Se fai penitenza per paura della condanna, ne dimezzi il valore.
Se saprai amare, sentirai il bisogno della penitenza per le colpe e per l’amore che hai battuto nei rivoli delle miserie umane.
Se sarai innamorato del tuo Dio, gli donerai il meglio ed il più intimo di te stesso giacché l’amore è donazione e il dono deve essere sempre più personale fino a coinvolgere tutto te stesso.
La penitenza sarà fuoco per il tuo amore, sarà cibo per la tua fame d’amore, sarà un dono gradito all’amore del tuo Dio e per te gioia di soddisfazione, di recupero, di armonia interiore.
L’amore umano è sofferenza, ma l’amore a Dio è generosità, abbandono, unione, felicità. Se amerai Colui che hai offeso, avrai bisogno di dargli soddisfazione e questa gioia ritornerà a te per darti equilibrio, grinta e voglia di amare di più.
Non c’è fuoco o veleno che possa coinvolgerti come l’amore; non c’è droga che ti esalti fino all’estasi nel trasportarti nel mondo del tuo Dio.
L’amore diventa la prima e più profonda penitenza che trasforma, purifica e riempie il vuoto e la solitudine dell’offesa. I santi non troveranno dolore e penitenza fisica sufficiente di fronte all’Uomo-Dio che muore sul Golgota, dissanguato.
Cercavano la sofferenza fisica, la distruzione dell’orgoglio infinito: solo così il loro essere si sentiva sereno e gustava la gioia di assomigliare in qualche modo a Lui.
Ma è giusto che la penitenza diventi una gioia? Sì, perché questo è il gioco dell’amore. Del resto, che cosa bisogna fare o inventare di fronte a un Dio che è Amore infinito e che non vuole null’altro che non sia Amore.
La straordinaria esperienza di fede e di amore di Francesco d’Assisi sta lì a dimostrarlo.
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