Sabato della III settimana di Quaresima
Meditazione del giornoGiovanni Taulero (ca 1300-1361), domenicano a Strasburgo
Discorso 48, per l’11a domenica dopo la Trinità
“O Dio, abbi pietà di me peccatore”
Care sorelle, sappiatelo, in verità, se trovassi un uomo che ha
realmente i sentimenti del pubblicano, che si reputa veramente
peccatore, se in quest’umiltà desidera essere buono…, gli darei in tutta
coscienza il corpo del Signore ogni due giorni… Se vuole continuare a
guardarsi dalle cadute e dai peccati gravi, è assolutamente necessario
che si nutra di questo cibo nobile e forte… Perciò non dovete astenervi
con facilità dalla comunione perché vi riconoscete peccatori. Al
contrario, dovete ancor di più affrettarvi ad andare alla santa mensa,
poiché da lì vengono, lì si trovano nascoste ogni forza, ogni santità,
ogni aiuto e consolazione.
Ma non giudicherete nemmeno coloro che non lo fanno… Non dovete avere alcun giudizio, per non diventare come il fariseo che si gloriava in se stesso e condannava chi stava dietro di lui. Guardatevi da ciò come dalla perdita della vostra anima…; guardatevi dal peccato pericoloso del biasimo…
Quando qualcuno arriva al massimo della perfezione, nulla gli è stato mai più necessario che buttarsi più in basso possibile e andare alle radici dell’umiltà. Poiché, come l’altezza di un albero dipende dalla profondità delle radici, così innalzarsi in questa vita dipende dalla profondità dell’umiltà. Perciò il pubblicano, che aveva riconosciuto la sua infinita bassezza al punto da non osare alzare gli occhi al cielo, è stato innalzato, infatti “tornò a casa sua giustificato”.
Ma non giudicherete nemmeno coloro che non lo fanno… Non dovete avere alcun giudizio, per non diventare come il fariseo che si gloriava in se stesso e condannava chi stava dietro di lui. Guardatevi da ciò come dalla perdita della vostra anima…; guardatevi dal peccato pericoloso del biasimo…
Quando qualcuno arriva al massimo della perfezione, nulla gli è stato mai più necessario che buttarsi più in basso possibile e andare alle radici dell’umiltà. Poiché, come l’altezza di un albero dipende dalla profondità delle radici, così innalzarsi in questa vita dipende dalla profondità dell’umiltà. Perciò il pubblicano, che aveva riconosciuto la sua infinita bassezza al punto da non osare alzare gli occhi al cielo, è stato innalzato, infatti “tornò a casa sua giustificato”.
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