venerdì 21 marzo 2014
Parole di misericordia per il penitente dubbioso
Non c'è argomento più dolce e contemporaneamente non c'è soggetto più profondo dell'amore di Dio. Parlare, scrivere dell'amore divino costituisce sempre un'ineffabile benedizione, ma in pari tempo rappresenta un'impresa durissima. È bello tuffarsi fra le spume argentee delle onde dell'amore, ma è arduo vincere le vivaci correnti che precludono i fondali del mare purissimo della carità di Dio. Eppure fratello, per te, proprio per te, voglio parlare ancore una volta di quell'amore che riempie l'infinito e l'eternità. Per te che lotti la più penosa battaglia voglio entrare nel soave argomento ed accingermi all'impossibile impresa di dire qualcosa del più sublime attributo di Dio.
Iddio è amore! L'uomo può possedere o non può possedere l'amore e quando possiede l'amore può possederlo in una misura od in una misura diversa, ma Iddio invece "è amore"; voler parlare della grandezza dell'amore di Dio significherebbe voler parlare delle dimensioni stesse di Dio. Iddio non ha dimensioni perché è infinito e perciò l'amore, che è la natura stessa di Dio, non è grande, immenso, ma infinito.
Forse un esempio può aiutarti a comprendere in che modo l'amore "è" la natura di Dio. Pensa al sole e pensa che cosa intendiamo quando diciamo che il "sole è calore" oppure che il "sole è luce"; noi non diciamo e non pensiamo che nel sole c'è il calore come se i calore fosse una cosa estranea al sole, non potremmo infatti separare il calore dal sole o il sole dal calore. Per noi il calore, la luce rappresentano la natura del sole e se nel sole non ci fossero calore e luce non ci sarebbe neanche il sole. Così l'amore rappresenta la natura di Dio; Dio e amore non sono due realtà distinte e separate, ma soltanto due definizioni di una sola infinità realtà.
Colui che è amore è il tuo Creatore, il tuo Salvatore, il tuo Benefattore e, meglio ancora, il tuo Padre celeste. Tu quindi occupi un posto importante nel Suo pensiero e nel Suo cuore, cioè occupi un posto importante nell'amore. L'amore infinito ed eterno è stato volto, è volto e sarà volto verso di te perché tu sei una creatura di Dio, un redento da Dio, e un figliuolo di Dio.
Tu dici "Non potrà perdonare il mio peccato" e aggiungi: "Io ho oltraggiato Iddio, ho respinto il Suo amore, ho sprezzato le sue promesse, ho trascurata la Sua parola".
Fratello io non posso minimizzare il tuo peccato e difendere le tue colpe; esse sono gravi, oltraggiose verso Dio... ma non posso accettare il concetto dell'impotenza dell'amore. Sopra il tuo peccato c'è l'amore, di fronte alle tue colpe c'è l'amore e se tu sei soltanto disposto ad accettare che Dio si prenda cura di te, puoi esperimentare, ancora una volta, la potenza dell'amore divino.
Non posso escludere che Iddio venga a te con la verga della correzione e che assuma di fronte a te l'attitudine severa del Padre che mortifica, ma non posso ammettere che in questa manifestazione divina ci sia qualcosa di diverso dall'amore. La Scrittura ci ricorda, che anche i padri della carne hanno manifestato il loro amore verso di noi attraverso il metodo della correzione; ci hanno ripreso e castigato per il nostro bene, cioè per il nostro bene terreno, mentre Iddio ci castiga per renderci partecipi della Sua santità, quindi per il nostro bene eterno (Ebrei 12:10).
Non perderti d'animo di fronte alla severità di Dio; quella severità nasce dall'amore ed è mossa dall'amore. Mentre l'anima tua è angosciata per il senso della colpa e mentre la tua vita è forse provata dalle conseguenze del peccato, guarda a Dio e contempla il suo volto luminoso di Padre. Forse puoi anche leggere i segni della severità, ma non puoi non vedere la luce dell'amore; Egli è tuo padre!
Se ascolti la voce del crudele avversario, del calunniatore, senti ripetere frasi antiche che cercano di farti dubitare di Dio; forse non tutto quello che odi è falso perché Satana sa mescolare astutamente la menzogna con la verità per rendere accettevole il falso e per trasformare in menzogna il vero. Il tentatore ti parla della giustizia divina, della santità di Dio, dell'odio che Iddio ha per il peccato... ma perché ti parla di queste cose o di queste cose soltanto?
Per farti dimenticare che Iddio è amore! Iddio odia il peccato; Egli l'odia fuori di noi e lo odia in noi, ma l'odio che ha per il peccato non può superare l'amore che ha per noi. L'amore quindi induce Iddio a combattere il peccato e a distruggerlo quando esso, purtroppo, ha trovato un posto nella nostra vita.
Ma non sai tu che quando ti accosti a Dio umiliato non fai altro che aprirti all'opera benefica dello Spirito Santo? Non fai altro cioè che consentire a Dio di distruggere il peccato che è in te: l'amore e la giustizia divina si fondono assieme e Iddio opera e si manifesta nel suo carattere e nella sua essenza che includono ambedue questi attributi divini.
Umiliati, confessa, ma spera, spera nell'amore di Dio perché Egli ti ha amato oltre il limite del tempo e dello spazio, del concepibile e del descrivibile. Se il Padre ha offerto il "diletto Unigenito" per te, può ora dimenticarti?
Ma tu rispondi: "È proprio questa la ragione del mio sgomento; Iddio ha offerto Cristo per la mia salvezza ed io ho sprezzato quel sacrificio divino consumando il mio peccato; Iddio non può più amarmi".
Fratello caro, il tuo pensiero è errato perché Iddio "ti può ancora amare" e "ti vuole amare"; chiede soltanto che tu entri nella sfera del Suo amore, cioè chiede che tu non dubiti che Egli è tuo padre. Riguarda al figliuolo della parabola (Luca 15:11): lontano, nell'avvilimento e nella degradazione volse il pensiero alla casa abbandonata; egli riconobbe le sue colpe, la sua condizione, il suo bisogno, ma riconobbe anche che colui nel quale aveva ancora speranza era "suo padre".
Mi umilierò, disse il figliuol prodigo, confesserò le mie colpe, mi accontenterò di essere soltanto un servo in casa, ma lo chiamerò: "padre, padre mio"! Egli potrà anche essere severo come me, pensò nell'intimo del cuore, potrà farmi udire i suoi rimproveri e potrà far pesare il suo castigo, ma non potrà negare che io sono il suo figliuolo. Il successo di "quel ritorno" trova la spiegazione nel fatto che quel giovane, benché in paese straniero, benché nella miseria più profonda e benché avvilito dalla colpa più grande, seppe riguardare a colui che aveva abbandonato come a " suo padre".
Egli sapeva che tante cose erano accadute e quindi tante cose erano state mutate dal tempo e dalle circostanze, ma "una cosa" era rimasta immutata e rimaneva immutabile: la "relazione che lo univa a suo padre". Ricordati anche tu del prodigo e, nella desolazione che si è prodotta in te a causa del tuo peccato, pensa alla "casa lontana" e pensa soprattutto a tuo Padre.
Iddio ti ama e ti attende; naturalmente devi essere tu a volgere il pensiero verso Lui e a compiere la decisione e l'azione del ritorno; devi muovere i tuoi passi nel sentiero spinoso dell'umiliazione e della confessione ed arrivare prostrato ai suoi piedi. Quando ti troverai di nuovo davanti a Lui rimarrai soltanto sorpreso dalla tenerezza e dalla dolcezza del Suo amore; Egli ti stringerà e ti sussurrerà parole di affetto ineffabile, Egli ti ristorerà e rivestirà la tua vita delle sue benedizioni.
Non si vergognerà di te e non avrà ripugnanza delle tue vesti contaminate e per riconoscerti figliuolo non aspetterà che il tuo abito sia mutato, perché il suo amore traboccante si manifesterà nell'abbraccio più caldo e più espansivo. Quest'atto di amore divino non sarà, non è supina tolleranza per il peccato, anzi è azione energica contro il peccato, perché il Padre, che abbraccia ed accoglie il figliuolo pentito ed amareggiato dall'esperienza durissima, sa bene che egli non abbandonerà più quel tetto e non si allontanerà più da quella contrada (Salmo 130:4).
"Ma io, io ho peccato in maniera imperdonabile; il mio peccato è mortale..."; queste sono le parole con le quali tu resisti al messaggio dell'amore e della misericordia. Fratello, ascolta, non c'è peccato che Iddio non sia disposto a perdonare e nessun peccato è "per natura" mortale. La potenza dell'amore infinito, dell'amore eterno è maggiore della potenza del peccato, di qualsiasi peccato e perciò questa potenza sublime può sempre coprire la colpa che si erge davanti a Dio.
Il peccato diventa imperdonabile nel momento che il figliuolo cessa di sentirsi tale, cioè nel momento che non riconosce più Iddio quale Padre. Quando il colpevole non avverte più il bisogno di "ritornare" e non sente più la nostalgia della casa, quando si sente estraneo a Dio e Dio diventa uno sconosciuto per lui, quando la coscienza diventa insensibile per un processo di cauterizzazione spirituale, il peccato diventa imperdonabile.
L'imperdonabilità del peccato non deriva quindi dalla natura del peccato, ma dalla posizione del peccatore di fronte all'amore di Dio: il colpevole che va alla fonte divina dell'amore trova il lavacro per il suo peccato, ma il peccatore che non va, non vuole andare, non sa più andare alla fonte purificatrice, rimane con la contaminazione delle sue colpe.
Come vedi, fratello, l'amore di Dio non ci incoraggia a peccare, ma ci chiama ad umiliazione e ravvedimento perché è ovvio che colui che peccasse col premeditato proposito di beneficiare dell'amore perdonatore, consumerebbe anticipatamente il più turpe oltraggio verso Iddio e provocherebbe nella propria coscienza, quel processo di cauterizzazione che esclude il perdono divino.
Sovente la Scrittura presenta davanti a noi la vita di Davide, cantore d'Israele e re penitente. Il suo peccato è orrendo e lo sviamento che lo tiene lontano da Dio per molti mesi è quasi incomprensibile, eppure nel giorno dell'umiliazione e della confessione egli trova misericordia in Dio.
La vita del re amato da Dio ci spiega profondamente il soggetto dottrinale che sta davanti a noi: Davide ha peccato non per oltraggiare Iddio, ma per soddisfare le voglie della sua natura impetuosa, eccitata dalla tentazione; egli non ha compiuto un calcolo vile onde sfruttare l'amore del Padre, ma è stato accecato dalle circostanze. Ha taciuto, sofferto, si è inaridito, ma quando finalmente ha udito il messaggio dell'Eterno, ha saputo riconoscere in quel messaggio gravido di severità, la parola dell'amore.
Davide non ha dubitato minimamente dell'amore di Dio e in un atto di fede e di umiliazione completa si è gettato fra le braccia di Colui che poteva ristorarlo.
Le mie parole quindi non ti dicono che puoi peccare e non ti dimostrano che Iddio è pronto a "chiudere gli occhi" sopra i tuoi peccati, ma ti dicono semplicemente che se sei caduto, se sei stato sconfitto in una battaglia, Iddio ti attende per sollevarti e per medicarti. Forse Egli dirà a te quello che Cristo disse all'ammalato di Betesda: "Non peccar più che peggio non ti avvenga" (Giovanni 5:14), ma intanto ti accoglierà e ti benedirà.
Non ascoltare, ti ripeto, le voci che cercano di insinuarsi nella tua coscienza per indurti a voltare le spalle a Dio; esse ti dicono che tutto è finito per te, ti dicono che il mondo ed il peccato ti attendono... ma non ti accorgi che sono le voci dell'inferno?
Il nemico non ha ancora ottenuta la vittoria definitiva sopra te e perciò cerca di spingerti lontano da Dio, lontano dal Suo amore, ma tu fratello, reagisci e reagisci prontamente, e benché lacero, disfatto, sanguinante, ritorna al Padre, rifugiati nel Suo infinito amore.
Volgi la tua mente alle espressioni visibili dell'amore di Dio; Egli ti ha amato prima che tu nascessi e per te, si, anche per te, ha mandato il Suo figliuolo nel mondo. La Parola eterna si è fatta carne, uomo tra gli uomini, ha conosciuto le limitazioni, le sofferenze e le tentazioni che sono della natura umana.
Contraddetto, sprezzato, ignorato, incompreso, il Figlio ha compiuto il Suo compito divino anche per te; anche per te è comparso davanti al Sinedrio e davanti a Pilato ed Erode; è stato schernito, giudicato, condannato, ed anche per te le sue carni si sono lacerate sotto le sferze crudeli della flagellazione. Egli ha salito il Golgota, è stato inchiodato sulla croce ed ha sofferta l'agonia atroce anche per te. Quando Cristo, prima di rendere lo Spirito ha esclamato "Tutto è compiuto" (Giovanni 19:30), ha incluso anche te in quell'opera perfetta di amore e di redenzione.
Il Padre ha mandato il Figlio e il Padre ha permesso che il Figlio fosse lo sprezzato, il condannato. Lo ha veduto in mezzo agli uomini mentre l'ira e la collera degli empi cadevano sopra di Lui; lo ha veduto lacerato e sanguinante sotto i colpi delle sferze, lo ha veduto rotto, spezzato, spasimante nell'agonia della croce eppure lo ha lasciato lì in quelle sofferenze, in quel vituperio perché fosse un "dono a te" (Giovanni 3:16).
Iddio ti "ha dato" il Figlio e tu sei stato salvato per quest'offerta meravigliosa... puoi pensare che Egli ti rifiuterebbe ora il sorriso del Suo amore? No, Iddio non vuole negarti il Suo abbraccio paterno perché ti ama, ma Egli chiede che tu abbia fiducia nel Suo amore e che in quest'ora ti umili davanti a Lui.
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