venerdì 20 giugno 2014

Liturgia del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - Anno A *

DOMENICA DOPO LA TRINITA' 
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO
 
Anno A - Solennità

MISSALE  ROMANUM VETUS  ORDO
   
LETTURE: Dt 8,2-3.14b-16a; Sal 147; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58
   
Cristo rimane con noi nel segno della sua Pasqua
La vita dell’uomo è popolata di presenze. Presenze visibili e vicine come quella di una madre che veglia sul bimbo che gioca o che riposa. Presenze invisibili come quella di due persone che si amano, si pensano e s’incontrano al di là della distanza e della lontananza del corpo.
Presenze che procurano quiete, soddisfazione, sicurezza, e presenze tempestose, sconvolgenti, che incombono come una minaccia... 


Il significato di una presenza
Sul piano dell’esperienza umana profonda, l’uomo fa l’esperienza singolare di una presenza misteriosa ma reale che tocca il centro del suo essere; una presenza che ispira un ineffabile sentimento di fiducia, di sicurezza e che lo appella nell’intimo. È la rivelazione e la presa di coscienza della presenza creatrice di Dio che ci fa esistere, di quel Dio «nel quale viviamo, ci muoviamo, ed esistiamo» (At 17,28), una presenza che «sostenta» l’uomo, lo «nutre» (prima lettura).
La presenza di Dio in mezzo a noi ha assunto, nella storia, la forma visibile e tangibile di Gesù, immagine visibile del Dio invisibile, rivelatore del mistero del Padre. La sua incarnazione e nascita a Betlemme, da Maria vergine, al tempo di Cesare Augusto, è l’apice di una lunga serie di segni attraverso i quali il Dio vivente aveva fatto sentire la sua presenza (Patriarchi, Re, Profeti, Santi dell’Antico Testamento...). Dopo l’Ascensione che lo sottrae alla sensibile esperienza degli uomini, la presenza di Gesù cambia segno ma non realtà. Egli resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita (seconda lettura e vangelo). Egli rimane con noi sino alla fine del mondo. 
 

Noi facciamo «memoria» di lui
Ora noi possiamo incontrare Gesù attraverso la «memoria» di lui, specialmente la «memoria» liturgico-sacramentale. Durante la celebrazione liturgica noi facciamo, infatti, memoria di Gesù, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione, rendendolo in tal modo presente in mezzo a noi. Non si tratta, però, di una presenza disincarnata, di una memoria che si affida solo al ricordo. Si tratta di una memoria che attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla comunità, rende presente Cristo nella sua realtà e nel mistero che ci vengono comunicati.
Poiché Cristo è al centro e al vertice di tutta la storia della salvezza, l’Eucaristia, memoriale della sua passione-morte-risurrezione, è ricordò e celebrazione di tutta la storia della salvezza: lo è delle vicende di Israele, «popolo di Dio»; della vita di Cristo; della storia e della vita attuale della Chiesa, «nuovo popolo di Dio». Che cosa si deve intendere per «memoria»? Nella memoria si conserva il passato. Ogni evento umano si compie in modo transitorio: unico e irripetibile. Non lo possiamo trattenere né richiamare quando è passato. In questo sta il suo valore ed anche il suo limite, la sua preziosità e la sua transitorietà, la sua bellezza e la sua impotenza. 

Possiamo tuttavia richiamare il passato col ricordo. Per questo teniamo desta la sua memoria. Di talune opere e persone si dice che sono imperiture. Hanno valore storico. Affinché la loro memoria in noi non si spenga, ricordiamo queste opere o queste persone con un segno, un monumento, una stele, una fiamma perenne...

Una memoria viva, memoria di fede
Il sacrificio eucaristico è una forma di memoria sostanzialmente diversa dalle altre. Ci si ricorda del Signore anche nella forma sopra descritta, quando viene innalzata una croce in ricordo della passione. Ci si ricorda di lui quando si legge insieme il vangelo o si compiono certi gesti che evocano quelli di Gesù (= sacramenti). Il carattere di memoria proprio dell’Eucaristia verrebbe sottovalutato se lo si riducesse solo ad una di queste forme. Essa non è memoria psicologica nel senso di un ricordo, né semplicemente oggettiva nel senso del monumento.
È una commemorazione di specie tutta propria, in cui l’elemento psicologico e quello ontologico si congiungono in una unità superiore. Non è una memoria puramente intenzionale, ma una memoria piena di realtà. I Padri la chiamano spesso una «imitazione» della morte di Gesù Cristo. Tuttavia essa non è una riproduzione in senso esterno, bensì nel senso di un’intima unione, in quanto nell’Eucaristia per mezzo del simbolo sacramentale è presente la morte di Cristo. 

L’Eucaristia è un’epifania sacramentale della Pasqua, e ciò si può conoscere soltanto per mezzo della fede. L’Eucaristia è, quindi, una memoria di fede.
 
O prezioso e meraviglioso convito!
Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)

L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, déi. Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo purificati da tutti i peccati. Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime di questo sacramento? Nessun sacramento in realtà é più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua passione. Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre. L'Eucaristia é il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
 
MESSALE
Antifona d'Ingresso  Sal 80,17
Il Signore ha nutrito il suo popolo
con fior di frumento,
lo ha saziato di miele della roccia.
 
Cibávit eos ex ádipe fruménti,
et de petra melle saturávit eos.
 

Colletta

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, f
a' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio...
 
Deus, qui nobis sub sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti, tríbue, quæsumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári, ut redemptiónis tuæ fructum in nobis iúgiter sentiámus. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.
 
Oppure:

Dio fedele, che nutri il tuo popolo con amore di Padre, ravviva in noi il desiderio di te, fonte inesauribile di ogni bene: f
a' che, sostenuti dal sacramento del Corpo e Sangue di Cristo, compiamo il viaggio della nostra vita, fino ad entrare nella gioia dei santi, tuoi convitati alla mensa del regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura  Dt 8, 2-3. 14b-16a
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.
 

Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».


Salmo Responsoriale  Dal Salmo 147
Loda il Signore, Gerusalemme.
 

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.


Seconda Lettura  1 Cor 10, 16-17

Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

 
SEQUENZA
 
[ Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.
 
    Lauda Sion Salvatorem,
    lauda ducem et pastorem,
    in hymnis et canticis.
 
Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno. 
 
    Quantum potes, tantum aude:
    quia major omni laude,
    nec laudare sufficis,

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
 
    laudis thema specialis,
    panis vivus et vitalis
    hodie proponitur.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.
 
   Quem in sacræ mensæ coenæ,
    turbæ fractrum duodenæ
    datum non ambigitur.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito. 

    Sit laus plena, sit sonora,
    sit jucunda, sit decora
    mentis jubilatio.

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

    Dies enim solemnis agitur,
    in qua mensæ prima recolitur
    Hujus institutio.

E il banchetto del nuovo Re,
nuova, Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine. 

    In hac mensa novi Regis,
    novum Pascha novæ legis,
       phase vetus terminat.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra. 
   
    Vetustatem novitas,
    umbram fugat veritas,
    noctem lux eliminat.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo,
 
    Quod in coena Christus gessit,
    faciendum hoc expressit
    in sui memoriam.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza. 

    Docti sacris institutis,
    panem, vinum in salutis
    consecramus hostiam.

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino. 

    Dogma datur christianis,
    Quod in carnem transit panis,
       Et vinum in sanguinem.

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura. 

    Quod non capis, quod non vides,
    animosa firmat fides,
    Præter rerum ordinem.

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero 

realtà sublimi.

      Sub diversis speciebus,
   signis tantum, et non rebus,
      latent res eximiæ.
 
Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.
 
    Caro cibus, sanguis potus:
    manet tamen Christus totus
       sub utraque specie.
 
Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.
 
    A sumente non concisus,
    non confractus, non divisus:
    integer accipitur.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato. 

    Sumit unus, sumunt mille:
    quantum isti, tantum ille:
    Nec sumptus consumitur.
 
Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.
 
    Sumunt boni, sumunt mali:
    sorte tamen inæquali,
    
vitæ vel interitus.

Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l'esito! 

    Mors est malis, vita bonis:
    Vide paris sumptionis
    quam sit dispar exitus.

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell'intero. 

    Fracto demum sacramento,
    ne vacille, sed memento
    tantum esse sub fragmento,

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito 

della sua persona.
]

    Quantum tot tegitur.
    Nulla rei fit scissura:
    Signi tantum fit fractura,
    qua nec status, nec statura       
    signati minuitur.

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev'essere gettato.

    Ecce Panis Angelorum,
    factus cibus viatorum:
    vere panis flliorum,
    non mittendus canibus.
 
Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri. 
 
    In figuris præsignatur,
    cuni Isaac immolatur,
    Agnus Paschæ deputatur,
    datur manna patribus.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi. 
 
    Bone pastor, panis vere,
    Jesu, nostri miserere:
    Tu nos pasce, nos tuere,
    tu nos bona fac videre
    in terra viventium.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo 

nella gioia dei tuoi santi.

 
    Tu qui cuncta seis et vales,
    qui nos pascis hic mortales:
    Tuos ibi commensales,
    coheredes et sodales
    fac sanctorum civium.
      Amen. (Alleluia).
  
Canto al Vangelo
 
Gv 6,51
Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

Alleluia.

   
   
Vangelo 
Gv 6, 51-58
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
 

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


Sulle Offerte

Concedi benigno alla tua Chiesa, o Padre, i doni dell'unità e della pace, misticamente significati nelle offerte che ti presentiamo. Per Cristo nostro Signore.
 
Ecclésiæ tuæ, quæsumus, Dómine, unitátis et pacis propítius dona concéde, quæ sub oblátis munéribus mystice designántur. Per Christum.
 
Prefazio della Santa Eucaristia I
L'Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo

E' veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo a te,
Signore, Padre santo, Dio onnipotente e misericordioso,
per Cristo nostro Signore.

Sacerdote vero ed eterno,
egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza,
e comandò a noi di perpetuare l'offerta in sua memoria.
Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

Per questo mistero del tuo amore,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia l'inno della tua lode:

Santo, Santo, Santo ...
 
Vere dignum et iustum est,
æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere:
Dómine, sancte Pater, omnípotens ætérne Deus:
per Christum Dóminum nostrum.
 
Qui, verus æternúsque Sacérdos,
formam sacrifícii perénnis instítuens,
hóstiam tibi se primus óbtulit salutárem,
et nos, in sui memóriam, præcépit offérre.
Cuius carnem pro nobis immolátam dum súmimus, roborámur,
et fusum pro nobis sánguinem dum potámus, ablúimur.
 
Et ídeo cum Angelis et Archángelis,
 cum Thronis et Dominatiónibus,
cumque omni milítia cæléstis exércitus,
hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:
 
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus Deus Sábaoth.
 
Antifona alla Comunione 
Gv 6,56
Dice il Signore:
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue,
rimane in me ed io in lui». Alleluia.
 
Qui mandúcat meam carnem et bibit meum sánguinem,
in me manet et ego in eo, dicit Dóminus.

Dopo la Comunione
Donaci, Signore, di godere pienamente della tua vita divina nel convito eterno, che ci hai fatto pregustare in questo sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
 
Fac nos, quæsumus, Dómine, divinitátis tuæ sempitérna fruitióne repléri, quam pretiósi Córporis et Sánguinis tui temporális percéptio præfigúrat. Qui vivis et regnas in sæcula sæculórum.

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