martedì 25 febbraio 2014
"Evangelii gaudium" Francesco e la Chiesa povera per i poveri
Papa Francesco nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» disegna come programma l’«annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo»; sogna una Chiesa dalle porte aperte, povera per i poveri, che cammina alla luce di Cristo che «ci invia a portare la gioia del Vangelo al mondo»; si rivolge a vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici; recupera una visione positiva della realtà; invita a guardare avanti e a fare della croce e risurrezione di Cristo «il vessillo della vittoria».
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che incontrano Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù sempre nasce e rinasce la gioia. Invito i fedeli cristiani a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia».
Papa Francesco nell’esortazione apostolica «Evangelii gaudium» disegna come programma l’«annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo»; sogna una Chiesa dalle porte aperte, povera per i poveri, che cammina alla luce di Cristo che «ci invia a portare la gioia del Vangelo al mondo»; si rivolge a vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici; recupera una visione positiva della realtà; invita a guardare avanti e a fare della croce e risurrezione di Cristo «il vessillo della vittoria».
Documento-chiave del pontificato con il respiro, i contenuti e lo slancio dei grandi manifesti del Concilio - la costituzione sulla liturgia «Sacrosanctum Concilium», promulgata da Papa Paolo VI e dai padri conciliari cinquant’anni fa il 4 dicembre 1963, «Lumen gentium» (1964) e «Gaudium et spes» (1965) – e delle grandi encicliche dei Papi conciliari: «Pacem in terris» (1963) di Giovanni XXIII, «Populorum progressio» (1967) di Paolo VI, «Redemptor hominis» (1979) di Giovanni Paolo II.
Testi citati, insieme al «Documento di Aparecida» (Brasile 2007, V conferenza dell’episcopato latinoamericano) e alle proposte del Sinodo 2012 «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede».
Datato 24 novembre 2013, solennità di Cristo re, reso pubblico il 26 novembre, è un documento di ampio respiro (oltre 200 pagine e 217 note), solido nei ragionamenti, incisivo e moderno nel linguaggio. Il titolo richiama l’esortazione apostolica di Paolo VI «Evangelii nuntiandi» (1975) sul Sinodo 1974 «L’evangelizzazione del mondo contemporaneo» e la «Gaudium et spes».
SALUTARE DECENTRALIZZAZIONE
In questo percorso «non è opportuno che il Papa sostituisca gli episcopati nel discernimento delle problematiche. Avverto la necessità di una salutare decentralizzazione. Non ci serve una semplice amministrazione ma uno stato permanente di missione». Il criterio guida è «una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino canale adeguato per l’evangelizzazione, non di autopreservazione». Anche il papato ha bisogno di «conversione per renderlo più fedele al significato che Gesù intese dargli e alle necessità dell’evangelizzazione».
BRACCIA E PORTE APERTE
La Chiesa deve presentarsi al mondo come «una madre con le braccia aperte» con le chiese dalle «porte aperte», ma «nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere: l’Eucaristia non è il premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli». Preferisce «una Chiesa ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto a una Chiesa rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. La Chiesa non è una dogana ma la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa». Le tentazioni degli operatori pastorali si chiamano: individualismo; crisi d’identità; calo del fervore; «grigio pragmatismo nel quale tutto apparentemente procede nella normalità mentre in realtà la fede si va logorando»; pessimismo sterile; spiritualità del benessere; mondanità spirituale; sentirsi «superiori perché irremovibilmente fedeli a uno stile cattolico del passato»; «cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, senza preoccuparsi del reale inserimento del Vangelo: questa è una tremenda corruzione. Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali».
SEGNI DI SPERANZA
Invece bisogna essere segni di speranza; attuare «la rivoluzione della tenerezza»; far crescere i laici, emarginati dal clericalismo; allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva. Di qui l’esigenza di riformulare l’annuncio evangelico rinunciando all’intervento ecclesial-mediatico sulle questioni morali perché «il messaggio corre il rischio di apparire mutilato e ridotto ad aspetti secondari» in quanto una pastorale missionaria «non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere».
I precetti dati da Cristo e dagli apostoli «sono pochissimi» e «il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore». La fede non si identifica in nessuna cultura, neanche con quelle «che sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo. Non possiamo pretendere che tutti i popoli di tutti i continenti imitino le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento perché la fede non può chiudersi dentro i confini di una cultura».
OMELIE BREVI
Francesco dedica 8 pagine e 23 paragrafi all’omelia «perché molti sono i reclami su questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie. Deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione, deve saper dire parole che fanno ardere i cuori, rifuggendo da una predicazione moralista o indottrinante. Un predicatore che non si prepara non è spirituale, è disonesto e irresponsabile. Una buona omelia deve contenere un’idea, un sentimento, un’immagine».
ECONOMIA CHE UCCIDE
Ribadisce con forza ed efficacia l’opzione preferenziale per i poveri, una «preferenza divina che ha conseguenze nella vita». Con giudizi taglienti come lame affilate, denuncia il sistema economico «ingiusto alla radice, economia che uccide perché prevale la legge del più forte.
Nella cultura dello scarto gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi. Viviamo la nuova tirannia invisibile del mercato divinizzato dove regnano speculazione finanziaria, corruzione ramificata, evasione fiscale egoista». L’economia speculativa produce povertà e le scelte economiche sono presentate come «rimedi» e invece sono «un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando nuovi esclusi». Come colpi di cannone risuonano i no di Papa Bergoglio: «No all’economia dell’esclusione; no alla nuova idolatria del denaro; no al denaro che governa anziché servire; no all’inequità che genera violenza».
I NASCITURI E LE DONNE
È lungo l’elenco dei poveri: indifesi, esclusi, deboli, senzatetto, tossicodipendenti, rifugiati, popoli indigeni, anziani, migranti, vittime della tratta delle persone, nuove schiave: «Nelle nostre città si è impiantato il crimine mafioso e aberrante e molti hanno le mani che grondano sangue.
Doppiamente povere sono le donne che soffrono esclusione, maltrattamento e violenza». Tra questi deboli i nascituri sono i più indifesi e innocenti, la Chiesa non cambia posizione: «Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. Ma abbiamo fatto poco per accompagnare le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta come una rapida soluzione alle profonde angustie».
LIBERTA RELIGIOSA
Le vie dell’evangelizzazione sono: il dialogo con tutte le realtà politiche, sociali, religiose, culturali; l’ecumenismo: «Quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri nel dialogo con i fratelli ortodossi»; l’amicizia con i figli d’Israele; il dialogo interreligioso condizione necessaria per la pace. Implora «umilmente che i Paesi islamici assicurino la libertà religiosa ai cristiani, anche tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei Paesi occidentali» e ricorda che «il vero Islam e il Corano si oppongono a ogni violenza».
L’esortazione si conclude con una preghiera a Maria stella e madre dell’evangelizzazione.
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