La spianata del Santuario traboccante di colori, immagini, gioia sotto un cielo bianco di nuvole. A Collevalenza sono giunte migliaia di persone da tutto il mondo. Dalla Spagna anche le nipoti di Madre Speranza. Dall’Italia, da Vigevano, la famiglia Fossa che ha ottenuto la guarigione immediata, nel ’99, del piccolo Francesco Maria affetto da grave intolleranza alimentare multipla per intercessione della suora spagnola, morta a Collevalenza 31 anni fa, e grazie all’assunzione dell’acqua del Santuario dell’Amore Misericordioso. 38 vescovi, 6 cardinali presenti alla funzione e 280 sacerdoti a concelebrare la cerimonia di Beatificazione accanto al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
"Un inno alla santità vissuta da una donna eccezionale - ha detto il cardinale Amato nella sua omelia - infaticabile artigiana del bene. La sua ansia era la santificazione. Era una messaggera di speranza. La sua carità era concreta", ha sottolineato il rappresentante di Papa Francesco. Una miriade di persone a festeggiare la Beata Madre Speranza, catturate dall’Amore Misericordioso professato dalla suora e da quelle acque sgorgate nel 1960 dopo mesi di lavori, indicate da Gesù nei messaggi alla sua apostola e che hanno trasformato quel luogo sconosciuto in una piccola Lourdes nel cuore dell’Umbria. Ogni anno sono migliaia le immersioni in quelle 10 vasche, dette anche piscine. Dal 2012 una commissione medica valuta i casi di guarigione segnalati. Il 22 novembre dell’81 “pellegrino” al Santuario anche Papa Giovanni Paolo II, primo viaggio apostolico dopo l’attentato del 13 maggio."Gesù mio, che cosa desideri?”, insegnava così Madre Speranza, a fidarsi del Signore. Oltre 2300 pagine, suoi scritti, testimoniano la sua profonda fede. Sulla Misericordia di Dio, “Padre e tenera Madre”, il passaggio essenziale della spiritualità di Madre Speranza.
Robero Piermarini ha chiesto al cardinale Angelo Amato quali siano le caratteristiche della nuova Beata:
R. - Anzitutto la santità. L'esistenza di Madre Speranza di Gesù fu una corsa verso la santità: «La santità - ella diceva - consiste nel vivere in Gesù ed Egli in noi, prima con il desiderio e poi con il possesso». La sua ansia era la propria santificazione «costi quel che costi», come dice nel suo diario il 20 novembre 1941. Per questo dal suo cuore uscivano spessissimo le esortazioni: «Figlia, fatti santa». E non esortava solo i religiosi, ma anche i laici, gli sposi, i bambini e tutti quelli che avvicinava: «Santificatevi, figli miei; io pregherò perché vi santifichiate».
D. - Cosa può dirci della sua grande devozione all'Amore Misericordioso?
R. - Fare la volontà di Dio, affidarsi alla sua Provvidenza, amare il Crocifisso, simbolo dell'Amore Misericordioso di Dio era il programma della vita di Madre Speranza. Imitava così il divin Redentore, figlio obbediente del Padre celeste. Con questa fede sconfinata ella attraversò le oscure gallerie del male, dell'incomprensione e dell'umiliazione, uscendo purificata e rafforzata nei suoi propositi di santità.
D. - Si sa che la nuova Beata era una donna che testimoniava in modo profetico la speranza cristiana...
R. - Senz'altro. Era la speranza la virtù che maggiormente la identificava. Per lei Dio è un padre che perdona, compatisce, attende. Dio sa solo amare e ama anche i peccatori più incalliti. La speranza era l'energia segreta che la guidava ad amare, a soccorrere, a perdonare. La speranza era per lei la misericordia divina vissuta e donata a piene mani. Il Signore le richiedeva grandi imprese, e lei rispondeva con una illimitata fiducia nella divina Provvidenza, consapevole che non era lei ma Dio a operare le sue meraviglie. Contava su Dio a occhi chiusi. Da donna di buon senso amava ripetere un proverbio spagnolo, che dice: «Chi ordina paga». Se Dio ordina di fare qualcosa, è lui che deve provvedere.
D. – Qual era l’impegno di Madre Speranza per i poveri?
R. - Madre Speranza era messaggera di speranza soprattutto per i poveri. Il suo desiderio era raggiungere i più abbandonati ed emarginati. Lavorava molto per poter venire incontro ai bisognosi, ai quali donava soldi, cibo, vestiti, tempo, lavoro e persino la sua biancheria. Socorreva tutti con aiuti di ogni genere. La sua carità era concreta: accoglieva le famiglie senza tetto; si prendeva cura dei soldati feriti e stanchi della guerra, senza badare a nazionalità o credo politico; alla fine della seconda guerra mondiale aprì una mensa per la gente del quartiere, arrivando a dar da mangiare a più di mille persone al giorno. Lavorava ore e ore per preparare personalmente, per i lavoratori lontani da casa, dei panini ben imbottiti, spingendo forte perché entrasse più affettato. A Collevalenza aprì un laboratorio di maglieria per aiutare le ragazze del posto. Sempre a Collevalenza aveva verso i pellegrini un'attenzione materna.
D. – Come si esprimeva la sua carità?
R. - La sua carità si esprimeva nelle opere di misericordia corporale, ma anche in quelle di misericordia spirituale. Anche in questo la Madre eccelleva, accogliendo, consolando, ammonendo, perdonando, insegnando, sopportando, pregando. Fu oltremodo generosa nel perdono. Rispondeva con il silenzio e la preghiera a coloro che la contrariavano e la calunniavano. Anzi, spesso difendeva i suoi denigratori di fronte all'autorità perfino giustificandoli: «Loro - diceva - erano accecati dalla passione e dal demonio e Dio si è servito di loro per la mia più grande santificazione». Li chiamava persino benefattori. Per lei la persecuzione era una scuola di amore. Aveva poi una carità preferenziale per i ministri di Dio. Pregava e faceva penitenza per la loro santificazione. Era pronta ad accoglierli, a scusarli, ad aiutarli. Talvolta li ammoniva. Per loro fondò i Figli dell'Amore misericordioso, perché accompagnassero i sacerdoti in difficoltà materiale e spirituale. Madre Speranza ci esorta a riscoprire la nostra vocazione alla santità, perché il mondo ha sempre più bisogno di persone sante, che sappiano vincere il male con il bene.
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