La resurrezione dei morti sarà l’atto conclusivo della storia umana, il giudizio universale. Nel Credo noi proclamiamo che Gesù Cristo, salito al Cielo, ritornerà un giorno "Per giudicare i vivi e i morti". Gesù Cristo siede alla destra del Padre donde verrà a giudicare i vivi e i morti, e, "Alla sua venuta tutti gli uomini risorgeranno con i loro corpi e dovranno rendere conto delle loro azioni". Il Regno di Dio riceve il suo senso pieno dal suo compimento, dal suo momento finale, che si apre con la scena dell'universale giudizio al cospetto dell'unico giudice, il Cristo. San Paolo afferma che "noi tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Cristo per riportare ciascuno la ricompensa della sua vita mortale secondo quel che avrà fatto, o di bene o di male" (II Cor. 5, 10).
E Matteo così la raffigura: "Quando verrà il Figlio dell'uomo nella sua maestà e tutti gli angeli insieme con lui, allora si assiderà sul suo trono glorioso. Tutte le genti saranno radunate davanti a lui; ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore che separa le pecore dai capri; e porrà a sua destra le pecore e i capri a sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno a destra: venite, o voi, benedetti del Padre mio a prendere possesso del Regno... e a quelli della sinistra dirà: andate via da me o voi, i maledetti, al fuoco eterno" (Mt 25, 31-41).
Questo momento e questa scena ritorna sovente nella narrazione degli evangelisti e ritornano con insistenza nelle lettere di San Paolo. Il tema della parusia, ossia della venuta del Cristo alla fine dei tempi, è intimamente connesso con quello del giudizio universale, tanto da costituire due aspetti di una medesima realtà escatologica. Un eco di questo stato d'animo si ha, nelle lettere che San Paolo scrive ai Tessalonicesi, ammonendoli di non perdersi in vane questioni e di "non lasciarsi facilmente turbare lo spirito da dicerie e da pretese rivelazioni quasi che il giorno del Signore sia imminente"(II Tess. 2, 2), perché del giorno del Signore sappiamo solo una cosa: che "verrà come il ladro di notte": l'importante è tenersi sempre preparati (I Tess. 5, 2). L'attesa del giorno del Signore, documentata dalle lettere ai Tessalonicesi, come attesa di un evento prossimo, è uno degli argomenti su cui si fonda l'interpretazione escatologica della Chiesa.
La verità del giudizio universale non è solo una realtà rivelata, ma sembra venire incontro anche a certe necessità della ragione, perché la ragione ne avverte la convenienza e il significato. Il giudizio universale risponde alla natura sociale dell'uomo perché la vita del singolo si intreccia inevitabilmente con quella degli altri cosi anche le opere sia che siano buone o cattive si ripercuotono seppur in modo diverso anche nell’ambiente che circonda l’uomo. Anche se il giudizio individuale ha già definito la sorte del singolo tuttavia occorre che questo giudizio e questa sorte sia sancita e motivata dinanzi a tutti. Per questo, il giorno del giudizio è detto "il gran giorno" (Apoc. 6, 1). Quel giorno sarà per Gesù il tempo della glorificazione davanti a tutti gli uomini, e per gli uomini sarà il giorno della verità e della giustizia davanti a Dio.
Il gran giorno
Gesù ha annunciato molte volte questo giorno della sua glorificazione e
da ultimo nel momento in cui compariva in veste di accusato davanti al
tribunale del Sinedrio, che stava per condannarlo a morte: "allora il
sommo sacerdote gli disse "Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se
sei tu il Cristo, il Figlio di Dio". "Tu l’hai detto – gli rispose Gesù
– anzi vi dico: d’ora innanzi vedrete il figlio dell’uomo seduto alla
destra della Potenza di Dio e venire sulle nubi del cielo" (Mt. 26, 64).Ogni peccatore, peccando, lancia la propria sfida blasfema a Dio: "Ho commesso il peccato, e che cosa mi è successo di male?". Nella vita di molti è come se Gesù il figlio di Dio non fosse mai esistito e così vivono "separati da Cristo... senza speranza e senza Dio in questo mondo..." (Ef. 2, 12). Ebbene, è necessario che di fronte a tutta l'umanità il Cristo rivendichi la sua gloria, perché tutti dovranno riconoscere, tremando od osannando, che Egli è il Figlio di Dio, l'Onnipotente, proprio nell’atto stesso del giudizio in quanto sarà l’unico giudice del genere umano.
"Il Padre non giudica nessuno: ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio, affinché tutti lo onorino" (Gv. 5, 22). In quel giorno — scrive San Paolo — quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo, con angeli potenti e fuoco ardente, per punire quelli che non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. (II Tess. 1, 8)
In quel giorno ci sarà il terrore dei peccatori e la consolazione dei giusti perché sarà il giorno dell'assoluta verità e dell'assoluta giustizia, per cui sia il peccatore che il giusto appariranno quali sono. Tutti vedranno di ciascuno fin nelle zone più inaccessibili della coscienza, ossia là dove si generano le azioni e dove ricevono il loro valore etico, e ogni azione verrà svelata col proprio nome e non con il valore che falsamente le attribuiva il peccatore sbagliandosi e ingannando gli altri. Ora la crudeltà non sarà più chiamata fortezza, e neppure la superbia in dignità così come la sensualità in dolcezza e neppure la mitezza in vigliaccheria e neppure la giustizia in prepotenza. Sarà il giorno della verità per ciascuno e per tutti, ognuno di noi comparirà come realmente è davanti a Dio, a se stesso, a tutti.
Ognuno sarà giudicato secondo le sue opere buone o cattive: "il Figlio dell'uomo... renderà a ciascuno secondo le sue opere" (Mt. 16, 27)... "darà a ciascuno secondo le sue opere..." (Rm. 2, 6). A nulla serviranno i successi, gli onori, le cariche, le ricchezze, la scienza, la potenza economica se non hanno realizzato il bene. Quale sarà lo sconvolgimento nella scala delle umane grandezze! Nella gerarchia dei valori umani! Quanto di quello che si riteneva grano apparirà pula, e di quello che sembrava pula apparirà grano! Il carnefice e il martire, il calunniatore e il calunniato, il profittatore e la vittima, il prepotente e l'umile, il malvagio e l'onesto ritroveranno nella sentenza del giudice il giusto equilibrio di quel rapporto che era stato troppo a lungo alterato. Chi è tanto sicuro di sé per quel giorno quando dovrà apparire davanti al Redentore diventato giudice? "Che cosa potrò dire io, miserabile, a mia discolpa? Quale protettore potrò invocare in mio aiuto?... in quel momento quando a stento il giusto si sente sicuro?". San Pietro nella sua prima lettera scrive: "Se il giusto si salva a fatica, dove compariranno l'empio e il peccatore?".
Con il trionfo di Gesù, ci sarà il trionfo dei buoni : "Non avranno più fame né avranno più sete, non li colpirà il sole né arsura alcuna, perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi" (Apoc. 7, 16-17).
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