di Francisco Fernàndez-Carvajal
 
Immediatamente dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando la moltitudine si fu saziata, Gesù la congedò e ordinò ai suoi discepoli che si imbarcassero. Era ormai sera avanzata.
Il Vangelo narra che gli apostoli si diressero verso l’altra riva, in direzione di Cafar­nao. Era già notte e Gesù non c’era. Dal Vangelo di Matteo sappiamo che si era accomiatato anche da loro e che era salito su un monte a pregare. Il mare era agitato perché soffiava un forte vento, e la barca veniva sbattuta con violenza dalle onde, poi­ché quel vento era contrario.
La Tradizione ha visto in questa barca l’immagi­ne della Chiesa nel mondo, scossa lungo i secoli dalla tempesta delle persecuzioni, delle eresie, delle infedeltà. «Quel vento», scrive San Tommaso, «è fi­gura delle tentazioni e delle persecuzioni, che la Chiesa subirà a causa delle mancanze d’amore. Per­ché, come dice Sant’Agostino, quando l’amore si raffredda aumentano le onde... Tuttavia il vento, la tempesta, le onde e le tenebre non riusciranno ad allontanare la nave dalla rotta e ad affondarla.
Fin dai primi tempi dovette affrontare persecuzioni di dentro e di fuori. Anche ai nostri giorni nostra Ma­dre la Chiesa, e con Lei i suoi figli, è squassata da tempeste. «Non è una novità. Da quando nostro Signore Gesù Cristo ha fondato la Santa Chiesa, questa nostra Madre ha patito una persecuzione costante. Forse in altre epoche le aggressioni erano organizzate apertamente; adesso in molti casi si tratta di una persecuzione silenziosa. Oggi, come ieri, si continua a combattere la Chiesa. Quando ascoltiamo parole di eresia, quando osserviamo che si attacca impunemente la santità del matrimo­nio e quella del sacerdozio; la Concezione Immaco­lata di nostra Madre, la Madonna, e la sua Verginità perpetua, con tutti gli altri privilegi e doni di cui Dio volle adornarla; il perenne miracolo della presenza reale di Cristo nella Santa Eucaristia; il Primato di Pietro, e perfino la Risurrezione di nostro Signore, come non sentire l’anima colma di tristezza? Ma abbiate fiducia: la Santa Chiesa è incorruttibile», diceva il Beato Escrivà in un’omelia sul fine soprannaturale della Chiesa.
Gli attacchi alla Chiesa ci addolorano, ma ci dà una grande pace e sicurezza sapere che Cristo stes­so è dentro la barca; vive per sempre nella Chiesa, e per questo le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa; durerà fino alla fine dei tempi. Tutto il resto, tutto ciò che è umano, passa, ma la Chiesa rimane sempre così come Cristo l’ha voluta. Il Si­gnore è presente, e la barca non affonderà, quan­tunque talvolta la si veda sbattuta di qua e di là. Questa protezione divina è fondamento della nostra Fede incrollabile: la Chiesa, di fronte alle situazioni contingenti, rimarrà fedele a Cristo sempre, in mez­zo a tutte le tempeste, e sarà il Sacramento universa­le di salvezza. La sua storia è un miracolo morale che continua e nel quale possiamo ravvivare sem­pre la nostra speranza.
Già all’epoca di Sant’Agostino i nemici della Chiesa dichiaravano: “La Chiesa sta per morire, i cristiani hanno fatto il loro tempo”. Al che il Vescovo di Ippona replicava: “Vedo ogni giorno morire qualcuno di voi, mentre la Chiesa sta sempre in piedi per manifestare la potenza di Dio a tutte le generazioni che si succedono”.
Che Fede fiacca la nostra se il dubbio si insinua proprio quando la tempesta si scatena maggiormente contro di essa, contro le sue istituzioni o contro il Romano Pontefice e i Vescovi! Non lasciamoci impressionare dalle circostanze avverse, perché perderemmo la serenità, la pace, la visione soprannaturale. Cristo è sempre vicino a noi e vuole che abbiamo fiducia. È accanto a ciascuno, e non dobbiamo temere nulla. Possiamo pregare di più per la sua Chiesa, essere più fedeli alla nostra vocazione, fare più apostolato tra i nostri amici, riparare.
L’indefettibilità della Chiesa significa che essa non sarà vinta, che ha carattere imperituro, cioè che durerà fino alla fine del mondo, e altresì che non subirà alcun cam­biamento sostanziale nella dottrina, nella costitu­zione o nel culto.
Il Concilio Vaticano I dice della Chiesa che essa “deve per volontà dello stesso Cristo durare per sempre”, e che, “fondata sulla Pietra, resterà incrol­labile fino alla fine dei secoli”.
La ragione della perennità della Chiesa sta nel suo essere intimamente unita a Cristo, che ne è Capo e Signore. Dopo essere salito al cielo inviò ai suoi lo Spirito Santo, lo Spirito di verità, perché dimorasse presso di loro e, quando li incaricò di predicare il Vangelo a tutte le genti, li rassicurò con la promessa che Egli sarebbe stato con loro tutti i giorni fino alla fine del mondo.
La Chiesa dimostra la sua fortezza resistendo, serena e fiduciosa, a tutti gli attacchi delle persecu­zioni e delle eresie. Il Signore stesso veglia su Lei: «Sia quando illumina i suoi governanti e li corrobo­ra per sostenere fedelmente e fruttuosamente le mansioni proprie di ciascuno; sia quando (special­mente nelle circostanze più difficili) suscita dal grembo della Madre Chiesa uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di esempio agli altri cristiani e di sviluppo del suo Corpo misti­co. Inoltre dal cielo Cristo guarda sempre con amo­re peculiare alla sua Sposa intemerata, che s’affati­ca in questa terra d’esilio; e quando la vede in peri­colo, la salva dai flutti della tempesta o per sé diret­tamente, o per mezzo dei suoi Angeli, o per opera di Colei che invochiamo Aiuto dei Cristiani ed anche degli altri celesti protettori; e, una volta calmatosi il mare, la consola con quella pace “che supera ogni senso” (Fil 4, 7)», diceva Pio XII. La Fede ci assicura che la stabili­tà della sua costituzione e della sua dottrina durerà sempre, finché Egli venga, afferma San Paolo.
«In certi ambienti, soprattutto della sfera intel­lettuale, si avverte e si tocca con mano una specie di consegna settaria, a volte eseguita persino da catto­lici che, ‑con cinica perseveranza‑ alimenta e propaga la calunnia, per gettare ombre sulla Chiesa o su persone e organismi, contro ogni verità e ogni logica. Prega, ogni giorno, con fede: “Ut inimicos Sanctae Ecclesiae ‑nemici perché tali essi si procla­mano‑ humiliare digneris, te rogamus audi nos!”. Confondi, o Signore, coloro che ti perseguitano, con la chiarezza della tua luce, che siamo decisi a pro­pagare» (Beato Escrivà).