giovedì 17 aprile 2014

Liturgia del Giovedì Santo - Cena del Signore *


LETTURE: Es 12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15
  
Cristo sacerdote istituisce il sacramento dell'amore
L’istituzione dell’Eucaristia come rito memoriale della «nuova ed eterna alleanza» è certamente l’aspetto più evidente della celebrazione odierna che del resto giustifica la sua solennità proprio con un richiamo «storico» e figurativo dell’avvenimento compiuto nell’ultima cena. Ma è lo stesso messale romano che invita a meditare su altri due aspetti dei mistero di questo giorno: l’istituzione del sacerdozio ministeriale e il servizio fraterno della carità. Sacerdozio e carità sono, in effetti, strettamente collegati con il sacramento dell’Eucaristia, in quanto creano la comunione fraterna e indicano nel dono di sé e nei servizio il cammino della Chiesa.

Gesù lava i piedi ai suoi: è un gesto di amore
E’ significativo il fatto che Giovanni, nel riferire le ultime ore di Gesù con i suoi discepoli e nel raccogliere nei «discorsi dell’ultima cena» i temi fondamentali del suo vangelo, non riferisca i gesti rituali sui pane e sul vino come gli altri evangelisti: eppure era questo un dato antichissimo della tradizione, riportato in una forma ben definita dal primo documento che ne parla, la lettera di Paolo ai Corinzi (prima lettura). Giovanni richiama l’attenzione sul gesto di Gesù che lava i piedi ai suoi e lascia, come suo testamento di parola e di esempio, di fare altrettanto tra i fratelli. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare
come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio vicendevole — non standardizzati, ma sgorgati dall’inventiva di chi ama — attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo per i suoi («li amò sino alla fine»). Ogni gesto di amore diventa così «sacramento», cioè visibilizzazione, incarnazione, linguaggio simbolico dell’unica realtà: l’amore del Padre in Cristo, l’amore in Cristo dei credenti.

Gesù dà se stesso in cibo: è il sacramento dell’amore
Il Giovedì santo, con il suo richiamo «anniversario» all’evento dell’ultima cena, pone al centro della memoria ecclesiale il segno dell’amore gratuito, totale e definitivo: Gesù è l’Agnello pasquale che porta a compimento il progetto di liberazione iniziato nel primo esodo (cf prima lettura); il suo donarsi nella morte è l’inizio di una presenza nuova e permanente; «il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa» (prefazio della ss. Eucaristia I). Partecipare consapevolmente all’Eucaristia, memoriale dei Sacrificio di Gesù, implica avere per il corpo ecclesiale di Cristo quel rispetto che si porta al suo corpo eucaristico. La presenza reale del Signore morto e risuscitato nel pane e nel vino su cui si pronuncia l’azione di grazie (cf seconda lettura), si estende, sia pure in altro modo, alla persona dei fratelli, specialmente dei più poveri (cf tutto il contesto della 1 Cor 11). «In questo grande mistero tu (o Padre) nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra» (prefazio della ss. Eucaristia II). Chi dunque fa discriminazioni, chi disprezza gli altri, chi mantiene le divisioni nella comunità «non riconosce il corpo del Signore». La sua non è più la Cena dei Signore, ma un rito vuoto che segna la sua condanna.

Il sacerdozio nasce dall’Eucaristia: è il dono per l’unità
All’interno della comunità, i rapporti reciproci sono valutati in chiave di servizio e non di potere, e trovano la loro più perfetta espressione nel momento dell’azione eucaristica. Chi  «presiede» la comunità e ne è responsabile, presiede anche l’Eucaristia: la raccoglie nella preghiera comune, come la unisce nelle diverse attività della parola e dell’aiuto reciproco.
Il Concilio Vaticano II afferma: «I Presbiteri... ad immagine di Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, sono consacrati per predicare il vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti dei Nuovo Testamento... Esercitando, secondo la loro parte di autorità, l’ufficio di Cristo Pastore e Capo, raccolgono la famiglia di Dio, quale insieme di fratelli animati da un solo spirito, e per mezzo di Cristo nello Spirito li portano al Padre... » (LG 28). «Il senso ultimo del sacerdozio di Cristo e di ogni sacerdozio che da lui trae origine, è quello di essere modello per tutti coloro che offrendosi in lui, con lui, per lui in sacrificio a Dio gradito, mettono la loro vita a servizio dei fratelli.... Cristo e il suo mistero vive e perdura nella Chiesa; la Chiesa non fa altro che rendere attuale questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita del suo Signore da testimoniare nel mondo... Da questa sacramentalità della Chiesa... scaturisce il significato essenziale della consacrazione-missione di quanti sono chiamati a predicare il Vangelo, a presiedere le azioni di culto e a svolgere un ruolo di guida del popolo di Dio» (Ordinazione del Vescovo, dei Presbiteri e dei Diaconi, Premesse, p. 12).
 
 
L'agnello immolato ci strappò dalla morte
Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi, vescovo  (66-67; SC 123,95-101)
Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, «al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen ». (Gal 1,5 ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che prese su di se le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.
 
Messa «in Cena Domini»

I - RITI DI INTRODUZIONE E LITURGIA DELLA PAROLA

Antifona d'Ingresso 
Cf Gal 6,14
Di null'altro mai ci glorieremo
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.
Nos autem gloriári opórtet
in cruce Dómini nostri Iesu Christi,
in quo est salus, vita et resurréctio nostra,
per quem salváti et liberáti sumus.
 
Colletta

O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, f
a' che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio ...
Sacratíssimam, Deus, frequentántibus Cenam, in qua Unigénitus tuus, morti se traditúrus, novum in sǽcula sacrifícium dilectionísque suæ convívium Ecclésiæ commendávit, da nobis, quæsumus, ut ex tanto mystério plenitúdinem caritátis hauriámus et vitæ. Per Dóminum.
 
Prima Lettura 
Es 12, 1-8. 11-14
Prescrizioni per la cena pasquale.

Dal libro dell’Èsodo  
«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».


Salmo Responsoriale 
Sal 115
Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.


Seconda Lettura 
1 Cor 11, 23-26

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.


Canto al Vangelo 
Cf Gv 13,34
Gloria e lode a te, Cristo Signore!

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Gloria e lode a te, Cristo Signore!

  

Vangelo  Gv 13, 1-15
Li amò sino alla fine

Dal vangelo secondo Giovanni
 

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
 
 
II - LAVANDA DEI PIEDI
 
Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l'omelia ha luogo la lavanda dei piedi. Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra le seguenti, o altri canti adatti alla circostanza.

Antifona Prima 
Cf Gv 13,4.5.15
Il Signore si alzò da tavola
 
versò dell'acqua in un catino,
e cominciò a lavare i piedi ai discepoli:
ad essi volle lasciare questo esempio.
 
 
Postquam surréxit Dóminus a cena,
misit aquam in pelvim,
et copit laváre pedes discipulórum:
hoc exémplum relíquit eis.. 
 
Antifona Seconda  Gv 13,6.7.8 
«Signore, tu lavi i piedi a me?».
Gesù gli rispose dicendo:
«e non ti laverò, non avrai parte con me».


Venne dunque a Simon Pietro,
e disse a lui Pietro:   «Signore, tu...

«Quello che io faccio, ora non lo comprendi,
ma lo comprenderai un giorno».   «Signore, tu...
 
Si ego, Dóminus et Magíster vester,
lavi vobis pedes: quanto magis debétis
alter alteríus laváre pedes?. 
 
Antifona Terza 
Cf Gv 13,14
«Se vi ho lavato i piedi,
 
io, Signore e Maestro,
 
quanto più voi avete il dovere
 
di lavarvi i piedi l'un l'altro».
 
 
Si ego, Dóminus et Magíster vester,
lavi vobis pedes: quanto magis debétis
alter alteríus laváre pedes?. 
 
Antifona Quarta  Gv 13, 35
«Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli,
se vi amerete gli uni gli altri.
 

Gesù disse ai suoi discepoli:  
«Da questo tutti sapranno....
 
In hoc cognóscent omnes,
quia discípuli mei estis,
si dilectiónem habuéritis ad ínvicem.
 
V. Dixit Iesus discípulis suis. - In hoc.
 
Antifona Quinta 
Gv 13,34
«Vi do un comandamento nuovo: 
che vi amiate gli uni gli altri
 
come io ho amato voi» dice il Signore.
 
 
Mandátum novum do vobis,
ut diligátis ínvicem,
sicut diléxi vos, dicit Dóminus.
 
Antifona Sesta
  Cf 1 Cor 13,13 
Fede, speranza e carità,
tutte e tre rimangano tra voi:
ma più grande di tutte è la carità.

Fede, speranza e carità,
tutte e tre le abbiamo qui al presente:
ma più grande di tutte è la carità.   Fede, speranza ...... 
Máneant in vobis fides,
spes, cáritas, tria hæc: maior autem horum est cáritas.
 
V. Nunc autem manent fides,
spes, cáritas, tria hæc: maior horum est cáritas. - Máneant.
 

LA PAROLA SI FA PREGHIERA

Fratelli (e sorelle), abbiamo ricevuto dal nostro Signore e Maestro una proposta molto impegnativa. Conoscendo la nostra debolezza, rivolgiamoci al Padre con la preghiera:

Aiutaci, Signore!

- Per le comunità cristiane: perché attuino sempre meglio la loro vocazione di servizio agli uomini nella ricerca della verità e con gesti concreti di amore, preghiamo.


- Per i ministri della Chiesa: perché svolgano il loro servizio della parola, dei sacramenti e della comunione ecclesiale come ha insegnato Gesù, preghiamo.

- Per i fanciulli che quest'anno parteciperanno alla messa di prima comunione: perché trovino nella comunità cristiana la spiegazione vivente dell'Eucaristia attraverso l'impegno della carità, del servizio, della fraternità, preghiamo.

- Per tutti noi qui presenti: perché condividendo il pane eucaristico sappiamo anche condividere il pane quotidiano, mettendo in comune quello che abbiamo e che siamo, preghiamo.

Dio, nostro Padre, aiutaci a capire e a fare gli uni per gli altri quello che per noi ha fatto Cristo tuo Figlio e nostro Padre.
 
III -LITURGIA EUCARISTICA
 
Mentre si svolge la processione, si esegue il canto seguente o un altro canto adatto.

Dov’è carità e amore, lì c’è Dio.

Ci ha riuniti tutti insieme Cristo, amore.
Rallegriamoci, esultiamo nel Signore!
Temiamo e amiamo il Dio vivente,
e amiamoci tra noi con cuore sincero.

Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo:
evitiamo di dividerci tra noi,
via le lotte maligne, via le liti
e regni in mezzo a noi Cristo Dio.

Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto
nella gloria dei beati, Cristo Dio.
E sarà gioia immensa, gioia vera:
durerà per tutti i secoli senza fine.
Oppure in Latino:
 
Ubi cáritas est vera, Deus ibi est.
Congregávit nos in unum Christi amor.
Exsultémus et in ipso iucundémur.
Timeámus et amémus Deum vivum.
Et ex corde diligámus nos sincéro.
 
Ubi cáritas est vera, Deus ibi est.
Simul ergo cum in unum congregámur:
Ne nos mente dividámur, caveámus.
Cessent iúrgia malígna, cessent lites.
Et in médio nostri sit Christus Deus.
Ubi cáritas est vera, Deus ibi est.
Simul quoque cum beátis videámus
Gloriánter vultum tuum, Christe Deus:
Gáudium, quod est imménsum atque probum,
Sæcula per infiníta sæculórum. Amen.
 
Sulle Offerte 

Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri, perché ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del Signore, si compia l'opera della nostra redenzione. Per Cristo nostro Signore.
 

Concéde nobis, quæsumus, Dómine, hæc digne frequentáre mystéria, quia, quóties huius hóstiæ commemorátio celebrátur, opus nostræ redemptiónis exercétur. Per Christum.
     

Prefazio della SS. Eucaristia I
L'Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente e misericordioso,
per Cristo nostro Signore.

Sacerdote vero ed eterno,
egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza,
e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria.
Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

Per questo mistero del tuo amore,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo...

Vere dignum et iustum est,
æquum et salutáre, nos tibi semper
et ubíque grátias ágere: Dómine, sancte Pater,
omnípotens ætérne Deus:
per Christum Dóminum nostrum.
 
Qui, verus æternúsque Sacérdos,
formam sacrifícii perénnis instítuens,
hóstiam tibi se primus óbtulit salutárem,
et nos, in sui memóriam, præcépit offérre.
 
Cuius carnem pro nobis immolátam dum súmimus,
roborámur, et fusum pro nobis sánguinem dum potámus,
ablúimur.
 
Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
 
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 
Si fa la Preghiera Eucaristica I
o Canone Romano che ha i Propri Comunicantes !

Antifona alla Comunione
  
1 Cor 11,24.25
«Questo è il mio corpo, che è per voi;
questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue» , dice il Signore.
«Fate questo ogni volta che ne prendete
in memoria di me».
  
Hoc Corpus, quod pro vobis tradétur:
hic calix novi testaménti est in meo Sánguine,
dicit Dóminus; hoc fácite, quotiescúmque súmitis,
in meam commemoratiónem.
 
Oppure: 
Gv 13,1 
Il Signore Gesù, sapendo che era giunta la sua ora,
 
dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, 
 
li amò sino alla fine

 

Dopo la Comunione 

Padre onnipotente, che nella vita terrena ci hai nutriti alla Cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi commensali al banchetto glorioso del cielo. Per Cristo nostro Signore.
  
Concéde nobis, omnípotens Deus, ut, sicut Cena Fílii tui refícimur temporáli, ita satiári mereámur ætérna. Per Christum.
  

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