sabato 13 dicembre 2014

l'indifferenza è peggio dell'odio


I PECCATI CONTRO L’AMORE DEL PROSSIMO

I peccati contro il prossi­mo rappresentano un'of­fesa contro l'amore. Tale amore viene addirittura negato al prossimo, in maniera totale, con il di­sinteresse, l'odio e l'invi­dia.
Vediamo ora quali sono i peccati, che si oppongono in maniera particolare all'amore del prossimo.
Poiché l'amore del prossi­mo è il principio fondamentale del retto comportamento verso il prossimo, ogni peccato con cui noi manchiamo nei confron­ti di questi è un peccato contro l'amore. Per esempio, una bugia sta direttamente in contraddizio­ne con la veracità, un omicidio o un furto contraddicono diretta­mente la giustizia, in fondo però si dirigono contro l'amore del prossimo.
Altri peccati, come lo scan­dalo, il traviamento, il rifiuto del soccorso materiale ad un bi­sognoso, rappresentano offese dirette dell'amore, nei primi due casi sul piano della responsabi­lità per la salvezza del prossimo, nell'ultimo sul piano dell'am­ministrazione dei beni materiali affidatici.
Alcuni peccati si dirigono in maniera speciale e complessi­va contro l'amore del prossimo. Con essi neghiamo al prossimo l'amore dovutogli, non solo in determinate circostanze e sotto un determinato aspetto, bensì in linea di principio e in maniera totale. Tali peccati sono: il disin­teresse nei confronti del prossi­mo, l'odio e l'invidia.

1 ° Il disinteresse nei con­fronti del prossimo.

Mentre la sollecitudine è l'atteggiamento tipico di colui che nutre vero amore verso il prossimo, il disinteresse (verso un determinato individuo oppure una classe di individui o un po­polo) è espressione di mancanza di amore e di rifiuto di amare.
Ciò è in contrasto con l'e­splicita esortazione di san Pao­lo: «Guardatevi dal rendere ma­le per male ad alcuno; ma cer­cate sempre il bene tra voi e con tutti» (1 Ts 5,15).
Il disinteresse cosciente e volontario è colpevole. La colpa è tanto più grave quanto più il prossimo avrebbe diritto al no­stro interesse. Così, ad esempio, l'indifferenza di un coniuge ver­so l'altro, dei genitori verso i fi­gli, è peggiore dell'indifferenza manifestata verso un altro uomo.

2° L'odio.

«L'odio volontario è contra­rio alla carità. L'odio del prossi­mo è un peccato quando l'uomo vuole, deliberatamente, per lui del male. L'odio del prossimo è un peccato grave quando delibe­ratamente si desidera per lui un grave danno» (CCC, n. 2303). Gesù ci esorta: «[ ...] amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,44-45).
L'odio consiste nel detesta­re, con libera decisione, la per­sona del prossimo e nel considerarla come una disgrazia non dovrebbe esistere. Non possiamo parlare di odio nei seguenti casi:
- quando si prova un'anti­patia spontanea verso una per­sona, senza assentirvi libera­mente;
- quando si condanna il ma­le che è nel prossimo e che vie­ne da lui compiuto, senza però riprovare la sua persona;
- quando ci adiriamo contro qualcuno, perché ci ha fatto un'ingiustizia, e ne desideriamo la punizione, senza condannare e rifiutare la sua persona.

3° L'invidia.

«Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni al­trui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebi­tamente. Quando arriva a volere un grave male per il prossimo, l'invidia diventa un peccato mortale. L'invidia rappresenta [...] un rifiuto della carità» (CCC, 2539-2540).
L'invidia non e una man­canza contro l'amore grave quanto l’odio.
Essa si oppone alla gioia disinteressata per il bene e i vantaggi del prossimo. L'invidioso si rammarica per il fatto che l'altro è in possesso di determinati beni che lui non ha.
Dall'invidia vanno distinti alcuni moti e atteggiamenti che a prima vista le sono simili, ma che di fatto ne sono più o meno distinti. Non si tratta di invidia quando uno prova dispiacere o tristezza per il fatto di essere me­no provvisto di beni di un altro, fintanto che non vede di maloc­chio quel che l'altro possiede. Né può essere definita invidia l'indignazione per la mancanza di una giusta ripartizione delle ricchezze tra i pooli o più semplicemente tra gli uomini.

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