora presente, ma è già assente, che non ha più né presente, né avvenire. E' diventato passato allo stato puro".  La sepoltura è il nostro avvenire comune, tutti camminiamo in questa direzione e diventeremo "passato", che resterà solo nella memoria di alcuni, finché anch'essi non saranno "passato". Dio in Cristo ha accettato per noi di diventare questo "passato" che invece si trasforma in una vita possente che è l'avvenire della fede.

Calvino diceva: Dio nasconde per un tempo la sua divinità e non mostra la sua virtù. Tutti gli esseri umani siamo orientati verso la morte e la sepoltura che può avere maggiori o minori ornamenti,  ma ha lo stesso effetto sulla carne, cioè sulla persona, che sia stata  un re o un disoccupato (La Livella, di Totò). Nel Credo si afferma che questo è il dono di Dio in Gesù: essere diventato per noi il nostro passato, aver nascosto per un tempo la sua eternità, essersi nascosto anche nelle parti più invisibili e inconoscibili dell'esistenza (gli Inferi), per noi: perché identificandoci con lui che è divenuto "passato" noi possiamo protenderci verso la vita, senza temere la sepoltura e l'Inferno.

Chi è stato battezzato in Gesù, è stato seppellito nella sua morte, ed ora può vivere nel futuro della fede; non vivrà orientato verso la sepoltura, ma verso il futuro che quella sepoltura di Gesù ha aperto. Chi non crede in Gesù corre come- verso- il passato; chi crede, vive in Gesù un passato che viene sconfitto in una vita senza fine. Rom.6,4 usa ampiamente la metafora del battesimo come morte alla vita del peccato, "affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita". Ecco di nuovo il camminare, con un nuovo orientamento; la sepoltura è alle spalle e non ci riguarda più, è qualcosa che Dio ha già affrontato per noi e non deve più preoccuparci. Si può scomodare perfino la gloria di Dio per fare camminare piccola gente oscura, come noi siamo, in avanti verso la "novità di vita".

Non c'è più nulla nella morte che non si possa affrontare, dal momento che Gesù ha già vissuto la morte peggiore possibile, essendo innocente. Ma poiché si identificava a noi, è il nostro peccato che veniva condannato, è il nostro orientamento sbagliato che è stato percorso fino all'estremo e cancellato con una svolta fondamentale che ha colpito in pieno chi la faceva, ma intanto la storia ora gira all'inverso per chi ha creduto e seguito Gesù. Nessuno può vedere Dio e vivere, secondo la più elevata teologia, che il mondo ha saputo esprimere, nell'ebraismo: Gesù ha veduto Dio, ha accettato di esser suo Figlio, ha vissuto come suo Servo, ha predicato come il Messia, ha subìto la vicinanza meravigliosa e pericolosa del sacro e perciò è morto. Dopo questo il sacro non sarà più pericoloso, come quando si stacca la corrente e si può toccare i fili, oppure la corrente circola, ma è isolata, si può vivere anzi si deve vivere alla sua luce. Siamo chiamati ad essere "santi"!

Più tardi la chiesa spiegherà la discesa agli Inferi, che sembra un esser inghiottiti dal Nulla, come un annuncio della vita nel Regno dei Morti (1 Pt.3,19). Non c'è più alcuna realtà, anche la più disperata, che non possa esser rivolta alla vita nuova della risurrezione. Gesù ha visitato e riscattato gli Inferi che non sono più il nostro destino; il nostro destino è esser trascinati nella risurrezione di Cristo. Questo destino positivo  deve esser offerto a tutta l'umanità e non solo a pochi eletti; quale responsabilità è la nostra, ma al tempo stesso anche una grandiosa possibilità di vivere non verso la sepoltura nostra e di altri esseri umani, ma verso una vita risorta e dunque ricca, benedetta, amata per tutti gli esseri umani, a cominciare dai più disperati e forse colpevoli... da noi, ma anche dagli iracheni, dagli afgani, dai ceceni e da tutti quanti quelli che vivono più vicini alla morte che alla vita.

Quando diciamo: io credo! Diciamo la nostra identificazione nel battesimo con la morte e la risurrezione di Gesù. Siamo posti sotto il suo nome; per noi si è realmente compiuta la salvezza e ora possiamo vivere nella riconoscenza e nella testimonianza.

La parabola del figliol prodigo

Una delle parabole più conosciute dei vangeli è la parabola del figliol prodigo. La troviamo nel vangelo di Luca, che leggiamo da 15:11:
 
Luca 15:11-24
“[Il Signore Gesù] Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. E il padre divise fra loro i beni. Pochi giorni dopo il figlio più giovane, raccolta ogni cosa, se ne andò in un paese lontano e là dissipò le sue sostanze vivendo dissolutamente. Ma quando ebbe speso tutto, in quel paese sopraggiunse una grave carestia ed egli cominciò ad essere nel bisogno. Allora andò a mettersi con uno degli abitanti di quel paese, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Ed egli desiderava riempire il ventre con le carrube che i porci mangiavano, ma nessuno gliene dava. Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti lavoratori salariati di mio padre hanno pane in abbondanza, io invece muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi lavoratori salariati.” Egli dunque si levò e andò da suo padre. Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai suoi servi: “Portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei sandali ai piedi. Portate fuori il vitello ingrassato e ammazzatelo; mangiamo e rallegriamoci, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E si misero a fare grande festa.”
 
Il Figlio di Dio è venuto per salvare quello che era perduto (Matteo 18:11). Colui che va a Lui non sarà mai cacciato via (Giovanni 6:37). Non importa quello che ha fatto o non ha fatto. Il passato non conta. Il Figlio di Dio non vuole condannare ma salvare (Giovanni 3:17). La compassione del padre di questa parabola rispecchia la compassione di Dio Padre (Gesù raccontò la parabola in relazione alla gioia che c’è in paradiso quando un peccatore si pente). Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4).
Il figlio di questa parabola non poteva aspettare che suo padre morisse. Voleva i beni immediatamente, nonostante suo padre fosse ancora vivo. Una volta che li ebbe, raccolse tutte le sue cose e partì per un “paese lontano”. Chissà cosa aveva sentito dire di questo paese. Forse la pubblicità, la TV, la radio (se esistevano) avevano parlato di questo paese. Se aveva molti soldi, lì poteva vivere la “bella vita” – la “bella vita” che la Parola di Dio descrive con due parole: “vivere dissolutamente”. Alla fine il pallone scoppiò, e il figlio di un padre una volta ricco si trovò nella povertà e nella fame. In realtà aveva così tanta fame che non aveva nulla da mangiare – i maiali erano più sazi di lui!
Fu allora che accadde qualcosa: “rientrò in sé” e pensò: “Quanti lavoratori salariati di mio padre hanno pane in abbondanza, io invece muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te, non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi lavoratori salariati”. Il figliol prodigo rientrò in sé! Di solito il momento in cui qualcuno “rientra in sé” non è un momento in cui va tutto bene, ma è un momento in cui, come nel caso di questo figlio, non si ha nemmeno cibo per colmare la fame. Pertanto, il figlio rientrò in sé e si incamminò per la strada di ritorno a casa. Tutti i pensieri che aveva fatto erano giusti: dopo quello che aveva fatto, non aveva alcun diritto di essere chiamato ancora figlio di suo padre. Aveva consumato i suoi risparmi vivendo dissipatamente. Tuttavia il padre lo vide da lontano: questo significa che stava guardando la strada. Nonostante il figlio avesse preso la sua eredità e avesse abbandonato la casa, il padre non era indifferente. Stava aspettando il suo ritorno giorno dopo giorno. Se lo avesse trovato, lo avrebbe implorato di tornare a casa – come Dio ci esorta a riconciliarci con Lui (2 Corinzi 5:20-21). Il Padre stava aspettando. Stava guardando la strada, e appena vide che suo figlio stava arrivando, CORSE da lui! Che immagine toccante: un padre che corre per abbracciare e baciare un figlio che ha sperperato tutti i suoi beni vivendo dissipatamente. Non accade lo stesso con Dio? Eravamo morti nei falli e nei peccati, figli dell’ira, tuttavia Egli ci ha salvati, ci ha vivificati insieme a Cristo e ci ha condotti con Lui nei cieli. Non per le nostre opere (noi eravamo morti) MA PER IL SUO GRANDE AMORE (Efesini 2:4). Come il padre della parabola, Dio aspetta la pecora smarrita, e quando ritorna CORRE AD ABBRACCIARLA E BACIARLA. IL PADRE PERDONA E CANCELLA IL PASSATO DI OGNI FIGLIO CHE RITORNA, NON GIUDICHERÀ IL CREDENTE, LA PECORA CHE RITORNA, PER QUELLO CHE HA FATTO MENTRE SI ERA SMARRITA. “SE DUNQUE UNO È IN CRISTO, EGLI È UNA NUOVA CREATURA; LE COSE VECCHIE SONO PASSATE; ECCO, TUTTE LE COSE SONO DIVENTATE NUOVE” (2 Corinzi 5:17), dice la Parola di Dio. Il padre della parabola, invece di punire suo figlio – come fanno molti padri quando scoprono che i loro figli si ribellano, anche se poi si pentono – invece di metterlo alla prova per un periodo, lo ha abbracciato e baciato, e ha ammazzato il vitello più grasso che aveva – E SI MISERO A FARE GRANDE FESTA. La gioia dei cieli è la stessa, quando un peccatore si pente dei suoi peccati. Il Signore non desidera condannare il peccatore. Se vi è stato detto che il Signore vi aspetta con una frusta se tornate da Lui, vi prego di ascoltare queste parole: DIO VI STA ASPETTANDO COME IL PADRE DEL FIGLIOL PRODIGO. VI ASPETTA, E NON APPENA VI VEDRÀ ARRIVARE CORRERÀ AD ABBRACCIARVI E BACIARVI, E DARÀ INIZIO A UNA GRANDE FESTA IN ONORE DEL VOSTRO RITORNO. “Io vi dico che allo stesso modo vi sarà in cielo più gioia per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento” (Luca 15:7).

La distruzione di Sodoma


 


19 I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. E disse: «Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada». Quelli risposero: «No, passeremo la notte sulla piazza». Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono. Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, disse: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto». Ma quelli risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. 10 Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente; 11 quanto agli uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta.
12 Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. 13 Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandati a distruggerli». 14 Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ma parve ai suoi generi che egli volesse scherzare. 15 Quando apparve l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto nel castigo della città». 16 Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. 17 Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». 18 Ma Lot gli disse: «No, mio Signore! 19 Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. 20 Vedi questa città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà salva». 21 Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. 22 Presto, fuggi là perché io non posso far nulla, finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Zoar.
23 Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar, 24 quand'ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. 25 Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. 26 Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.
27 Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore; 28 contemplò dall'alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.
29 Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.

Origine dei Moabiti e degli Ammoniti

30 Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie. 31 Ora la maggiore disse alla più piccola: «Il nostro padre è veccho e non c'è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l'uso di tutta la terra. 32 Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre». 33 Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. 34 All'indomani la maggiore disse alla più piccola: «Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e và tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro padre». 35 Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò. 36 Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre. 37 La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi. 38 Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò «Figlio del mio popolo». Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi.

Una voce che grida nel deserto


 

Si può gridare dalla paura, dalla rabbia, dalla disperazione, ma anche per avvisare qualcuno, per metterlo in guardia! Si può gridare anche dalla gioia.
Ma gridare nel deserto è come gridare al vento, al nulla, verso qualcosa che non risponde!
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,1-8.


«Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

«Voce di uno che grida nel deserto».
Si può gridare dalla paura, dalla rabbia, dalla disperazione, ma anche per avvisare qualcuno, per metterlo in guardia! Si può gridare anche dalla gioia.
Ma gridare nel deserto è come gridare al vento, al nulla, verso qualcosa che non risponde!
Oggi sembra che sia proprio così quando si parla di Cristo ai giovani, quando si parla di Chiesa; o quando la Chiesa parla…
Comunque sia gridare nel deserto ha un significato più profondo…
Giovanni Battista, come ogni profeta e uomo di Dio, grida nel deserto e al deserto degli uomini del suo tempo, ma anche alle nostre anime, ormai inaridite, senza più vita, senza più acqua fresca.
“A te anela l’anima mia come terra deserta, arida, senz’acqua!” (Sal 62).
È proprio nel deserto, quando ci sentiamo soli, che sentiamo il desiderio di una presenza, che sentiamo il bisogno di un Altro, di Qualcuno che venga a farci compagnia, a consolarci, a rinfrescarci con la sua acqua.
“Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14).
Possiamo anche cercare di dissetarci ad altre fonti che ci promettono felicità, ma resteremo sempre con la solitudine nel cuore finchè non troviamo Cristo; “è Lui che cercate quando cercate la felicità” diceva Giovanni Paolo II ai giovani, e paradossalmente è proprio quando siamo nel deserto più profondo che sentiamo urgente il bisogno di affidarci a Lui!
I giovani di oggi in fondo cercano Cristo, ma sbagliano strada, non hanno nessuno che gliela indichi, che gliela mostri.
Giovanni era il messaggero che preparava la strada a Cristo, così dobbiamo essere pure noi, evangelizzatori di giovani che attendono una salvezza nella loro grigia vita.
Giovanni si presentò a predicare un battesimo di conversione per il perdono dei peccati; andiamo dai giovani più poveri anche noi, dai peccatori, dai peggiori della società, della nostra scuola, e parliamo al loro cuore, abbiamo una lieta notizia da portare a loro, una notizia da gridare a gran voce fino ai confini della terra, dobbiamo gridarla sopra i tetti, dentro ai pub, ai grandi magazzini, su internet, sulle chat, al telefono, a scuola, a lavoro, dappertutto! Dobbiamo gridare che è giunta la salvezza, che Dio si è fatto uomo, che con Gesù anche la morte è stata vinta! Che anche il deserto torna a fiorire!
Siate anche voi come il battista, il “bambino che andò innanzi al Signore per preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza mediante la remissione dei peccati” (Benedictus).
Prepariamo la strada a Gesù annunziando la sua parola ai nostri amici e “nemici”, soprattutto ai più bisognosi di aiuto.
In Avvento siamo in attesa della Sua venuta, e il modo migliore per preparargli la strada è quello di innaffiare il nostro cuore inaridito con l’acqua della preghiera e seminare la sua parola con l’amore del nostro cuore e l’esempio della nostra vita.

Soffia il vento


 





Giovanni 3

1  Or c'era fra i farisei un uomo di nome Nicodemo, un capo dei Giudei.
2  Questi venne a Gesù di notte e gli disse: "Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui".
3  Gesù gli rispose e disse: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio".
4  Nicodemo gli disse: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?".
5  Gesù rispose: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6  Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito.
7  Non meravigliarti se ti ho detto: "Dovete nascere di nuovo".
8  Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va, così è per chiunque è nato dallo Spirito".
9  Nicodemo, rispondendo, gli disse: "Come possono accadere queste cose?".
10  Gesù rispose e gli disse: "Tu sei il dottore d'Israele e non sai queste cose?
11  In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo visto, ma voi non accettate la nostra testimonianza.
12  Se vi ho parlato di cose terrene e non credete, come crederete se vi parlo di cose celesti?
13  Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell'uomo che è nel cielo.
14  E come Mosé innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato,
15  affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna.
16  Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
17  Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
18  Chi crede in lui non è condannato ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
19  Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
20  Infatti chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate;
21  ma chi pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio".
22  Dopo queste cose, Gesù venne con i suoi discepoli nel territorio della Giudea e là rimase con loro e battezzava.
23  Or anche Giovanni battezzava in Enon, vicino a Salim, perché là c'era abbondanza di acqua; e la gente veniva e si faceva battezzare,
24  perché Giovanni non era ancora stato gettato in prigione.
25  Sorse allora una discussione da parte dei discepoli di Giovanni con i Giudei intorno alla purificazione.
26  Così vennero da Giovanni e gli dissero: "Maestro, colui che era con te al di là del Giordano, a cui hai reso testimonianza, ecco che battezza e tutti vanno da lui".
27  Giovanni rispose e disse: "L'uomo non può ricevere nulla, se non gli è dato dal cielo.
28  Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: "Io non sono il Cristo, ma sono stato mandato davanti a lui".
29  Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ode, si rallegra grandemente alla voce dello sposo; perciò questa mia gioia è completa.
30  Bisogna che egli cresca e che io diminuisca.
31  Colui che viene dall'alto è sopra tutti, colui che viene dalla terra è della terra e parla della terra; colui che viene dal cielo è sopra tutti.
32  Ed egli attesta ciò che ha visto e udito, ma nessuno riceve la sua testimonianza.
33  Colui che ha ricevuto la sua testimonianza ha solennemente dichiarato che Dio è verace.
34  Infatti colui che Dio ha mandato, proferisce le parole di Dio, perché Dio non gli dà lo Spirito con misura.
35  Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
36  Chi crede nel Figlio ha vita eterna ma chi non ubbidisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio dimora su di lui".

L'ANIMA DEL CREATO E LA PIETRA ANGOLARE


 
LA PIETRA SCARTATA DAI COSTRUTTORI
Lo stesso profeta Isaia aveva parlato di una pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere : "Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura. Egli sarà laccio e pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere per le due case di Israele, laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme." (Isaia 8,13s)
Sono andato a cercare sulla Tenak o Bibbia ebraica quando è usato nella Torah per la prima volta quel termine che la traduzione C.E.I. indica come "scoglio", ma in effetti è roccia "soor" .
Quel termine è usato per la roccia di Esodo 17,6 ove il Signore dice: "Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia ne uscirà acqua e il popolo berrà. Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d'Israele."
Lì è assodato che la roccia è il Signore!

Non a caso in quel luogo inciampò il popolo d'Israele, infatti, "E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Esodo 17,7)

Il racconto in modo più esplicito e con maggiori elementi è ripetuto nel libro dei Numeri al capitolo 20: "Il Signore parlò a Mosè dicendo: Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiam. Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l'assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia? Mosé alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest'assemblea nella terra che io le dò. Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro." (Numeri 20,7-13)
In questo racconto la roccia in effetti è rupe "soel'a" .

Quei termini roccia e letti con lettere separate ci riportano al pensiero decriptato precedentamente di Isaia 28,16 che a sua volta si collega alla crocifissione di Gesù e alla foratura del suo costato.
È lui roccia e la rupe che "sollevato , con un asta il corpo " "forarono , guizzò alla vista " l'acqua.
Da questo racconto si scopre che in effetti anche Aronne e Mosè i costruttori del popolo nuovo, inciamparono su questa rupe.

Nel salmo 118, canto per la liturgia della festa delle capanne o di Sukkot poi si parla di una pietra scartata dai costruttori: "La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi." (Salmo 118,22s)

"La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo" è frase citata da Gesù, che l'applica alla sua missione di morte e di gloria, dopo aver narrato la parabola dei vignaioli omicidi (Matteo 21,42) ed è richiamata anche da Pietro negli Atti degli Apostoli (4, 11-12): "Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".

Cirillo di Gerusalemme commenta: "Uno solo diciamo il Signore Gesù Cristo, affinché la filiazione sia unica; uno solo diciamo, perché tu non pensi che ve ne sia un altro... Infatti è chiamato pietra, non inanimata né tagliata da mani umane, ma pietra angolare, perché colui che avrà creduto in essa non rimarrà deluso." ("Le Catechesi", Roma 1993, pp. 312-313).

La pietra scartata nella parabola (Matteo 21,33) è il figlio, l'erede, e c'è una torre "C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò."

Lo stesso Talmud riferisce la pietra d'inciampo al Messia: "Il figlio di Davide non può apparire alle due case d'Israele prima che venga la fine... ed egli (Messia) sarà un santuario, una pietra d'inciampo e un sasso d'intoppo per entrambe le case d'Israele." (Sanhedrin 38a)
Il libro dello Zohar, citando il Salmo messianico 118 per il versetto 22, così commenta: "La pietra scartata - cioè quella che si è staccata dal trono di Dio ed è precipitata nell'abisso - dai costruttori - cioè dalle Sefirot dell'edificio cosmico - è diventata pietra d'angolo- cioè fondamento del mondo."
Ancora più esplicito è Rashi (acronimo di Rabbi Shalomon ben Isaac di discendenza davidica che in Francia 1040 - 1105 scrisse commenti basilari sui testi ebraici, commentatore richiamato spesso nell'esegesi rabbinica) nel commento del versetto di Isaia 28,16 e di Michea 5,2 dopo la profezia su Betlemme conferma che la pietra scelta rigettata del salmo 118 è il Messia, inizialmente rifiutato nonostante il suo essere la pietra angolare della storia della salvezza.
Questo commentatore cade però in contraddizione proprio sul servo di Iahwèh di cui al citato cap 53 di Isaia che non riferisce al Messia, ma al popolo che aveva subito e stava subendo gravi sofferenze.

Pur tuttavia vari rabbini dopo Rashi hanno creduto che Isaia parlasse del Messia come Servo Sofferente:

  • "Ora procederò a spiegare questi versi del nostro Messia, che Dio volendo verrà presto ai nostri giorni. Io sono sorpreso che Rashi e Rabbi David Kimchi non hanno, con i Targum, applicato il passo al Messia" (Rabbi Naftali ben Asher Altshuler, ca. 1650).
  • "Ho il piacere d'interpretarlo in accordo con i nostri rabbini, al Re Messia, ed avrò cura di aderire al senso letterale: così sarò libero dalle interpretazione di cui altri hanno preferito rendersi colpevoli". (Rabbi Moshe Kohen Ibn Crispin di Cordova e Toledo in Spagna, ca. 1350)
  • "I nostri rabbini di benedetta memoria con una sola voce hanno accettato ed affermato che il profeta parla del Re Messia. Ed anche noi aderiremo alla stessa opinione". (Rabbi Moshe Le Sheich, seconda metà del XVI° secolo)
  • "Ma egli è stato fiaccato... significa che il Messia porta le nostre iniquità le quali sono causa delle sue lividure, questo significa che il Messia non solo soffre per le nostre iniquità, ma egli deve portarle su di sé e soffrire per esse". (Rabbi Elijah de Vidas)
Quel Salmo 118 era proprio cantato in occasione della festa di Succot, festa messianica per eccellenza (Vedi "Le feste ebraiche della venuta del Messia").

Era al canto del Salmo 118 della processione solenne in cui l'ottavo giorno di quella festa, gli Ebrei si muovevano attorno all'altare col lulab e l'etrog.

Fa chiaro richiamo a questa festa e al Messia: "Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Dio, il Signore è nostra luce. Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell'altare. Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Celebrate il Signore, perché è buono: perché eterna è la sua misericordia." (Salmi 118,24-29), perciò è il Messia la pietra scartata dai costruttori.

Nell'ultimo giorno di sukkot, Hosha'anà Rabbah, si conclude il giudizio annuale iniziato a R'osh Hashanà aiutato dalla confessione e dal perdono di Kippur.
Tra la festa del perdono ed il tempo finale di Sukkot, infatti, c'è un tempo per far pace onde venire giudicati favorevolmente, perché la teshuvah (penitenza), la tefillà (preghiera) e la tzedakà (carità) cancellano il decreto negativo e ristabiliscono l'armonia nel cuore dell'uomo e nel creato.

"l primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori" (Levitico 23,40) e per alberi migliori è stato interpretato siano i cedri perché "Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati." (Salmi 104,16)

Si forma, quindi, un mazzo frondoso, il Lulav, un ramo di palma, due di mirto e tre di salice e un rametto di cedro con un frutto Etrog o di agrume nato nella terra d'Israele, che simbolizza il frutto dell'albero della vita. Si tengono nelle mani nelle preghiere e al canto dell'Alleluia e degli Osanna con in una mano il lulab e con l'altra l'etrog scossi nelle quattro direzioni si fa una processione in sinagoga attorno alla bimah, la piattaforma su cui c'è l'ambone da cui si legge la Torah.
Prima del 70 a.C., l'ottavo giorno, i celebranti giravano attorno l'altare "Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell'altare".
Quel giorno della festa dei Tabernacoli, è preannuncio del Paradiso.
In quel giorno si facevano libagioni d'acqua per ottenere la pioggia.

È da ricordare che "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui..." (Giovanni. 7,37-39)

La pietra angolare scartata, ma divenuta testata d'angolo per un nuovo popolo acquistò grande importanza nella predicazione cristiana:
  • "Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà." (Matteo 21,43s; Luca 20,17)
  • "Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome... sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati." (Atti 4,11s)
  • "Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù." (Efesini 2,20)
  • "Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d'inciampo, come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso." (Romani 9,30-33)
Nel Talmud scritto dopo le guerre giudaiche, a suo tempo si interrogarono sulla distruzione del Tempio:
  • "Perché il primo Tempio è stato distrutto? A causa di tre cose malvagie: idolatria, adulterio e assassinio. Ma il secondo Tempio dove la gente era occupata a studiare Torah e compiere buone opere ed atti di carità perché è stato distrutto? La risposta è: A causa dell'odio senza motivo, e l'odio senza motivo è un reato grave come le tre grandi trasgressioni dell'idolatria, dell'adulterio e dell'assassinio." (Yoma 9)
  • "Quaranta anni prima della distruzione del Tempio sono accadute le seguenti cose: la sorte per il capro di Yom Kippur ha cessato di essere soprannaturale, il filo rosso di lana che in questa circostanza veniva legato alla porta del Tempio e che diventava sempre bianco (a segno del perdono di Dio) ora rimaneva rosso e non cambiava più colore; la candela più occidentale del candelabro che stava nel santuario si rifiutava di bruciare in maniera continua e le porte del Tempio si sono aperte da sole". (Trattato Yoma 39b)
Il Talmud segnalando tali fatti premonitori li considera come indicazione che la Shekinah, o gloria del Signore, aveva lasciato il Tempio di Gerusalemme quaranta anni prima della sua distruzione quindici porta nell'anno 30 quando il Signore Gesù morì sul Golgota e i Vangeli segnalano la rottura del velo del Tempio.
Gesù aveva invitato Israele a credere in Lui, Messia, ma fu rifiutato o non riconosciuto, eppure:
  • "Tutti i profeti hanno profetizzato fino ai giorni del Messia." (Sanhedrin 99a)
  • "Tutti i profeti hanno profetizzato riguardo i giorni del Messia; ma nessun occhio l'ha visto, o Dio, oltre a Te." (Berakoth 34b)
"Tutti i profeti" e poi dopo i tempi di Gesù nessun altro profeta è stato accolto nel canone della Tenak.