sabato 22 febbraio 2014

Papa Francesco: Impariamo la lingua del cuore per ritornare ad abbracciare i fratelli

Impariamo la lingua del cuore per ritornare ad abbracciare i fratelli
Con i nostri fratelli nella fede dobbiamo imparare a parlare una “lingua più semplice e autentica“, si tratta della “lingua del cuore” la quale, ha precisato Papa Francesco in un proprio intervento per i fratelli Pentecostali, “ha un linguaggio e una grammatica speciale, una grammatica semplice” tanto che si compone di sole “due regole: ama Dio sopra tutto” che è la prima regola “e ama l’altro perché è tuo fratello e tua sorella” che è la seconda regola. Solo così il Signore potrà compiere il miracolo dell’unità.
Già in precedenti messaggi pubblici il Pontefice aveva precisato che è un vero e proprio scandalo che i cristiani siano divisi, uno scandalo verso la Croce e che mina anche l’intera opera di evangelizzazione dei cristiani.
In questa occasione Papa Francesco ha voluto concentrare il proprio intervento sulla nostalgia e la gioia del ritrovarsi tra fratelli, quella stessa gioia che genera il pianto come successe “quando i fratelli di Giuseppe, affamati sono andati in Egitto per comprare per poter mangiare” ha spiegato Bergoglio. Essi “andavano a comprare, avevano i soldi, ma non potevano mangiare i soldi. Lì, hanno trovato qualcosa più del pasto, hanno trovato il fratello“.
Quello del Vescovo di Roma è stato un “saluto gioioso e nostalgico. Gioioso perché a me dà gioia qui, che voi siete riuniti per lodare Gesù Cristo l’unico Signore e pregare al Padre e ricevere lo Spirito, e questo dà gioia ” ha chiarito il Papa “perché si vede che il Signore lavora in tutto il mondo“.
Ma al contempo il suo saluto è stato “nostalgico perché, succede come nei quartieri fra noi: nei quartieri ci sono famiglie che si vogliono e famiglie che non si vogliono, famiglie che si uniscono e famiglie che si separano“. Così anche tra cattolici e gli evangelici: “noi siamo un po’, mi permetto la parola, separati: separati perché i peccati ci hanno separati, i nostri peccati, i malintesi, nella storia, una lunga strada di peccato comunitario”.
L’auguro di Bergoglio è volto affinché “questa separazione finisca e ci dia la comunione … dobbiamo trovarci come fratelli e dobbiamo piangere insieme come ha fatto Giuseppe” quando ha incontrato in Egitto i suoi fratelli. Si tratta di “quel pianto che unisce, il pianto dell’amore“.
Io vi parlo come un fratello, e vi parlo così, semplicemente, con gioia e nostalgia” ha quindi concluso Papa Francesco “facciamo crescere la nostalgia perché questo ci spingerà a trovarci, abbracciarci e a lodare Gesù“.

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