Martedì fra l'Ottava di Pasqua
Meditazione del giornoSan Gregorio Palamas (1296-1359), monaco, vescovo e teologo
Omelia 20, sugli otto vangeli del mattino secondo S. Giovanni ; PG 151, 265
“Và dai miei fratelli”
Fuori regnava l’oscurità, non era ancora giorno, ma quella grotta
era piena della luce della risurrezione. Maria ha visto quella luce per
grazia di Dio: il suo amore per Cristo è diventato più vivo, ha avuto la
forza di vedere angeli…che le hanno detto: “Donna, perché piangi? Vedi
il cielo in questa grotta o piuttosto un tempio celeste al posto di una
tomba scavata per essere prigione… Perché piangi?”…
Fuori, il giorno ancora incerto, il Signore non manifesta lo splendore divino che l’avrebbe fatto riconoscere anche in mezzo al dolore. Maria non lo riconosce dunque… Quando ha parlato e si è fatto riconoscere…, anche allora pur vedendolo vivo, lei non ha percepito la grandezza divina e gli si è rivolta come a un semplice uomo d Dio… Nello slancio del suo cuore, vuole inginocchiarsi e toccargli i piedi… Ma lui le dice: “Non toccarmi…, poiché il corpo di cui sono ora rivestito è più leggero e mobile del fuoco; può salire al cielo fino al Padre mio, nel più alto dei cieli. Non sono ancora salito da mio Padre, perché non mi sono ancora mostrato ai miei discepoli. Va’ da loro; sono fratelli miei, poiché siamo tutti figli di un unico Padre” (cfr Gal 3,26)…
La chiesa in cui siamo è simbolo di questa grotta. Ne è ancor più che un simbolo: è per così dire un Santo Sepolcro. Vi si trova il luogo dove si depone il corpo del Maestro…; vi si trova la santa mensa. Chi dunque corre con tutto il cuore verso questa divina tomba, vera dimora di Dio…, vi imparerà le parole dei libri ispirati che lo istruiranno come gli angeli sulla divinità e l‘umanità del Verbo, la Parola di Dio incarnata. E vedrà così il Signore stesso, senza possibilità di errore… Poiché chi guarda con fede la mistica mensa e il pane che vi è deposto, vi trova nella sua realtà il Verbo di Dio che si è fatto carne per noi e ha stabilito la sua dimora in mezzo a noi (Gv 1,14). E si fa degno di riceverlo, non solo lo vede, ma partecipa del suo essere ; lo riceve in sé perché dimori in lui.
Fuori, il giorno ancora incerto, il Signore non manifesta lo splendore divino che l’avrebbe fatto riconoscere anche in mezzo al dolore. Maria non lo riconosce dunque… Quando ha parlato e si è fatto riconoscere…, anche allora pur vedendolo vivo, lei non ha percepito la grandezza divina e gli si è rivolta come a un semplice uomo d Dio… Nello slancio del suo cuore, vuole inginocchiarsi e toccargli i piedi… Ma lui le dice: “Non toccarmi…, poiché il corpo di cui sono ora rivestito è più leggero e mobile del fuoco; può salire al cielo fino al Padre mio, nel più alto dei cieli. Non sono ancora salito da mio Padre, perché non mi sono ancora mostrato ai miei discepoli. Va’ da loro; sono fratelli miei, poiché siamo tutti figli di un unico Padre” (cfr Gal 3,26)…
La chiesa in cui siamo è simbolo di questa grotta. Ne è ancor più che un simbolo: è per così dire un Santo Sepolcro. Vi si trova il luogo dove si depone il corpo del Maestro…; vi si trova la santa mensa. Chi dunque corre con tutto il cuore verso questa divina tomba, vera dimora di Dio…, vi imparerà le parole dei libri ispirati che lo istruiranno come gli angeli sulla divinità e l‘umanità del Verbo, la Parola di Dio incarnata. E vedrà così il Signore stesso, senza possibilità di errore… Poiché chi guarda con fede la mistica mensa e il pane che vi è deposto, vi trova nella sua realtà il Verbo di Dio che si è fatto carne per noi e ha stabilito la sua dimora in mezzo a noi (Gv 1,14). E si fa degno di riceverlo, non solo lo vede, ma partecipa del suo essere ; lo riceve in sé perché dimori in lui.
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