I PECCATI CONTRO L’AMORE DEL PROSSIMO
I peccati contro il prossimo rappresentano un'offesa contro l'amore. Tale amore viene addirittura negato al prossimo, in maniera totale, con il disinteresse, l'odio e l'invidia.
Vediamo ora quali sono i peccati, che si oppongono in maniera particolare all'amore del prossimo.
Poiché l'amore del prossimo è il principio fondamentale del retto comportamento verso il prossimo, ogni peccato con cui noi manchiamo nei confronti di questi è un peccato contro l'amore. Per esempio, una bugia sta direttamente in contraddizione con la veracità, un omicidio o un furto contraddicono direttamente la giustizia, in fondo però si dirigono contro l'amore del prossimo.
Altri peccati, come lo scandalo, il traviamento, il rifiuto del soccorso materiale ad un bisognoso, rappresentano offese dirette dell'amore, nei primi due casi sul piano della responsabilità per la salvezza del prossimo, nell'ultimo sul piano dell'amministrazione dei beni materiali affidatici.
Alcuni peccati si dirigono in maniera speciale e complessiva contro l'amore del prossimo. Con essi neghiamo al prossimo l'amore dovutogli, non solo in determinate circostanze e sotto un determinato aspetto, bensì in linea di principio e in maniera totale. Tali peccati sono: il disinteresse nei confronti del prossimo, l'odio e l'invidia.
1 ° Il disinteresse nei confronti del prossimo.
Mentre la sollecitudine è l'atteggiamento tipico di colui che nutre vero amore verso il prossimo, il disinteresse (verso un determinato individuo oppure una classe di individui o un popolo) è espressione di mancanza di amore e di rifiuto di amare.
Ciò è in contrasto con l'esplicita esortazione di san Paolo: «Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti» (1 Ts 5,15).
Il disinteresse cosciente e volontario è colpevole. La colpa è tanto più grave quanto più il prossimo avrebbe diritto al nostro interesse. Così, ad esempio, l'indifferenza di un coniuge verso l'altro, dei genitori verso i figli, è peggiore dell'indifferenza manifestata verso un altro uomo.
2° L'odio.
«L'odio volontario è contrario alla carità. L'odio del prossimo è un peccato quando l'uomo vuole, deliberatamente, per lui del male. L'odio del prossimo è un peccato grave quando deliberatamente si desidera per lui un grave danno» (CCC, n. 2303). Gesù ci esorta: «[ ...] amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,44-45).
L'odio consiste nel detestare, con libera decisione, la persona del prossimo e nel considerarla come una disgrazia non dovrebbe esistere. Non possiamo parlare di odio nei seguenti casi:
- quando si prova un'antipatia spontanea verso una persona, senza assentirvi liberamente;
- quando si condanna il male che è nel prossimo e che viene da lui compiuto, senza però riprovare la sua persona;
- quando ci adiriamo contro qualcuno, perché ci ha fatto un'ingiustizia, e ne desideriamo la punizione, senza condannare e rifiutare la sua persona.
3° L'invidia.
«Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebitamente. Quando arriva a volere un grave male per il prossimo, l'invidia diventa un peccato mortale. L'invidia rappresenta [...] un rifiuto della carità» (CCC, 2539-2540).
L'invidia non e una mancanza contro l'amore grave quanto l’odio.
Essa si oppone alla gioia disinteressata per il bene e i vantaggi del prossimo. L'invidioso si rammarica per il fatto che l'altro è in possesso di determinati beni che lui non ha.
Dall'invidia vanno distinti alcuni moti e atteggiamenti che a prima vista le sono simili, ma che di fatto ne sono più o meno distinti. Non si tratta di invidia quando uno prova dispiacere o tristezza per il fatto di essere meno provvisto di beni di un altro, fintanto che non vede di malocchio quel che l'altro possiede. Né può essere definita invidia l'indignazione per la mancanza di una giusta ripartizione delle ricchezze tra i pooli o più semplicemente tra gli uomini.
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