Tratto da: "De Civitatis Dei" di Sant Agostino
Qualità delle pene eterne
Si compirà dunque integralmente quello che Dio ha annunziato per il suo
profeto a proposito dell’eterno supplizio dei dannati: "Il loro verme
non morrà e il loro fuoco non si estinguerà" (cfr Rom 11,17-24)... "Chi
c’è che subisce scandalo senza che io ne arda?" (2Cor 11,29)... sta
scritto "Come la tarma rode il vestito e il tarlo il legno, così la
tristezza rode il cuore dell’uomo" (Prov 25,20). Si legge infatti nelle
Scritture dell’Antico Testamento: "Il fuoco e il verme puniranno la
carne dell’empio" (Eccl 7,17). Forse la Sacra Scrittura volle dire che
puniranno la carne, perché nell’uomo sarà punita la colpa di essere
vissuto secondo la carne, e perciò subirà la morte seconda significata
dall’Apostolo quando disse: "Se vivrete secondo la carne morirete" (Rom
8,13).
Può il fuoco della Geenna, se è corporale, bruciare gli spiriti maligni che sono incorporei?
Se il fuoco non sarà incorporeo come lo è il dolore dell’anima, ma
corporeo, funesto al tatto in modo da poter torturare i corpi, come
potrà servire da pene anche per gli spiriti maligni? Il medesimo fuoco
infatti sarà assegnato come supplizio agli uomini e ai diavoli perché il
Cristo ha detto: "Via da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per
il diavolo e per gli angeli suoi" (Mt 25,41).
Direi, senz’altro che questi spiriti bruceranno senza alcun corpo, così
come bruciava nell’inferno quel ricco quando esclamava: "Brucio in
questa fiamma" (Lc 16,24)... Quella Geenna, chiamata anche "Stagno di
zolfo e fuoco", (Ap 20,10) sarà un fuoco corporeo e tormenterà i corpi
dei dannati, sia i corpi solidi degli uomini sia quelli aerei dei
demoni... Unico infatti sarà il fuoco per gli uni e per gli altri, come
ha detto la stessa Verità. (Cfr Mt 25,41).
La giustizia esige pene proporzionate alla malizia, non alla durata del peccato.
Alcuni ritengono ingiusto che a causa dei peccati, per quanto gravi,
commessi in un tempo relativamente breve, l’uomo sia condannato a una
pena eterna; come se la giustizia delle leggi dovesse esigere che ognuno
sia punito in un tempo proporzionato a quello impiegato nel commettere
il peccato...
Si giudicherà forse che uno debba stare tanto tempo in prigione quanto
ne impiegò a commettere il delitto per cui viene imprigionato? E non vi
fu mai nessuno che ritenesse che i tormenti dei colpevoli dovessero
durare quel medesimo spazio di tempo impiegato da essi a commettere un
omicidio, un adulterio, un sacrilegio o qualsiasi altro delitto, che
deve invece essere punito, non in base alla durata del tempo in cui è
stato commesso, ma in base alla gravità dell’azione.
Ora, se gli uomini vengono esclusi da questa città mortale con il
supplizio della prima morte, è giusto che vengano esclusi dalla città
eterna con il supplizio della seconda morte. E come le leggi di questa
città non possono far sì che una persona uccisa ritorni, così neppure le
leggi di quell’altra città possono permettere che un condannato alla
seconda morte sia richiamato alla vita eterna.
Gravità per la quale è dovuta una pena eterna.
La pena eterna sembra dura e ingiusta al sentimento umano, perché nella
miseria di questa vita mortale ci manca quel senso di pura e alta
sapienza che ci fa comprendere la gravità del peccato commesso in quella
prima prevaricazione. Così nessuno sfugge questo giusto e meritato
castigo, se non per misericordia e grazia non dovuta; e il genere umano è
diviso in modo da apparire quanto possa in alcuni la grazia
misericordiosa e quanto negli altri la giusta vendetta. Forse i dannati
saranno più numerosi dei beati, affinché, in tal modo, sia chiaro ciò
che tutti avremmo meritato.
Alcuni credono che nessuna pena sarà eterna.
Alcuni non ammettono che vi sarà una pena eterna per coloro che il
giustissimo giudice giudicherà degni del supplizio della geenna; ma
ritengono che costoro saranno liberati dopo un certo tempo, più o meno
lungo, secondo la gravità dei loro peccati.
Il più misericordioso a questo proposito fu Origene il quale ha creduto
che persino il diavolo ed i suoi angeli, dopo gravi e lunghi supplizi
proporzionati ai loro peccati, saranno liberati da quelle pene e
associati agli angeli santi. (Origine, per i suoi errori dottrinali fu
condannato dalla Chiesa).
Dobbiamo anzitutto chiederci perché la Chiesa non ha potuto accettare
l’opinione di coloro che promettono la purificazione e il perdono anche
del diavolo, sia pure dopo lunghe e gravi pene.
Si deve credere che
non può essere annullata né infirmata la sentenza che il Signore stesso
dichiarò di proferire nel giudizio: "Via da me maledetti, nel fuoco
eterno, preparato per il diavolo e per gli angeli suoi" (Mt 25,41). Con
queste parole dimostrò che il diavolo e i suoi angeli arderanno nel
fuoco eterno. Né può essere annullato ciò che è scritto nell’Apocalisse:
"Il diavolo che li seduceva fu precipitato nello stagno del fuoco e
dello zolfo, dove erano stati precipitati anche la bestia e il falso
profeta; e furono tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli" (Ap
20,9-10).
Nel primo passo si ha eterno, nel secondo, per i secoli dei secoli: due
espressioni che nella divina scrittura significano senza fine.
Gesù disse "Così questi andranno all’eterno supplizio, e i giusti alla
vita eterna", perciò dire che la vita eterna sarà senza fine e il
supplizio eterno avrà fine è assurdo. Perciò, siccome la vita eterna dei
santi sarà senza fine, anche il supplizio eterno, per quelli che vi
cadranno, sarà certamente senza fine.