Il primo maggio la Chiesa celebra la
ricorrenza di San Giuseppe Lavoratore, in parallelo alle celebrazioni
civili per la Giornata Internazionale del lavoratore. È dunque occasione
per tracciare un bilancio sulla realtà del lavoro, secondo il magistero
di Papa Francesco.
In vero, nel tema del lavoro, gli
insegnamenti di Bergoglio non si discostano da quelli dei precedenti
pontefici. Già San Giovanni Paolo II sosteneva che la Chiesa ha un ruolo
profetico che non può essere messo in secondo piano: essa “non può né deve rimanere al margine della lotta per la giustizia” né può rimanere cieca o in silenzio quando i ricchi “non vogliono rinunciare ai loro privilegi” a discapito dei poveri e dei bisognosi.
La radice di questa deriva che sta
vivendo la società moderna è, secondo il Vescovo di Roma, la
sostituzione di Dio con il dio denaro, che togliendo l’anima
all’economia, scarta – come fossero rifiuti – tutti quanti non
necessari.
202 milioni di persone scartate nel
mondo: questi sono i disoccupati stimati, giovani scartati perché ancora
inesperti e non adeguatamente produttivi e meno giovani, a loro volta
meno produttivi e poco flessibili.
Neppure per chi ha lavoro, però, la
situazione è rosea: lo spettro dell’essere scartato è sempre
all’orizzonte tanto che per tante persone il lavoro diventa un “tipo
di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve
essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano
dignità“.
“Dove non c’è lavoro – ha più volte ribadito il Santo Padre – manca la dignità”
e questa è elemento necessario perché la persona possa esprimere se
stessa. Tuttavia, continua il Pontefice, questa situazione non è
casuale, ma è creata e voluta dai “sistemi sociali, politici ed economici che hanno fatto una scelta che significa sfruttare la persona” appunto facendo prevalere la “legge del più forte, dove il potente mangia il più debole“.
La soluzione che indica Papa Francesco risiede nel creare una “impostazione diversa, basata sulla giustizia e sulla solidarietà…se ciascuno farà la propria parte, se tutti metteranno sempre al centro la persona umana con la sua dignità e non il denaro – spiega Bergoglio – se
si consoliderà un atteggiamento di solidarietà e condivisione fraterna,
ispirato al Vangelo, si potrà uscire dalla palude di una stagione
lavorativa e economica“.
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