Pochi sanno che a
Gerusalemme, nella valle del Cedron, alcuni anni fa è stato
rinvenuto l’ossario di uno di quei personaggi marginali del NT
che però gettano vera luce sulla storicità dei Vangeli.
Gli archeologi sono convinti all’unanimità che si tratta con
grande probabilità dell’ossario appartenuto alla famiglia di
Simone di Cirene, l’uomo che ha aiutato Gesù a
portare la croce sulla via dolorosa (cf. Mt 27, 32 e Mc 15,21 e
Lc 23:26).
L’archeologia conferma quindi la storicità di un altro dei
personaggi citato quasi di sfuggita dai Vangeli.
Diciamo innanzitutto qualcosa
sugli antichi ossari usati in Palestina ai tempi di Gesù.
Gli ossari erano
ampiamente usati a Gerusalemme nel I sec. Quando qualcuno moriva
il corpo veniva deposto in un sepolcro scavato nella roccia
(così come avvenne per Gesù). Dopo circa un anno, le ossa
venivano raccolte in una cassetta di pietra abbastanza lunga in
modo da contenere anche le ossa delle gambe. Essendo grande,
nella stessa cassetta-ossario si mettevano più corpi dei membri
appartenenti alla stessa famiglia. Potevano essere ossari
semplici o decorati, recanti a volte disegni di cerchi, linee,
fiori o bassorilievi. In molti si legge il nome del defunto,
spesso accompagnato dal nome del padre, che rappresenta il
nostro cognome moderno: “Caio figlio di Tizio”, e così via per
tutti gli altri componenti della famiglia.
L’ossario della famiglia di Simone, di cui parleremo, è
stato pressoché sconosciuto fino ad oggi, probabilmente per la
mancata o breve esposizione presso l'Istituto di Archeologia di
Gerusalemme.
La storia di questo ossario comincia nel 1941 quando in
Palestina il prof. Eleazer Sukenik - nella foto -
(famoso per gli studi sui rotoli del Mar Morto) dell’Università
Ebraica di Gerusalemme, studia un’antica tomba nella valle del
Cedron. Nel luogo della tomba furono trovati 13 vasi, una
lampada ad olio che sono stati decisivi per datare la tomba al I
sec. d.C.
Alcuni dei nomi che sono stati trovati incisi sull’ossario erano
particolarmente comuni nell’Africa del Nord, nella Cineraica, e
quindi gli studiosi hanno confermato che molto probabilmente la
famiglia alla quale apparteneva questa tomba proveniva da una
comunità ebraica originaria della Cirenaica.
La Cirenaica è una regione della odierna Libia orientale e
Cirene era la città principale di questa zona. Assieme ad altre
4 città (Teuchira-Arsinoe, Euesperide-Berenice, oggi Benghazi,
Apollonia e Barce-Tolemaide) formavano la cosiddetta Pentapoli,
cinque città di origine greca.
Cirene,
fondata come colonia greca nel 630 a.C., divenne capoluogo della
provincia romana nel 96 a.C. , e in questo periodo conobbe il
suo massimo sviluppo. Nell’ultimo secolo sono stati scoperti
importanti resti archeologici compreso un tempio dedicato ad
Apollo, l’agorà, il teatro e una ampia necropoli. (Nella foto il
forum romano di Cirene)
La comunità
ebraica di Cirene ha origine nel 300 a.C. circa, ad opera di
ebrei provenienti dall’Egitto. Questi visitavano Gerusalemme
durante le tre grandi feste ebraiche: Pasqua, Pentecoste, i
Tabernacoli, ed alcuni vi restavano, si stabilizzavano oppure
morivano a Gerusalemme. Negli Atti degli Apostoli 2,5-11
possiamo avere una conferma di questo quando viene descritta la
folla presente a Gerusalemme per la festa della Pentecoste
ebraica:
“Si
trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni
nazione che è sotto il cielo.[…] Parti, Medi, Elamìti e
abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del
Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e
delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma Ebrei
e prosèliti, Cretesi e Arabi”
In Atti 6,9 leggiamo anche: “Sorsero allora alcuni
della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i
Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia,
a disputare con Stefano,”, dove alcuni ebrei di Cirene
dibattevano con Stefano che diverrà il primo martire cristiano;
ciò suggerisce che i Cirenei avevano una loro sinagoga a
Gerusalemme, oppure avevano un gruppo ben specifico all’interno
di una sinagoga più grande. A Cirene sorse anche una delle
primissime comunità cristiane (cf. At. 11,19-20 e 13,1)
Su uno degli ossari della valle del Cedron trovato da Sukenik vi
è il nome di “SIMONE”. Vi si legge infatti: “Sara
(figlia) di Simon, di Ptolemais”. Ptolemais che è molto
presumibilmente Tolmeita ad ovest di Cirene, nella Cirenaica, in
quanto questo nome Sara era poco comune nella Palestina ma molto
frequente fra le comunità ebraiche della Cirenaica del tempo.
Nel secondo ossario, il nome “SIMONE” compare in tre
luoghi: Nella parte anteriore vi si legge “Alessandro
(figlio) di Simone”; nella parte posteriore vi è un
tentativo di scrittura da parte dell’antico incisore che però ha
probabilmente fatto un errore; vi si legge “SimonAle”.
Quindi ha scritto più sotto dove troviamo “Alessandro”
e sotto “(figlio) di Simone” (Vedi foto seguente:
1^ riga= SIMONALE / 2^ riga:
ALESSANDROS / 3^ Riga SIMONOS)
Nell'ultima immagine qui sopra è
riportata l'altra scritta trovata sull’ossario che dice “Alessandro”
in lingua greca e sotto “Alessandro di Cirene”
scritto in ebraico (in realtà, la scritta ebraica dice "’LKSNDRWS
QRNYT/H "
. dove QRNYT è stato interpretato dagli studiosi come DI CIRENE
oppure CIRENAICO - CIRENEO -)
Quindi, Sara e Alessandro sembrano essere figli di un certo
Simone originario della Cirenaica, e abitante di Cirene o della
vicina Tolmeita.
Dai Vangeli sappiamo che Simone
di Cirene aiutò Gesù a portare la croce. Questo Simone è
identificato come il “padre di Alessandro e Rufo”
(Mc 15,21), e dal testo si evince che erano noti alla comunità a cui si
rivolgeva il vangelo di Marco.
Focalizziamo quindi l’attenzione sul nostro Alessandro, di
Cirene, figlio di Simone. Quali sono le probabilità che questo
Alessandro è proprio il figlio di quel Simone il Cireneo che
portò la croce al posto di Gesù, citato dai 3 vangeli di Mc, Lc
e Mt.?
Simone era uno dei nomi ebrei più comuni nel I sec d.C. Uno
studio condotto da Tal Ilan dell’Università Ebraica di
Gerusalemme, esperta dei nomi ebrei antichi, fa notare che
Simone compare 257 volte in iscrizioni ebree antiche e in altre
fonti storiche (Tal
Ilan, Lexicon of Jewish Names in Antiquity (Tübingen, Germany:
J.C.B. Mohr, 2002).
Alessandro,
invece, soltanto 31 volte come nome ebraico.
Quindi è molto alta la probabilità - come afferma la
stessa Tal Ilan - che il Simone menzionato nell’ossario è lo stesso
Simone
di Cirene accennato nei Vangeli,
in quanto il nome Alessandro era molto raro in Palestina e
notiamo che l’iscrizione sull’ossario lo mette in rapporto a
Simone così come è nel NT e che, inoltre, l’ossario contiene i
resti di persone che provenivano dalla Cirenaica. (C'è da
sottolineare, inoltre che sugli ossari e sui coperchi scoperti
da Sukenik, vi erano in totale 15 iscrizioni che contenevano 12
nomi personali differenti, scritte tutte in lettere greche
tranne una - in ebraico - e una bilingue - e cioè " Alessandro"
scritto in greco e ebraico, come visto sopra).
Se allora, la
sepoltura scoperta da Sukenik contiene effettivamente i resti
del figlio dell’uomo che ha portato la croce di Gesù, sorgono
altre domande. Dove sono i resti dello stesso Simone di Cirene?
Non sembrano essere deposti nella stessa sepoltura con il figlio
Alessandro o la sua figlia Sara. E dove sono i resti dell’altro
figlio, Rufo, citato da Mc 15,21? Non è stato sepolto a
Gerusalemme? E la moglie di Simone, ovvero la madre di
Alessandro e Rufo, come mai non si trova nell’ossario?
Anche qui il NT ci viene in aiuto e curiosamente sembrerebbe completare il quadro
storico, identificando davvero il Simone dell’ossario in
questione con il Simone di Cirene dei Vangeli. Per far questo
dobbiamo combinare insieme Mc 15,21 e Rm 16,3.
Sappiamo che l’evangelista Marco scrive il suo vangelo per i cristiani di
Roma e in 15,21 dice:
“costrinsero,
un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna,
padre di
Alessandro e Rufo, a portare la croce.”
Si vede chiaramente che
Alessandro e Rufo,
sono allora personaggi noti ai lettori della comunità di Roma, e
quindi fanno parte della comunità cristiana perché evidentemente
“il gesto del padre di aiutare Gesù, non li aveva lasciati
indifferenti e avevano aderito alla nuova religione
diventandone membri noti” (G. Ravasi)
E la madre dei
due fratelli e moglie di Simone? Anche lei sembra essere
diventata cristiana e insieme a Rufo si trova a nella capitale
dell’impero. Infatti Paolo, nel lungo elenco di cristiani
che appartengono alla comunità di Roma e ai quali l'Apostolo
invia i suoi saluti, menziona Rufo e sua madre:
“Salutate Rufo,
questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia.”
(Rm 16,3).
Ma resta la domanda sul padre,
ovvero lo stesso Simone di Cirene. Come mai i suoi resti non si
trovano nella tomba trovata da Sukenik? In realtà, recentissimi
studi sulle scritte dell’ossario in questione hanno dimostrato
che originariamente vi era soltanto una scritta nell’ossario, e
cioè “SIMON” e dopo qualche tempo furono aggiunte anche “Alessandro
(figlio di) Simone” (in greco) e “Alessandro di Cirene”
(in ebraico). Questo vuol dire soltanto una cosa: l’ossario
conteneva, inizialmente, i resti dello stesso Simone di Cirene,
e successivamente, alla morte del figlio Alessandro, furono
aggiunte i resti di quest’ultimo e sull’ossario fu scritto il
nome “Alessandro” accanto a quello di “SIMONE”.
In conclusione riportiamo il
parere di
Tom Powers,
autore di articoli sull’argomento per la rivista statunitense
specializzata in archeologia biblica “Biblical Archaeology
Society Review”: “ Trovo molto improbabile che nella
Gerusalemme del I sec. d.C. potrebbero esserci state due
famiglie entrambe di Cirene in Africa del Nord (Gerusalemme
dista 1500 km da Cirene, nda), entrambe con
capofamiglia chiamato Simone, e di cui tutte e due hanno dato al
loro figlio il nome (raro) di Alessandro. Credo che il Simone
citato nell’ossario rinvenuto nella valle del Cedron sia molto
probabilmente il Simone di Cirene che ha portato la croce di
Gesù.“.
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