Papa Francesco nel corso della
riflessione mattutina odierna, in Casa Santa Marta, ha posto una domanda
rivolta a tutti coloro che lo ascoltavano, e in un certo qual modo
quindi anche a noi “in chi riponiamo la nostra fiducia?“
È leggendo la Prima Lettura del giorno (Ger 17,5-10), laddove si dice “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore“ che il Papa fa notare l’attualità di queste parole: ”questa è la maledizione… di quello che confida nelle proprie forze o in se stesso, nelle possibilità degli uomini e non in Dio“.
Fare questo, porre la propria fiducia in sé stessi e nelle cose che ci circondano ci porta a “perdere il nome. Come ti chiami? Conto numero tale, nella banca tale. Come ti chiami? Tante proprietà, tante ville, tanti… - ha spiegato Bergoglio – Come ti chiami? Le cose che abbiamo, gli idoli. E tu confidi in quello, e quest’uomo è maledetto“.
La nostra fiducia, invece, deve essere riposta “soltanto nel Signore” poiché ha sottolineato Papa Francesco “altre fiducie non servono, non ci salvano, non ci danno vita, non ci danno gioia“.
È proprio questo, del resto, il messaggio descritto nel Vangelo di oggi
(Lc 16, 19-31): non confidando in Dio si perde il proprio nome, e
finiamo per identificarci con quello che possediamo. A questo segue
l’egoismo, il quale prende il sopravvento, facendoci sprofondare
nell’infelicità.
La salvezza è nel ripristinare il giusto ordine: riporre la fiducia non negli idoli ma nel Signore. Questo grazie a una “parola magica” chiude Papa Francesco: la parola “Padre” cui il Signore ci risponde ridandoci il nostro nome, rimettendoci nel nostro posto nel creato e chiamandoci “Figlio“. Non dobbiamo avere timore dunque, né dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto poiché abbiamo una certezza: “Lui sempre ci aspetta per aprire una porta che noi non vediamo“.
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