venerdì 17 gennaio 2014

Come un fanciullo (Lc.18,17)

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Come un fanciullo (Lc. 18,17)

Un altro mio errore è stato quello di credere che i tuoi apostoli avessero sgridato i bambini che ti saltavano sulle ginocchia, perché eri stanco e le loro madri non mostravano un minimo di discrezione . Invece, no. Essi vedevano in quel gesto un atto disdicevole alla tua dignità di Rabbi. I loro maestri di un tempo, i dottori della Legge affermavano:  Al fanciullo nessuna considerazione, perché ancora non è un uomo che ha ricevuto il dono supremo della vita: la Legge.

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Tu, Gesù, t'indignasti, come davanti ad una stoltezza da non tollerarsi, tu che tolleravi anche l'intollerabile... In quegli innocenti non soltanto rivedevi te stesso fanciullo fra le braccia di tua Madre, ma vi riscontravi le uniche vestigia del capolavoro del Padre tuo, ancora non corrotte dalla malizia umana. Nella loro adesione totale a te, superiore alla loro capacità di capire chi veramente eri e quanto li amavi, vedevi l'essenza del tuo messaggio di fiducia filiale, totale, amorosa di noi nel Padre.
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Chiedo anche per me che questa adesione non sia condizionata dalla mia scarsa intelligenza del tuo mistero. Chiedo che l'esperienza dell'età avanzata non mi autorizzi a pensar male di tutti, a diffidare dei fratelli e anche del Padre tuo e mio.
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Chiedo di non temere, anzi di desiderare il tuo incontro, appena uscito dalla scena terrena. Chiedo, infine, la capacità di non confondere mai semplicità e stoltezza; perché tu amavi la prima, non la seconda.

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