Il Vangelo del giorno (Mt 8, 18-22)
narra di uno dei discepoli di Gesù che prima di iniziare il suo cammino
di sequela di Cristo chiede al Maestro il permesso per andare a
seppellire il padre. Gesù, anziché concedere il permesso, risponde «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti».
Questo discepolo, spiega il Santo Padre, stava ponendo “una condizione: andare a congedarsi o a seppellire il padre“. È proprio per questo che “il Signore lo ferma” perché stava ponendo delle condizioni mentre “la testimonianza è senza condizioni“. Gesù ci dice di seguirlo, senza porre limiti o paletti, senza condizioni: la testimonianza “deve essere ferma, deve essere decisa – ha spiegato Bergoglio -
deve essere con deve essere con quel linguaggio che Gesù ci dice, tanto
forte: ’Il vostro linguaggio sia sì, sì, no, no’. Questo è il
linguaggio della testimonianza“.
Si spiega così non solo il rifiuto di
Gesù alla richiesta del discepolo di andare a seppellire il padre, ma
soprattutto si spiegano così i martiri: “quando la testimonianza arriva alla fine, quando le circostanze storiche ci chiedono una testimonianza forte – ha detto il Vescovo di Roma – lì ci sono i martiri, i più grandi testimoni“.
Gesù, del resto, è stato “il primo martire, il primo testimone, il testimone fedele: con il sangue“,
al quale sono seguiti tantissimi martiri, dai primi Santi Protomartiri
della Chiesa romana, celebrati liturgicamente oggi, ai “tanti
cristiani perseguitati anche oggi. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani
che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. – ha quindi concluso Papa Francesco – Anche
i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi: anche
quella è una persecuzione. Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella
Chiesa che nei primi secoli“.
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