mercoledì 29 gennaio 2014

Giovani di fronte a Cristo. Testimonianze


Annette, 21 anni.  
’Alla fine mi ero buttata sulla morfina e sull’oppio. Mia madre e i miei insegnanti conoscevano la mia situazione e mi volevano aiutare, ma dentro di me li deridevo. Stimavo soltanto le persone che avevano una qualche esperienza della droga. Vivevo in una Comune, con gente che smerciava stupefacenti e avevo cominciato anch’io a vendere LSD. La polizia mi fermò parecchie volte. Ero disperata e non vedevo alcuna via d’uscita Tentai tre volte di uccidermi. Mio padre mi portò ad Hannover dove fui sottoposta per sei mesi ad una cura psicoterapeutica. Ma senza nessun risultato.
Volevo una sola cosa: tornare a Berlino e vivere di droga. Vivevo in un mondo irreale, cominciai a sentirmi perseguitata.
A Berlino tutto incominciò come prima. Tornai a drogarmi, a vivere con altri spacciatori. Finii davanti a un tribunale. Poi arrivò un giorno di gennaio quando dalla disperazione più nera cominciai a urlare il nome di Dio, un Dio nel quale non avevo mai creduto. Implorai il suo aiuto, volevo andare da Lui. La sera di quel giorno qualcuno mi portò a Nollendorfplatz, dove mi convertii e Dio mi trasformò.
Mi trovai così libera e felice.
Ora ho trovato ciò che cercavo: amore senza fine e senza limiti.
W. LOIEWSKI, Jesus People, Ed. Paoline

- Gerd, 18 anni: invece della rivoltella, Gesù
Ho sette fratelli. Mio padre beve e la situazione in famiglia non è certo delle migliori. Tutti questi problemi non mi permisero di continuare il mio lavoro. Cominciai a vivere fuori casa. Prima mi ubriacavo, poi cominciai a fumare, e alla fine a farmi iniezioni. Era un modo per dimenticare le mie difficoltà. Finii dentro quattro volte, per violazione di domicilio. Rimasi un mese e mezzo in prigione a Düsseldorf. Tornato a Berlino, cercai di mettermi su una buona strada.
Lavoravo in un gruppo giovanile di ispirazione religiosa, ma non mi sentivo felice. Il mio passato mi seguiva sempre. A casa ero considerato un delinquente, nel gruppo mi si credeva un mezzo spostato. Senza volerlo, cominciai di nuovo a fumare, qualche volta a prendere acido. Odiavo i miei amici, odiavo il Pastore, non trovavo da nessuna parte amore e comprensione: solo parole vuote. Ero psichicamente distrutto.
Buttai giù dieci pasticche in una sola volta e rimasi per terra su una strada per tre giorni. Tutti mi voltarono le spalle, non avevo più nemmeno le loro vuote parole. Mi avevano detto che bisognava tornare lì dove era cominciato tutto. Tornai a casa perché lì erano cominciati tutti i miei problemi. Volevo solo dimostrare che ero diverso da come pensavano, ma ben presto sentii di dover buttare tutto a mare. Se avessi avuto in mano una pistola mi sarei sparato, invece trovai un amico che mi parlò di Gesù.
Pensai che fosse un matto. Le mie esperienze con la Chiesa e tutto il resto non erano state certo piacevoli. Eppure trovavo un certo fascino in quel che Peter mi raccontava. Anche lui era così diverso! Non fumava più, e dal suo volto, da tutta la sua persona, traspariva qualcosa di più che semplice interessamento. Andai con lui ad una funzione a Nollendorfplatz e per la prima volta avvertii cosa è l’amore. Cristo mi apparve come l’unica persona che potesse capirmi e aiutarmi. Tutta la mia vita cambiò. Smisi di fumare, di bere, di drogarmi.
I problemi familiari non mi pesavano più. Sapevo che a casa c’era bisogno di me. Ora ho la forza di sopportare tutto, cerco di dare ai miei genitori e ai fratelli l’amore che a me è mancato per tanto tempo, l’amore che mi ha regalato Cristo.
W. LOIEWSKI, Jesus People, Ed. Paoline

- Se fosse vero
Dopo una di queste passeggiate, tornai a casa e mi misi a rileggere, per la prima volta dopo molti anni, il Vangelo secondo Marco. Nel seguire il sublime racconto, non smettevo di sussurrare a me stesso: “Se fosse vero! Se fosse vero!”.
Mi resi conto, all’improvviso, di non aver fatto nessun tentativo serio per scoprire se fosse vero. Avevo basato il mio convincimento su di una presunzione facile e volgare, la presunzione che i miracoli non accadono. Decisi all’istante di compiere qualche imparziale ricerca teologica. Andai a Londra e ne tornai con una valigia piena di libri. I mesi che seguirono furono tra i più appassionanti che abbia mai trascorso: perché si trattò di una vera caccia attraverso la storia, il cui premio finale era la fede.
Non intendo dilungarmi sulle prove storiche a favore del Cristianesimo. Tuttavia su di una cosa insisto con tutte le mie forze. Se qualcuno dei miei lettori è tra coloro che ritengono la spiegazione cristiana dei fatti “impossibile”, contraria alla natura e del tutto incompatibile con le «idee illuminate»; se, in poche parole, la crede soltanto una bella leggenda, lo scongiuro nel suo stesso vitale interesse di esaminare quei fatti con imparzialità e freddezza, come se facesse parte di una giuria’.
B. NICHOLS, scrittore inglese moderno, All I could never be

- Anche Cesare Pavese, al chiudersi del 1943, decide di fuggire. Ora mentre tutto un mondo crolla sotto le bombe delle ’fortezze volanti’, e sulle colline attorno a lui si accendono battaglie, Pavese entra nel santuario di Crea, si sofferma a lungo a pensare. Legge i Vangeli, discute con i monaci del santuario.
Al termine del 1944 annota sul diario: ’Annata strana, ricca. Cominciata e finita con Dio. Potrebbe essere la più importante che hai vissuto. Se perseveri in Dio, certo’.

- Giovanna, 19 anni
’A 15 anni ho reagito al mio ambiente religioso tradizionale, con un atteggiamento di disinteresse e apatia, fino a quando incontrai dei giovani che mi colpirono per la loro vita particolare. Leggevano spesso il Vangelo e poi cercavano di viverlo nella giornata. Per me il Vangelo era una delle tante tradizioni religiose un ricordo di ciò che aveva fatto Gesù. Iniziai anch’io a vedere con animo diverso questo libro e mi accorsi che ogni parola scritta lì era qualcosa di nuovo e che la capivo molto di più quando cercavo di realizzarla con la vita.
Una frase che mi affascinava ogni volta che la leggevo era: “Che tutti siano uno”, ma mi colpiva perché questo era l’ideale per cui vivevano quei giovani: fare di tutti gli uomini una sola famiglia’

- Jesus, Decca: ’Gesù, torna fra noi’ DC, 25472 ST
Gesù! Gesù non vuoi ritornare fra noi?
Fra noi, quaggiù sulla terra?
Gesù, Gesù, torna da noi!
Vieni per quelli che fumano la marijuana
e per quelli che parlano, parlano, parlano.
Vieni dagli uomini
sempre tuttora ostinati a credere
che il mondo sia già a posto, sia o.k.
Riscattaci, salvaci dunque! Alleluia!
Dalla perenne lotta infuriante fra le nazioni,
dalle divisioni e dalla disgregazione,
da tutti gli isolazionismi
e anche dall’amore della morte:
salvaci, riscattaci!
Gesù! Gesù, non vuoi ritornare fra noi?!
Fra noi quaggiù sulla terra?!
Gesù! Gesù, torna da noi!
Tu vedi cosa regna in mezzo a noi:
Lo sfacelo dell’amore,
la distruzione della felicità,
l’annientamento della libertà,
la disintegrazione del mondo!
Riscattaci, salvaci dunque! Alleluia!
Salvaci dai demoni
Salvaci da Satana!
Salvaci dall’inferno!
Gesù! Gesù, non vuoi ritornare fra noi?!
Fra noi quaggiù sulla terra?!
Gesù! Gesù, torna da noi!

- Cristo l’ho scoperto così
È successo a Catania, ad un Convegno giovanile del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere, con sede a Milano): ’C’erano circa 100 giovani, per lo più studenti di liceo e universitari, gente piena di problemi, che sa parlare per ore senza cedere alla stanchezza, ma che difficilmente stacca il sedere dalla sedia per mettersi a lavorare. Avevano grosse questioni da affrontare, roba religiosa e vocazionale, cose che riguardano la fede nel mondo di oggi, tecnicizzato e ateo, decisioni radicali da prendere... Fra loro c’era anche un contadino di 18 anni, che aveva fatto i salti mortali per trovare i soldi e partecipare al convegno. Alcuni, i più attenti, avevano pensato: poverino, si troverà a disagio, bisognerà stargli vicino e avere tanta carità con lui... Bene, ad un certo punto questo tipo si alza e dice: “State discutendo su come trovare Cristo e donargli la vita nel mondo d’oggi. Io mi sono accorto che vicino a casa mia ci sono alcune persone cieche alle quali nessuno bada. Ho capito che Cristo era là. Così la sera, quando torno dal lavoro, vado da loro e li aiuto a riordinare la casa, a fare le pulizie personali, ad affrontare tutti i piccoli problemi della vita. All’inizio facevo fatica, avevo ripugnanza, pensavo di aver diritto ad un po’ di riposo... ma se Gesù era là, come potevo non andarci? Io Cristo l’ho scoperto così’.

- Giusy, 22 anni Un radicale cambiamento
’In famiglia mi avevano insegnato a credere che c’è Dio e io lo avevo creduto veramente. Ma a 15 anni mi sono venuti tanti dubbi. Provavo un gran vuoto, una grande confusione di idee. Un mio fratello di 13 anni, Paul, era ammalato di leucemia ed aveva pochi mesi di vita. Lo vedevo sempre sorridente, nella pace, vivere come una persona normale: pensavo che forse non sapeva della sua morte così vicina. Però un giorno sono riuscita a leggere il suo diario: nella notte aveva avuto tanti dolori, ai piedi, alle mani, alle spalle. Avrebbe voluto svegliare il fratello per chiedere un calmante. Ma aveva ricordato questa frase del Vangelo: ’Con la pazienza possederete le vostre anime’. Così lo aveva lasciato dormire, anche pensando che era molto stanco. In un’altra parte scriveva quest’altra frase del Vangelo: ’Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo, l’avrete fatta a me’.
Ci vedeva tutti, fratelli e genitori, come Gesù stesso: per questo non voleva darci il dolore della sua morte. Ma era possibile? Ho sentito un filo di speranza. Forse anch’io potevo trovare Dio, facendo come lui; ma era difficile incominciare, perché non l’avevo mai fatto. Dopo due mesi Paul era morto, ma ci lasciava in una grande pace. In quel momento ho confrontato la mia vita con la sua: sapevo dare anch’io questa pace agli altri? No. La sua morte è stata per me una rinascita.
Subito ho voluto cominciare a vivere una di quelle Parole che avevo lette nel suo diario: ’Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo...’. Sono entrata in cucina per aiutare la mamma a lavare i piatti. Ho sentito una gioia profonda, la presenza di Dio, che prima inutilmente cercavo. Così ho sperimentato subito quest’altra Parola: ’Dov’è la carità e l’amore lì c’è Dio’.

- Anna FRANK, Diario, 6 luglio 1944. Non ha religione...
’Non posso comprendere gli uomini che non amano il lavoro; ma non è questo il caso di Peter. Quello che gli manca è uno scopo ben definito; si giudica troppo stupido e troppo dappoco per combinare qualcosa. Povero giovane, non ha ancora mai provato la sensazione di rendere felice un altro, e questa non gliela posso insegnare.
Non ha religione, parla con sprezzo di Gesù Cristo, bestemmia il nome di Dio; sebbene io non sia ortodossa, ogni volta mi fa pena vedere quanto è abbandonato, quanto è sprezzante, quanto è meschino.
Coloro che hanno una religione possono ritenersi felici, perché non a tutti è dato credere a cose sopraterrene. Non è neppure necessario credere alla punizione dopo la morte; il purgatorio, l’inferno e il paradiso sono cose che molti possono non ammettere; però una religione, non importa quale essa sia, mette l’uomo sulla buona strada. Non si tratta di temere Iddio, ma tenere alto il proprio onore e la propria coscienza.
Quanto sarebbero buoni gli uomini, se ogni sera prima di addormentarsi rievocassero gli avvenimenti della giornata e riflettessero a ciò che vi è stato di buono e di cattivo nella loro condotta! Involontariamente cercheresti allora ogni giorno di correggerti, ed è probabile che dopo qualche tempo avresti ottenuto un risultato.
Questo mezzuccio è alla portata di tutti, non costa nulla ed è certamente utilissimo. “Una coscienza tranquilla rende forti”: chi non lo sa, deve impararlo e farne esperienza’.

- Senza Cristo, una vita priva di significato?
’Ho ventidue anni, ho raggiunto un buon titolo di studio, possiedo una lussuosa automobile, sicurezza finanziaria, la disponibilità di una potenza sessuale e di buon prestigio maggiore di quanto mi occorra. Adesso devo solo spiegarmi che cosa significhi tutto questo”.
Mi riferisco brevemente ai risultati di una inchiesta, condotta dall’Università di Idaho.
Su 60 giovani che hanno tentato il suicidio, per l’85% il motivo dominante era che “la vita per essi non significava più nulla”, non aveva per loro più senso. E di questo 85%, un’altissima percentuale, il 93%, non presentava carenze psichiatriche comuni: provenivano da buone famiglie, stavano bene in salute, riuscivano ottimamente negli studi, non accusavano particolari conflitti nelle relazioni con gli altri, godevano dell’affetto di una ragazza... Non presentavano quindi particolari problemi, se non questo: la vita non aveva più alcun rilievo significativo’.
VIKTOR E. FRANKL, medico-psicologo

- ’Hotch, se non posso esistere alle mie condizioni, l’esistenza è impossibile... Non ci sarà un’altra primavera, Hotch. E neanche un altro autunno.. Non riesco... Non ce la faccio assolutamente’.
E così si arrivò alla tragica conclusione. Il 2 luglio 1961 uno scrittore che per molti critici è il più grande di questo secolo, un uomo che aveva genio pari al suo amore per la vita e per l’avventura, un vincitore del Premio Nobel e del Premio Pulitzer si accostò un fucile alla testa e si uccise.
Come è avvenuto? Perché? Sono stato suo intimo amico per quattordici anni sino al giorno della sua morte. Sapevo tutto della sua vita: avventure, conversazioni, sogni e delusioni, trionfi e disfatte di quell’uomo complicato, inimitabile, divertente e pieno di vita che era Ernest Hemingway, ma non so dirvi perché. Nessuno lo sa’.
A. E. HOTCHNER, Papà Hemingway





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