domenica 16 marzo 2014
Il Papa all'Angelus: ascoltate Gesù e condividete la sua Parola. Portate sempre il Vangelo con voi
Ricordando che oggi il Vangelo ci presenta l’evento della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor, Papa Francesco all’Angelus ha esortato a proseguire con fede e generosità l’itinerario della Quaresima ad ascoltare e a seguire la Parola di Gesù. Ascoltare Cristo imparando, un po’ di più, a “salire” con la preghiera e a “scendere” con carità fraterna per condividere con il popolo di Dio “i tesori di grazia ricevuti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’evento della Trasfigurazione ci ricorda che Gesù “prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni” e li condusse in disparte, “su un alto monte”. La montagna – sottolinea il Papa - rappresenta “il luogo della vicinanza con Dio”, “il luogo della preghiera, dove stare alla presenza del Signore”. Lassù, sul monte, Gesù si mostra ai tre discepoli “trasfigurato, luminoso” e poi appaiono Mosè ed Elia, che conversano con Lui. Il suo volto è “così splendente”, che Pietro “ne rimane folgorato”. Ma subito risuona dall’alto “la voce del Padre che proclama Gesù suo Figlio prediletto”, dicendo: “Ascoltatelo”.
“È molto importante questo invito del Padre. Noi, discepoli di Gesù, siamo chiamati ad essere persone che ascoltano la sua voce e prendono sul serio le sue parole. Per ascoltare Gesù, bisogna essere vicino a Lui, seguirlo, come facevano le folle del Vangelo che lo rincorrevano per le strade della Palestina. Gesù non aveva una cattedra o un pulpito fissi, ma era un maestro itinerante, che proponeva i suoi insegnamenti, che erano gli insegnamenti che gli aveva dato il Padre, lungo le strade, percorrendo tragitti non sempre prevedibili e a volte poco agevoli”.
Si deve seguire Gesù – sottolinea il Papa - per ascoltarlo “nella sua Parola scritta, nel Vangelo”. Quindi una domanda rivolta ad ognuno:
“Voi leggete il Vangelo? E’ cosa buona; è una cosa buona avere un piccolo Vangelo, piccolo, e portarlo con noi, in tasca, nella borsa, e leggerne un piccolo passo in qualsiasi momento della giornata. Lì è Gesù che ci parla, nel Vangelo! Pensate questo. Non è difficile, neppure necessario che siano i quattro: uno dei Vangeli, piccolino, con noi. Sempre il Vangelo con noi, perché è la Parola di Gesù per poter ascoltarlo”.
Il Santo Padre indica poi due elementi significativi dell’episodio della Trasfigurazione: la salita e la discesa.
“Noi abbiamo bisogno di andare in disparte, di salire sulla montagna in uno spazio di silenzio, per trovare noi stessi e percepire meglio la voce del Signore. Non possiamo rimanere lì! L’incontro con Dio nella preghiera ci spinge nuovamente a ‘scendere dalla montagna’ e ritornare in basso, nella pianura, dove incontriamo tanti fratelli appesantiti da fatiche, malattie, ingiustizie, ignoranze, povertà materiale e spirituale”.
“A questi nostri fratelli che sono in difficoltà – spiega il Santo Padre - siamo chiamati a portare i frutti dell’esperienza che abbiamo fatto con Dio, condividendo con loro i tesori di grazia ricevuti” e la Parola di Dio.
“Quando noi sentiamo la Parola di Gesù, ascoltiamo la Parola di Gesù e l’abbiamo nel cuore, quella Parola cresce. E sapete come cresce? Dandola all’altro! La Parola di Cristo in noi cresce quando noi la proclamiamo, quando noi la diamo agli altri! E questa è la vita cristiana. E’ una missione per tutta la Chiesa, per tutti i battezzati, per tutti noi: ascoltare Gesù e offrirLo agli altri. Non dimenticare: questa settimana, ascoltate Gesù! E pensate a quello del Vangelo: lo farete? Farete quello? Poi domenica prossima mi direte se avete fatto questo: avere un piccolo Vangelo in tasca o nella borsa per leggere un piccolo passo nella giornata”.
Dopo la recita dell'Angelus, Papa Francesco ha salutato fedeli e pellegrini ed esortato a ricordare nella preghiera i passeggeri e l’equipaggio dell’aereo scomparso della Malaysia e i loro familiari. Il Pontefice ha anche ricordato che venerdì prossimo la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, guiderà per le strade del centro di Roma una speciale “Via Crucis” per le donne vittime della tratta.
Scoperti i resti del villaggio delle ''Nozze di Cana'', in Galilea
La Israel Antiquities Authority ha rinvenuto di recente i resti di quello che viene identificato come il villaggio di Cana, in Galilea, noto sia alla tradizione ebraica che a quella cristiana. Un portavoce dell’Authority ha reso noto martedì che, durante scavi nella sezione occidentale dell’odierna Kfar Kana, un villaggio arabo israeliano nella Bassa Galilea, gli archeologi hanno scoperto resti di edifici, utensili domestici e un mikve (bagno rituale ebraico).
Nel secondo capitolo del Vangelo di Giovanni viene narrato il primo miracolo di Gesù di Nazareth, la trasformazione dell’acqua in vino durante una festa di matrimonio nel villaggio di Cana. Circa cento anni più tardi, dopo la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme, Cana fu dimora di molte famiglie sacerdotali ebree e divenne nota con il nome di Elyashiv. In base a dati del secondo secolo, l’abitato sembra essere lo stesso quartiere sacerdotale menzionato nelle Lamentazioni di Elazar Kallir e in un’iscrizione romana a Cesarea.
L’insediamento è stato abitato per settecento anni, nel corso delle epoche ellenistica, romana e bizantina.
(Da: Jerusalem Post, 21.12.04)
Nella foto in alto: L’archeologa israeliana Yardena Alexander mostra un pezzo di vaso in pietra rinvenuto nei recenti scavi a Cana (in Galilea). E' dello stesso tipo di quelli usati ai tempi dell'episodio delle "Nozze di Cana" narrato nel Vangelo secondo Giovanni.
L' ARAMAICO LA LINGUA PARLATA DA GESU' E DAI SUOI APOSTOLI
In questa pagina puoi leggere ed ascoltare
alcune frasi del Nuovo Testamento in aramaico, la lingua parlata da Gesù.
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GESU'
Yeshua'
pronuncia "iish(uo)a".
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"Gesu' il Messia"
Yeshua'' M'shee-kha
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"Questo è il mio corpo"
(Mc 14,22)
"se-woo, ha-nah e-too-hee pagh-ri"
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"Questo è il mio sangue, il
sangue dell'alleanza versato per molti."
(Mc
14,24)
"han-noo dim-mi, d'dia-tee-qeh kha-tha,
d-khlap saj-jayeh mith-ash-shid. "
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"Eloì, Eloì, lemà sabactàni?"
(Mc 15,34)
Traduzione italiana: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?
Traslitterazione nell'aramaico antico: Eil, Eil, l'manna sh'wik-thani.
In aramaico moderno:
In aramaico antico:
In aramaico moderno:
In aramaico antico:
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Il Magnificat
(Lc 1,46-55)
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ARAMAICO | ITALIANO | |
Lc 1,46 | ... Mao-rabba naph-shee l'Maryah | Allora Maria disse:«L'anima mia magnifica il Signore |
Lc 1,47 | O'khad-dyetheh roo-khee b'Allahee makh-khiyani | e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, |
Lc 1,48 | d'khaar b'moo-cha-khah d'im'theh ha, jir, min hash-shah dtoow-wah nith-laan li sher-vahthe chool-heen |
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. |
Lc 1,49 | d'awid l'wathee rorab-batheh ho d'khil-tahn, o'qad-deesh shimmeh. |
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: |
Lc 1,50 | o'kh'na-neh l'de-reh o'sher-vahthe al ei-leen de-dakh-leen leh. |
di generazione in generazione la sua misericordiasi stende su quelli che lo temono. |
Lc 1,51 | awid zachoo-tah b'dra-eh o'bed-dir khat-teereh b'tar-eitha d'lib-hoon. |
Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; |
Lc 1,52 | se-khip th'qee-peh min choor-sawatheh, o'aarim ma-chee-kheh. |
ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; |
Lc 1,53 | ch'pee-neh savi' dta-wa-teh o'et-teereh sha-reh spee-qa-eat. |
ha ricolmato di beni gli affamati,ha rimandato a mani vuote i ricchi. |
Lc 1,54 | aa-dir l'Israel av-deh o'it-dach-khar kh'na-neh, |
Ha soccorso Israele, suo servo,ricordandosi della sua misericordia, |
Lc 1,55 |
akh d'mal-lil um ava-heen,
um Avraham o'um zar-eh l'aa-lahm |
come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». |
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"La preghiera di Nostro Signore
Gesù Cristo"
Sloo-tah d'Ma-ran Eashoa' M'sheekha
Sloo-ta = La preghiera | d' = di | Maran = Nostro Signore, | Eashoa' = Gesù, | M'sheekha = il Messia |
Clicca su ► per
ascoltare l'audio
"Padre nostro che
sei nei cieli.."
(Mt 6,9-13)
Clicca su ► per ascoltare l'audio
ARAMAICO
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ITALIANO
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Abwoon d'bwashmaya | Padre nostro che sei nei cieli |
Nethqadash shmakh | Sia santificato il tuo nome |
Teytey malkuthakh | Venga il tuo regno |
Nehwey tzevyanach aykanna d'bwashmaya aph b'arha. |
Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra |
Hawvlan lachma d'sunqanan
yaomana.
|
Dacci oggi il nostro pane quotidiano |
Washboqlan khaubayn aykana
daph khnan shbwoqan l'khayyabayn.
|
Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori |
Wela tahlan l'nesyuna | E non ci indurre in tentazione |
Ela patzan min bisha. | ma liberaci dal male |
Ameyn | Amen |
Sinagoga dell’epoca di Gesù scoperta a Magdala, sul Lago di Tiberiade
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Con un comunicato stampa, l’Autorità per le antichità di Israele ha reso nota l’importante e sorprendente scoperta dei resti di una sinagoga dei tempi di Gesù durante gli scavi sul terreno di un futuro centro per pellegrini a Magdala, sulle rive del Mare di Galilea.
Con un comunicato stampa, l’Autorità per le antichità di Israele ha reso nota l’importante e sorprendente scoperta dei resti di una sinagoga dei tempi di Gesù durante gli scavi sul terreno di un futuro centro per pellegrini a Magdala, sulle rive del Mare di Galilea.
Foto aerea della sinagoga
Photograph: Skyview Company, courtesy of the
Israel Antiquities Authority.
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Gli scavi archeologici, diretti
da Dina Avshalom-Giorni e Arfan Najar, dell’Autorità per le
antichità di Israele, sono iniziati il 27 luglio, e circa un
mese dopo sono stati trovati i primi resti di un luogo
importante. Con il passare dei giorni si sono aggiunti
ritrovamenti significativi che hanno portato alla conclusione
che si tratti di una sinagoga del I secolo, probabilmente
distrutta negli anni della rivolta degli ebrei contro i romani,
tra il 66 e il 70 d.C.
L’elemento più interessante è una
pietra scolpita di 11 metri per 11 ritrovata nel centro
dell’edificio. Su di essa appaiono vari segni, tra cui una
menorah, il candelabro a sette braccia; a quanto pare è la
menorah più antica ritrovata finora in una sinagoga. Fino a
questo momento, sono state scoperte solo altre sei sinagoghe
risalenti a quel periodo (l’epoca del secondo Tempio di
Gerusalemme). Le autorità israeliane hanno chiesto di proseguire
gli scavi nell’area della sinagoga, che i ritrovamenti siano
preservati sul luogo e che vengano inclusi nel progetto del
Magdala Center.
Pietra con decorazioni trovata fra i resti della sinagoga.
Photographic credit: Moshe Hartal, Israel Antiquities
Authority.
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La società che sta sviluppando il sito intende istituire un centro dedicato al dialogo e al rispetto tra diverse religioni e culture, e spera di attirare turisti e visitatori da Israele e da tutto il mondo a visitare il centro e vedere il reperto.
La sinagoga è situata a Migdal (‘Magdala’ in aramaico), località menzionata nelle fonti ebraiche. Migdal ha avuto un ruolo importante durante la rivolta anti-romana del I secolo e.v., facendo di fatto da base principale per Yosef Ben Matityahu (Giuseppe Flavio), all’epoca comandante dei rivoltosi in Galilea. Migdal continuò a resistere ai romani anche dopo che la Galilea e Tiberiade si erano arrese.
‘Magdala’ è menzionata nelle fonti cristiane come il luogo da cui proveniva Maria Maddalena, una delle donne che accompagnavano Gesù e gli apostoli e che la tradizione cristiana ha santificato.
Dopo che fu conquistata dai romani, la città venne distrutta e molti dei suoi abitanti uccisi. Alla fine del periodo del Secondo Tempio, Migdal era un centro amministrativo del bacino occidentale del Lago di Tiberiade. Fino alla fondazione di Tiberiade , Migdal fu l’unico insediamento importante lungo le rive del lago di Tiberiade.
Scoperto il canale dove Gesù “ridiede la vista a un cieco”
La scoperta permette di ricostruire in modo più accurato il manufatto di duemila anni fa, che ora appare come un bagno per immersioni rituali più che una cisterna per riserva d’acqua come si era pensato finora.
La Piscina di Siloam è citata nel Vangelo di Giovanni come il luogo dove Gesù di Nazareth avrebbe compiuto il miracolo di ridare la vista a un uomo cieco dalla nascita, dapprima ungendogli gli occhi con dell’argilla, poi invitandolo a lavarli nell’acqua del bacino.
Il Talmud menziona la Piscina come una fonte d’acqua per libagioni durante le feste di Succot. Le acque, alimentate dalla sorgente di Gihon, venivano usate in cerimonie di purificazione.
Monete rinvenute sul luogo risalgono al primo secolo a.C.
La Piscina venne scoperta per la prima volta da studiosi britannici, verso al fine del XIX secolo, insieme ai resti di una ripida stradina che scendeva dal Monte del Tempio, più a nord, fino alla Cittadella di David. Oggi gli archeologi ritengono che quella stradina si collegasse alla sezione della Piscina appena scoperta.
La tomba di famiglia del "Cireneo"
Pochi sanno che a
Gerusalemme, nella valle del Cedron, alcuni anni fa è stato
rinvenuto l’ossario di uno di quei personaggi marginali del NT
che però gettano vera luce sulla storicità dei Vangeli.
Gli archeologi sono convinti all’unanimità che si tratta con
grande probabilità dell’ossario appartenuto alla famiglia di
Simone di Cirene, l’uomo che ha aiutato Gesù a
portare la croce sulla via dolorosa (cf. Mt 27, 32 e Mc 15,21 e
Lc 23:26).
L’archeologia conferma quindi la storicità di un altro dei
personaggi citato quasi di sfuggita dai Vangeli.
Diciamo innanzitutto qualcosa
sugli antichi ossari usati in Palestina ai tempi di Gesù.
Gli ossari erano
ampiamente usati a Gerusalemme nel I sec. Quando qualcuno moriva
il corpo veniva deposto in un sepolcro scavato nella roccia
(così come avvenne per Gesù). Dopo circa un anno, le ossa
venivano raccolte in una cassetta di pietra abbastanza lunga in
modo da contenere anche le ossa delle gambe. Essendo grande,
nella stessa cassetta-ossario si mettevano più corpi dei membri
appartenenti alla stessa famiglia. Potevano essere ossari
semplici o decorati, recanti a volte disegni di cerchi, linee,
fiori o bassorilievi. In molti si legge il nome del defunto,
spesso accompagnato dal nome del padre, che rappresenta il
nostro cognome moderno: “Caio figlio di Tizio”, e così via per
tutti gli altri componenti della famiglia.
L’ossario della famiglia di Simone, di cui parleremo, è
stato pressoché sconosciuto fino ad oggi, probabilmente per la
mancata o breve esposizione presso l'Istituto di Archeologia di
Gerusalemme.
Alcuni dei nomi che sono stati trovati incisi sull’ossario erano
particolarmente comuni nell’Africa del Nord, nella Cineraica, e
quindi gli studiosi hanno confermato che molto probabilmente la
famiglia alla quale apparteneva questa tomba proveniva da una
comunità ebraica originaria della Cirenaica.
La Cirenaica è una regione della odierna Libia orientale e
Cirene era la città principale di questa zona. Assieme ad altre
4 città (Teuchira-Arsinoe, Euesperide-Berenice, oggi Benghazi,
Apollonia e Barce-Tolemaide) formavano la cosiddetta Pentapoli,
cinque città di origine greca.
La comunità
ebraica di Cirene ha origine nel 300 a.C. circa, ad opera di
ebrei provenienti dall’Egitto. Questi visitavano Gerusalemme
durante le tre grandi feste ebraiche: Pasqua, Pentecoste, i
Tabernacoli, ed alcuni vi restavano, si stabilizzavano oppure
morivano a Gerusalemme. Negli Atti degli Apostoli 2,5-11
possiamo avere una conferma di questo quando viene descritta la
folla presente a Gerusalemme per la festa della Pentecoste
ebraica:
“Si
trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni
nazione che è sotto il cielo.[…] Parti, Medi, Elamìti e
abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del
Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e
delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma Ebrei
e prosèliti, Cretesi e Arabi”
In Atti 6,9 leggiamo anche: “Sorsero allora alcuni
della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i
Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia,
a disputare con Stefano,”, dove alcuni ebrei di Cirene
dibattevano con Stefano che diverrà il primo martire cristiano;
ciò suggerisce che i Cirenei avevano una loro sinagoga a
Gerusalemme, oppure avevano un gruppo ben specifico all’interno
di una sinagoga più grande. A Cirene sorse anche una delle
primissime comunità cristiane (cf. At. 11,19-20 e 13,1)
Su uno degli ossari della valle del Cedron trovato da Sukenik vi
è il nome di “SIMONE”. Vi si legge infatti: “Sara
(figlia) di Simon, di Ptolemais”. Ptolemais che è molto
presumibilmente Tolmeita ad ovest di Cirene, nella Cirenaica, in
quanto questo nome Sara era poco comune nella Palestina ma molto
frequente fra le comunità ebraiche della Cirenaica del tempo.
Nel secondo ossario, il nome “SIMONE” compare in tre
luoghi: Nella parte anteriore vi si legge “Alessandro
(figlio) di Simone”; nella parte posteriore vi è un
tentativo di scrittura da parte dell’antico incisore che però ha
probabilmente fatto un errore; vi si legge “SimonAle”.
Quindi ha scritto più sotto dove troviamo “Alessandro”
e sotto “(figlio) di Simone” (Vedi foto seguente:
1^ riga= SIMONALE / 2^ riga:
ALESSANDROS / 3^ Riga SIMONOS)
Nell'ultima immagine qui sopra è
riportata l'altra scritta trovata sull’ossario che dice “Alessandro”
in lingua greca e sotto “Alessandro di Cirene”
scritto in ebraico (in realtà, la scritta ebraica dice "’LKSNDRWS
QRNYT/H "
. dove QRNYT è stato interpretato dagli studiosi come DI CIRENE
oppure CIRENAICO - CIRENEO -)
Quindi, Sara e Alessandro sembrano essere figli di un certo
Simone originario della Cirenaica, e abitante di Cirene o della
vicina Tolmeita.
Dai Vangeli sappiamo che Simone
di Cirene aiutò Gesù a portare la croce. Questo Simone è
identificato come il “padre di Alessandro e Rufo”
(Mc 15,21), e dal testo si evince che erano noti alla comunità a cui si
rivolgeva il vangelo di Marco.
Focalizziamo quindi l’attenzione sul nostro Alessandro, di
Cirene, figlio di Simone. Quali sono le probabilità che questo
Alessandro è proprio il figlio di quel Simone il Cireneo che
portò la croce al posto di Gesù, citato dai 3 vangeli di Mc, Lc
e Mt.?
Simone era uno dei nomi ebrei più comuni nel I sec d.C. Uno
studio condotto da Tal Ilan dell’Università Ebraica di
Gerusalemme, esperta dei nomi ebrei antichi, fa notare che
Simone compare 257 volte in iscrizioni ebree antiche e in altre
fonti storiche (Tal
Ilan, Lexicon of Jewish Names in Antiquity (Tübingen, Germany:
J.C.B. Mohr, 2002).
Alessandro,
invece, soltanto 31 volte come nome ebraico.
Quindi è molto alta la probabilità - come afferma la
stessa Tal Ilan - che il Simone menzionato nell’ossario è lo stesso
Simone
di Cirene accennato nei Vangeli,
in quanto il nome Alessandro era molto raro in Palestina e
notiamo che l’iscrizione sull’ossario lo mette in rapporto a
Simone così come è nel NT e che, inoltre, l’ossario contiene i
resti di persone che provenivano dalla Cirenaica. (C'è da
sottolineare, inoltre che sugli ossari e sui coperchi scoperti
da Sukenik, vi erano in totale 15 iscrizioni che contenevano 12
nomi personali differenti, scritte tutte in lettere greche
tranne una - in ebraico - e una bilingue - e cioè " Alessandro"
scritto in greco e ebraico, come visto sopra).
Se allora, la
sepoltura scoperta da Sukenik contiene effettivamente i resti
del figlio dell’uomo che ha portato la croce di Gesù, sorgono
altre domande. Dove sono i resti dello stesso Simone di Cirene?
Non sembrano essere deposti nella stessa sepoltura con il figlio
Alessandro o la sua figlia Sara. E dove sono i resti dell’altro
figlio, Rufo, citato da Mc 15,21? Non è stato sepolto a
Gerusalemme? E la moglie di Simone, ovvero la madre di
Alessandro e Rufo, come mai non si trova nell’ossario?
Anche qui il NT ci viene in aiuto e curiosamente sembrerebbe completare il quadro
storico, identificando davvero il Simone dell’ossario in
questione con il Simone di Cirene dei Vangeli. Per far questo
dobbiamo combinare insieme Mc 15,21 e Rm 16,3.
Sappiamo che l’evangelista Marco scrive il suo vangelo per i cristiani di
Roma e in 15,21 dice:
“costrinsero,
un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna,
padre di
Alessandro e Rufo, a portare la croce.”
Si vede chiaramente che
Alessandro e Rufo,
sono allora personaggi noti ai lettori della comunità di Roma, e
quindi fanno parte della comunità cristiana perché evidentemente
“il gesto del padre di aiutare Gesù, non li aveva lasciati
indifferenti e avevano aderito alla nuova religione
diventandone membri noti” (G. Ravasi)
E la madre dei
due fratelli e moglie di Simone? Anche lei sembra essere
diventata cristiana e insieme a Rufo si trova a nella capitale
dell’impero. Infatti Paolo, nel lungo elenco di cristiani
che appartengono alla comunità di Roma e ai quali l'Apostolo
invia i suoi saluti, menziona Rufo e sua madre:
“Salutate Rufo,
questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia.”
(Rm 16,3).
Ma resta la domanda sul padre,
ovvero lo stesso Simone di Cirene. Come mai i suoi resti non si
trovano nella tomba trovata da Sukenik? In realtà, recentissimi
studi sulle scritte dell’ossario in questione hanno dimostrato
che originariamente vi era soltanto una scritta nell’ossario, e
cioè “SIMON” e dopo qualche tempo furono aggiunte anche “Alessandro
(figlio di) Simone” (in greco) e “Alessandro di Cirene”
(in ebraico). Questo vuol dire soltanto una cosa: l’ossario
conteneva, inizialmente, i resti dello stesso Simone di Cirene,
e successivamente, alla morte del figlio Alessandro, furono
aggiunte i resti di quest’ultimo e sull’ossario fu scritto il
nome “Alessandro” accanto a quello di “SIMONE”.
In conclusione riportiamo il
parere di
Tom Powers,
autore di articoli sull’argomento per la rivista statunitense
specializzata in archeologia biblica “Biblical Archaeology
Society Review”: “ Trovo molto improbabile che nella
Gerusalemme del I sec. d.C. potrebbero esserci state due
famiglie entrambe di Cirene in Africa del Nord (Gerusalemme
dista 1500 km da Cirene, nda), entrambe con
capofamiglia chiamato Simone, e di cui tutte e due hanno dato al
loro figlio il nome (raro) di Alessandro. Credo che il Simone
citato nell’ossario rinvenuto nella valle del Cedron sia molto
probabilmente il Simone di Cirene che ha portato la croce di
Gesù.“.
ARCHEOLOGIA E VANGELI
Lo crocifissero fuori dalle mura della città
La tomba di famiglia del "Cireneo"
Lo crocifissero fuori dalle mura della città
La gigantesca basilica del Santo
Sepolcro visitabile oggi a Gerusalemme comprenderebbe, secondo
la più antica tradizione, sia il luogo della crocifissione di
Cristo, il cosiddetto Golgota, sia il luogo del
giardino dove era scavata la tomba della sepoltura di Gesù.
Infatti, da quel che si può dedurre dai vangeli il luogo della
crocifissione era nei pressi di un giardino (“nel
luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel
giardino un sepolcro nuovo”
Gv. 19,41) e in questo
giardino doveva esserci della roccia dove Giuseppe di
Arimatea si era fatto scavare una tomba (Mt.
27,60:
e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare
nella roccia)
L’altura sulla
quale fu crocifisso Gesù doveva somigliare ad un cranio in
quanto i vangeli ci informano che quel luogo era detto Golgota che in ebraico vuol dire “Cranio”.
Nel 1883 arrivò a Gerusalemme il
famoso generale inglese Charles George Gordon, il quale
individuò un luogo a Nord delle mura della Città, a circa 200m
dalla porta di Damasco, che aveva l’aspetto di un teschio e
pensò che doveva essere questo il luogo di cui parlano i
Vangeli.
|
Il luogo roccioso a Nord di Gerusalemme identificato da Gordon come il Golgota |
|
Nei pressi di questa altura a forma di
teschio vi è una tomba scavata nella roccia (chiamata oggi
Tomba del Giardino) e quindi Gordon identificò appunto
questo luogo con la tomba di Cristo. Ma in realtà studi
archeologici hanno dimostrato che questa tomba non è dell’epoca
di Cristo (I sec.) ma risale a diversi secoli prima (VIII o VII
sec. a.C. ), in contrasto quindi a ciò che dice il vangelo, cioè
che il sepolcro era nuovo.
Ora, nel
luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel
giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato
ancora deposto. (Gv. 19,41)
Il luogo è oggi frequentato soprattutto da protestanti, ma la
Tomba del Giardino, non supportata da prove archeologiche, non può essere la tomba dove fu
sepolto Gesù di Nazareth, e la stessa Chiesa anglicana lo ha
da tempo riconosciuto.
La
Tomba del Giardino
|
Resta da vedere, allora, se il vero
sito storico della sepoltura di Cristo possa essere quello dove oggi
sorge il Santo Sepolcro, e soprattutto se è vero, come
dicono i vangeli, che questo luogo si trovava fuori dalle mura
della città (cfr. Gv. 19,41 e Eb. 13,12), in quanto oggi si trova in pieno centro cittadino dentro le mura della
Città Vecchia e quindi apparentemente in
contraddizione con i Vangeli.
Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme
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Era usanza nella tradizione ebraica
seppellire i morti fuori dalle mura cittadine; ma, a dir la
verità, a Gerusalemme si era fatta eccezione per 2 tombe citate
da Giuseppe Flavio in Guerra Giudaica che si
trovavano dentro le mura perimetrali, e cioè quella del re
Davide (I, 62) e quella del sommo sacerdote asmoneo
Giovanni Ircano (V, 259.356). Ma in particolar modo
era prescritto dalla Legge che le condanne a morte venissero
eseguite fuori dalle mura. (cfr. Lv 24,14.23; Nm 15,35; Dt.
17,5, etc.), come anche possiamo vedere a proposito della
lapidazione di Stefano: “lo
trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo”
(At 7,58) Ma come mai, allora,
il Golgota, luogo dell’esecuzione di Gesù e dei 2 ladroni, si
trova dentro la città vecchia?
È facile intuirlo: al tempo di Gesù
quella zona del Golgota si trovava fuori dalle mura della città;
solo che fino ad alcuni decenni fa mancavano le prove.
Kathleen Kenyon
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Stiamo parlando della scoperta dovuta all'archeologa
inglese Kathleen KENYON che nel 1963
condusse degli scavi nella zona del Muristan, a sud della
Basilica del S. Sepolcro. La Kenyon appurò che in quella zona
non vi erano resti di abitazioni che si potevano far risalire al
I sec. d.C. e inoltre all’epoca di Cristo quella era una
zona adibita a cava che però era stata abbandonata per la
scarsa qualità della pietra (al tempo di Cristo erano usati
altri siti
come cave). L’archeologa inglese provò quindi
che questa collinetta del Golgota (probabilmente con la cima
arrotondata che faceva pensare ad un cranio) era fuori dalle
mura di Gerusalemme, e in particolare fuori da quelle che
Giuseppe Flavio chiama le “seconde mura”, quindi provando
che è vero ciò che dice il NT a proposito del Golgota è: “egli
patì fuori dalle mura della città” (Eb. 13,12).
Ricostruzione della collina del Golgota ai tempi di Cristo
nel modello della Gerusalemme del I sec. visitabile all'Holyland
Hotel
|
E inoltre, proprio perché era una
cava andata in disuso, fu adibita a zona di sepolcri e
discarica. Ricordiamo che i condannati alla crocifissione,
una volta morti
venivano lasciati in pasto ai cani e agli uccelli, oppure gettati in zone di discariche.
Nella zona della cava abbandonata era
stata scavata nella roccia la tomba di Giuseppe d’Arimatea e che
poi fu il sepolcro di Gesù:
lo depose nella sua
tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia
(Mt 27,60).
Anche
oggi, poco distante dall’Edicola del S. Sepolcro è possibile
visitare una tomba risalente all’epoca di Gesù.
Ma la scoperta della Kenyon prova
anche un altro dettaglio messo in luce dal vangelo di Giovanni.
Gli scavi archeologici hanno provato
che dal momento che la pietra di quella zona non era buona, la
cava fu riempita di terra e quindi si formò un
giardino attorno alla collinetta del Golgota:
Ora, nel
luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel
giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato
ancora deposto.(Gv. 19,41).
Altro riferimento al giardino è dato nel capitolo successivo:
“Essa,
pensando che fosse il custode del giardino...” (Gv.
20,15).
Se
allora quella zona attorno al Golgota era diventato un giardino
doveva anche esserci una cisterna d’acqua. E infatti, se
si scende nella cosiddetta Cappella dell’Invenzione della
Croce ( luogo dove furono rinvenuti i resti della croce di
Cristo nel IV sec. dall'imperatrice Elena), “si vedono bene i tagli nella roccia dell’antica
cava di pietra. Le pareti sono intonacate con materiale
idraulico, il che fa pensare ad un uso del luogo come
cisterna” (Eugenio Alliata in: Gerusalemme,
Studium Biblicum Franciscanum, 2001).
Resti della cava
nel luogo del Golgota
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(Foto
tratte da:
Custodia di Terra Santa)
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Meditazione del giorno 16/03/2014
II Domenica di Quaresima - Anno A
Meditazione del giornoSan Giovanni Crisostomo (ca 345-407), sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa
Omelie sul Vangelo di Matteo, n° 56 ; PG 58, 549
“Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti”
Gesù Cristo ha parlato molto del dolore ai suoi discepoli, della sua
Passione e della sua morte ed ha predetto loro i mali che essi stessi
avrebbero sofferto e la morte violenta che un giorno avrebbero patito
(Mt 16,21-26). Ecco perché, dopo aver detto loro cose tanto dure e
difficili, cerca di consolarli ricordando la ricompensa che darà al suo
ritorno nella gloria del Padre (v. 27).… Intanto, per quanto ne erano
capaci in questa vita, vuole loro mostrare la grande maestà nella quale
verrà e prevenire il turbamento e il dolore che gli apostoli, San Pietro
in particolare, avrebbero provato davanti alla sua morte.…
“Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”. Perché prende questi tre apostoli? Senz’altro perché superavano gli altri. San Pietro a causa del suo fervore, del suo amore; san Giovanni, perché era il discepolo che Gesù amava (Gv 13,23); e san Giacomo perché aveva detto con suo fratello: “Possiamo bere il tuo calice” (Mt 20,22), e perché in seguito ha mantenuto la parola (At 12,2)…
Perché Gesù fa apparire Mosé ed Elia? … Lo accusavano senza sosta di violare la Legge e di bestemmiare, appropriandosi di una gloria che non gli apparteneva, la gloria del Padre… Vuole dunque mostrare che non violava la Legge e non si attribuiva una gloria che non gli apparteneva, perciò chiama l’autorità di due testimoni inequivocabili: Mosé, che aveva dato la Legge…, ed Elia, che aveva bruciato di zelo ardente per la gloria e il servizio di Dio (1Re 19,10)… Voleva anche insegnare che era signore della vita e della morte, facendo venire un uomo che era morto ed un altro che era stato rapito vivo da un carro di fuoco (2Re 2,11). E voleva rivelare ai discepoli la gloria della croce, consolare Pietro e i suoi compagni, affranti dalla sua Passione, ed incoraggiarli. Poiché Mosé ed Elia parlavano con lui della gloria che avrebbe ricevuto a Gerusalemme (Lc 9,31), cioè parlavano della sua Passione, della sua croce, che i profeti hanno sempre definita la sua gloria.
“Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni”. Perché prende questi tre apostoli? Senz’altro perché superavano gli altri. San Pietro a causa del suo fervore, del suo amore; san Giovanni, perché era il discepolo che Gesù amava (Gv 13,23); e san Giacomo perché aveva detto con suo fratello: “Possiamo bere il tuo calice” (Mt 20,22), e perché in seguito ha mantenuto la parola (At 12,2)…
Perché Gesù fa apparire Mosé ed Elia? … Lo accusavano senza sosta di violare la Legge e di bestemmiare, appropriandosi di una gloria che non gli apparteneva, la gloria del Padre… Vuole dunque mostrare che non violava la Legge e non si attribuiva una gloria che non gli apparteneva, perciò chiama l’autorità di due testimoni inequivocabili: Mosé, che aveva dato la Legge…, ed Elia, che aveva bruciato di zelo ardente per la gloria e il servizio di Dio (1Re 19,10)… Voleva anche insegnare che era signore della vita e della morte, facendo venire un uomo che era morto ed un altro che era stato rapito vivo da un carro di fuoco (2Re 2,11). E voleva rivelare ai discepoli la gloria della croce, consolare Pietro e i suoi compagni, affranti dalla sua Passione, ed incoraggiarli. Poiché Mosé ed Elia parlavano con lui della gloria che avrebbe ricevuto a Gerusalemme (Lc 9,31), cioè parlavano della sua Passione, della sua croce, che i profeti hanno sempre definita la sua gloria.
La parola del giorno 16/03/2014
II Domenica di Quaresima - Anno A
Libro della Genesi 12,1-4a.
Il Signore disse ad Abram: "Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra".
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran.
Salmi 33(32),4-5.18-19.20.22.
Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
per liberarlo dalla morte
nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 1,8b-10.
Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio.
Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità,
ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo,
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,1-9.
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete».
Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Il Signore disse ad Abram: "Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.
Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra".
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran.
Salmi 33(32),4-5.18-19.20.22.
Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
per liberarlo dalla morte
nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 1,8b-10.
Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio.
Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità,
ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo,
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,1-9.
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete».
Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
Vangelo secondo Luca
Capitolo 4
Tentazione nel deserto
[1]Gesù,
pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo
Spirito nel deserto [2]dove, per quaranta giorni, fu tentato dal
diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati
ebbe fame. [3]Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di
Dio, dì a questa pietra che diventi pane». [4]Gesù gli
rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». [5]Il
diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni
della terra, gli disse: [6]«Ti darò tutta questa potenza e la
gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do
a chi voglio. [7]Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». [8]Gesù
gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai,
lui solo adorerai». [9]Lo condusse a Gerusalemme, lo
pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio,
buttati giù; [10]sta scritto infatti:
Ai
suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano;
perché essi ti custodiscano;
[11]e
anche:
essi
ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
[12]Gesù
gli rispose: «E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo».
[13]Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si
allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
III. MINISTERO DI GESU' IN GALILEA
Gesù inaugura la predicazione
[14]Gesù
ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si
diffuse in tutta la regione. [15]Insegnava nelle loro sinagoghe e
tutti ne facevano grandi lodi.
Gesù a Nazaret
[16]Si
recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo
solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. [17]Gli fu
dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era
scritto:
[18]Lo
Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
[19]e predicare un anno di grazia del Signore.
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
[19]e predicare un anno di grazia del Signore.
[20]Poi
arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi
di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. [21]Allora
cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete
udita con i vostri orecchi». [22]Tutti gli rendevano
testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano
dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?». [23]Ma
egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te
stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui,
nella tua patria!». [24]Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene
accetto in patria. [25]Vi dico anche: c'erano molte vedove in
Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei
mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; [26]ma a
nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di
Sidone. [27]C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del
profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
[28]All'udire
queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; [29]si
levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul
ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù
dal precipizio. [30]Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
Gesù insegna a Cafarnao e guarisce un indemoniato
[31]Poi
discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la
gente. [32]Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché
parlava con autorità. [33]Nella sinagoga c'era un uomo con un
demonio immondo e cominciò a gridare forte: [34]«Basta! Che
abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So
bene chi sei: il Santo di Dio!». [35]Gesù gli intimò: «Taci,
esci da costui!». Eil demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente,
uscì da lui, senza fargli alcun male. [36]Tutti furono presi da
paura e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai questa, che
comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne
vanno?». [37]E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.
Guarigione della suocera di Simone
[38]Uscito
dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in
preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. [39]Chinatosi
su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi
all'istante, la donna cominciò a servirli.
Molte guarigioni
[40]Al
calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni
genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li
guariva. [41]Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il
Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché
sapevano che era il Cristo.
Gesù abbandona in segreto Cafarnao e percorre la Giudea
[42]Sul
far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo
cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne
andasse via da loro. [43]Egli però disse: «Bisogna che io
annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato
mandato». [44]E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
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