di Ferdinand Krenzer
Matteo,
in 4,19 riferisce come Gesù raccolse i suoi discepoli e disse loro:
«Seguitemi!». Essi abbandonarono subito le loro reti e si misero a
seguirlo.
La
vita cristiana non consiste nell’osservanza di un codice morale, ma nel
legame a una Persona, cioè a Cristo. Dio stesso, che ci si manifesta in
Cristo, diventa misura del nostro agire. Nell’unione di Grazia e di
Amore tra Dio e l’uomo, che si protrae per tutta la vita, sta l’essenza
della vita cristiana. In una parola, essere cristiano significa vivere
con Dio e da Dio.
Pertanto
Dio esige che ci facciamo simili a Lui, cioè che diventiamo « alter
Christus »: « Rivestitevi di Cristo » (Gal. 3,27); che giungiamo alla
«piena maturità di Cristo» (Ef. 4,13), che ci rendiamo «conformi
all’immagine del Figlio di Dio» (Rom. 8,29), secondo le espressioni di
S. Paolo. Come Gesù vive e ama, anche noi dobbiamo vivere e amare; come
lui perdona, anche il cristiano deve perdonare (Pater noster); come Lui
vive in perfetto accordo con la volontà di Dio, anche noi dobbiamo
vivere. L’interiore conformazione con Cristo costituisce pertanto il
contenuto della vita cristiana.
L’essenziale
di questo processo di conformazione è avvenuto mediante la Grazia di
Dio nel Battesimo. Con esso però il cristiano non è santificato e
salvato automaticamente per sempre. Da lui piuttosto si richiede che
sviluppi la forza di vita della fede e della carità che gli è stata
donata e che stimoli le sue forze, come «i corridori nello stadio» (1
Cor. 9,24). Egli deve «portare frutti di opere buone» (Col. 1,10).
Libero
e capace di prendere delle decisioni, egli ha la possibilità di
rispondere all’amore di Dio con un consapevole amore. Ma egli può anche
rifiutarsi e allora il suo battesimo non gli serve più a nulla. È questo
l’inizio di possibili colpe e del suo fallimento come cristiano, poiché
lasciare senza risposta l’amore divino significa ingratitudine e
presunzione. Dal momento che l’uomo è creatura di Dio, la sua risposta
d’amore non è rimessa al suo beneplacito, ma costituisce un dovere. Là
però dove regna il vero amore, ivi esso determina e trasforma la vita di
coloro che amano e le loro azioni sono regolate sulla volontà di Dio.
Essi allora non si chiedono più: « Devo fare o no questo o quest’altro
»? Ma si domanderanno piuttosto: « Che cosa posso fare o tralasciare per
amore di colui che amo »?
Così
il cristiano fedele e ripieno di amore risponde alla parola della
rivelazione e chiede: «Signore parla, il tuo servo ti ascolta» (1 Sam.
3,9); poiché egli ha compreso che la «legge di Cristo» è tutta un
messaggio d’amore, e che il «suo giogo è soave e il suo peso è leggero »
(Mt. 11,30).
L’uomo nuovo è ciò che Dio vuole
Riassumendo,
dobbiamo dire: il nuovo uomo che Cristo ha voluto creare è colui il
quale non chiede ciò che egli, uomo, vuole, ma ciò che Dio vuole.
Quest’uomo vede tutto nella luce di Dio, si apre alla rivelazione e
v’indirizza tutta la sua vita con amore; si consiglia sempre con Dio
nella preghiera per rinnovare in ogni momento l’accordo della sua
volontà con quella di Dio. Non la lista dei comandamenti, ma Iddio
stesso diventa la misura del suo giudizio: « Siate perfetti, come
perfetto è il Padre vostro che sta nei cieli », si legge in Mt. 11,30.
Imitazione
di Cristo, vita secondo la volontà di Dio nella grazia, nella fede,
altro non sono se non espressioni diverse per rappresentare sotto un
altro aspetto l’unica e medesima realtà cristiana, che ha come scopo la
conformazione dell’uomo a Dio.
Ora,
ognuno di noi può però obiettare che la realtà è ben diversa, che i
cristiani non sono cosi. Nessun uomo può portare a compimento
quest’opera. E in realtà se esistessero tali cristiani, tutto sarebbe a
posto. Ma proprio questo riconoscimento è necessario per la comprensione
della vita cristiana. Con esso infatti il cristiano apprende che
nessuna imitazione esteriore può renderci simili a Cristo, ma che Iddio
stesso si deve rendere simile a noi, affinché noi gli possiamo piacere.
Dal punto di vista umano l’imitazione di Cristo può consistere solo
nella fedele corrispondenza del cristiano ai doni di grazia che sono
insiti in lui per il battesimo. Solo colui che è rinato nel battesimo,
rinforzato nuovamente dai sacramenti e guarito dal peccato attraverso il
sacramento della penitenza, riesce in definitiva a sentire la chiamata a
imitare Cristo e a seguirlo.
Il cristiano è colui che concepisce sé come amore
Ma
persino con questo aiuto divino egli verrà sempre meno. Il Concilio di
Trento ha proclamato che «tutta la vita del cristiano deve essere una
penitenza continua». L’ideale di imitare Gesù nella propria vita è, per
l’uomo che vive su questa terra, una meta assolutamente irraggiungibile;
tuttavia egli deve sempre essere in cammino su questa via. Perciò le
alte istanze della vita cristiana stanno davanti ai suoi occhi come
comandi che lo stimolano verso la vetta. Mai egli deve esser tranquillo
nel sentirsi tanto lontano da quanto Dio vuole da lui. Di qui la
«continua penitenza».
Per
questo motivo, ad esempio, il Sacerdote inizia la Santa Messa con il
«Confiteor», cioè con la confessione dei peccati. Questo spirito di
penitenza non significa affatto paura od ansia, perché il cristiano sa
di essere sicuro dell’amore del Padre celeste. Nei travagli di questa
vita egli sa che su di lui veglia la mano provvidenziale di Dio. Per il
mondo futuro invece egli spera tutto da lui, perché «noi non abbiamo
ricevuto uno spirito di schiavitù, per cadere di nuovo nel timore, ma
abbiamo ricevuto lo spirito di adozione in virtù del quale lo chiamiamo
Abba, Padre» (Rom. 8,15).
È
di S. Agostino l’espressione «Ama e fa ciò che vuoi». L’uomo che ama
Dio farà ciò che è giusto e supererà il peccato e, come nel caso dei
vasi comunicanti, quando l’amore sale, anche tutte le altre virtù
aumenteranno di livello. Così il cristiano, in ultima analisi, ha una
sola legge, quella dell’amore. Può in realtà esistere una regola di vita
più libera e che rende più liberi?
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