Biografia di San Gennaro
Durante la
persecuzione di Diocleziano Sossio, un giovane trentenne stimato per la
santità di vita, era diacono della chiesa di Miseno; in quel periodo
Gennaro era vescovo di Benevento e, recandosi a Miseno per partecipare
ad una liturgia, ebbe certezza dell'imminente martirio del giovane
diacono che, infatti, poco dopo fu imprigionato. Gennaro si recò a
fargli visita per consolarlo con il suo diacono Festo e il lettore
Desiderio. Riconosciuti come cristiani i tre visitatori furono a loro
volta incarcerati e non avendo voluto abiurare la loro fede furono
condannati" ad bestias ", cioè ad essere dato in pasto alle belve
durante lo spettacolo circense, ma a causa del ritardo di un giudice,
Gennaro fu destinato ad un incontro col padre più veloce, con lui fu
decapitato anche San Sossio che fu in alcune occasioni suo
consigliere.Una donna raccolse il suo sangue in due ampolle delle quali
si perse traccia. Un secolo dopo, nel 431, in occasione della
traslazione delle reliquie del Santo da Pozzuoli a Napoli, un'altra
donna presentò le due ampolle affermando che contenevano il sangue
coagulato del martire.Come per provare la sincerità della donna, il
sangue si liquefece all'improvviso sotto gli occhi del vescovo e della
folla riunita ad assistere alla cerimonia di traslazione. Il fenomeno,
che si ripete anche nella pietra porosa, impregnata del suo sangue,
nella chiesetta di Pozzuoli, non ha tuttora avuto una spiegazione
scientifica: la scienza stessa lo definisce prodigioso. Affidandosi
all'intercessione del loro patrono, i napoletani, sono stati salvati
dalla fame, dalla peste, dalla lava del Vesuvio e dai terremoti.San
Gennaro é protettore degli orafi e dei donatori di sangue ed è patrono
anche di Benevento, Sassari, Torre del Greco e TRECASE.
La Festa
Patronale, con la relativa processione cittadina, si celebra a Trecase
il giorno 19, se quest'ultima data cade di domenica, altrimenti è
posticipata alla prima domenica successiva,(se invece il 19 cade di
lunedì è anticipata al 18) La festa civile, con relativa fiera di merci
varie (sagra del vino e del tortane di San Gennaro) si prolunga, infine,
sino a martedì.La festività ha origini incerte, di sicuro successive
al 1337, epoca in cui il territorio su cui sorge l'odierna Trecase fu
concesso a tre monasteri napoletani (S. Chiara, S. Maria Egiziaca e S.
Maria Maddalena) che disboscarono e misero a regime colturale la
preesistente foresta, creando i presupposti per le prime forme
d'urba-nizzazione.Indipendentemente dalle origini, la festa che si
celebra oggi è indissolubilmente legata all'eruzione del Vesuvio dell' 8
aprile 1906. Quest'ultima fu un fenomeno vulcanico d'eccezionale
potenza, caratterizzato dall'apertura di bocche eruttive a 800 mt s.lm.
da cui si generarono diversi bràcci di colata. Uno dei principali si
diresse verso Trecase e solo l'intercessione del Santo Patrono, portato
in processione sino al sito in cui oggi una statua rimembra l'evento,
ne evitò la distruzione. Il miracolo, da allora, si ripete ogni anno in
una delle date legate al santo; la vigilia della prima domenica di
maggio (data della traslazione), il 16 dicembre (anniversario
dell'eruzione vesuviana del 1631 durante la quale i napoletani
invocarono il santo a protezione) e il 19 settembre (data del martirio).
Anche la manifestazione odierna, rievocando la processione salvifica dell'aprile 1906, consente ai cittadini di Trecase di sciogliere, anno dopo anno, il debito di gratitudine accumulato nei confronti del Santo Patrono. Una partecipazione alla festa di San Gennaro può essere l'occasione per un'interessante visita alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, risalente, per ciò che riil nucleo originario, al 1587.A destra dell'ingresso, nell'omonima cappella, è possibile vedere la bella statua di San Gennaro che, realizzata tra il XVIII e il XIX secoìo, è un caso piuttosto raro (nell'ambito della, diocesi napoletana) di rappresentazione
a figura intera.Notevole, anche il Fonte Battesimale del XVII secolo su cui sono incise una torre aragonese, tre querce, tre case e una chiesa, probabilmente simboleggianti l'appartenenza del "bosco delle Tre Case* ai reali monasteri di S. Chiara, S. Maria Egiziaca e S. Maria Maddalena. Si segnalano, infine, le sculture lignee del Cristo morto e dell'Annunciazione risalenti entrambe al sec. XVIII.S, Gennaro, fu uno dei primi vescovi di Benevento, luogo campano, dove probobilmente nacque. Fu prima di quei
cristiani che, testimoniarono con il sacrificio della vita la fede in Gesù Cristo, subendo nel l'anno 305 a Possiteli il "martirio", La salma fu deposta in territorio napoletano e, precisamente al Marcianum, villaggio rurale di proprietà della gente Marcia, potente a Napoli ed a Pozzuoli, e solo dopo oltre cento anni fu possibile al Vescovo di Napoli, S. Giovanni I, trasferire i resti mortali di S. Gennaro ed maggior cimitero cristiano di Napoli alle pendici della cottinetta di Capodimonte.Nel 831 le ossa di S. Gennaro
vennero trafugate: dai Longombardi, capeggiati da Sicone, e trasportate a Benevento,Qui un governatore detta città, affinchè le reliquie venissero degnamente custodite, curò che fossero deposte in una chiesa appositamente costruita.Circa trentanni dopo Guglielmo il Malo, re di Sicilia, dispose che i sacri resti fossero tutti trasferiti a Montevergine.
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